Rubber - Film (2010)

Rubber
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Rubber
Anno: 2010
Genere: horror (colore)
Note: Quentin Dupieux è più noto con lo pseudonimo di Mr. Oizo.
APPROFONDIMENTI: La pizza al cinema

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Solitamente, in questi casi, il cinema di serie B si accontenta di sviluppare banalmente l'idea suggerita dalla folle trovata di base – qui uno pneumatico assassino – e di cucirgli intorno una storia tra l'horror e l'action che possa far sorridere e magari intrighi. La Troma ci ha costruito un impero, su questo principio... Non è però quello che interessa a Quentin Dupieux; il quale punta molto più in alto, a mescolare l'idea con un minestrone di metacinema che incuriosisca ancor di più. Ma il troppo stroppia, si sa, e quindi tocca forse rimpiangere ciò che avrebbe potuto fare la Troma, con una trovata così. Siamo al film nel film, a un gruppo di persone che nel deserto californiano viene...Leggi tutto fornita di canocchiali per seguire da lontano la storia di un copertone ribelle, che un giorno si alza e prende vita propria: dapprima cade, poi prende confidenza, schiaccia uno scorpione e quando si trova davanti una bottiglia cosa fa? Si concentra, si accende come un motore e a distanza la fa scoppiare. Proprio quello che dopo poco comincerà a fare con le teste degli uomini incontrati per via. Fine. Non c'è davvero molto altro da seguire nella storia principale: le indagini della polizia sono da barzelletta, il copertone più che rotolare e fermarsi non fa quindi Dupieux si aggancia a quanto accade tra il “pubblico”: si lamentano, si pongono domande e un certo punto muoiono tutti tranne uno (Wings Hauser), che si era rifiutato di mangiare il tacchino offerto dagli organizzatori dello show. Non c'è una vera ragione in tutto ciò (e lo spiega bene Stephen Spinella all'inizio, quando fa notare come in tutti i film esista sempre qualche elemento privo di vera ragione) e a un certo punto “realtà” e finzione si sovrappongono creando il caratteristico caos in cui precipitano quasi tutti i prodotti “sperimentali” di questo tipo. Dupieux offre una regia notevole, superiore alla media, il cast offre buone performance, la colonna sonora è accattivante (non dimentichiamo che Dupieux è il mr. Oizo di "Flat beat") e il suono un portento, gli effetti speciali sono splatter al punto giusto (anche se si parla sempre e solo di esplosioni di teste, in fin dei conti) e molto ben realizzati: purtroppo l'insieme produce ben poco di buono perché davvero, dopo aver apprezzato le inquadrature di qualità, le ottime idee che avviano la vita del copertone killer, ci si aspettava molto più di uno scialbo sviluppo lineare movimentato solo dalle ripetute intrusioni (a lungo andare fastidiose) del pubblico coi binocoli. E anche il finale, che pure spingeva intelligentemente al limite il concetto di metacinema, perde presto la misura e delude. Quante belle qualità gettate al vento... Nella mente resta soprattutto la litania di Spinella in apertura e chiusura: “Perché E.T. è marrone? Per nessun motivo. Perché l'aria che respiriamo non si vede? Per nessun motivo. Perché a qualcuno piacciono le salsicce e a qualcuno no? Per nessun motivo...” A dire il vero le risposte ci sarebbero; è a quella relativa al significato di questo film che riesce difficile darne...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/04/11 DAL BENEMERITO POL POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/09/15
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Pol 16/04/11 11:39 - 589 commenti

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Un film su un pneumatico assassino con poteri tipo Scanners non si vede tutti i giorni. In un contesto talmente surreale che la cosa sembra plausibile, tra l'altro. E realizzato bene, con buoni mezzi e una buona regia. Cosa non va, quindi, in questo Rubber? È presto detto: le idee non sono bastate a riempire gli 80 minuti di durata, quindi a volte c'è la sensazione che si stia cercando di tirare avanti allungando un po' il brodo. Indicato se cercate il film "strano", ma non aspettatevi troppo.
MEMORABILE: Il monologo iniziale che chiarisce subito a cosa andremo incontro.

Puppigallo 17/04/11 17:01 - 5258 commenti

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Da applaudire il non senso abbinato al nessun motivo particolare capace di dare vita a uno pneumatico in grado di far scoppiare teste. Ma purtroppo, la presenza del pubblico (nel deserto con binocolo) che commenta e suggerisce e dei due al corrente, sembra troppo forzata ed eccessiva persino per una pellicola come questa. Ed è un peccato, perchè il gommato protagonista poteva cavarsela da solo. Al regista va comunque riconosciuto il merito di essersi spinto là dove pochi si sarebbero spinti (lo pneumatico è, prima impacciato, poi curioso, sperimentatore, allegro e assassino).
MEMORABILE: I per nessun motivo elencati all'inizio "Perchè ET era marrone? Per nessun motivo"; Pneumatico vs bottiglietta, scorpione, coniglio, corvo e Uomo.

Daniela 16/06/11 09:53 - 12625 commenti

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Poteva essere un gioiellino, questo Rubber... bastava non voler raggiungere a tutti i costi una durata simil-canonica, ma puntare sull'idea di partenza tanto folle da rendere inutile affastellare il film di altre assurdità (spettatori binoculari, tacchini perplessi, poliziotti troppo consapevoli) e soprattutto bisognava affidarsi all'espressività gommosa del protagonista, un pneumatico che respira, esplora, desidera, uccide. Se le sequenze iniziali, in cui Rubber scopre rotolando le sue capacità, promettono molto bene, il resto non convince appieno, ma il film è comunque godibile, curioso.
MEMORABILE: Lo zigozago spensierato dopo aver fatto saltare la prima testa...

Schramm 7/05/13 17:42 - 3490 commenti

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La O di giotto in tenuta bsdm. Magneti Horrorelli. Michelin, ma (pu)belle. Good year fino a un certo punto. E' dal neolitico che la ruota gira e ci fa girare in abnegato silenzio. Secondo gli anarchici principi dell'animismo orrorifico doveva umanizzarsi e insorgere anche lei, senza dir perché né come, e quadrare il cerchio scannerizzandoci tutti, trasportatori e trasportati, spettatori critici e protagonisti. Il vuoto pneumatico che generiamo per viaggiare si concede la sua rivalsa, copertoni al potere percorrono la strada di quell'incondizionata fantasia che non è solo una bugia. Acuto.

Rullo 6/05/14 20:22 - 388 commenti

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Dall'incipit geniale per quanto innovativo e strampalato, il film si basa sul "no reason": una serie di situazioni che avvengono, appunto, senza ragione, a cominciare da un copertone killer che girovaga per il deserto americano in cerca di vittime. Strepitoso per il gusto artistico che dimostra Dupieux (rendere interessante una ruota è difficile) e per le musiche fantastiche. Diverse scene strappano anche un sorriso, complice la trovata del pubblico e del direttore che gestisce il film/non film.

Pumpkh75 22/05/15 13:46 - 1740 commenti

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Entrare nella mente dell’ardito Duplex sarebbe un’esperienza interessante, anche per comprendere appieno la strada intrapresa: l’evoluzione zigzagante del copertone regala spunti intellettualmente funambolici, probabilmente anche troppi, ma risente sia dello spostamento dell’attenzione verso le vicissitudini del pubblico pagante che di alcuni momenti di serpeggiante ripetitività. E’ un po’ come cenare in un ristorante stellato e alzarsi con la fame. Deliziosa la Mesquida e tendenzialmente empatici tutti i personaggi.

Bubobubo 22/06/19 23:11 - 1847 commenti

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Poiché la vita è piena di cose che non hanno senso alcuno, tanto vale erigere un monumento aere perennius al nonsense: e cosa di meglio di uno pneumatico dotato di poteri telecinetici, che si risveglia assetato di sangue nel mezzo del deserto? Se lo si deve giudicare dalla trama, il castello casca ben presto, ma è ben evidente che a Dupieux interessa ben altro: come la gomma che guardandosi allo specchio ripercorre all'indietro la sua storia, così ogni riflesso nasconde un doppio fondo metacinematografico. Nota di merito per il superbo sonoro.

Cotola 1/01/21 12:41 - 9009 commenti

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Pneumatico con poteri da scanner prende vita e se ne va in giro a far saltare teste a tutti quelli che lo infastidiscono. Folle e "svalvoltato", Dupieux mette subito le cose in chiaro, fornendoci un esempio (qui abbastanza estremo) del suo cinema cui manca qualche r(u)otella. Diverte, non tanto per lo spunto in sé ma soprattutto per la sua analisi non solo del genere, che comunque c'è e non è certo stupida (vedi il finale), ma anche per quella della fruizione dei film, con quel pubblico che propone tipi e situazioni in cui tutto possono identificarsi. Discontinuo ma riuscito.
MEMORABILE: Il discorso iniziale del poliziotto; Il pubblico; Il finale.

Leandrino 22/04/21 09:33 - 511 commenti

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Mr. Oizo debutta alla regia con un'opera sospesa tra meta-film e b-movie. Vettore principale del plot è qui un copertone di auto posseduto, che fa esplodere le teste tramite telecinesi. L'autore mette in chiaro fin da subito che si tratta di puro nonsense, ma allo stesso tempo il fin troppo esplicito meta-testo - volto ad esporre il meccanismo del cinema stesso - crea un coacervo di ambiguità a tratti indigesto. Se ne apprezza però la libertà creativa, fioriera di elementi stilistici e personali che lo rendono un film godibile, oltre che bizzarro (a dir poco).

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