Gioco di società, schermaglia da salotto parigino, giro di giostra al luna park (sequenza bellissima!): è noioso per Jeanne l'adulterio con Raoul, quasi quanto il matrimonio con Henry. Quando il giovane Bernard entra in scena, la fuga dalla noia approda all'estasi: nella passeggiata notturna dei due amanti le strade di campagna sono il sentiero in un bosco incantato, il vellutato bianco e nero balugina di una luce fiabesca. Su fluide carrellate, si scivola dal romanticismo a quel realismo scabroso e amaro che ha reso questo film uno scandalo.
MEMORABILE: La "cartografia del sentimento amoroso" tra il lago dell'indifferenza e il mare del pericolo. L'irruzione del pipistrello nella sala da pranzo.
Il marito-orso o il pretendente-cavallo? Meglio l'amante-pesce, che guizza tra i due paludati concorrenti, con la libertà di chi evita la mondanità e i compromessi borghesi. Scelta inevitabile per la moglie insoddisfatta, sospesa tra la noiosa campagna e l'ipocrita città, in un piccolo ruggente film che si focalizza sulle inquietudini femminili di un'aspirante Bovary moderna, affogandole nel romanticismo sensuale e cioccolatinoso del tenero archeologo, alternativo alla muscolosa tenzone tra il machismo del giornalista e del giocatore di polo.
Ricca signora borghese (con prole), divisa tra marito noioso e amante fatuo, rovescia il tavolo e, in una notte da fiaba, inizia una nuova relazione; ma già il mattino dopo si intuisce che l'happy end è da escludere. Scandalosa per l'epoca - gli anni Cinquanta - la rappresentazione esplicita di un adulterio senza sensi di colpa e senza catarsi tragica; la vicenda è raccontata con l'apparente levità di un "conte philosophique" settecentesco, che si conclude con distaccato ed elegante scetticismo. Jeanne Moreau luminosissima, indimenticabile.
Va visionato con l'ottica dell'epoca, anche se il messaggio risulta attualissimo. Un film intramontabile, genuino, realistico, che affronta con garbo ed eccellenza filmica, ma anche attoriale (quella della grande Jeanne Moreau), l'evolversi del mènage di una coppia X e lo schiudersi di nuove prospettive di vita amorosa. Una pietra miliare nel cinema francese, ma anche internazionale, per l'argomento trattato, la psicologia dei personaggi, la regia. Grande cinema.
Pellicola invecchiata non benissimo, ma retta con mano ferma, nonostante qualche eccesso di bovarismo, il che da un lato ricorda che il troppo stroppia e dall'altro abbassa la valutazione finale. La Moreau, presente pure in una scena audace, con qualche secondo all'epoca non visibile in Italia, è la protagonista piena, ma va aggiunto che quando c'è in scena Alain Cuny (doppiato da Cigoli, il che aiuta) quest'ultimo si prenda tutta l'attenzione. Vilallonga è solo decorativo, ma probabilmente lo si è vacuamente voluto proprio così.
Louis Malle si ispira a un racconto ottocentesco alla Flaubert spostando la scena ai suoi giorni e raccontando in fondo dell'effetto dirompente dell'amore. Una donna stretta fra due uomini (un marito ricco di provincia, un amante playboy parigino) trova fortuitamente una terza via espressiva di salvezza. La galleria di tipologie maschili è quanto mai rappresentata secondo canoni universali e Jeanne Moreau si staglia senza vergogna in una scena d'amore molto realista e sicuramente di buon gusto.
Malle (anche nella regia) guarda ai melò americani, la Moreau è al massimo dello splendore (il film vive di lei), le sequenze notturne di seduzione tra boschi, ruscelli e fresche frasche hanno un che di magico e gotico e nelle scene d'amore (parecchio ardite per l'epoca, con il seno in vista della Moreau) hanno un realismo da aver fatto tremare i polsi ai censori. Il resto, però, è invecchiato piuttosto male, con la solita storiella di passioni amorose vecchia come il cucco e la noia fa spesso capolino. Rimane un reperto storico non certo indimenticabile.
MEMORABILE: La Moreau resta in panne con la macchina; La Moreau in vestaglia bianca che si aggira come nei gotici nostrani; La Moreau che si spazzola i capelli.
Eccessivamente letterario e didascalico nella prima parte - forse per sottolineare la pericolosa routine familiare - libera tutta la sua raffinata poesia nella seconda, quando i due amanti fluttuano e si fondono tra sentieri, lenzuola e ruscelli. Lontani dall'eclettismo del primo film di Malle, resta un valido tentativo d'emancipazione borghese, che vede nella fuga e nella ritrovata felicità di Jeanne il suo giusto compimento. Tra Moravia e Bovary, un film non particolarmente fruibile, ma con tanti acuti.
MEMORABILE: La sequenza d'amore notturne e la sua luce impressionista.
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