Una donna (Caroline Capers Powers) trova tra le suppellettili della nuova casa una planchette, cioè una scatola che contiene una mano di legno e una penna la quale, se toccata da un medium, si muove autonomamente su di un foglio scrivendo i messaggi degli spiriti. La giovane entra così in contatto con William Graham, un uomo ucciso da due loschi figuri (tra cui una grassona modello Ave Ninchi) desideroso tramite lei di vendicarsi. Ovviamente vi riuscirà, anche se spargendo un po' di sangue di troppo. Diretto malissimo da Roberta Findlay (nota per essere la moglie del defunto Michael Findlay, l'autore di SNUFF), THE ORACLE si distingue per alcune...Leggi tutto scene splatter molto economiche che evidenziano la limitatezza dei mezzi a disposizione: ci sono lo sventramento di una prostituta, il suicidio “involontario” di un uomo perseguitato dalle visioni di polipi che lo sbranano, una decapitazione molto rozza, una donna sfigurata dall'acido e qualcos'altro. Per buona parte del film assistiamo ai soliti estenuanti inseguimenti tra i corridoi di un ospedale prima e di un magazzino poi, ai frustranti (anche per noi) appelli della protagonista non creduta da nessuno e costretta a consultare una psichiatra ancora meno disposta a crederle. Tutte cose già viste e straviste insomma, perdipiù raccontate svogliatamente e senza alcun senso della scorrevolezza da una regista almeno qui decisamente poco in palla. Se poi aggiungiamo che il doppiaggio italiano è fatto con triste approssimazione si capirà come di motivi per vedere un lavoro simile non ne esistono o quasi. Da noi uscito direttamente in videocassetta e presto scomparso dagli scaffali...
Fa parte di quel gruppo di pellicole inedite e sfoggiate direttamente in VHS (Lineafilm) sul finire degli anni '80. Realizzato con totale incompetenza delle dinamiche (e tempi) cinematografiche: gustoso per la sfrenata quantità di gore - sopra la media, per l'epoca - e per l'approssimazione con cui sono stati realizzati gli effetti. C'è, volendo essere magnanimi, un minimo di stile nella composizione delle luci (con prevalenza di verde, rosso e blu). Roberta Findlay ha all'attivo molteplici (brutti) titoli, dei quali il più celebre è Snuff (1976).
Incredibile e risibile pasticciaccio horror incentrato sulla solita tavoletta ouija e sugli usuali effetti di bassa macelleria peraltro realizzati molto male, in questa occasione. D’altronde non è che il resto brilli di luce propria. Anzi, tutto è a livelli infimi: regia, sceneggiatura, attori ed ogni altro aspetto tecnico. Assolutamente da evitare.
Il salto di Roberta Findlay nel cinema horror è stato breve, circa quattro film (anche se poteva prolungarsi, dato che la Finley ci ha regalato alcune trashate memorabili). Questo suo primo horror dopotutto non era male, ma ci sono fattori che abbassano la mia stima per la pellicola: una regia pessima e attori cani rovinano una trama ben articolata e interessante. Un vero peccato, dato che la sceneggiatura era avvincente.
Mediocre e non solo scarso visti i gustosi - seppur artigianali - effetti gore. Trama confusa (c'è pure un pietoso omaggio a Maniac a inizio film): non si capisce bene perché lo spirito inquieto, oltre che cercare una giusta vendetta, ammazzi anche gratuitamente... mistero. Prevedibilità ai masismi livelli. Nel cast c'è anche un nome famoso (Irma St. Paule) ma fa poco più di un cameo, mentre gli attori restanti si impegnano in parti più corpose ma per tanti di loro sarà l'unica esperienza al cinema.
MEMORABILE: La testa che vola; Gli strani esseri gommosi che vengono fuori dalla valigia; Un uomo pretende i numeri della lotteria dallo spirito; La truce killer.
Di poco in anticipo su Spiritika, con la differenza che qui si è costretti a usare una scatola magica al posto della tavoletta Ouija (la Parker Bros non diede il consenso) per risvegliare uno spirito vendicativo. Segue una carneficina girata con un gusto grand-guignolesco spiccato, pur materiato da SPFX cialtroneschi; il contorno è una classica confezione da serie B anni '80 nello stile a cui ci ha abituato la regista, che riesce se non altro ad evitare di annoiare mantenendo un ritmo discreto. Nel complesso un low-budget figlio dei tempi ma potabile, pur non proprio entusiasmante.
Roberta Findlay HA DIRETTO ANCHE...
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