Fernando Di Leo torna dalle parti del suo capolavoro MILANO CALIBRO 9 per un noir come sempre di un certo effetto ma questa volta inspiegabilmente carente nella direzione degli attori. E’ soprattutto il protagonista Claudio Cassinelli (nel film Guido Mauri, detto “L'uomo d'acciaio”) a deludere le aspettative con una performance sottotono, per nulla convincente. Il suo personaggio, troppo arrendevole per essere quello di cui tanto bene si parlava nell'ambiente, è poco incisivo: sembra leggere il copione senza interpretarlo. Ed è un peccato, perché la storia, se solo fosse spiegata in maniera...Leggi tutto chiara, non sarebbe affatto male e propone un finale entusiasmante, dal punto di vista dell'originalità e della tensione. Eppure anche il solito, grande Vittorio Caprioli (qui è il commissario Russo), non pare riuscire a dare al suo personaggio la quantità di sfumature ironiche vista nelle altre sue apparizioni. E’ il segno che qualcosa non va: non c'è più la grandeur dei primi lavori, la forza dirompente vista ne IL BOSS, MILANO CALIBRO 9 ma anche nel sottovalutato IL POLIZIOTTO E’ MARCIO. E’ vero, non è richiesta, visto il carattere decadente, sommesso, del film, ma la ristrettezza del budget genera discutibili scelte scenografiche, per un'idea che avrebbe meritato di più. Penalizzano molto anche alcune ingenuità nella sceneggiatura, quasi come se quest'ultima fosse stata un po' tirata via. Invece non sempre è così, basta vedere come è ben studiata la figura del braccio destro (Pier Paolo Capponi) del superboss Rizzo (Martin Balsam): un uomo feroce, spietato, deciso anticipatore delle “Iene” di Tarantino (che ha sempre detto di amare molto il cinema di Di Leo). I numeri per fare un altro ottimo noir c'erano, ma questa volta Fernando si è fermato a metà.
Un ladro finisce in galera per una "soffiata". Uscito cerca vendetta, ma le cose non stanno esattamente come crede lui. Bel film noir, livido al punto giusto, con un Cassinelli in discreta forma nel costruire un personaggio atipico molto interessante. Merito anche di una sceneggiatura e di una regia decisamente superiori alla media. Decisamente da rivalutare.
Per me è un bel film, solido e con una coppia di attori che personalmente adoro (Cassinelli e Capponi) nonché le solite ottime caratterizzazioni tipiche in molte pellicole del regista pugliese; però c'è anche da dire che la storia sembra più che altro una variazione sul tema di Milano calibro 9 e non brilla certo per originalità. Comunque, chi ha amato i lavori precedenti di Di Leo nel genere noir non può non apprezzare almeno in parte questo film, per certi versi l'ultimo a non deludere su tutta la linea.
Remake rovesciato di Milano calibro 9: se Ugo Piazza era un dritto davanti al quale ci si levava il cappello, Guido Mauri è invece un perdente, un ottuso ci rimette onore e orgoglio. Dosando noir e melodramma Di Leo persegue l’anticonvenzionalità sia nel delineare questo antieroe autodistruttivo suo malgrado, sia nell’epilogo sulle ferree leggi della malavita. Alla carente prova del monocorde Cassinelli sopperiscono l’umano Caprioli, il belluino Capponi, la controllatissima guest-star Balsam e Reale (è lui il vero “uomo d’acciaio”), probabilmente nel ruolo più importante della sua carriera.
MEMORABILE: L’attacco alla corriera e il blitz controffensivo di Cassinelli; la crocifissione di Reale; il discorso di Balsam al mattatoio.
Tardivo esemplare di noir italiano, il film ripropone l'intero universo del regista (che infatti pure sceneggia) con inappuntabili momenti di efficacia stilistica, apprezzati a suo tempo da critici spesso avversi al genere. Di Leo si appoggia su un cast tecnico artistico di fiducia e può contare su caratteri ben rappresentati dall'efficace gruppo di interpreti. Il ritmo meno incalzante di alcuni suoi lavori precedenti nuoce, parzialmente, sul risultato finale e, con buona probabilità, sul pubblico dell'epoca che in gran parte disertò le sale.
Ipotetico seguito di Milano calibro 9 il film inizia dove il precedente era terminato, con il famigerato mozzicone di sigaretta fumante. Purtroppo rispetto all'originale si osserva un interprete, Cassinelli, ben lontano dal ruggito recitativo di Moschin e la storia, nonostante presenti alcuni spunti da non sottovalutare, si mostra meno coesa e in certe forme financo ripetitiva. Il film uscì nelle sale il giorno della strage di via Fani a Roma e il suo successo ne fu ampiamente compromesso.
Amaro noir di Di Leo, teso ed asciutto come è nel suo stile, ma non del tutto riuscito. La sceneggiatura è di valore, controcorrente ed originale, il film ha un suo equilibrio, senza troppe sbavature, eppure risulta nel complesso faticoso da seguire, mancando di scorrevolezza. Se l'interpretazione di Capponi è da fuoriclasse, la scelta del povero Cassinelli quale protagonista lascia interdetti tale è la inespressività della sua prova. Valido l'accompagnamento di Bacalov. "Conforme!", senz'altro da vedere, non però tra i migliori.
Sarà che sono una neofita del genere ed ho l'entusiasmo dei neofiti, ma questo film mi è piaciuto molto. E' un poliziesco all'italiana (ok: un poliziottesco), ma ha la malinconia e la forte vena fatalistica dei noir: destino cinico e baro, quello del Montecristo-Guido Mauri. L'idea è bella, la realizzazione è dignitosa: Cassinelli più che "uomo d'acciaio" è un ciocco di legno, ma fan faville lo scagnozzo Capponi (rozzamente feroce), e il mega boss Martin Balsam (sottilmente feroce): è sua la vendetta più imprevedibile, eppure... "conforme"!
MEMORABILE: Il match Capponi-Cassineli in salotto, davanti alla Bouchet in sottoveste, la violenza della lotta tra uomini, la passività della donna seminuda...
Una fotografia sbiadita che ricorda quella dei fotoromanzi in bianco e nero per una mediocre pellicola poliziesca in cui forse l'unica cosa che resta in mente (comunque kitsch) è la Bouchet in costume in un locale che balla e canta "Shock me", un'intera canzone il cui testo è formato da sole due parole ("Shock me" appunto). Scene girate frettolosamente, senza un minimo di tensione. Anonimo.
Seppure inferiore agli ottimi Milano calibro 9, La città sconvolta e Il boss è comunque un film validissimo. Ottima la prova di tutto il cast, con menzione particolare per il mitico Capponi, che dopo aver interpretato un calabrese verace nel Boss qui si trasforma in un rozzo e manesco "guappo" ma dalla parlantina particolare. Mi ha un po' deluso il finale, davvero troppo romanzato. Oltre la sufficienza.
Ingeneroso definirlo una "brutta copia" dei capolavori precedenti. Di Leo qui realizza, con due lire, uno dei suoi film più personali e autoriali, dalla sceneggiatura sorprendente. In un mitico far west metropolitano (dove i ragazzini tradiscono ma i veri uomini no) ritroviamo i margini della mala zoppi che gestiscono un garage e zoccole che ballano su un cubo. La fotografia smorta e la musica intimista di Bacalov aumentano il fascino del clima dolente e Cassinelli (con la sua vera voce) è perfetto, checche se ne dica, come "loser".
MEMORABILE: Le battute migliori se le tiene Capponi: "è conforme? Conforme! "; "Io non ho mai sentito di uno di cui si parla tanto bene... e che si deve uccidere! "
Bel noir di Fernando Di Leo, di gradevolissimo intrattenimento con alcune scene notevoli e alcune interpretazioni (nel caso di Pier Paolo Capponi e Caprioli) di livello altissimo; Cassinelli invece delude. Musiche ben orchestrate dal maestro Bacalov.
È un film gradevole, perché tutto è a dimensione d'uomo, cioè rappresentato senza enfasi. Cassinelli è impagabile col suo stile di recitazione antiaccademica e coinvolgente. Il soggetto del film è stupendo perché riesce a spiazzare lo spettatore, che fino all'ultimo è portato a credere che la sete di vendetta del protagonista sia giustificata. Una volta tanto, non è il punto di vista dell'eroe positivo a prevalere ma la visione d'insieme, che si compone solo alla fine del film. Ottima anche la prova di Capponi. Straordinario il finale.
Ennesima prova di vigore cinematografico, pur in un prodotto per certi versi succedaneo, del Don Siegel nostrano. Per lunghi tratti il film è affilato come una sciabola e Di Leo è ingegnoso nel farci empatizzare col melvilliano silenzioso antieroe di Cassinelli, facendoci però al contempo annusar il bruciato dietro la sua melodrammatica vendetta. Nel cast giganteggia il gergo animalesco di Capponi, ma restan memorabili pure la faccia da Cristo in croce di Reale e la sicumera mafiosa di Balsam. Finale ideologicamente retrivo e lambiccato filmicamente.
MEMORABILE: Barbara Bouchet che si esibisce sul cubo in "Shock dance" (per il resto un po' imbolsita); La crocifissione di Reale ad opera di Capponi; Conforme!?
Il validissimo finale riscatta totalmente o quasi l'abbondante ora e mezza di noir piatto (anche se mai ingenuo). Immane prova del solito Martin Balsam nel ruolo dell'uomo d'onore prima che del gangster, buone le altre se si eccettua quella dell'impenetrabile protagonista. Nelle figure dei personaggi, inoltre, si riconoscono gli stereotipi cari a Di Leo che, su tutti, torna ad attualizzare quello della dark lady Barbara Bouchet.
Non tra i migliori di Di Leo, ma comunque un noir/poliziesco di buona fattura, di poco inferiore al precedente Il poliziotto è marcio. La storia, seppur in principio un po' confusa, ingrana dopo una mezz'ora e da lì in poi il film è più che godibile; sempre bravissimo Caprioli, monoespressivo Cassinelli (ma probabilmente anche per entrare nel personaggio), calati nella parte Capponi e Reale, un po' sottotono la Bouchet. Il ritmo è scorrevole; non manca una certa violenza e il tocco di Di Leo è decisamente presente. Non fondamentale, ma bello.
Forse il film più sottovalutato di Di Leo, ma a mio avviso l'ultimo vero acuto del regista, il cui tocco si avverte nei dialoghi (quasi mai banali) e in almeno un paio di sequenze di alta scuola. Cassinelli è un singolare antieroe che sbaglia quasi tutto, Balsam un magnifico uomo d'onore, Capponi il suo violento e ottuso braccio destro, la Bouchet una dark lady passibile di redenzione, Caprioli fa il commissario istrionico come in La città sconvolta. Una sorta di Milano calibro 9 meno enfatico, ma decadente non significa deludente.
MEMORABILE: Le scene al commissariato; "È conforme? "; La crocifissione; La lotta tra Cassinelli e Capponi sotto gli occhi della Bouchet; Il finale.
Per emozioni, violenza, sorprese e colpi di scena è il miglior Di Leo; magari tocca vederlo due volte per disintossicarsi dalle troppe analogie con Milano Calibro 9... Come per incanto si ricomincia con un mozzicone acceso su un portacenere (fortuna che stavolta l'ambientazione è a Roma). Molto bravi Balsam e Capponi che però non raggiungono Stander e Adorf. Per farla breve ci sono 7-8 scene più che all'altezza della situazione, ma è un po' come Argento, che dopo sei film di platino pur restando di alta qualità non è più stato apprezzato; così Di Leo.
MEMORABILE: La crocifissione; La scena del pullman con quel che segue; Il doppio traviamento finale.
Le carte in tavola per tirare fuori il filmone c'erano tutte, ma il qui imbambolatissimo Cassinelli, i continui deja-vu (Milano calibro 9 in primis) e una regia meno brillante che in passato ancorano il tutto a livelli che non vanno oltre il discreto. Ed è un peccato, perché la sceneggiatura è ritmata e non priva di buoni colpi di scena, il cast offre 3 o 4 prestazioni memorabili (Capponi, Balsam, Caprioli e forse anche Reale) e il finale regala un'intensità inattesa, oltre a non scadere nello scontato. Niente male, ma poteva essere meglio.
Fiacco prodotto di genere dove Di Leo, qui in tono minore, insiste troppo sul tema della vendetta e controvendetta; il film si avvita così inutilmente su questo canovaccio rendendolo monotono e limitato, pur con un finale interessante. Anche gli attori sembrano poco convinti: Cassinelli è stralunato e assente, Balsam e Caprioli hanno fatto di meglio. Si salva un ottimo Capponi, tignoso braccio destro del boss.
Non sarà ai livelli altissimi di Milano Calibro 9, ma devo dire che è comunque un bel noir, questo di Di Leo. Una storia interessante, ben sceneggiata, piena di ritmo e tanta azione. Inoltre Di Leo dirige davvero molto bene e alcune sequenze sono magistrali. Cassinelli invece delude parecchio, mentre sono ottime le interpretazioni di Pier Paolo Capponi, di Caprioli (il suo personaggio è di un'umanità straordinaria) e in parte di Balsam. Splendida la Bouchet e le musiche del M° Bacalov.
MEMORABILE: L'attacco alla corriera con quel che ne segue; La crocifissione di Reale; Le scene al commissariato; Il finale.
Di Leo ribalta la prospettiva di Milano calibro 9 e crea un'altro noir interessante e avvincente, forse anche più ritmato di alcune sue prove precedenti (vedi Il boss). Cassinelli è il perfetto volto della vendetta (sebbene fallace), ma meglio di lui fanno egregi comprimari come Balsam, Capponi e Caprioli. Qualche buona scazzottata e la colonna sonora di Bacalov aiutano ad arrivare alla fine soddisfatti.
Davvero riuscito; inquadrature e montaggio fenomenali. La colonna sonora di Bacalov coinvolge lo spettatore e ti resta impressa anche dopo i titoli di coda. I dialoghi non sono eccezionali, ma si inseriscono alla perfezione nella narrazione. Vendette, rivalità, cazzotti, mala... C'è proprio tutto, in questo film.
MEMORABILE: La scazzottata di quasi quattro minuti tra Capponi e Cassinelli.
Strepitoso e intrigante, racconta la contrapposizione tra due balordi (un delinquente, interpretato da Cassinelli e un boss, Martin Balsam). Le vicende dei due vengono raccontate dalla regia di Di Leo mediante continue inquadrature e primi piani dei protagonisti; anche l'ottima musica di Bacalov contribuisce a "riempire" le scene, considerato che lo sfondo (città, interni) è quasi totalmente trascurato e assente. Bravissimi i protagonisti ma anche i gregari (specie l'irritante Capponi). Da vedere senza se e senza ma!
Noir in pieno stile Di Leo, carico di quella cupa rassegnazione che caratterizza i perdenti nei film del regista pugliese, per cui le cose non sono quasi mai come sembrano. Regia sobria ma molto attenta, script rigoroso e di livello mentre nel cast accanto ad alcune ottime conferme (Capponi, Caprioli) qualche elemento, Cassinelli su tutti ma non solo, sembra aver sbagliato film e non entra mai davvero nel suo personaggio. Notevoli le musiche di Bacalov e la luminosa fotografia di Gerardi. Un buon film di genere, sicuramente sopra la media.
Se non fosse per Martin Balsam e Vittorio Caprioli, poc'altro ci sarebbe da menzionare in questo prodotto "mafia-e-dintorni" in cui un ex-galeotto, appena uscito di prigione si prodiga per realizzare la propria spietata vendetta. Cassinelli offre il solito volto spiritato (ma comunque originale), mentre Capponi qui si danna in un ruolo soprendentemente da cattivo. Il finale da mammasantissima, ad alto tasso di pathos, ne eleva il valore complessivo.
MEMORABILE: Lo shake forsennato di una quasi scheletrica Barbara Bouchet.
Ultimo grande noir del maestro Di Leo, sia pure in tono minore, centrato su un protagonista spento e rassegnato (il monocorde Cassinelli), poco carismatico rispetto ai suoi antagonisti (il boss Balsam e soprattutto Capponi, tanto affabile quanto ferino), ma anche rispetto ai comprimari (il grintoso Reale e l’umano Caprioli). L’ultima mezz’ora corona egregiamente una sceneggiatura poco convenzionale, combinando con equilibrio violenza, ironia e toni crepuscolari.
MEMORABILE: “È conforme?”; La crocifissione; L’incontro del commissario con l’avvocato di Rizzo; La violentissima lotta tra Tony e Guido; Il finale.
Indiscutibile il talento di Di Leo in regia, ma il suo meglio l'aveva già dato: a partire dall'incipit, siamo lontani dal fascino della trilogia del Milieu da cui pesca a piene mani, dando alla prima ora del film un forte senso di "già visto". Cassinelli ha il carisma di una pietra, spadroneggiano in scena invece un ispirato Capponi e nelle retrovie Caprioli. Buono il finale e stupende le melodie di Luis Bacalov.
MEMORABILE: "Se ti metti d'accordo con me te la cavi con le stimmate come San Francesco... è conforme?!"
L'ultimo noir del grande Di Leo vede come in Milano calibro 9 la vendetta di un uomo contro un boss. Solo che stavolta la storia avrà un epilogo diverso. Il protagonista Claudio Cassinelli è ben poco incisivo; molto meglio un Capponi cattivissimo. Balsam e Caprioli lavorano d'esperienza. Sempre notevoli le musiche di Bacalov. Non un capolavoro ma sicuramente un buon film.
Di Leo dirige ottimamente un film molto movimentato, che fa degli inganni e delle rapine di diamanti il suo fulcro principale avvalendosi di un cast a dir poco perfetto, capeggiato dai bravissimi Cassinelli e Balsam. I momenti di tensione non mancano di certo, la sceneggiatura brillante fa scorrere la storia con velocità; il tutto è scandito da una colonna sonora molto piacevole che accompagna le varie fasi del film. Ci sono anche situazioni macchiettistiche tipiche del genere che andava in voga in quegli anni, in particolare il commissario sopra le righe, molto divertente.
Di Leo dirige in maniera pressoché perfetta un noir dell’ultima parte dei 70s riuscendo nell'impresa, tutt'altro che semplice, di replicare qualitativamente lavori svolti qualche anno prima, in pieno “boom” del filone. Una storia semplice, ma con risvolti appassionanti, sostenuta da un buon ritmo e da qualche colpo di scena non scontato. Riprese sempre azzeccate e un'atmosfera che rappresenta in modo perfetto il pericoloso sistema in cui i personaggi hanno scelto di appartenere. Il finale emozionante che va oltre ogni attesa lo eleva ai ranghi di grande cinema.
MEMORABILE: I chiodi nelle mani; Lo scontro fisico tra i due nemici, a casa di lei; L'incredibile finale.
Non fosse arrivato dopo, meriterebbe qualcosa in più; purtroppo però appare da subito un poor's men Milano calibro 9, con attori molto meno azzeccati (e probabilmente meno bravi), una storia e anche una messa in scena (musica inclusa) del tutto derivative dall'inarrivabile predecessore. Cassinelli è bravo ma non è Moschin, Balsam fa il suo, Caprioli esagera in ogni scena e diventa macchiettistico. Il resto è abbastanza ordinario e rientra nei cliché del genere. La visione rafforza la tesi che Di Leo abbia "azzeccato" due film notevoli (MC9 e La mala ordina), il resto è trascurabile.
Imbarazzante. Il protagonista più sbagliato possibile, incredibile nella sua lenta passività e peggiorato da una voce che ricorda la comicità surreale di Pozzetto. Troppi momenti che sembrano, più che una ripetizione di sé stessi, la parodia di sé stessi: il ballo della Bouchet, Capponi che cerca di imitare Adorf senza averne la grandezza, lo stesso Capponi che in compagnia attende Cassinelli appena uscito dal carcere. Snodi, poi, di una faciloneria incredibile: Cassinelli che fa fuori i due pedinatori come se nulla fosse, la linea telefonica di Rizzo cui lui risponde personalmente!
MEMORABILE: L'assurdo avvocato con cadenza veneta, testimonianza che l'umorismo non era nelle corde di Di Leo.
L'ultimo film veramente degno di nota del regista pugliese. Di Leo gira in ristrettezza di mezzi una sorta di remake di Milano Calibro 9 in salsa romana (con alcuni rimandi a La mala ordina) che paga relativamente poco nel confronto con l'originale: la storia è avvincente, con alcune sequenze memorabili, e la maestria del regista nell'orchestrare il crescendo finale è lodevole. Nel cast Cassinelli un po' anonimo, Capponi si ispira al Musco di Adorf gigioneggiando un po' troppo, Bouche, Balsam e Caprioli (il migliore) sono le solite garanzie. Indispensabili le musiche di Bacalov.
MEMORABILE: L'assalto alla corriera; La crocifissione; La scazzottata tra Cassinelli e Capponi; Il finale al mattatoio.
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Concordo con la definzione di Gugly, con la sola eccezione delle motivazioni che la spingono ad agire. Per me, mai a fin di bene ma sempre e solo per tornaconto personale.
DiscussioneFauno • 28/05/13 20:21 Contratto a progetto - 2743 interventi
Ok,grazie a tutti e due per il chiarimento. FAUNO.
E' esattamente la stessa definizione che avrei dato anch'io. Sul colore dei capelli della Bouchet mi sono permesso di fare una battuta infima, lo ammetto... :)))
Una parte della colonna sonora,mi pare la scena dell'assalto alla corriera è clamorosamente copiato in Virus di Bruno Mattei
DiscussioneAlex75 • 15/04/19 18:45 Call center Davinotti - 709 interventi
Il Dandi ebbe a dire: Beh, fatti dunque portavoce dei miei sinceri apprezzamenti a tutto lo staff;)
Ricordo anni fa, nei primi tempi, quando ancora non c'erano le locations o le ost ma solo un database di film, Pollanet Squad fu la mia preziona bibbia per scoprire molti dei titoli più nascosti. Grazie, Pollanet!
Ancora oggi Pollanet Squad è, secondo me, un punto di riferimento per i cultori del poliziesco all'italiana (e dei generi collaterali) e per chiunque voglia addentrarsi in questa filmografia.Nelle schede dedicate ai film traspare la passione e la competenza dello staff.
DiscussioneAlex75 • 15/04/19 18:50 Call center Davinotti - 709 interventi
Come altri film di Fernando di Leo, anche questo presenta molta pubblicità più o meno occulta. Qui abbondano i manifesti del Crodino e delle bevande Crodo (se ne vede uno persino nell'officina di Marco) e a metà del film Guido chiama Marco da un telefono pubblico con un manifesto del Brancamenta in bella vista sul muro.