(BABY VINTAGE COLLECTION) "Do the right thing": finalmente un film fresco, in cui si respira aria di novità. Forse non è vero, come dice Spike Lee, che per essere regista un uomo di colore dev'essere almeno quattro volte più bravo di un bianco, però è innegabile che l'ottimo Spike usa la macchina da presa meglio di molti altri, ricordando per alcuni “violenti” primi piani i virtuosismi di un De Palma o degli emergenti fratelli Coen (i quali comunque si approprieranno in seguito dell'ottimo John Turturro, qui uno dei pochissimi attori bianchi assieme al bravo Danny Aiello). Forse nessuno era ancora riuscito a portare così bene sullo schermo l'allucinante vita di un quartiere nero di New York:...Leggi tutto ogni personaggio ha la sua storia, ma il centro della vicenda ha la sede nella pizzeria di Aiello e Turturro, davvero strepitosi nel ruolo di italoamericani. Il ritmo è incalzante e culminerà nella violenta rissa finale, mentre non si capisce se Spike Lee voglia condannare o assolvere il modus vivendi degli “smidollati” abitanti del quartiere (il messaggio di Malcolm X fa comunque propendere per la seconda ipotesi).
Vero e proprio manifesto narrativo programmatico di Spike Lee, Fà la cosa giusta è il suo film più arrabbiato e partecipe, quello che più di ogni altro è caratterizzato dall'esame dei conflitti razziali dei ghetti urbani americani. La sceneggiatura riesce come poche altre a innalzare il livello di tensione che culmina nelle riuscitissime scene finali segnate da una vera e propria esplosione di violenza. Molto buone le prove degli attori, in particolare di Aiello e Turturro.
Quartiere di New York popolato da neri, in mezzo una pizzeria gestita da italoamericani, negozi cinesi... scontri interrazziali... Si ride, ma attenzione è una comicità amara, che dovrebbe far riflettere. Film piuttosto riuscito, grazie soprattutto alla buona prova degli attori. Fantastica la sequenza degli insulti tra uomini di razze diverse. Da vedere.
Scene di rabbia quotidiana nel quartiere dove convivono italoamericani e afroamericani. Un film che affonda coraggiosamente (provocatoriamente) il coltello nella piaga irrisolta dei conflitti etnici negli Usa. Spike Lee rimane in equilibrio sulle vicende che racconta, senza schierarsi ma evidenziando tutti gli aspetti di una conflittualità rappresentata come groviglio di inestricabile complessità. Il plot è semplice ma potente, sceneggiatura e ricostruzione antropologica splendide, attori perfetti. Completa il film la musica... giusta!
È il film con cui esplode il fenomeno Spike Lee: ed è giusto che esploda con questa pellicola, acuto e spietato sguardo sulle tensioni razziali nell'America di fine anni '80, impreziosito da un talento registico non comune. Più dalla parte di Malcolm X che da quella di Martin Luther King (il biopic del 1992 lo confermerà) nel raccontare la rabbia dei neri confinati nel ghetto, Lee lo fa reiterpretando stilemi da tragedia greca, ma con un ritmo incalzante che sfocia in un finale durissimo. Tutti bravi gli attori, specie Turturro.
MEMORABILE: Il finale, con Mookie e Sal davanti alla pizzeria.
Capolavoro indiscusso di uno dei registi più bravi in USA esistenti. Sembra di assistere ad un film di Scorsese, Tarantino o De Palma. Lee sa come raccontare il rapporto tra quelli di colore ed i bianchi. Nel finale tutti i personaggi hanno ragione e tutti hanno torto...
Film sociologicamente perfetto, questo di Spike Lee. Ci mostra con grande lucidità la vita di un quartiere abitato da diverse etnie che, pur vivendo tutti vicini e quindi condividendo spazi comuni, si odiano a vicenda. Lee è bravo a far percepire allo spettatore la lenta ma progressiva crescita dell'intolleranza e dell'odio che sfocerà nella tragedia. Ci sono molte più barriere nel mondo di quanto possiamo credere possibile.
Spike Lee ci racconta una storia da interpretare, mostrandoci i fatti nella loro realtà e senza prendere una posizione netta. Ci dice come stanno le cose e ci lascia con i messaggi di due uomini fondamentali per la lotta dell'integrazione tra bianchi e neri. Nella sua semplicità il film è drammatico e girato con grande maestria. La fotografia amplifica l'effetto della calura newyorkese e avvolge i fatti in un atmosfera insopportabile. Un semplice smacco su una scarpa o la morte di un ragazzo sono equiparati dalla stessa drammaticità. Notevole.
A tutt'oggi la "joint" se non più riuscita certo più sentita e meglio rollata di Spike Lee. Viscerale, non conciliato, dialettico fino a raggiunger vette di inarrestabile verbosità, pieno di passione sincera per il cinema e la vita. Un calore umano che avvolge le ragioni e i torti di tutti i protagonisti, un indagine in presa diretta e corpore viri sull'inte(g)razione razziale e sulla conflittualità delle umane cose e persone. Recitazione e tecnica della Mdp seguono magistralmente l'esplodere della Babele del ghetto.
Racconto d’ambiente in cui l’agile macchina da presa di Lee funziona da termometro per misurare le tensioni razziali che ribollono in un ghetto multietnico di Brooklyn nell’arco di una torrida giornata estiva. Allo scopo concorrono dialoghi improntati ad un rozzo realismo quotidiano – ma qui forse non sarebbe scorretto considerarlo vero e proprio documentarismo -, le musiche rigorosamente black diffuse da voluminosi stereo portatili ed un gruppo di attori assorbiti nel recitare le parti di specie zoologiche diverse costrette ad una convivenza forzata. Il commento radiofonico è valore aggiunto.
MEMORABILE: Il coreano, per non venir travolto dalla furia distruttrice dei neri contro gli italo-americani: «Io no bianco! Io nero!!!».
Se non ci sono foto di artisti neri sulla parete della pizzeria o se non si spegne il voluminoso stereo succede il finimondo, la tragedia. Love, hate (citazione da La morte corre sul fiume) così vicini da sfiorarsi, le mani di una stessa persona. Sentimenti che ognuno di noi porta dentro, sentimenti che devono essere dominati, tuttalpiù è l'amore che può sfuggire di mano, ma anche qui c'è il rischio del fraintendimento. E' l'indifferenza la cura giusta? Magari la tolleranza, la gentilezza, l'educazione (quella buona) i giusti rimedi.
Sicuramente un film di forte impatto che non lascia indifferenti. Spike non parla per sentito dire e ci spiega che la società multirazziale vive inevitabilmente, piaccia o no, di insuperabili diversità e conflitti spesso esacerbati dalla repressione "istituzionale". Stupisce il tono narrativo che scandisce l'intera torrida giornata: è quasi caricaturale, macchiettistico, lontano anni luce dal verismo metropolitano della Hollywood settantiana. Ben assestato il violento e drammatico colpa di coda finale, senza buoni né cattivi. Geniali i titoli di testa.
MEMORABILE: La canzone "Fight the power", vera anima della pellicola.
Ghettizzati ma tutti insieme anche se profondamente diversi per cultura, razza e stile di vita. Manifesto amaro della impossibilità di coesistenza tra persone che, principalmente per futili motivi, non riescono a stare insieme nelle loro diversità, a coesistere e sfruttare le sinergie, ma fanno di tutto per litigare e cercare violenze gratuite e ingiustificate. Finale dolceamaro in cui, forse, si intravede la possibilità di stare insieme pacificamente; forse...
MEMORABILE: Gli epiteti contro gli italiani, contro i neri, contro gli orientali, contro i latino americani...
Mi dispiace "offendere" Spike Lee, ma la giuria di Cannes che ignorò il film non ebbe tutti i torti. L'ho apprezzato per lo spunto buono, per tutta l'ultima parte del film in cui, come già si è detto, tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Ma, sinceramente non mi ha colpito molto, questo ibrido tra commedia e dramma. Comunque sia, resta uno dei suoi migliori film. Buone anche le interpretazioni degli attori e la fotografia.
Difficile fare la cosa giusta quando le radicate controversie razziali e l’emotività vengono a contatto. Lee esamina le parti in causa tendendo la mano ai neri ma condannandone anche la loro pigrizia. La polizia poi ci mette del suo nel non riuscire a calmare le acque, anzi peggiorando di molto le cose. Inquadrature meglio nei campi stretti e nei primi piani rabbiosi. Lo slang (che si perde nella traduzione) toglie parte della vivacità di chi vive per strada.
Questa è una pellicola viva, viva come un quartiere popolare di una città affollata come New York, viva come la cultura afroamericana. Anni '80: contrastanti e vividi colori, ritmica e forte musica; una trama che ha il solo scopo di tener su un palco per mostrare la mentalità e le relazioni fra le comunità disagiate. La storia non ha tutta quest'importanza, è solo un pretesto per raffigurare una realtà che forse non era nota a tutti. Lodevole e caratteristica la regia di Lee, che mostra a dire il vero imparzialità nonostante le critiche.
Un quartiere di New York, popolato prevalentemente da neri (ma ci sono anche altre etnie), fa da sfondo a questa lucida e cruenta storia in cui si mescolano culture differenti che si scontrano diffamandosi sul proprio colore della pelle. Lee è molto bravo nel farci entrare in questo mondo: in primis racconta la storia con leggerezza e simpatia; poi inserisce dei momenti riflessivi, utilizzando tecniche cinematografiche d'avanguardia molto convincenti. In aggiunta tutti gli interpreti sono fenomenali (in particolare Aiello, davvero sorprendente).
L’opera che ha reso celebre Spike Lee è la cronaca di una caldissima giornata estiva nel ghetto nero di Brooklyn all’insegna delle tensioni razziali. Ispirato a un reale fatto di cronaca, è forse l’ultimo esempio di cinema militante partito dalla blaxploitation e arrivato sino alle produzioni hollywoodiane. Qualche eccesso predicatorio non sminuisce tuttora la forza di questo affresco urbano ambientato sui marciapiedi di una N.Y. multietnica in subbuglio. Cast eccezionale con alcune future star della scena black oltre ai bianchi Aiello e Turturro.
MEMORABILE: Il lavaggio con l’idrante dell’auto cabrio; La macchia sulle scarpe nuove; Le foto degli italo-americani nella pizzeria; La radio mandata in frantumi.
Al di là del contenuto, è dal punto di vista formale che questo può essere considerato non solo il capolavoro di Lee ma uno dei più alti esempi di cinema: un lavoro registico sperimentale che ha fatto scuola come pochi. Le inquadrature quasi mai "dritte", la messinscena teatrale in cui gli eventi ti appaiono disseminati come in un'intera città ma, se fai attenzioni, ti accorgi che tutto si svolge in un isolato in cui ogni scena "affaccia" su quella a lei prospicente; a evidenziare forse come nel massimamente piccolo vi sia l'universale.
MEMORABILE: Il lampione che si accende alle spalle del Sindaco durante uno dei suoi monologhi di corteggiamento a Mother Sister.
Espressivamente moderno nel 1989 e ancora attuale sia come dinamismo che come (purtroppo) messaggio drammatico. La narrazione è sostenuta da parole, musiche e colori forti e incalzanti ma anche con le giuste pause ironiche e riflessive, sfruttando magistralmente il cast. Trave portante è l'incomunicabilità a 360 gradi: ogni personaggio assume che i suoi valori e codici comunicativi debbano valere per tutti e ogni scintilla può tramutarsi in un dramma nel quale causalità e casualità perfidamente si intrecciano. C'è anche un conflitto generazionale nel quale i giovani non brillano.
In un quartiere newyorkese abitato in prevalenza da neri, il caldo torrido esaspera le tensioni tra le varie etnie e basta una scintilla, scatenata all'interno di una pizzeria di italo-americani, per scatenare l'incendio. Ancora attuale a oltre 30 anni dall'uscita, il film ha il pregio di non essere manicheo ma sfaccettato e problematico, anche se questo comporta una certa ambiguità di fondo. Spiazzante per l'alternanza di toni, passa da dall'ironia bonaria al sarcasmo più feroce. Diretto con grinta, messo in scena con stile, si avvale di ottimo cast.
MEMORABILE: L'elenco degli epiteti reciproci; Il gruppo di anziani neri si lamenta dei commercianti asiatici; Lo sfogo di Aiello nell'epilogo.
Manifesto e consacrazione di Spike Lee come autore, tanto per le tematiche razziali quanto per lo stile che mescola documentarismo stradaiolo e coloratissimo fumettismo, con inquadrature spesso bizzarre (dall'alto, dal basso, storte o in camera look). Le tensioni sociali che ruotano intorno a una pizzeria italiana e a un negozio koreano situati in un quartiere afro-americano sembrano inizialmente solo folklore, ma la progressiva escalation porta all'ineluttabile tragedia. Appassionato e sincero.
MEMORABILE: L'intervento della polizia che scatena la guerriglia.
Formidabile e quasi incredibile semi-esordio di Lee, che concentra in un isolato di Harlem le tensioni razziali americane e le traiettorie umane di un gruppo di personaggi tutti egualmente veri, tutti egualmente simbolici, tutti egualmente prigionieri, alcuni inconsapevolmente, di una gabbia sociale con sbarre fatte di diffidenza reciproca. Aiello, nel ruolo che vale una carriera, ha il compito più difficile e regala una performance memorabile. Trent'anni e sembra girato stamattina. Purtroppo.
Una rappresentazione moderatamente realistica di un quartiere newyorkese in cui convivono etnie diverse dagli inscalfibili pregiudizi reciproci. Il regista non ha voluto qui far sua una causa specifica, ma descrivere quasi teatralmente il succedersi di flash ricorrenti nell'arco di una torrida giornata, ristretti ad un solo isolato, trascurando gli aspetti più conflittuali e problematici. Al di là di questo limite, è innegabile la maestria rappresentativa e quasi iconografica di una realtà vista "dall'interno", coi suoi colori, i suoi personaggi e il suo sound inconfondibile.
MEMORABILE: La radio di quartiere affacciata sulla strada; La sparata di insulti reciproci; La parete della pizzeria contestata; La rissa in pizzeria.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoRocchiola • 27/11/19 10:17 Call center Davinotti - 1254 interventi
Anche singolo, benché su Internet non si riesca a trovare un'immagine di copertina. La mia videoteca di fiducia (che vende anche on-line sotto la sigla Vecosell) ne ha qualche copia a 16,99€.
Il master utilizzato sembra quello del BD Universal con la colorazione più naturale privata dei filtri giallo-arancioni tanto cari al direttore della fotografia del film che li ha voluti per evidenziare il giorno più caldo dell'anno durante il quel si svolge la vicenda narrata (per un confronto tra le varie edizioni cliccare qui http://www.dvdbeaver.com/film2/DVDReviews46/do_the_right_thing_blu-ray.htm). Questa versione è quella che ho sempre apprezzato di più proprio perché rimuovendo i filtri suddetti, si ha un maggior dettaglio e dei colori molto più realistici ed equilibrati. In questa versione c'è una maggior scurezza di fondo che nasconde qualche minimo particolare, ma in generale il livello di definizione è più alto (sono più le cose che si vedono meglio rispetto a ciò che si perde per via dalla maggior scurezza) e coloritura molto più naturale. Audio italiano 5.1 di buona potenza, chiaro e pulito. Da prendere al volo prima che sparisca definitivamente dal mercato in questa versione singola. Inoltre il salto di qualità rispetto al DVD sempre marchiato Universal è notevole in termini di definizione e naturalezza dei colori.
HomevideoZender • 27/11/19 17:36 Capo scrivano - 47782 interventi
Ok grazie, perché non la trovavo su Amazon.
HomevideoRocchiola • 28/11/19 08:14 Call center Davinotti - 1254 interventi
Infatti su Amazon non si trova, potrebbe già essere fuori catalogo !!!
HomevideoZender • 28/11/19 08:19 Capo scrivano - 47782 interventi
Ma sei certo che abbia l'italiano e che esista, singolarmente? Io non lo vedo da nessuna parte... Forse quello è il bluray estratto dal cofanetto e venduto dal negoziante separatamente...
HomevideoRocchiola • 28/11/19 08:34 Call center Davinotti - 1254 interventi
Il BD che ho acquistato era sigillato e il negoziante mi ha detto che un pò dopo l'uscita del box è arrivato anche in versione singola. Inoltre ho visto il box da un amico e mi sembra di ricordare che il film in questione avesse un'altra copertina!!!
La scena in cui Radio Raheem (Nunn) spiega a Mookie (Spike Lee) la storia della mano sinistra (odio) e della mano destra (amore) è ripresa da La morte corre sul fiume (1955):
Nel 2014, per il venticinquesimo anniversario del film, il tratto di strada di Stuyvesant Street (40.689601, -73.933379) in cui sono state effettuate le riprese è stato legalmente ribattezzato "Do The Right Thing Way" (come scritto qui):
Rivisto qualche giorno fa dopo, credo, almeno 25 anni dalla prima volta, finalmente ne ho capito il senso. La prima visione mi aveva lasciato il senso di una certa ambiguità, ma mi sbagliavo. Come spesso mi accade, mi ha aiutato Roger Ebert con la sua recensione.