Aldrich rivolge nuovamente il suo sguardo pungente sul mondo dello spettacolo raccontando il declino professionale e sentimentale di un’attrice televisiva alcolizzata e lesbica. L’impostazione teatrale e una certa verbosità sono ampiamente riscattate dalla proverbiale crudeltà del regista che non risparmia niente e nessuno. Coraggioso anche nel trattare in modo diretto e senza falsi moralismi un argomento per l’epoca scottante come l’omosessualità femminile. Eccessivo e disperato, Aldrich mette in scena un Viale del tramonto amarissimo.
MEMORABILE: June che sul taxi molesta due suore; La festa nel locale lesbo con June e Alice mascherate da Stanlio e Onlio; L’urlo finale di disperazione di June.
Film piuttosto forte sull'omosessualità femminile e soprattutto sulle conseguenze del manifestarla liberamente, tenendo conto che siamo in Inghilterra, anni sessanta e nell'ambiente della televisione. Assassinio metaforico quello di Sister George (Beryl Reid), attrice lesbica ed ubriacona che ama una sottomessa Childie (Susannah York) che perderà, assieme al lavoro, proprio per via del suo comportamento. Pur se bene interpretato non ho trovato la Reid adatta al ruolo. Buona la sceneggiatura.
MEMORABILE: La scena al Gateways Club. Il finale, piuttosto amaro.
Dramma che affronta (ma non fu il primo) il tema dell'omosessualità femminile (c'è anche una scena esplicita che non lascia indifferenti), ma col tono irriverente tipico del regista. Aldrich getta anche uno sguardo impietoso sul mondo della televisione (pieno di sotterfugi e soprattutto di falsità, come dimostrerà il finale). Eccezionale l'interpretazione di Beryl Reid, che (purtroppo) ha fatto poco cinema ma (guarda un po') tanta tv.
Sono rimasto letteralmente affascinato da quest'opera di Aldrich che parla di sentimenti, di omosessualità e del mondo della televisione attraverso un linguaggio (visivo e verbale) aggressivo e mai scontato. Aldrich dimostra di essere un regista dalla grande personalità mostrando "l'immostrabile" (considerando i tempi), trasmettendo sempre una carica erotica dalla drammaticità unica. L'assassinio di Sister George è l'assassinio dell'amore, del passato che crea e che distrugge; è l'assassinio di ciò che siamo e di ciò che non potremmo mai avere.
MEMORABILE: La disperazione di Beryl Reid tra lacrime amare e battute al vetriolo; La scena lesbo tra la York e la Browne.
Nonostante alcuni rimandi alla sceneggiatura di Che fine ha fatto baby Jane? il film si può dire che brilli di luce propria, per via degli audaci sviluppi narrativi. Parlare di omosessualità femminile nel 1968 e in questi termini è a dir poco meritorio. Un Aldrich d'annata che vede un'ispirata Susanna York alle prese con una dramma personale. Nessun falso pudore: il regista esplora l'altra faccia dell'amore con vivido realismo. Ma il film si prefigge anche altro: trattare il dietro le quinte dell'ambiente televisivo di quegli anni. Encomiabile.
Baby Jane atto secondo. Dipendenza e conflitto tra personaggio e interprete non più come luogo del rimosso e dell'alienazione, ma come condizione materiale e gabbia sociale. Lo schianto con il reale incombe. Aldrich affila le lame, spinge lo sguardo spietato e ironico nel non filmabile - ancora audaci gli affondi lesbo - e dà ampio spazio alla performance straripante di Baril Reid, donna d'acciaio irriducibile al personaggio per cui è amata. Scrittura e recitazione in un virtuoso sopra le righe che enfatizza il tema della vita come rappresentazione ineludibile. Inquietante Susanna York.
Sister George è il personaggio di una serie Tv, un infermiera comprensiva e gioviale, dal carattere opposto a quella dell'attrice che ne veste i panni, una lesbica attempata irascibile ed incline agli eccessi alcolici, destinata alla sconfitta non tanto per la sua inclinazione sessuale ma per l'incapacità di tenerla nascosta, la sua mancanza di tatto, la sua brutale sincerità. Cafona, volgare, impudica, ma tanto più umana rispetto alla gelida produttrice interpretata da Coral Browne, sepolcro imbiancato. Aldrich dirige un film coraggioso, volutamente sgradevole, dal finale amarissimo.
MEMORABILE: La punizione del sigaro; L'imitazione di Stanlio e Ollio nel locale per gay; La descrizione dell'incidente di Sister George; Il muggito
Dopo Baby Jane, Aldrich ricama un altro fosco character-drama a sfondo show business, affrontando l'omosessualità femminile con audacia provocatoria (le sequenze nel gremito locale per lesbiche, il torbidissimo approccio fra la Browne e la York). Ipocrisia, menzogna, frustrazione e ambiguità sono i punti cardinali entro cui si dipana lentamente la vicenda, con l'istrionica Reid al centro (amabile in TV e dispotica dietro le quinte, simpatica ed eccentrica, volgare e alcolista, crudele ma più che mai bisognosa d'amore) e una York, bellissima quanto fragile, ad affiancarla. Deprimente.
MEMORABILE: La York costretta a mangiare un sigaro in ginocchio; Il primo colloquio con la Browne; George e "Childie" mascherate da Ollio e Stanlio; Il muggito.
Prima opera girata negli Aldrich studios, testimonia quanta folle indipendenza produttiva e artistica fosse necessaria al pugnace Robert per affrontare con motivata audacia un soggetto così spinoso quale quello di Heller (adattato dalla commedia di Marcus). E se il "vizio mortale" resta certa eccessiva verbosità, il film mantiene intatta voluttuosità respingente nelle contraddizioni dei personaggi, nella denuncia dei condizionamenti moralistici dell'estabilishment (qui televisivo), nell'inquietudine asfissiante che geme in inquadratura, nelle singole scene, in ogni dannato frame.
MEMORABILE: La York e la Reid nel locale lesbo in versione Laurel & Hardy; La ancor oggi perturbante scena lesbo tra le bravissime York e Browne; Applehurst.
Prima Jane poi Elsa e infine June. Le donne di Aldrich vivono sullo schermo e si deteriorano fuori da esso, costrette a portarsi appresso un bagaglio artistico fragile e al tempo stesso ingombrante. Film eccessivo e dolcemente squilibrato, attaccato a una forma di intrattenimento “campy” ma anche fonte di illuminazione morale. Grandiosa Beryl Reid, paffuta, sagace, perennemente sopra le righe eppure di una spontaneità disarmante. Il finale è un agghiacciante duello di destrezza attorale fra archetipi femminili antitetici.
Coral Browne HA RECITATO ANCHE IN...
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Noi ricordo quasi per nulla il film (ma l'impressione che ne ebbi quando lo vidi fu notevole), ma ricordo perfettamente il momento memorabile indicato da Daniela: quel sigaro mi è entrato nella mente per non uscirne più. E la mia visione del film avrà circa 20 anni.
DiscussioneDaniela • 21/04/17 00:17 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Quella del sigaro è una scena che si può raccontare perché si trova nella prima parte del film.
Dopo l'ennesimo litigio, Beryl Reid impone alla sua succube Susannah York di inginocchiarsi di fronte a lei e mangiare il suo sigaro.
La ragazza prima cerca di fare resistenza e si mostra titubante, ma poi, una volta in ginocchio, mentre mastica altera i propri lineamenti per esprimere gusto, godimento sempre più intenso, fino a simulare qualcosa di simile ad un orgasmo.
Così facendo, "rovina" la punizione e, come gli ricorda la sua "padrona", la rende non più utilizzabile per l futuro.
E' una scena che resta impressa per come la vittima designata della punizione riesce a ribaltarne il senso a suo vantaggio.
Ed è anche una scena che descrive molto bene i rapporti fra i due personaggi principali.
Cotola ebbe a dire: Noi ricordo quasi per nulla il film (ma l'impressione che ne ebbi quando lo vidi fu notevole), ma ricordo perfettamente il momento memorabile indicato da Daniela: quel sigaro mi è entrato nella mente per non uscirne più. E la mia visione del film avrà circa 20 anni.
E uno dei lavori più spietati del grande Bob , crudele analisi chirurgica sullo sfondo del mondo televisivo ( come QUANDO MUORE UNA STELLA lo era per il cinema)
Uno dei suoi film più lucidi e cinici, dei suoi ritratti femminili prima del testamentale CALIFORNIA DOLLS ( questa volta il mondo del catch femminile)
DiscussioneFauno • 21/04/17 17:42 Contratto a progetto - 2742 interventi
PORCA VACCA...ALLE 5.31??? Io l'ho fatto una volta sola ma per un litigio al calor bianco. Non ti chiedo dove ti trovavi ma ti faccio tutti i miei complimenti, perché questo vuol proprio dire SENTIRE IL CINEMA. Sei davvero imbattibile Buio...
HomevideoRocchiola • 5/10/17 09:36 Call center Davinotti - 1236 interventi
Altra semi-ciofeca sfornata dalle nostre imbarazzanti etichette.
In copertina si strombazza ai quattro venti che il film è rimasterizzato in HD, cosa già di per sé dubbia essendo il medesimo riversato su di un supporto SD ....
Poi inizia la visione e compaiono i soliti difetti (graffi, puntinature, macchie e quant'altro), mentre della famosa resa in HD non si ravvisa traccia essendo l'immagine piuttosto sgranata e non particolarmente definita.
Il titolo in questione era fuori catalogo e non è ancora uscito in BD nemmeno all'estero, tuttavia spendere 12 euro per un DVD del genere....
Purtroppo sono giunto alla triste conclusione che è meglio astenersi dall'acquisto dei prodotti nostrani (soprattutto quelli pubblicati dal alcune etichette che non danno alcuna garanzia sulla qualità e provenienza dei master utilizzati), orientandosi magari sul mercato internazionale, anche se ciò implica nella maggioranza dei casi la visione del film in lingua originale.
Uno sconsolato saluto da Rocchiola !!!
HomevideoZender • 5/10/17 14:11 Capo scrivano - 47698 interventi
Beh dai, non tutti sono prodotti così tragici. parli del dvd Golem immagino...
io ho il dvd BIM che ricordo di qualità accettabile... visto con videoproietore fra l'altro...
HomevideoRocchiola • 22/01/19 08:34 Call center Davinotti - 1236 interventi
Rivisto ieri sera confermo che il DVD Golem non è propriamente entusiasmante. A parte la rimasterizzazione in HD strombazzata in copertina, sulla cui provenienza restano forti dubbi, in quanto l'unica edizione in HD finora uscita è quella approntata dall'americana Kino Lorber nel novembre 2018, quindi dopo l'uscita del DVD Golem. Pertanto mi devono dire dove hanno preso questo master in HD. L'immagine è comunque abbastanza nitida e dai colori equilibrati, ma il problema maggiore restano le numerose imperfezioni (puntini e graffi) che accompagnano la visione per l'intero film. In più in alcune scene centrali ho notato una certa scattosità nei movimenti. L’audio italiano mono è discreto, ma comunque ci sono diversi "buchi" in lingua originale sottotitolati, probabilmente perché in Italia il film uscì un po’ scorciato. Quindi nell'era del BD, pagare un DVD 11-12 euro e trovarsi un'edizione che di sicuro non è meglio della vecchia BIM, per me resta una presa in giro !!!