Remake di un classico di metà Anni Cinquanta con Mickey Rourke nel ruolo che fu di Humphrey Bogart (e di Paul Newman nella precedente versione teatrale). Gli anni sono passati e nel frattempo abbiamo visto nascere un intero filone, dal prototipo. Con L’ULTIMA CASA A SINISTRA e CANE DI PAGLIA abbiamo constatato quanto la violenza potesse raggiungere livelli quasi parossistici (e non parliamo delle deliranti derivazioni italiane), facendoci...Leggi tutto ora vedere questo DESPERATE HOURS sotto un'altra luce. Anzi, il film di Michael Cimino è in definitiva molto meno violento e è più sottile degli esempi sopracitati. Ha comunque nella coppia Anthony Hopkins (vittima)/ Mickey Rourke (carnefice) due interpreti di grande livello capaci di sopravanzare per molti versi i predecessori. E nella regia di Cimino la garanzia di uno stile non comune. La tensione è palpabile in ogni sequenza e monta minuto dopo minuto col risultato di mantenere vivo l'interesse. Non del tutto felice invece la parte che riguarda l’FBI, dominata dall’antipatica figura del capo squadra donna disegnato da Lindsay Crouse. Qualche incongruenza di troppo per una sceneggiatura che spesso, più che alla credibilità, tende al sensazionalismo. E anche qualche divagazione - come la fuga autorizzata di David Morse nei canyon - che sembra più che altro una concessione estetizzante che non un tassello fondamentale della storia. In ogni caso il film funziona, svolge bene il suo compito e si avvale per l’appunto di un cast notevole (brava anche Mimi Rogers nei panni della madre del primo ostaggio). Certo, sa un po' di già visto...
Riuscito remake di un classico degli anni '50 interpretato, tra gli altri, dal grande Bogart. Qui, al suo posto, vi è un convincente Mickey Rourke che dà fondo al proprio istrionismo rendendosi indimenticabile. Non male però anche il resto del cast, con un David Morse perfetto per il personaggio e un Anthony Hopkins eccezionale come suo solito. Strepitosa regia di Cimino che dona alla vicenda un tocco particolare (in questo senso magistrale la scena del canyon). Da riscoprire.
Remake di un vecchio film con Bogart, è un ottimo action girato con stile molto personale da un regista di grande classe come Michael Cimino. Il film si avvale di scene di grande impatto e di largo respiro realizzate in esterni che contrastano efficacemente con l'azione ad alto tasso drammatico della vicenda, la cui sceneggiatura non è però sempre impeccabile. Ottimo il cast, con un grande Mickey Rourke, affiancato dal bravissimo David Morse.
Rourke + Cimino è sempre una garanzia e questo remake non fa eccezione. La tensione è palpabile, la sceneggiatura solida e l'interpretazione degli ottimi attori impeccabile. Ultimo ruolo davvero notevole per il buon Mickey, a cui seguiranno scelte (e proposte) discutibili, fino alla recente, grande rentrée.
Non ho visto l'originale. Resta il fatto che questo remake, preso singolarmente, è un film solido, con ottimi momenti di tensione e un primo tempo da antologia del thriller. Rourke, perfido e tenebroso, è qui al suo apice e perfettamente a suo agio nel ruolo di villain spietato ma fascinoso. Sicuramente azzeccato anche il resto del cast, su tutti Hopkins, Linch e Rogers, autori di performance intense e superlative. Il film ha qualche calo solo nei momenti con protagonista l'FBI e nel prevedibile finale, comunque rimane un buon thriller.
È facile giudicare un film di questo genere anche se non abbiamo visto l'originale del 1955. Cimino costruisce attorno all'eccentrica figura di Rourke un hostage-movie dalla forte carica drammatica ma poco incisiva. Il cast è completato da un Anthony Hopkins e da Mimi Rogers, insieme ad altri validi comprimari.
Remake del classico di Wyler, ne aggiorna premesse e sviluppi per rimanere al passo con i tempi (l’evaso in combutta con l’avvocatessa sua amante, i coniugi sull’orlo del divorzio) e con una maggior rilevanza dell’action in scontri e sparatorie, specie nella fuga e nell’uccisione di Morse; più deboli invece le dinamiche psicologiche. Hopkins eredita degnamente la fermezza che fu di March e Rourke modernizza il ruolo di Bogart ringiovanendolo e mettendogli in bocca qualche battuta libertaria e antiperbenista.
MEMORABILE: Rourke al processo che insiste nel voler difendersi da solo; il finale, direttamente mutuato dalla versione di Wyler.
Per me il peggior film di Cimino che, poco aiutato anche da una sceneggiatura statica e senza troppi colpi di scena, dirige a tratti in maniera quasi dilettantesca. Eppure il buon cast di partenza lasciava ben sperare, ma alla fine l'unico credibile risulterà solo Rourke. Hopkins invece sembra solo un lontano parente dell'attore che ha interpretato pellicole come Il silenzio degli innocenti. E come se non bastasse Cimino si fa pure prendere la mano da situazioni impossibili come la polizia che spara a sangue freddo su tutti, ostaggi compresi.
MEMORABILE: Il finale: senza dialoghi ma della serie "Fuori da casa mia!"
Pericoloso detenuto prende in ostaggio famigliola in crisi, non c'è spazio per la sindrome di Stoccolma: buoni e cattivi si stanno antipatici da subito e cercaranno di sopraffarsi. Thriller a manetta in cui anche i momenti apparentemente quieti trasmettono tensione palpabile. I pochi esterni mostrano paesaggi mozzafiato, la Lynch cerca di mozzare anche il nostro di fiato, ma il copione prevede poca soddisfazione per lo spettatore. Colpisce l'animo ottuso delle cosiddette forze dell'ordine, la follia di Rourke, il freddo calcolo di Hopkins. Non male.
MEMORABILE: Le folli corse dell'auto tra le strade sterrate.
Niente di speciale questo remake; resta comunque un prodotto più che godibile che avvalora le qualità di un cast con Rourke e Hopkins oltre che con le bellissime Mimi Rogers e Kelly Lynch. C'è da segnalare qualche momento nel quale la tensione scema, ma l'ottimo Rourke è riuscito spesso e volentieri a risollevare il ritmo.
Non avendo visto l'originale non posso fare confronti, per cui dico che non è male questo thriller con ostaggi che la regia di Cimino adegua giustamente ai tempi moderni. Un incipit e un finale piuttosto movimentati sono intercalati da una parte centrale caratterizzata da una buona tensione, ma anche da alcune ripetitività e lungaggini che il soggetto rendeva forse inevitabili. Rourke non era ancora in declino, Hopkins non era ancora Hannibal Lecter: bravi entrambi. Bellissima la Lynch, anche se il suo è proprio il personaggio più debole.
Post-noir scarso; quasi inutile, se confrontato con l'originale del quale è il remake. Noioso e prevedibile in molte sequenze. Caratterizzazione di alcuni personaggi implausibile, colonna sonora puerile e (nella versione italiana) doppiaggio rovinoso che aggrava il tutto. Sono arrivato alla fine solo per Rourke (come attore, perché il suo personaggio non è certo indimenticabile).
Un remake che si distacca nettamente dall'originale, l'ottimo noir di Wyler. Cimino sfrutta il colore per spezzare la claustrofobica ,forzata prigionia della famiglia Griffin, con splendide aperture su paesaggi che ricordano i migliori western e con in sottofondo le note di "My darling Clementine". Nonostante tutto l'atmosfera (il modo di girare) è molto vicina a quella degli anni '50. Rourke, perfetto per la parte, risulta il migliore in un cast comunque notevole, mentre Hopkins fatica sia come marito-padre che come difensore della famiglia.
De Laurentiis (produttore) e Cimino (regista e co-produttore), rispolverano un classico di Wyler del '55. Affidandosi al carisma (poco) di Rourke e Hopkins, Cimino riesce, anche stavolta, a far sentire la sua mano, soprattutto nelle scene più tese. La tensione inizia a calare verso la fine, con l'entrata in scena dell'FBI. Comunque, per essere un remake, non è disprezzabile.
Il remake di un classico è sempre un rischio ma Cimino sembrava avere la personalità e le carte giuste per rinnovare il soggetto con un carica di energia. Il risultato è però inferiore alle attese: l'inserimento del personaggio dell'avvocatessa innamorata è deleterio, le varie scene action all'esterno disperdono la tensione invece di potenziarla, i comportamenti dei criminali e della famigliola in pericolo oscillano fra l'incongruo e l'insulso, il cast pur prestigioso non offre prestazioni memorabili. Il risultato è un film urlato, destinato ad invecchiare più precocemente del suo modello.
Remake dell’omonimo film di Wyler. Alla soglia degli anni 90 le sfumature tra bene e male sono ormai inesistenti e allora Cimino punta soprattutto sulla messa in scena e grazie a una regia molto dinamica riesce a dar vita all’abitazione dei sequestrati sfruttando al meglio gli interni claustrofobici. Inoltre si concede alcune memorabili parentesi in esterno molto panoramiche e dal sapore quasi western. Rourke non eccede e la famiglia borghese non è così impeccabile come nel 1955. Molto sottostimato, è un buon lavoro di genere girato su commissione dopo il fallimento de Il siciliano.
MEMORABILE: L’evasione di Rourke; Morse che va a morire in mezzo ai cavalli come in Giungla d’asfalto.
Ormai nella fase di scarica discensionale di una carriera da ottovolante, uno dei frontman della nuova Hollywood en plein air rilegge curiosamente un classico invece della violenza urbana, anzi "domestica". Cimino è più esplicito (ma anche meno lucido e ficcante) di Wyler nel segnalare l'altra faccia dell'ipocrita sogno wasp americano, anche se dimostra ancora di saper usare i volti giusti (non solo Rourke e Hopkins ma anche il trio femminile Rogers, Crouse, Lynch) e di possedere un commendevole sguardo non conciliato sul mondo che lo circonda. Brutto, cattivo, non così sporco.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (domenica 18 ottobre 1992) di Ore disperate:
HomevideoRocchiola • 18/01/21 08:47 Call center Davinotti - 1238 interventi
Il DVD MGM ormai fuori catalogo è un prodotto datato, guardabile ma non proprio brillante. Le immagini non hanno una gran definizione e presentano spuntinature lungo tutto l'arco della durata. Audio italiano discreto per potenza e chiarezza. Ma all'estero esiste già qualche versione in bluray...