Per una volta la Fenech non serve come contorno erotico e si aggiudica un ruolo da protagonista. Per chi non lo avesse ancora capito, il titolo fa riferimento al nome dell'articolo del servizio che lei promette al suo capo-redattore. Film molto simpatico seppure un po' troppo sempliciotto e in alcuni casi infantile (vedi la stupida sequenza con scombinate corse su vari mezzi di trasporto). Abatantuono ha un ruolo secondario, forse un po' immeritato ma comunque svolto molto bene.
Il volgare Abatantuono, ai tempi degli "spurcellamenti, dei terroncelli e delle viuulenze varie", al suo top. Il film funziona, toccando diversi registri di comicità (esilarante la parodia di Brian Di Pino - alter ego di Brian De Palma -, con musiche alla Profondo Rosso, menzione a Shining, ed il manifesto de l'Aldilà)... E poi, come sempre, c'è una Fenech al suo massimo splendore "estetico", con un fisico malleabile (indimenticabile quando sogna di essere un "manichino" importunato da due ladri, tra i quali Martufello). Sgangherato.
Non male, non male. Un ulteriore sforzo di scrittura (rispetto a un risultato peraltro già apprezzabile) e poteva venirne fuori un prodotto ancora migliore, ma già così si guarda più che volentieri, e non solo per la divina presenza della Edwige. Ovviamente il mattatore è Abatantuono, qui servito da alcune battute fra le migliori del suo primo periodo, e al massimo del suo gigionismo vitalistico. Bene anche Salerno, al posto del quale tutti avremmo voluto essere, nella scena finale.
Uno Steno minore, che eleva la Fenech a protagonista di un'altalenante girandola di sketch nei quali le tocca comunque far da spalla a vari attori comici più o meno navigati (Di Francesco, Bracardi, Martufello), senza poter dar sfogo alle sue innegabili doti di attrice brillante. Salerno professionale come sempre, mentre Abatantuono presenzia al film quasi come fosse in partecipazione straordinaria. Storiellina di fondo poco appassionante.
Un Abatantuono ancora prima maniera a tratti insopportabile. Nemmeno Steno riesce a risollevare in parte la situazione. La storia è mediocre, la regia latita, il ritmo è basso e il resto del cast, da una spenta Fenech a un non in forma olimpionica Salerno non brilla. Il peggiore della compagnia comunque è l'insopportabile Di Francesco, noto attore per caso.
In pieno periodo "terrunciello", tra gli altri Diego Abatantuono realizzò questo film in cui fu messo accanto ad un attore decisamente "serio" come Enrico Maria Salerno e ad un'icona della commedia scollacciata all'italiana, Edwige Fenech. Il risultato è purtroppo mediocre. Benché nobilitato sulla carta dalla regia affidata a Steno, il film stenta a decollare anche (e soprattutto) sul versante comico, infarcito com'è di luoghi comuni e situazioni già viste.
Ci sono tre motivi per vedere questa pellicola: Abatantuono, che però non è il protagonista, ma che comunque riesce a rubare la scena a tutti con i suoi interventi vocali ("Il taxi è giallo dai cinesi che ho schiacciato"; "Nel traffico sono una biscia che rispetta la striscia"; "In effetti piaccio molto alle donne, si nutrono di me"...). Brian DePino (solo il nome, non lo sketch) e la Fenech, che è sempre un bel vedere, anche se è in un ruolo dove risulta assai poco credibile. Tutto il resto (e non è poco) è inutile fuffa riempipellicola. Chi può, vada a doppia velocità soffermandosi su Diego.
MEMORABILE: Diego, tornato nel suo luogo natio: "Qui la sfiga è cittadina onoraria; ha le chiavi del paese"; "Lei è uno che mente; ha il profilo menzognero".
Come tutti sappiamo, all'inizio degli anni 80 la commedia sexy italiana ebbe un lento declino, dando spazio ad altro tipo di tematiche. Questo film di Steno infatti vede la regina del cinema italiano anni '70 (sia a livello di thriller che di commedie), Edwige Fenech, nel ruolo di protagonista, vestita fino al collo. C'è la presenza carismatica di Enrico Maria Salerno, ma soprattutto il Diegone nazionale nel ruolo del tassista (Tango-1), irresistibili i suoi sproloqui. Peccato per la storia, Steno infatti rimane terra terra, ma a volte si ride.
Discontinuo. La storia della Fenech giornalista capace ma sottovalutata è impresentabile, spinta anche da uno strisciante femminismo da 4 lire. Meno male che il terrunciello, preso a piccole/medie dosi, era ancora devastante: il primo "diagolo" in taxi è fantastico, un pezzo abatantuonesco d'antologia. La parentesi "horror" con Di Francesco è curiosa ma c'entra come i cavoli a merenda. Cast di seconde linee sui generis: Franco Bracardi, Martufello e Plinio Fernando (!) conciato da scimmia (tanto per cambiare). Da conoscere, almeno per la prova del Diego.
MEMORABILE: Il fulmineo cameo di Plinio Fernando. Abatantuono: "Ah ho capito, via Veneto, quela di Fellino, la Docce vita, il Vitellone!"
Mi è piaciuto tantissimo. Abatantuono è irresistibile con la sua classica parlata e sforna simpatiche battute. La Fenech è sempre un belvedere con quel fisico pieno e prorompente; perfetto Enrico Maria Salerno e ottima la regia del valido Steno (un po' meno validi saranno i figli negli anni a seguire). Vengono omaggiati/citati personaggi esistenti come la Fallaci (qui chiamata Orietta Fallani) e classici del cinema italiano e non (Shining, Profondo rosso e Il gatto a nove code). Da vedere.
MEMORABILE: Abatantuono: Si toglie la tonaca di Monza.
Film di Steno abbastanza incasinato, con la Fenech protagonista assoluta, affiancata da grandi del nostro cinema come Salerno e Abatantuono. Purtroppo la storia è debole, si ride poco (giusto i soliti giochi di parole del terrunciello) e il ritmo ne risente spesso. Salerno è proprio spaesato, i momenti migliori sono quelli con Mauro Di Francesco che imita il Nicholson di Shining e il discorso delirante di Abatantuono ai suoi compaesani. Comunque evitabile.
MEMORABILE: Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
Non un capolavoro della comicità ma ha i suoi momenti. Abatantuono è molto simpatico, bellissima la Fenech giornalista d'assalto, decisamente adatto Salerno. Tra i momenti voglio citare la scoperta dell'infermiera da parte di Abatantuono e le dichiarazioni di Salerno davanti a un gruppo di suore con tanto di svenimento delle suddette. Non mi convince troppo il finale, ma la valutazione generale è positiva.
MEMORABILE: Il mostro della corsia! Vade retro Saragat!!!
Molto divertente. Steno in pratica rifà La poliziotta, solo accentuando i toni ironici e annullando quasi ogni pretesa di serietà: il risultato è ottimo e la Fenech è a dir poco a suo agio nel ruolo. Tanti i momenti da ricordare: dalle incursioni del solito Abatantuono (in formissima) alle sorprendenti citazioni cinematografiche (palesi quelle di Shining e Profondo rosso, ma c'è spazio anche per Nico Giraldi e altri!); da K.O. le fugaci apparizioni di Antonelli e Plinio Fernando. Ci si diverte, insomma!
MEMORABILE: "Vade retro Saragat!"; il sogno "zozzo" di Ennio Antonelli.
La regina Fenech è un po' più matura, sia nel ruolo che all'anagrafe (rispetto ai più comuni riferimenti), mentre la storia rimane piuttosto acerba e disomogenea. C'è sicuramente l'apprezzabile tentativo di trattare una tematica seria, sviluppata in parallelo alla vena umoristica assicurata dal grande mattatore coi baffi. Il risultato supera di poco la sufficienza; simpaticamente da seguire senza poter ridere troppo, ma subendo comunque l'ultimo fascino del cinema di genere italiano (quello un po' segreto), collocato all'inizio degli anni 80.
MEMORABILE: Lo sfogo del taxista verso i turisti giapponesi, che si inchinano agli improperi!
Commediola sull'emancipazione femminile piuttosto mediocre che vede un ripetitivo ma forse discreto Abbatantuono, un imbalsamato Salerno ed una intraprendente ma limitata Fenech. Boccaccesco ed ai limiti della farsa con situazioni stereotipate che fanno leva sullo slang inimitabile di Diego.
Commedia giornalistica eretta su luoghi comuni (dalla donna in carriera all’happy ending), ma giocata con un tris di carte vincenti: l’eleganza della Fenech, i monologhi di Abatantuono nella sua inconfondibile parlata e la classe che non abbandona mai Salerno, neppure in un contesto ludico apparentemente a lui meno congeniale. La Bosisio fa il verso alla Fallaci, Berling a De Palma e Di Francesco monopolizza una spassosa parodia thrilling con tanto di rielaborazione del tema di Profondo rosso. Nessuna volgarità o scivoloni nel cattivo gusto.
MEMORABILE: La guida ad occhi chiusi di Abatantuono; la citazionista parodia thrilling; il finale in cui Salerno “sceglie” (e scarta) i giornali.
A dispetto delle buone intenzioni (il femminismo, la parodia sul mondo del giornalismo) il film non raggiunge la sufficienza: il soggetto è trito e ritrito (la solita inchiesta sulla sessualità degli italiani) ed è sviluppato male, con una trama spesso ridotta a una serie di scenette e banali luoghi comuni. Si salvano gli interpreti principali, una Fenech tutto sommato all'altezza, Enrico Maria Salerno decisamente credibile e soprattutto un Abatantuono che, da battitore libero, infila una serie di monologhi esilaranti.
MEMORABILE: Abatantuono taxista: "Il taxi è giallo dai cinesi che ho schiacciato"; Enrico Maria Salerno che sceglie di leggere "il buon caro vecchio Topolino".
La giornalista Patrizia per emergere sfida il suo direttore con una scommessa molto spericolata... Steno dirige questa commediola con la mano sinistra. Un’occasione per dare finalmente alla Fenech lo spazio che si merita come attrice e per tentare di strizzare ancora qualche altra goccia di comicità a quel limone già abbondantemente spremuto di Abatantuono. Con la Fenech vince la scommessa, con Abatantuono lasciamo perdere. Un discorso femminista abbozzato, qualche macchietta azzeccata (il regista horror), un paio di battute fulminanti. Un film alimentare.
MEMORABILE: Il bizzarro dialetto italo-pugliese di Abatantuono dopo due minuti stanca, ma la battuta "Vada retro Saragat" è veramente spassosa...
Mi dispiace stroncare questo film ma giuro che dopo mezz'ora ho incominciato a sbadigliare annoiato da questa storiella con la Fenech che deve fare un'inchiesta sul sesso. La si fa incontrare con Abatantuono che storpia tutto in un calembour frenetico visto che Diego è lasciato a ruota libera risultando soffocante ed eccessivo. Fra l'altro a dispetto della locandina Abatantuono non si vede spessissimo. Naturalmente il pasticcio non è nemmeno colpa della regia... Unico momento centrato: la villa con il regista di horror.
MEMORABILE: "Vade retro Saragat!", "Con Il gatto a nove code te lo faccio Profondo rosso", la citazione a Shining.
Sballato, purtroppo, è il film. Non funziona la Fenech come primattrice (fra l'altro fuma di continuo, in maniera quasi insopportabile), né funziona la trama, vista e rivista. Funzionicchia Abatantuono, con qualche monologo azzeccato, mentre Salerno è, ovviamente, bravissimo anche quando pensa solo al portafoglio. Mancano le battute e manca il ritmo. Noioso.
Steno non era certamente uno sprovveduto in termini di comicità e qui mette insieme una commedia gradevole, che riesce a non scivolare eccessivamente nella volgarità gratuita e ha il merito di incastrare insieme un cast di varie estrazioni; brava e bella come sempre la Fenech, impeccabile Salerno (grande attore), spassosissimo Abatantuono, che avrebbe certamente meritato più spazio; folle pure la parodia horror con Di Francesco. Buone le musiche; c'è qualche riempitivo di troppo, ma le gag sono svariate e ci si svaga senza problemi. Non male.
Noiosa, fiacca commedia diretta da Steno che vede protagonista una bella Edwige Fenech e come spalle il "terrunciello" Diego Abatantuono che a tratti risulta essere insostenibile e un Enrico Maria Salerno bravo ma sprecato. Simpatica Liù Bosisio ma si vede per poche scene. Il titolo si riferisce alla descrizione che fa la Fenech dell'italiano medio.
Strano film che cerca di coniugare, con effetto dissonante, una pseudo-inchiesta sulla condizione femminile sul luogo di lavoro (con la Fenech che pare inizialmente pure determinata nel cimentarsi in un ruolo "serio"), intermezzi comici in cui l'attrice interagisce con Abatantuono, parentesi parodistiche (la tremenda sequenza alla Shining) e commedia sentimentale. Ne esce una gran confusione, acuita dalla rumorosa colonna sonora e ben parafrasata dal titolo, professionale e con un cast pieno di bei nomi ma totalmente sconnessa.
Film disomogeneo, la cui sottotrama seria appare un pretesto per sfruttare il periodo d’oro (peraltro in via di esaurimento) della comicità straripante e invadente del “terrunciello” Abatantuono, che qui diverte solo a tratti, risultando spesso irritante. La fulgida Fenech funziona bene in un ruolo più consistente di quelli abituali mentre Salerno, pur professionale, è piuttosto fuori contesto. Inutile e molesta la presenza di Mauro Di Francesco.
MEMORABILE: “Vade retro Saragat!”; Il ritorno di Diego al paesello.
Commedia gradevole, ma solo grazie al personaggio di Abatantuono, che riesce a catturare la scena e a divertire. Quando non c'è lui, invece, il ritmo inevitabilmente cade e tutto il resto è poco credibie, come la Fenech giornalista, Di Francesco finto regista; perfino il bravo Enrico Maria Salerno, che è sempre un piacere vedere recitare, sembra fuori contesto. Demenziale la scena nella casa del regista, ove si omaggia il cinema horror dell'epoca. Atmosfere primi anni Ottanta garantite.
In effetti è proprio il film a essere sballato, gasato, completamente fuso. Parte come commedia giornalistica, con la bellissima Fenech e la sua inchiesta sulle fantasie erotiche italiote. Poi inserisce Abatantuono versione "terrunciello" qui davvero scatenato e persino parentesi horror con citazioni da Shining, Profondo rosso e persino L'aldilà di Fulci. Però inspiegabilmente trovo la pellicola davvero divertente, la rivedo sempre con piacere e a ogni visione mi colpiscono nuove idee e trovate comiche.
MEMORABILE: Salerno versione Eugenio Scalfari; La Bosisio versione Oriana Fallaci; "Il mostro della corsia!"; "Vade retro Saragat!".
Alla fine del film l'impressione è quella di un pasticcio di idee, con una sceneggiatura palesemente modificata in funzione delle mode del momento (Abatantuono "terrunciello" fagocita tutta l'attenzione) con protagonista la burrosa Fenech nei panni - non propriamente convincenti - di cronista ambiziosa e femminista che Steno... spoglia ugualmente. Salerno riesce a mantenere sempre alto il suo livello recitativo, ma la sensazione di "perle ai porci" in un simile contesto si palesa senza troppa fatica (Scuola di ladri docet...).
La Fenech toglie il fiato, su questo non si discute e qui dà anche prova di saper reggere il ruolo di protagonista. Abatantuono fa Abatantuono ma è poco più di un effetto speciale, l'altro ruolo centrale è invece quello di Salerno, che s'innalza una spanna sopra tutti. La "signora Pina" Fallaci è divertente, Di Francesco che fa Jack Torrance molto meno. Alcune gag sono francamente infantili e soprattutto abusate ma nel complesso il film si lascia seguire e Diegone (solo lui) qualche risata la strappa. Steno ha fatto di meglio.
Pellicola comica di inizio anni Ottanta che vede stranamente la Fenech come protagonista: tutto sommato, malgrado non sfoggi seni e deretani, si difende bene, anche se a volte risulta un po' ridondante. Abatantuono fa il suo "sporco" lavoro in qualità di "terruncello" mentre Enrico Maria Salerno risulta sprecato nel ruolo assegnatogli. Tutto sommato la pellicola è discreta, benché i fan di Abatantuano rimarranno delusi dalla marginalità del suo personaggio.
MEMORABILE: La scena horror dello psicopatico Di Francesco che vuole approfittare della Fenech con i manifesti dei film horror tra cui spicca L'aldilà di Fulci.
Una bella giornalista fa una scommessa col suo direttore che dubita della sua capacità di scrivere un'inchiesta. La simpatia e lo strano accento di Diego Abbatantuono a tratti divertono, la Fenech è meno spogliata e più spigliata del solito; si cerca di arricchire con qualche elemento fantasioso una sceneggiatura elementare ma ciò non basta a rendere il film sufficiente.
Giornalista di cronaca rosa punta a fare inchiesta. Il tema dell'emancipazione femminile (fuori tempo massimo) dà un filo di costrutto affiancando quello giornalistico. I comizi pasoliniani erano un'altra cosa, anche se Steno cerca di non finire nel becero. La Fenech si mostra poco anche se le tocca il ruolo classico di donna oggetto. Abatantuono viene sovraesposto (pessimo il ritorno al paese) e la chiusura matrimoniale denota totale mancanza di idee. Per ravvivare viene inserita la parentesi horror, coi suoi ovvi limiti.
MEMORABILE: La Fenech urlante nel bagno; Topolino; Indira Gandhi al telefono.
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DiscussioneZender • 26/10/09 20:17 Capo scrivano - 47698 interventi
Io il film non lo ricordo affatto, in questo momento, ma il cast l'avevo copiato dal Mereghetti (al tempo), perché vedo che sul Mereghetti è proprio scritto anche nell'ultima edizione GIORGIO Bracardi. Sei sicuro che Giorgio Bracardi non ci sia nel film, Cangaceiro?
DiscussioneCangaceiro • 26/10/09 22:08 Call center Davinotti - 739 interventi
Zender ebbe a dire: Io il film non lo ricordo affatto, in questo momento, ma il cast l'avevo copiato dal Mereghetti (al tempo), perché vedo che sul Mereghetti è proprio scritto anche nell'ultima edizione GIORGIO Bracardi. Sei sicuro che Giorgio Bracardi non ci sia nel film, Cangaceiro? Appena ti ho letto sono andato velocemente a ricontrollare.
Di Giorgio Bracardi non c'è traccia, però c'è Franco, il pianista del Costanzo Show tanto per esser chiari al 100%.
Non so se sia possibile, ma è probabile che Mereghetti si sia sbagliato.
DiscussioneZender • 27/10/09 09:32 Capo scrivano - 47698 interventi
Eh eh, che il Mereghetti si sia sbagliato è possibile, ovviamente :)
Conosco bene Franco Bracardi, e a 'sto punto, visto che hai ricontrollato, lo sostituirò a Giorgio.
Comprensibile divagazione del "terruncello", un Abatantuono prima maniera, posto di fronte al pensiero di un incontro intimo con la Fenech:
"La prendo, la 'nceppo, la ribalto, me la rivolto, me la avvolgo attorno a me come fosse un pitone, come un seppente baobab, tutta scarnifulenta, me la aggravuglio, me la sgranocchio come l'osso d'un pollo... Arena."
"Il mio sogno è quello di avere un piccolo incidente co taxi, lugicamente senza rovinare il taxi, e di essere ricoverato di conseguenza all'ospetalo.
Una volta all'ospetalo, dentro il mio lettuccio, spunta come pè incanto una suora bella, di una bellezza apucalittica, con un volto islamico e assurdo al tempo stesso.
Tra noi c'è uno sguardo di sensuale e animalesca puteeeenza.
La suora perde il controllo del suo coppo, e inizia a fa i spugliament!"
Ducho (Diego Abatantuono)
HomevideoXtron • 23/02/12 21:43 Servizio caffè - 2147 interventi
Il dvd Alan Young
Audio italiano mono e 5.1
Sottotitoli in italiano
Formato video 1.85:1 anamorfico
Durata 1h32m19s
Extra: Galleria fotografica
Durante la scena nella villa del regista, dove Di Francesco rincorre la Fenech e si vedono una serie di omaggi a Shining, con in sottofondo una musica che a sua volta omaggia i Goblin, in particolare i motivi di Zombi e Profondo Rosso, sono visibili anche due manifesti: uno per l'appunto di Shining...
...e un secondo, molto più strappato e più sfuggente, de L'Aldilà ... di Fulci (con la Fenech che ripete la stessa espressione del manifesto):