Un uomo misterioso e senza passato che lavora in un banco di pegni si trova a combattere contro una banda criminale della peggiore specie, che, oltre alla droga, si dedica al traffico di organi e allo sfruttamento dei bambini. L'"uomo che viene dal nulla" dovrà difendere la vita di una ragazzina, a tutti i costi. Film d'azione teso e avvincente, che si vede tutto d'un fiato. Buona la regia dinamica ed essenziale, discreti gli interpreti. Finale forse troppo consolatorio, ma, dopo tanto orrore, ci sta.
L'uomo del banco dei pegni, schiacciato dal peso del passato, mantiene contatti umani solo con una bambina sua vicina di casa, trascurata dalla madre e disperatamente bisognosa di affetto. Quando una gang specializzata in traffici di droga e organi la rapirà, nulla lo potrà fermare ed il sangue scorrerà a fiumi. Bel film di grande eleganza figurativa, che richiama per certi versi Leon ma con una dose maggiore di orrore e violenza. Anche se troppo giovane per il ruolo, Bin Won, già figlio ritardato di Mother, è un bellissimo angelo vendicatore.
MEMORABILE: Gli scontri corpo a corpo con uno degli scagnozzi del boss, quello che vuole ucciderlo con le sue mani...
La storia del gigante e la bambina l’avevamo già vista in Lèon, ma all’eleganza formale e tecnica del regista sudcoreano porgo tanto di cappello. Ancora una volta una storia che riesce ad emozionare: riscatto e voglia di giustizia sono i tratti principali su cui Jeong-beom costruisce, a suon di efferata violenza e squarci di struggente tenerezza, la sua favola metropolitana. Di grande presenza scenica il figlio della “Mother”, Won bin.
MEMORABILE: La sequenza in cui il protagonista, con inquadratura a seguire, si scaraventa contro una vetrata rompendola, finendo sul marciapiede.
La vicenda raccontata in questo film coreano non è inedita: si tratta di una crudele vendetta messa in atto da un misterioso personaggio contro una banda dedita allo sfruttamento dei bambini. La messa in scena è però decisamente efficace di grande impatto visivo. Aiutato da un gruppo di attori molto espressivi, il regista Lee Jeong-beom mette in scena un noir duro e spietato, nel quale viene la tensione viene "manovrata" benissimo ma nel quale c'è spazio anche per la pietà e la speranza di redenzione. Purtroppo mediocre il doppiaggio italiano.
Il misterioso protagonista ha rimosso il suo passato segreto e ogni sentimento, ma la tenerezza che lo muove è direttamente proporzionale alla carica di violenza che sa rivolgere contro i trafficanti di droga e di organi che hanno rapito la piccola vicina di casa, unico barlume di luce nella sua vita eremitica. Ottimo film d’azione, dalla spietatezza scientifica, con scene virtuosistiche e sanguinolente (definitiva la resa dei conti uno-contro-tutti), che sa intingere la tensione nel melodrammatico senza mai allentare il ritmo e la crudezza.
Action piuttosto violento, girato con mestiere, che parte un po' a rilento, ma poi ingrana decisamente grazie al risveglio forzato del protagonista causa rapimento dell'unica persona che non gli è indifferente (il suo passato lo ha reso praticamente insensibile). Un paio di cattivi (parecchio bastardi, tendenti alla carogna, viste le attività) sono a dir poco folcloristici; e questo consente alla pellicola di mantenere il giusto livello di interesse, permettendo allo spettatore di arrivare alla fine senza troppi problemi. Non ci sono grandi trovate, ma il tutto funziona.
MEMORABILE: "Orsetto" malmenato; "Fantasma dei pegni e Bidone della spazzatura"; La fon tortura; Braccio spezzato e autopugnalata; L'"incidente" col camion.
Action-noir di produzione sud-coreana, campione d'incassi nel suo paese. Successo meritato, bisogna dirlo! La storia di un uomo tormentato dal suo passato, le cui circostanze trasformeranno in una bestia assetata di sangue, è coinvolgente al punto giusto, partendo in maniera piuttosto spenta per poi risvegliarsi in maniera sempre più graduale. Finale strappalacrime, un po' patetico, ma forse necessario per smorzare l'alto grado di violenza presente nel film. Più che buono.
MEMORABILE: "Hai dei denti d'oro? Ho un banco dei pegni, accetto anche denti d'oro. E io strapperò i tuoi denti d'oro!"
Vengeance movie di notevole fattura, soprattutto nel montaggio delle scene d'azione. Bin Won, già apprezzato in Madre, qui dà vita a un personaggio dai connotati epici, quasi supereroistici. Inizialmente taciturno e misterioso, per salvare una bambina (bravissima anche lei) da una banda di trafficanti d'organi si trasforma in una spietata macchina di morte facendone piazza pulita. Regia elegante e spedita, sangue che scorre copioso, ottime anche le musiche. Il doppiaggio all'inizio spiazza un po', ma ci si fa presto l'orecchio. Grande cinema.
MEMORABILE: Io non ti odio perché altrimenti non ci sarebbe più nessuno che mi piace. E se ci penso, mi fa tanto male il cuore. Quindi non ti posso odiare.
Parte leggermente in sordina, poi diventa sempre più coinvolgente e non solo per merito dell'azione, ma anche in virtù di una sceneggiatura piuttosto complessa per il genere e in grado di far risaltare l'umanità e la disumanità dei personaggi. I criminali sono tra i più odiosi visti sullo schermo (spacciano droga, sfruttano i bambini, trafficano in organi) mentre la polizia fa una figura migliore rispetto alla media dei film coreani. Interpretazioni convincenti (ma il doppiaggio italiano è penalizzante), finale sdolcinato ma necessario.
MEMORABILE: Il violentissimo scontro con gli scagnozzi; Il finale.
Misterioso e defilato nelle ombre dei quartieri popolari, si rivela poi un implacabile giustiziere quando scopre gli orrendi traffici di una gang senza alcuna umanità. Una storia non nuova (specie per la figura della piccola ladruncola rapita per scopi atroci) ma rinnovata in virtù del grande dinamismo e di una regia padrona dell'action ma non priva di elementi psicologici, che punta sulla dialettica che alterna continuamente volontà individuale e scontri violenti contro gruppi malavitosi (forse troppi?) e poliziotti ambigui. Qualche sentimentalismo, alla fine, consola un po'.
C'è una bella e nutrita galleria di personaggi all'interno della quale ovviamente risaltano i due protagonisti, per una innata simpatia (notevole la bambina) e una presunta purezza interiore. Il film abbraccia un po' di tutto e non rimarrà negli annali per solidità narrativa ma il ritmo, le coreografie degli scontri e l'insieme delle battute lo mantengono comunque su un buon livello.
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Mco ebbe a dire: Il titolo italiano con cui Rai 4 ha mandato in onda il film è L'uomo che veniva dal nulla.
su imdb questo titolo italiano non è riportato
DiscussioneZender • 7/02/13 08:02 Capo scrivano - 47731 interventi
Ah beh, ma Imdb non riporta come minimo un 30/40% dei titoli italiani meno noti. Come si sa Imdb fa testo solo per cast e regia, o per i titoli inglesi con relativa data d'uscita, mai per i titoli italiani.
Difficile prenderlo sul serio Uno dei boss ha il nome che si pronucia O Minchiun. Purtroppo per lui, in italiano, sembra "il minchione" detto in siciliano.
In più, tornano subito alla mente i nomi dei proprietari delle due palestre nel film "Ku fu? Dalla Sicilia con furore", che si pronunciavano "Conchilài e Locontè".
Puppigallo ebbe a dire: Difficile prenderlo sul serio Uno dei boss ha il nome che si pronucia O Minchiun. Purtroppo per lui, in italiano, sembra "il minchione" detto in siciliano.
In più, tornano subito alla mente i nomi dei proprietari delle due palestre nel film "Ku fu? Dalla Sicilia con furore", che si pronunciavano "Conchilài e Locontè".
Nooo, voglio vedere questo film!
DiscussioneDaniela • 24/05/13 08:23 Gran Burattinaio - 5930 interventi
Meglio vedere la versione sotto-titolata... l'ho rivisto recentemente in tv doppiato e l'ho apprezzato di meno