L'aquila d'acciaio - Film (1986)

Avventura aereonautica per un giovane a cui è stato rapito il padre pilota in terra mediorientale. Si cimenterà con l'aiuto di un valido ufficiale pilota collega del padre nella sua eventuale liberazione. Tutto confezionato nel mondo poco reale del sogno cinematografico americano, scene di combattimento aereo, la forza della nazione e il legame tra padre e figlio. Inutile ma soprattutto infarcito di evidenti luoghi troppo comuni.

Festival di luoghi comuni e sopratutto celebrazione delle forze armate americane (l'aviazione in questo caso), nonchè levata di scudi dal sapore vagamente (ma poi non tanto) razzista nei confronti degli stati che non sono sotto la sfera a stelle e strisce. Questo in poche parole il senso di un film mediocre, peraltro anche scarsamente spettacolare.

Titolo riefenstahliano, svolgimento meramente propagandistico anzichenò! Non solo il film non riesce a creare il minimo interesse, ma si rivela ben presto una mera accozzaglia di propaganda simil-reaganiana e sciovinista, bullismo a stelle e strisce dal vago retrogusto razzista e un'esaltazione del machismo militante talmente ottusa da risultare ridicola. Dio, Patria e Famiglia ripetuti come un mantra. Ci sono vari modi per realizzare un film patriottico. Questo è uno dei più sbagliati.

Baldo giovine parte in F16 alla ricerca del papà pilota abbattuto, supportato da un ex drago del volo finito a gestire un miniaeroporto per aerei da diporto. Scemenza senza speranze e senza vergogna, che abbatte il senso del ridicolo fin dalla sequenza della gara tra aereo e moto (peraltro, ad occhio è una Honda XT 125 che in velocità di punta non superava i 120 kmh). Gossett Jr rifà per l'ennesima volta il ruolo della sua carriera. Per una volta, tifo duro per i Mig libici.

Propagandistico, reaganiano, antilibico: un manifesto di americanità che trascende la realtà e il dato politico stesso. C'è da andare a recuperare un padre che sta per essere condannato a morte e il realismo viene lasciato alle spalle. Si parte con i Dio, i Queen, gli Adrenalin, King Kobra, un mangianastri sulla gamba e siamo già sui 3000 piedi.

Mai vista prima una boiata simile. Oltre a improponibili sfide tra un biplano e una motocicletta, sfondiamo il limite dell'inimmaginabile quando un pugno di ragazzini si impossessa di un paio di caccia americani e partono per una missione di salvataggio tutta stelle e strisce. Gli infedeli soccombono sotto le bombe americane, ma prima di essere colpiti riescono tutti a fuggire per non dare adito a violenze e spargimenti di sangue. Ricostruzioni in aria pietose, tensione sotto le scarpe.

Senza dubbio tutta la sequenza del raid aereo ha l'adrenalina e il ritmo che servono e bene o male quasi salvano un film molto blando, sostenuto da un antefatto discretamente inverosimile (bambocci figli di militari che ingannano tutti allestendo una missione segreta quasi suicida). Stupisce poco il manicheismo statunitense all'epoca delle guerre mediorientali, ma le smaccate apologie reaganiane raggiungono l'apice nelle battute affidate a qualcuno degli esaltati protagonisti.

Sulla scia di Top gun un film adolescenziale sui valori del patriottismo e imperialismo "made in Usa". Buone le scene aeree, con ottima propaganda per l'aeronautica militare. Alla fine i buoni (americani) vincono sempre con i cattivi di turno (islamici). Bella la colonna sonora. Il film avrà poi ben due seguiti (sempre con Luois Gosset jr.).

Divertente film d'azione, quasi una risposta più caciarona e per ragazzi a Top Gun. Il rapporto tra Gossett e Gedrick funziona, con uno stile sempre a metà tra avventura per famiglie e bellico serioso. Certo ci sono tutte le classiche ingenuità tipiche del genere negli anni ottanta (a partire dallo stato africano cattivo da operetta), ma il ritmo viaggia veloce e la colonna sonora aiuta un montaggio molto adrenalinico. Buoni gli effetti speciali.

Fratellastro di Top Gun, è un film per strettamente appassionati di aviazione e amanti di tutto ciò che richiama gli Stati Uniti. La trama è lineare e si snoda in maniera del tutto prevedibile: pura scusa per mostrare i potentissimi aerei e lodare il relativo reparto statunitense. Lou Gossett è un consumato interprete mentre gli altri fanno il loro dovere senza grandi sussulti. Piccolo ruolo per Jerry Levine, che in Voglia di vincere era Stiles, amico di Marty. In sostanza un film piuttosto noioso e scontato. Si può evitare.

Nella metà degli anni '80, in piena era "reaganiana", la propaganda statunitense era ormai diventata d'obbligo, da parte dell'industria hollywoodiana. Questo "Iron Eagle", uscito l'anno prima del ben più blasonato Top Gun, non fa certo eccezione. A parte la smaccata distinzione tra buoni (USA) e cattivi (il paese mediorientale può essere un riferimento alla Libia), c'è un gruppo di ragazzini impegnato ad aiutare il giovane protagonista che deve liberare il padre "invasore": sembrano una CIA in miniatura, per la loro capacità nel maneggiare computer. Luoghi comuni à gogo.