Il lungometraggio d'esordio dei fratelli Coen (Joel alla regia, Ethan alla produzione ed entrambi alla sceneggiatura) è un noir cupo e lentissimo, scandito da dialoghi minimali e una colonna sonora quasi più rumoristica che musicale. Tutto ruota attorno a un omicidio e agli equivoci nati dalla paternità dello stesso. Si intravede già l'amore per un’ironia intelligente, qui mescolata a un black humor che dà vita ad alcune situazioni a dir poco curiose. Ma il desiderio di voler apparire a tutti i costi “autori veri” imprigiona i Coen tra le maglie di un ritmo spesso insostenibile: troppi i primi piani sul volto perplesso e perso della giovane Frances McDormand o su quello altrettanto scipito...Leggi tutto di Dan Hedaya (nel film suo marito, da lei tradito con il bellimbusto John Getz), troppi gli indugi su particolari e momenti non fondamentali. A fronte di alcune scene azzeccate e di indubbia forza espressiva (vedi chi muore agonizzando, sulla strada e sui campi, o il minuto finale...) ve ne sono in maggioranza di inconcludenti. Un soggetto che poteva essere davvero interessante è castrato da una staticità fastidiosa, dovuta al concentrarsi della regia sull'estetica e sulla volontà di sorprendere attraverso i silenzi e la particolarità dei dialoghi. Così bisogna attendere più di mezz'ora prima che finalmente il film accenni a ingranare; e quand'anche lo fa si inceppa ogni due minuti. Lo stile scoppiettante, originale che caratterizzerà il futuro dei Coen è qui ancora nascosto dietro una patina di ostentata cinefilia che proprio non giova al film. Si ha la netta sensazione di una capacità tecnica superiore abbinata però ancora a un didascalismo deleterio, come se i Coen volessero innanzitutto compiacere la critica.
Ottimo esordio cinematografico dei fratelli Coen che firmano qui la loro prova più centrata. Il ritmo è molto lento ma questo non nuoce affatto alla riuscita del film, anzi. Quello che incuriosisce maggiormente è la totale ignoranza dei protagonisti riguardo a quanto accade intorno a loro; ognuno ha solo una visione parziale della realtà, motivo per il quale non riesce ad avere una visione corretta degli accadimenti. Da vedere assolutamente.
L’esordio dei fratelli Coen è un riuscito incontro tra thriller e noir, condito con abbondanti dosi di sarcasmo, esagerazioni e improvvise esplosioni di violenza: elementi ampiamente sviluppati e perfezionati nei più completi film successivi. Numerose citazioni cinefile e trampolino di lancio della McDormand, moglie di uno dei Cohen.
Interessante film che consiglio di vedere immaginando di trovarsi all'epoca in cui è stato girato. Si noteranno così l'originalità della messa in scena, soprattutto con riferimento a una miscellanea di personaggi dai caratteri controversi e (chi più o chi meno) propensi ad una violenza gratuita, maldestra e mai risolutiva. L'atmosfera del film è pesante (di omicidi pur sempre si tratta) ma venata di un umorismo (accennato) tendente al torbido. Valido anche perchè vi si trovano gli elementi che poi, sviluppati a dovere, consacreranno i Coen.
MEMORABILE: La scena del coltello nella mano e della parete in carton-gesso.
Questo film è come il ventilatore che, a un certo punto, viene inquadrato da vicino in una stanza buia (va a medio-bassa velocità); e alla lunga la cosa (voluta, o non voluta, d'autore, o no) finisce per indisporre un po', nonostante alcuni dialoghi interessanti, un paio di personaggi degni di nota (il cornificato e l'investigatore privato) e qualche bella scena (il calcio nelle palle sembra di sentirlo: che dolore!). Qua e là violento, lascia trasparire il Coentalento, qui però non pienamente espresso. Un'occhiata la merita sicuramente, ma armandosi di discreta pazienza.
MEMORABILE: La sepoltura di un uomo ferito e armato (ma purtroppo per lui, la pistola è scarica).
Film essenziale, crudo e adatto a palati che gradiscono le opere dei Lynch (impossibile non vedere similitudini nell'insistito soffermarsi sulle pale del ventilatore, come in Twin Peaks) o dei Tarantino (l'iperviolenza accompagnata da sottofondo musicale martellante e molto "cool"). Se si analizza la storia, si può riscontrarne la semplicità e pertanto rimane ancor più apprezzabile la capacità dei Coen di affascinare gli spettatori. Merita di essere visto prima dei moderni tarantinismi.
MEMORABILE: Il grassone spacca una parete in cartongesso per recuperare la sua mano pugnalata e liberarla dal coltello!
Un omicidio su commissione innesca una spirale di sospetti, perché nessuno sa (tutta) la verità su quel che è successo. Questo è il punto chiave del film, molto avanti sui tempi e del tutto privo di frivolezze, narrative e visive, tipiche del periodo (è il 1984). Girato con ritmi confacenti alla storia, è fotografato molto bene, come nell'inizio in auto, con la pioggia battente sul vetro spazzato dal tergicristallo. Compatto ed efficace, è la base per i futuri sviluppi del duo come Fargo.
E il morbo contaminoso dei Coen comincia ad entrare in circolo. Lo fa in modo ancora pesante (il film non è proprio uno zuccherino e all'inizio annaspa parecchio) ma mette già in mostra alcune punte eccelse di dark humour (lo smaltimento del cadavere e il finale) e di grottesco (il cowboy che pulisce il sangue). L'intreccio giallo, pur interessante, passa in secondo piano rispetto a questo stile di racconto che per il 1984 era sicuramente innovativo. Non male.
Provando a immaginarlo nel periodo di cui è figlio, gli riconosco una spiccata personalità. Ma se il sangue è facile non lo è altrettanto la visione allo spettatore, cui tocca sorbirsi anzitutto un avvio troppo lento e successivamente un incedere un po' troppo autoriale. Contribuiscono a penalizzare volti/personaggi che non lasciano il segno. Per contro abbiamo un paio di scene che sono tensione pura e quella venatura umoristica che inizia a mostrarsi, pur appena accennata e ancora acerba.
MEMORABILE: La mano che fa il giro delle finestre e...
Il finale.
Semplice thriller americano girato da Joel Coen e prodotto anche dal fratello. Inutile dire che i pregi stanno nella sceneggiatura e negli attori. La colonna sonora è poco presente, ed è questo che non fa mai decollare il film. Sicuramente i Coen il meglio lo daranno con quello che faranno dopo.
Brillante esordio cinematografico dei fratelli Coen (uno alla regia, il secondo alla produzione), autori di questo thriller che parte dal classico triangolo (lui, la moglie e l'amante di lei) per diventare rapidamente un noir dalle atmosfere torbide e rarefatte. Decisamente buona la messa in scena, essenziale ma efficace (anche nella cartatterizzazione dei personaggi) la sceneggiatura. Discreta la prova degli attori.
Un marito ricco e geloso (Hedaya con sopracciglia che sono tutto un programma), una moglie infedele, un amante dubbioso: per il loro esordio, i fratellini scelgono il più classico dei triangoli, aggiungendovi un ingrediente destabilizzante (l'investigatore privato con pochi scrupoli interpretato da Emmet Walsh, un grassone ambiguo e minaccioso che ricorda Sydney Greenstreet, antagonista di Bogart) e condendo il tutto con una buona dose di humor nero. Andamento pigro nella prima parte, che ben prepara al crescendo di tensione. Finale sanguinosamente astratto.
Per i terribili fratelli Coen, un'opera prima col botto. Un noir esemplare, dalle atmosfere rarefatte, con una sceneggiatura solida (sempre opera dei Coen), che dà vita ad un meccanismo ben oliato, senza sbavature degne di nota. Tra inganni ed equivoci la regia si muove sinuosa, mostrando già in parte lo stile dell'inarrestabile duo; e si intravede anche un po' dello humor nero che li contraddistingue. Buonissima la prova di Emmet Walsh; discreta quella degli altri attori.
Notevole la prova d'esordio cinematografica dei Coen: ottima l'accoppiata regia-sceneggiatura, esaltata da un'atmosfera noir da periferia americana niente male. Recitazione nella norma, anche se nel finale si ha modo di vedere la parte migliore del film sotto tutti i punti di vista. In alcuni tratti si accusa un po' di lentezza insita nel copione, ben compensata da momenti di alta tensione. Assolutamente consigliato.
Il povero Marty (Dan Hedaya), titolare di un bar scopre che la moglie lo tradisce con un suo dipendente. Ingaggia un killer ma le cose si complicano, parecchio. La disperazione, l'infelicità, la sofferenza non hanno un prezzo, non le puoi comprare o svendere. Non servono i soldi per renderci felici, forse aiutano, ma non bastano. Strepitoso noir diretto con mano sapiente dai fratelli Coen ed in grado di raggiungere cime poetiche raramente toccate dal genere. L'intreccio narrativo è perfetto, i dialoghi essenziali e fondamentali, gli interpreti sono ottimamente calati nel ruolo. E quel finale!
MEMORABILE: "Il mondo è pieno di persone scontente, perché nessuno è mai soddisfatto di quello che ha..."
L'esordio dei Coen è un film decisamente diverso dallo stile per cui diventeranno famosi i due; tuttavia lo humour nero e l'intreccio noir della vicenda sono indubbiamente farina del loro sacco (basti vedere cosa faranno dieci anni dopo con Fargo). Detto questo, il film è a mio avviso un assoluto classico, di quelli da vedere e rivedere; la fotografia sgranata, le atmosfere notturne e sudate, i lunghi silenzi, la genialità di alcune inquadrature... C'è tutto il fascino dei B-movies ma con il gusto di un film d'autore. Rarefatto e straniante. Ottimo.
Compare per la prima volta la (ai tempi futura) moglie di Joel, che prenderà poi parte alla maggior parte dei flm dei Coen. Lo svolgimento è piuttosto interessante e la regia, nonostante fosse il loro primo lavoro, è davvero ispirata. Contribuiscono le ottime interpretazioni degli attori e una fotografia assai avvolgente. Riesce a catturare l'attenzione dello spettatore per tutta la sua durata. Un'ottima opera prima.
Non brillante quanto a trama e nemmeno rimangono impressi piu di tanto i personaggi (tranne l'investigatore), ma la narrazione offre più sorprese riuscite ed è soprattutto concentrata a trasmettere una sensazione di oppressione, che è quella dell'ex moglie (ed è anche quella del sangue). L'omicidio nel campo mi ha trasmesso una lenta ansia soffocante e per le atmosfere taglienti, oltre che per l'attenzione ai dettagli, direi che è un ottimo esordio. Il ritmo è lento, ma si lascia vedere con piacere.
Primo, apprezzabilissimo film dei fratelli Coen che prendono spunto dai torbidi intrighi amorosi e tragici della provincia americana come faranno in altre loro opere. Ben recitato in un mix di pathos, orrore, violenza, magari un po' statico e narcisista ma che mantiene alta la tensione sino ad uno splendido finale.
Film d'esordio dei famosi fratelli. Una bella storia alquanto pulp, con una sceneggiatura per niente memorabile, ma quanto basta per incuriosire e catturare lo spettatore a gustare ogni risvolto del film. Infatti gli sviluppi sono del tutto imprevedibili e i personaggi grazie a questo appaiono molto vivi e reali. Motivo musicale principale molto suggestivo e godibile: è il pezzo forte del film.
MEMORABILE: Il finale con l'inquadratura sotto il lavandino.
Noir di medio livello, interessante per la scelta delle inquadrature e per alcuni risvolti della trama, ma nel complesso non particolarmente entusiasmante, appesantito da un ritmo non certo vertiginoso e da un fotografia un po' grezza (nonostante la sua ricerca dei cromatismi più bizzarri nelle scene in interni). Attori così così, fatta eccezione per una protagonista molto convincente. Nulla di eccezionale.
Film d'esordio dei Coen, è davvero originale e già mette in evidenza le caratteristiche peculiari del cinema dei due fratelli. Da un'idea di partenza che più classica non si può (triangolo amoroso) viene confezionato un prodotto bizzarro, grottesco e con alcune scene notevoli. Qualche pausa di troppo nei 92 minuti che appesantiscono una confezione altrimenti davvero buona.
Come tutte le opere future dei Coen, brilla troppo di “amabilità” cinematografica e tuttavia rispetto ad altri tasselli del loro corpus filmico le stille di saccenza citazionista non son moleste, supportando con coerenza il tessuto narrativo del film. L’operazione è per molti versi omologa a quella di Kasdan con Brivido caldo, risultando tuttavia meno filologicamente “coinvolta” e più entomologicamente ironica nei riguardi dei codici del noir. Il convincente cast (Mc Dormand e Emmet Walsh su tutti) contribuisce a edificare un cementato circuito chiuso.
I Coen prendono gli ingredienti del noir piu classico (gli amanti, il marito geloso, i soldi, l'investigatore privato, l'omicidio) e inventano una storia in salsa texana. Il film però stenta ad andare avanti e a eccezione delle caratteristiche trovate coheniane si fatica a entrare in sintonia con la storia e si passa il tempo fra una trovata e l'altra ad annoiarsi.
MEMORABILE: La sepoltura; Il sangue che continua a riaffiorare; Il duello finale.
Esordio sensazionale per i fratelli Coen. Fulgida rivisitazione del genere noir in cui gli stilemi (triangolo-quadrilatero, destino, fatalità, inganni) vengono rielaborati in chiave rarefatta e sottilmente ironica (l’ironia del caso, del caos, della vita stessa) e in cui il racconto principale pulsa nella regia sinuosa e indagatoria e nella descrizione dei personaggi, figure ambigue che vagano disperate nei chiaro-scuri del purgatorio e dentro un inferno interiore dove la sorte, beffarda e crudele, chiude tutte le possibili vie d’uscita. Ottimo.
MEMORABILE: I tre colpi di pistola durante la sepoltura; Il finale.
Tutto fatto in famiglia e questo, oltre alle indubbie qualità artistiche, ha il suo peso nella riuscita. È così che partono i Coen, con una storia tutto sommato semplice che serve solo da base a tutti i virtuosismi autoriali (classici in un'opera prima) e che viene gestita, qualche volta forzosamente, per gli scopi voluti (che sono poi la caratteristica vincente del film); come il non fare mai affiorare spiegazioni su fatti che smonterebbero tutto l'impianto della sceneggiatura, facendo ammutolire irragionevolmente i protagonisti. Molto studiato.
MEMORABILE: La figura determinante del detective (bravo M. Emmet Walsh).
L'esordio dei Coen è un noir di fattura elaborata che non lascia spazio a niente se non ai fatti che narra (molto lentamente). In un Texas privo di ogni morale, una storia "sesso soldi e sangue" raccontata dalla voce più crudele del film, che vede tutti gli altri protagonisti all'oscuro della trama in un meccanismo della tensione che ha molto di Hitchcock. Altro seme che pianta il film è il tema del ribaltamento dei generi che poi svilupperà, guardacaso con la stessa protagonista, in Fargo. Estenuante, ma godibile per il gusto registico.
Primo lungometraggio per i fratelli Coen e subito esordio con il botto. La storia è molto semplice e intrisa del caratteristico humor nero che contraddistinguerà le loro future opere. Il film è ricco di personaggi strampalati che sembrano essere sempre spaesati qualsiasi cosa facciano. La dilatazione del tempo (e del pensiero) permette ai protagonisti di aver sempre una seconda possibilità che non sfrutteranno mai a dovere. La forza del film sta nella continua e totale incomprensione tra i personaggi dovuta all'incapacità di ascolto reciproco.
Ci mette un po' a ingranare ma quando si entra nel vivo nella vicenda la tensione non ci abbandona fino alla fine. Nonostante sia il loro film d'esordio ci sono già tutti i topoi del cinema dei Coen: i personaggi loschi, le pianure sconfinate tagliate da strade deserte e ovviamente tanto sangue. In tutto questo si muovono soltanto quattro figure: un marito tradito e il killer che deve far fuori moglie e amante. Una storia apparentemente semplice ma con sviluppi tutt'altro che prevedibili. La McDormand era veramente bellissima.
L'opera d'esordio dei fratelli Coen denota già quelle che saranno le caratteristiche del loro cinema, almeno per quanto riguarda il genere noir: situazioni dilatate (forse un po' troppo), inquadrature ricercate e un certo gusto per il grottesco. La strada, però, è ancora lunga e il film non può essere completamente apprezzabile. Discreto.
La moglie lo tradisce, lui si deprime ma ci pensa l'investigatore a fargli chiudere con la vita. O quasi... o forse ci pensa qualcun altro che credeva che a farlo fuori fosse stato un altro ancora... I Coen esordiscono all'insegna dell'equivoco noir ma all'ironia (futuro trade-mark) preferiscono ancora il sangue e lo stile, i silenzi e i colori della notte. Colpiscono ma sfiancano, prima di un finale che condensa in pochi minuti l'embrione della loro quintessenza. Il sangue è facile, trovare una propria strada al cinema no. Loro intanto ci provano e affilano le armi...
Esordio e biglietto da visita per i Coen prossimi venturi, mostra gli albori di quello che diventerà il loro cinema. In un caldo, afoso Texas si consuma apparentemente il più banale dei triangoli morbosi e fatali. L'intreccio è ben congegnato, anche se scevro di quell'ironia che sarà uno dei cardini di tutta la produzione futura. Ottime musiche e buone interpretazioni, macchiettistiche quanto basta. L'estro già si vede ma si nota anche l'inesperienza e certi passaggi non propriamente ben riusciti.
MEMORABILE: Le musiche; La caratterizzazione di Visser.
L’esordio dei celebratissimi fratelli Coen è un noir intrigante e innovativo in cui emergono già molti degli elementi tipici del loro cinema come la mescolanza di generi, gli inserti onirici, i virtuosismi registi con abbondante uso della soggettiva, la musica di Burwell e ovviamente la presenza della McDormand. Molto suggestiva la fotografia del futuro regista Barry Sonnenfeld. Indimenticabile il viscido detective magnificamente interpretato da Walsh. In fondo il Texas che fa da sfondo alla vicenda già all’epoca Non era un paese per vecchi.
MEMORABILE: Il seppellimento del marito ancora vivo; L’incubo splatter; La goccia del lavandino che cade sul volto del detective, La voce fuori campo inziale.
Un noir è interessante se in esso è possibile trovare colpi di scena, ribaltamenti di fronte e continui depistaggi per non permettere a chi guarda di capire cosa stia succedendo. Se questo avviene senza che l’opera venga snaturata o perda di credibilità, allora si può parlare di qualcosa di importante. I Coen dovevano esserne coscienti e malgrado una velocità di crociera tutt’altro che forsennata mettono in piedi un intrigo che funziona e tiene incollati allo schermo. Il preambolo racchiude l’essenza del film (a cui va dato un voto alto).
Più ombre che luci in questo esordio dei fratelli Coen. Il soggetto avrebbe buone potenzialità (un noir incentrato sul più classico dei triangoli), che però vengono frustrate da un ritmo soporifero neppure ravvivato da quell'umorismo nero che caratterizzerà i lavori successivi. La cattiveria di fondo (che esplode nel finale violento e beffardo) rimane impressa, le prove degli attori onestamente no. Probabilmente è cinema d'autore, ma quanti sbadigli!
Nella loro prima opera cinematografica, i Coen Bros mettono in scena tutto il loro futuro repertorio, forse non in maniera così prestigiosa, ma comunque con una certa classe ed eleganza. A fare da padroni, in questo intreccio sanguinoso (e amoroso), sono i due protagonisti, un ottimo Getz e la splendida McDorman, che mostrano le loro qualità di ottimi attori. Le scenografie e i momenti di silenzio, i quali mostrano le scene più importanti del film, sono di ottima fattura. Forse è presente qualche lungaggine di troppo, ma resta notevole.
Il noir d'esordio dei Coen, pur viziato da qualche lentezza wannabe autoriale di troppo (specialmente nell'orchestrazione del già tipico triangolo di dissimulazioni e fraintendimenti tra i protagonisti), regala già delle sequenze di grande cinema, indizi di una scrittura che - sebbene non del tutto matura - è già intrigante e profondamente personale. Fa sorridere - in senso positivo - vedere coinvolta una giovane Frances McDormand in vicende così torbide. Finale tra i loro più belli.
Bel thriller ambientato nel nulla americano tra miserie e tradimenti. La storia è un intreccio tra marito, moglie, amante (di lei), investigatore privato e l'omicidio di uno di questi, che poi coinvolgerà la vita di tutti gli altri. I fratelli Cohen amano molto queste ambientazioni desolate e come sempre riescono a costruirci intorno una trama cupa e solida in cui ogni singolo protagonista dimostra forti turbe psichiche di vario genere. Non un capolavoro, ma sicuramente un bel film.
Marito mette alle calcagna della moglie un investigatore privato. Noir classico matrimoniale basato sulla sfiducia reciproca e sul cercare di rimediare agli errori lasciati sulla scena del crimine. Regia che cerca le sottigliezze autoriali (con Lynch dietro l'angolo), anche se spara a salve per colpa del cast ristretto; in talune circostanze è scontato che ciò che capita avrà in seguito una deriva diversa. Comunque inizia già a denotarsi lo stile personale dei Coen. Brava la McDormand, anche se non sempre pare seguire una direzione precisa.
MEMORABILE: L'accendino sotto ai pesci; Sepolto vivo; La foto ritoccata dei cadaveri.
Prima fatica dei Coen, assai diversa, almeno nello stile, dalle opere che li hanno resi famosi (anche se la dissacrazione dei generi cinematografici, che è la loro cifra, è ben presente anche qui, seppure sotto traccia). Ritmo lento, magnetico, nello stile del noir, con improvvisi lampi di violenza; un film ottimamente girato che tiene desta l'attenzione fino alla fine. Ottime riprese notturne. Getz non farà carriera, la McDormand sì ma spicca in particolare il killer viscido e obeso di un grande Emmet Walsh nella sua migliore interpretazione.
MEMORABILE: Il colloquio sulle foto tra Hedaya e Walsh; La sepoltura di Hedaya vivo; La pugnalata nella mano di Walsh.
L'esordio sul grande schermo per i fratelli Coen è un noir dalle tinte cupissime che ben introduce gli stilemi tipici del duo, fatta eccezione per la comicità che viene quasi del tutto eliminata. Il film si concentra su pochi personaggi (una coppia di amanti, un marito geloso ed un detective privato) che lentamente iniziano a scontrarsi tra loro in una vicenda di sangue e omicidi in cui nessuno ha mai una visione d'insieme, in cui le incomprensioni si susseguono. Fantastica la fotografia notturna che ben inquadra gli ambienti di una desolante campagna americana, ottime le musiche.
MEMORABILE: "Qui siamo in Texas, dove ogni uomo pensa soltanto a se stesso".
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Zender ebbe a dire: Ah ottimo a sapersi! Bisognerebbe sapere se però è la versione con doppiaggio originale o ridoppiaggio... Pino Locchi che fa Dan Hedaya nel doppiaggio originale dovrebbe riconoscersi al volo...
Te lo so già dire..
Ho chiesto ieri su AVMagazine e, mi hanno segnalato la recensione del Blu-ray su AFDigitale: è quello recente.
HomevideoZender • 18/05/18 15:07 Capo scrivano - 47698 interventi
Grazie. Peccato... Avrebbero potuto fare invece un bel mux con l'audio originale...
HomevideoZender • 18/05/18 19:59 Capo scrivano - 47698 interventi
CONFRONTO TRA DOPPIAGGIO ORIGINALE E RIDOPPIAGGIO
Non è facile capire quale dei due sia il doppiaggio originale, quando lo si ascolta, in quanto il testo del doppiaggio è assolutamente identico, parola per parola (o quasi); cambiano solo le voci (Dan Hedaya in originale è doppiato da Pino Locchi). Inutile dire che l'intonazione e in generale tutto funziona meglio nel doppiaggio originale, tanto per cambiare!
Nella scena in cui proprio Hedaya parla con M. Emmet Walsh al nono minuto nel doppiaggio la musica di sottofondo è molto alta ed è stata invece molto attenuata (al punto di essere quasi inudibile) nel ridoppiaggio. Al minuto 9.12 Walsh dice:
"In mezzo alle puttane Julian, vedo che ormai conosci i miei gusti".
Nel ridoppiaggio la frase si chiude quasi senza risate, mentre nel doppiaggio originale dopo la parola "gusti" Walsh fa una risatina molto più prolungata.
Ora una differenza che si verifica più facilmente. Quando Samm-Art Williams parla al bar con Frances McDonald (minuto 10.50) le dice:
DOPPIAGGIO ORIGINALE: "Lì ci sono tutti quei vulcani ok? E ogni volta che uno di loro fa pop sai CHE COSA succede?"
RIDOPPIAGGIO: "Lì ci sono tutti quei vulcani ok? E ogni volta che uno di loro fa pop sai CHE succede?"
La prima visione del film su Retequattro è datata venerdì 30 giugno 1989 e non 23 giugno come indicato nelle curiosità, data in cui sempre per lo stesso ciclo è stato programmato il film Signori il delitto è servito.
DiscussioneZender • 12/07/23 08:12 Capo scrivano - 47698 interventi
credo che la cosa sia dovuta alla segnalazione del giornale di venerdì 23, che forse si riferiva al venerdì successivo, in effetti qui dice il 30.