Un film che funziona abbastanza bene. Calà è molto bravo in un ruolo diverso dal consueto, le ambientazioni insolite affascinano e sono ben fotografate, belle le musiche di Umberto Smaila. La sceneggiatura molto particolare non sempre funziona ma il film è comunque riuscito e sincero.
Mi è piaciuto molto. Splendide location, interessante la storia per una volta differente dai classici "panettoni" che spesso ci proponevano all'epoca. Bravissimo Infanti e discretamente bravo anche Calà. Le tematiche analizzate dal film le ho trovate molto realistiche e veritiere, soprattutto per l'epoca: senza Internet e conoscenze linguistiche era davvero difficile per questi lavoratori partire per paesi dove tutto era diverso, e alla fine i guadagni accumulati venivano spesso sperperati in notti brave, necessarie per sopportare lo straniamento.
Scritta da Rodolfo Sonego, questa commedia diretta da Polidoro ha il suo elemento migliore nell'insolita ambientazione in una base artica. Per il resto il film offre una non disprezzabile prova di Calà che evita (come quasi sempre gli accade) l'esasperazione del personaggio ed appare molto contenuto anche se superato in bravura e simpatia da Infanti.
Strano Calà-movie di fine anni '80, che abbandona l'atmosfera di Professione Vacanze e altre amenità simili per dar vita a una storia discretamente innovativa e realistica, ambientata su una piattaforma petrolifera tra i ghiacci, la neve e il mare del Nord. Calà tenta una recitazione più contenuta ed evita troppe battute sopra le righe, risultando comunque divertente quando necessario. I temi portanti del film sono trattati con leggerezza ma tutto sommato in modo abbastanza efficace, benchè il punto di forza restino le belle location.
Uno dei prodotti meno conosciuti di Jerry Calà, ma anche uno dei migliori. Coadiuvato da un bravissimo Angelo Infanti, il film affronta in modo perifrastico il tema dell'italiano costretto a lavorare fuori della sua patria. Infatti le ambientazioni lapponi/artiche sono veramente affascinanti (anche se io preferisco Los Angeles, sia ben chiaro). Bravi tutti, tranne la solita musona della Interlenghi.
La noia che fa nascere non nasce da un ricercato parallelismo con il tedio dell'alienante solitudine che affligge i lavoratori sulle piattaforme artiche. Jerry Calà cerca di dare un profilo più alto rispetto al consueto, ma non se ne distacca molto. Ovviamente sparisce dallo schermo con l'arrivo di Angelo Infanti. Nella partita finale, norvegesi e statunitensi giocano il poker all'italiana, con le carte a partire dal sette!!! Polidoro ha fatto di meglio. Trascurabile.
Filmetto di scarso interesse, salvato soprattutto dall'ambientazione polare (se non altro, singolare e, soprattutto, inusuale). Tutto il resto è condito da banalità assortite (l'italiano scemotto e boccalone che cerca il guadagno veloce, lo trova, ma poi arriva un connazionale che, puntualmente, lo ficca nei guai) con qualche gag riuscita e poco altro da sottolineare. Calà, comunque, non se la cava male, con quella sua faccia da schiaffi; e bisogna dire che Infanti (Antonio) regge bene il confronto col protagonista. Vedibile, ma nulla più.
MEMORABILE: Calà al telefono con la fidanzata: "Mentre dormivo, ho allungato le mani e ho sentito il tepore delle tue cosce, ma erano quelle di un sommozzatore norvegese".
Film molto particolare. Vedere Calà partire di soppiatto per andare a sgobbare in Norvegia fa quasi stringere il cuore. La malinconia della prima mezz'ora colpisce in pieno e Jerry sfoggia una vena tristanzuòla inaspettata, al limite dello sbalorditivo. Con la comparsa del malandrino Infanti (buona la sua performance), parente stretto del Tomas Milian monnezzaro, si fa largo un'aria più ridanciana, ma sempre seria e disillusa. Polidoro dirige in modo elegante, Smaila firma un'OST davvero da urlo. Sonego invece fa il minimo sindacale in sede di scrittura.
Ogni volta che viene trasmesso non riesco a non vederlo, forse per la sua strana maniera di raccontare la vita dura di chi vuol farsi i soldi in terra ostile e/o forse e soprattutto perché quel qualcuno è Jery Calà. Qui l'attore sveste i panni dello sciocchino di "Capitttto?" e incarna l'uomo qualunque, sempre col senso dello humour, ma mai volgare e barzellettistico. Da vedere.
La particolarità sta nell'ambientazione tra ghiacci e piattaforme petrolifere che rendono la visione interessante ed oltretutto sono ben rese dalla fotografia. Calà ha una comicità più contenuta e si destreggia bene a fianco del coatto e simpatico Infanti. Si segue piuttosto bene dall'inizio alla fine e merita di essere visto.
Un ingenuo operaio trevigiano, pur di racimolare i soldi necessari a realizzare i suoi progetti, è disposto a lavorare sulle piattaforme petrolifere in mezzo al Mare del Nord. La sua strada si incrocerà (ancora) con quella di un altro italiano. Calà abbandona i panni dello yuppie ed è abbastanza convincente in un ruolo insolito. Bravissimo Infanti, qui avventuriero che ricorda da vicino Manuel Fantoni, l'architetto di Borotalco. Commedia misurata, percorsa da una vena di malinconia e con qualche momento non banale. Due pallini e mezzo.
Un film coraggioso e personale questo di Polidoro, per certi versi straniante; certamente imperfetto perché fatto di lunghi momenti in cui non succede in fondo nulla, ma che colpisce grazie ad un'ambientazione inconsueta ed ad una storia sincera sull'amicizia e le difficoltà di comunicazione di chi arriva in un paese straniero e cerca il calore di qualcuno che parla la stessa lingua. Calà sorprende per compostezza e recita alla grande e Infanti, beh, è sempre il solito fantastico, grandissimo paraculo che appena arriva sulla scena la fa sua.
Qualunque tentativo di raccontare realtà leggermente diverse da quelle proposte dalla consueta commedia all'italiana è lodevole. E questo film merita un plauso per come, con il tono quasi da fiaba o da soave romanzo di formazione, mette un italiano dalle ambizioni misurate (comprarsi un bar) alle prese con un mondo ostile e lontanissimo in tutti i sensi (le terre artiche): Jerry Calà rende il personaggio a suo modo coraggioso e debole, orgoglioso ma bisognoso di amicizia e calore. Convincente Infanti nel ruolo dell'uomo rude ma con un cuore.
MEMORABILE: L'orologio da taschino che attraversa mille peripezie e lega le vicende e gli incroci di destini (un po' come nell'episodio di Bruce Willis in Pulp fiction...
Piacevole commedia dall'originale ambientazione tra i ghiacci, le nevi ed il mare norvegese con un Calà in buona forma emigrante con il sogno di acquistare un bar al proprio paese. In realtà il personaggio trainante è però interpretato da Infanti, che si rifà un po' al Manuel Fantoni di Borotalco. Ottima la fotografia degli splendidi paesaggi artici.
Bella commedia sull'italiano all'estero che spera di guadagnare per realizzare il suo sogno (in questo caso modesto: comprare un bar). Polidoro gioca sui temi a lui cari, con una bella sceneggiatura di Sonego. Bravo Calà che fa immedesimare lo spettatore nel suo personaggio, ma eccezionale davvero Infanti nel suo essere a volte gigione a volte misurato. Da vedere.
Commedia interessante poco conosciuta ma ben diretta e interpretata. Ottimo Jerry Calà in un ruolo diverso dal solito, coadiuvato da un superlativo Angelo Infanti in stile "Manuel Fantoni". Stupenda l'ambientazione tra i ghiacci e nel Mare del Nord, impreziosita dall'ottima fotografia. Notevoli anche le musiche di Umberto Smaila. Se non fosse per qualche buco della sceneggiatura sarebbe davvero un gran film. Comunque il risultato è più che buono.
Film veramente decisamente inusuale per Jerry Calà. L'ambientazione è azzeccata e il soggetto offre uno spaccato di vita di chi per guadagnare soldi si chiude per mesi nelle piattaforme petrolifere del grande nord. C'è qualche vistoso calo nella sceneggiatura, ma Angelo Infanti è nel suo ruolo perfetto e Calà se la cava. Da vedere.
Atipica commedia dalla suggestiva ambientazione artica, non troppo ritmata e non priva di qualche passaggio faticoso, ma anche sincera e ricca di temi (l'amicizia, l'isolamento, i lavori a rischio). Jerry Calà cambia personggio ma non stile di recitazione; meglio Infanti, simpatico e trascinante (ma qui influsce anche il carisma del personaggio). Un lavoro insolito, sospeso, divertente a sprazzi e a tratti quasi drammatico, che ogni tanto annoia ma che a visione terminata lascia indubbiamente qualcosa. E poi, che belle le musiche di Smaila!
Credevo francamente peggio, quando mi sono apprestato stancamente a vederlo. Invece è un film godibile, con un Calà forse in una delle sue migliori interpretazioni. Se la cava anche Angelo Infanti, sempre sornione come il personaggio che interpretò in Borotalco assieme a Carlo Verdone. Ottima la fotografia.
MEMORABILE: Le riprese notturne sulla piattaforma.
Una commedia anomala, a tratti davvero cupa, malinconica e profonda (per quanto potesse esserlo una commedia con Jerry Calà, ovviamente). Peccato solo non si sia fatto qualche sforzo in più per la trama, che presenta troppi momenti di stasi e spesso ricade nei classici cliché del periodo (donne, soldi, equivoci) per strappare la risata. Comunque la strana coppia Calà-Infanti funziona e il film tutto sommato, nonostante i difetti, si lascia vedere. Sufficiente.
MEMORABILE: Tutta la prima parte sulla piattaforma artica, con Calà (unico italiano fra migliaia di operai) che tenta inutilmente di parlare con qualcuno.
Se nella sceneggiatura di Sonego si potrebbero riscontrare vaghi cenni drammatici - l'italiano costretto a emigrare per far soldi, la sua solitudine, i rischi sul lavoro, la moglie depressa - questi vengono travolti dalla verve comica di Calà, all'occasione meno eccedente del solito e in coppia con un Infanti amichevole e compagnone; e la morale della favola, alla fine, è proprio quella del trionfo dell'amicizia e dei buoni sentimenti. Gradevole e sempre pulito anche quando si confronta con la (omo)sessualità.
MEMORABILE: La villa dai gay; il nero Apocalypse; la cena all'italiana.
Polidoro riesce a trovare il giusto punto di contatto fra la verve di Calà e l'ironia di rimessa dell'eccellente Infanti, giocata soprattutto con gli sguardi. Il film, la cui trovata è la credibile ambientazione artica, dispensa risate non sempre comode e offre scenari spettacolari. Buoni i dialoghi e il montaggio, che imprime un bel ritmo. In linea col resto anche le musiche di Smaila, leggere solo in apparenza. Intelligente e originale la trovata dell'orologio come macguffin, attorno al quale ruota tutta la vicenda. Si lascia guardare.
MEMORABILE: La scena della caduta dalla piattaforma.
Un operaio veneto sogna di comprarsi una bar e, per racimolare i soldi necessari, accetta un posto presso una piattaforma petrolifera del Polo Nord. Polidoro riprende un soggetto di Sonego e di fatto replica con qualche variante Il diavolo, un suo vecchio film con Sordi. Calà protagonista, seppur in ruolo un po' più posato del solito, funziona nel suo essere un italiano all'estero: un eterno malinconico dalla stemperante, facile battuta. Infanti (entra circa a metà film) ruba la scena al protagonista. Pellicola convincente.
La fotografia offerta dalla bellissima ambientazione artica del Mare del nord (e delle colossali, già all'epoca, imprese petrolifere) è affascinante e ben combinata con lo stile da commedia a tratti riflessiva. Gli spunti sono tanti (depressione, disoccupazione, emigrazione, amicizia, tradimento) ma non tutti sviluppati, risultando a tratti sottotono. Jerry Calà piuttosto bravo a mantenersi fra le righe, ma la scena maggiore la prende il bravo Infanti, nel personaggio spalla. Musiche interessanti di Smaila.
Per comprare un bar un operaio va a lavorare al Polo Nord. Occasione sprecata per sfruttare una location suggestiva come il Circolo Polare e magari sottolineando le dure condizioni di lavoro. Piccolo spunto per la solitudine iniziale, si tramuta poi nella ricerca del denaro facile a carte. Taglio anche drammatico in un ruolo normale per Calà (anche se si nota la differenza con il migliore Infanti) e richiamo ai sentimenti con la depressa Interlenghi e l’orologio come collante per la sceneggiatura.
MEMORABILE: “Cerco Antonio” scritto sul cappello; La caduta in acqua; Il petardo all’orso bianco.
Operaio veneto col ticchio di comprarsi il bar davanti casa va all'estremo Nord per racimolare il denaro necessario: l'unico italiano che incontrerà sarà quello che si è finto assicuratore per rubargli l'orologio del padre... Film della e con la solitudine, che dell'incomunicabilità (Luigi-Calà non conosce altra lingua che non sia la sua, mentre con Antonio-Infanti le incomprensioni sono d'altro tipo) fa il suo vessillo. Particolare, ma del tutto realistico e imparziale, l'inserimento del tema omosessuale. Atipici ma in sintonia i protagonisti.
L'ultimo film di Polidoro (specializzato in incursioni nord-europee) è un'anomala commedia drammatica ambientata nell'universo dei lavoratori immigrati al Polo Nord. Interessante sulla carta, ma in definitiva irrisolto, perché nonostante l'impegno profuso l'ambientazione non va oltre il documentario cartolinesco e l'inedita coppia Infanti/Calà (il primo promosso finalmente a protagonista, il secondo nel timido tentativo di evadere dal suo carattere abituale) funziona solo a tratti.
Jerry Calà congelato in Norvegia è una gran sorpresa, per i fan abituati a vederlo fisso in bermuda. Sotto il paraorecchie gli si gelano anche verve e tormentoni, merito o colpa di Rodolfo Sonego che ha pensato e sceneggiato il film. Suona tutto abbastanza stropicciato, però l'intesa con Infanti non è male, riesce anche a tirar fuori qualche momento buono (l'arrivo, i primi bagordi). Con gli anni, per contrasto, è diventato una specie di piccolissimo cult.
MEMORABILE: Calà nella villa della festa scandinava omosex.
Sonego e Polidoro rispediscono al gelo del Nord un altro italiano 25 anni dopo quel povero diavolo di Sordi: la malinconia dello straniero in terra straniera è la medesima, ma l'insolito registro drammatico, per Calà, lo fa vincere ai punti sul più titolato rivale. L'autenticità dei sentimenti, lo stacco con la guasconeria di Infanti che si fa spalla prevaricante non meno di quando s'imbarcava sul cargo battente bandiera liberiana, lo sguardo basso, il broncio, la rassegnazione e la voglia di tornare a vivere... Calà al suo meglio, con più tormenti che tormentoni, per una volta.
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Misconosciuto film del Calà nel suo periodo di maggior forma artistica, anche se a dire il vero erano gli ultimi colpi di una carriera che già lo vedeva in discesa (e infatti negli anni a venire è andato solo peggiorando). Il film tuttavia è uno che annovero tra i suoi peggiori di quel periodo (certo migliore del trash dei futuri “capolavori” che ne seguirono), con una sceneggiatura a dir poco assurda nel suo complesso ( un operaio che dal Veneto va in Norvegia su una piattaforma petrolifera per guadagnare i soldi per comprare un bar...) con una serie di situazioni che sembrano scritte al momento E buttale li alla meno peggio. L’unico che forse si salva nella sua interpretazione e Infanti ma che entra in scena troppo tardi e male. Tale regista Polidoro e qui alla sua ultima impresa e si capisce bene il perché, e anche quel poco che aveva fatto negli anni precedenti non mi sembra abbia lasciato il segno.
CuriositàZender • 23/06/22 15:47 Capo scrivano - 47787 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: