Per la serie "chi è più pulito ha la rogna", in questo film, tratto da una storia tristemente vera, si assiste a un'inquietante sfilata di personaggi corrotti, senza scrupoli; e per ora parlo solo di funzionari pubblici, del sindaco e di magistrati cacasotto. Dopodichè ci sono le varie famiglie camorriste, che un giorno si rispettano e il giorno dopo si scannano, dando vita a sparatorie da far-west. In mezzo, si trova un giovane giornalista che tenta di scrivere ciò che succede, a suo rischio e pericolo. Meno vero e coinvolgente di Gomorra, ha però il pregio di descrivere chiaramente i fatti.
MEMORABILE: Un ragazzo, con la maglia numero 10 del Napoli, inseguito, gambizzato e poi ucciso, proprio mentre il Napoli segna.
Più che il racconto biografico della storia di Giancarlo Siani si tratta di un'opera di denuncia sulla realtà della camorra e su come sia invischiata con politica e legge; sovrana di un mondo in cui ogni onesto cittadino colpevole solo di fare il proprio mestiere rischia di diventare suo malgrado eroe e martire. Complessivamente ben costruito, forse la necessità di testimoniare impedisce di sviluppare appieno alcuni personaggi, che sullo schermo appaiono limitati a simboli del mondo che si vuole rappresentare. Critica sociale appena accennata.
Bello questo film di Risi, che descrive la tragica immutabilità delle reticenze italiane. Gli schiavi ed i vili complici delle organizzazioni criminali vivono rintanati nelle anguste sale del comune (dove smerciano mazzette non solo metaforicamente "grondanti" sangue), nelle strette sale giochi da sottoproletariato, nelle statiche cortine di fumo di sigaretta della redazione giornalistica, nei barocchi appartamenti del Boss. Il realismo non è quello da Reportage di Gomorra, ma le buone interpretazioni di De Rienzo e Pecci lo rendono agile e credibile.
MEMORABILE: "Siamo l'unico paese in cui si arriva sempre tardi".
Non semplicemente l'ennesimo film sulla camorra, ma la storia di un ragazzo che cerca la verità (quasi un Saviano ante litteram) e paga questa ricerca con la vita. Uno dei film migliori di Marco Risi viene realizzato mediante una riuscita ricostruzione ambientale dei luoghi e dei personaggi narrati e sopratutto con un bel ritratto del protagonista, ottimamente interpretato da Libero De Rienzo.
Gli ultimi giorni di vita di Giancarlo Siani: da praticante "abusivo" a giornalista (o quasi) de Il Mattino fino al suo assassinio. Convincente ed emozionante, può contare sulla bella regia di Risi (che finalmente torna al cinema d'impegno civile) che sceglie la via della sobrietà ed evita le trappole del patetico e quelle agiografiche. Ne viene fuori un ritratto pudico e riuscito di un ragazzo comune, ingenuo e perbene cui dà il volto in maniera davvero efficace un bravissimo Libero De Rienzo. Tante belle scene e tanti caratteristi napoletani.
MEMORABILE: L'espressione di Siani, a metà tra un sorriso triste ed una smorfia stupita, prima di morire. Il parallelo tra consiglio comunale e camorristico.
Non un eroe ma un semplice ragazzo che voleva fare il giornalista: già solo per questo onesto messaggio questa pellicola di Risi dovrebbe girare le scuole e magari le case italiane. Il film è piacevole, De Rienzo ben rende l'idea del non-eroe mentre i contraltari hanno un piacevole sapore di cinema anni 70 (Gallo davvero meglio come attore drammatico che comico con Salemme, Fantastichini perfetto sulla sua auto elettrica da golf!) Alla fine la pellicola risulta leggera con un cuore corposo: davvero non poco di questi tempi.
Fortapàsc mi ha convinto, è fatto con il cuore. Guardate che è difficile trattare certe cose: la camorra non è la mafia; è l'omerta, questo è. Ci sono voluti dodici anni per scoprire la verità. Siani ragazzo del Vomero viene catapultato nel mondo della camorra ai tempi di Bardellino, Gionta, Alfieri, Nuvoletta e amici, che è come trovarsi nel pieno di una tempesta perfetta con un granata piantata sappiamo dove. Siani, con l'incoscenza della sua età sfida sapendo di rischiare, piccolo, grande UOMO.
MEMORABILE: Quando Valentino Gionta non riesce a strozzare "un nemico", perché troppo robusto.
Sei un giovane giornalista precario. Hai la tua vita, i tuoi amori, le tue amicizie. Ma vivi a Torre Annunziata e questo può creare dei problemi. Quali siano lo vediamo attraverso lo sguardo pulito di un bravo Libero de Rienzo ottimamente diretto da Marco Risi, che non indugia in atmosfere patinate ma costruisce, in un'ideale endiadi con Gomorra, una storia da ricordare soprattutto per gli under 25. Unici difetti (a mio parere) la voce off e l'interpretazione troppo carica di Fantastichini. Ma è poca cosa.
MEMORABILE: L'incredibile pretore Rosone, tanto vero e tanto falso, in ogni senso.
Storia su un giornalista napoletano de Il mattino di Torre Annunziata. Film che non ha lo spessore dei vari film italiani di denuncia tipo Gomorra o i film di Rosi. Le migliori scene sono quelle con i gruppi camorristi che s'azzuffano, mentre quelle che cancellerei sono quelle fra il giornalista e la fidanzata.
Decisamente un film ben strutturato con un Marco Risi che non scade nei soliti luoghi comuni sulla camorra e su tutto ciò che la circonda. La fa vedere così come è nella realtà. Memorabile la scena dell'agguato con cui cercano di uccidere Valentino Gionta. Peccato però che la recitazione di De Rienzo, a mio modestissimo avviso, lasci un po' a desiderare. Scelto forse più per la somiglianza con Siani. Altro punto negativo è che, facendo casting, si è pescato troppo tra gli interpreti di Gomorra. Si rischia la confusione tra i ruoli.
Biografia di Giancarlo Siani, giornalista napoletano che si impegnò a fronteggiare la camorra e ne fu poi ucciso. La si viene raccontata con quello stile quasi "frivolo" che ha caratterizzato per di più il cinema italiano negli ultimi anni. Superficiale, tende molto a mostrarci la normalità di Siani piuttosto di quel che realmente fece. Bravo De Rienzo. Si aspettava qualcosa di più da Risi.
Storia di Giancarlo Siani, giornalista napoletano morto per mano della camorra. Raccontato con l'intenzione di far emergenze la personalità di un giovane più che ribelle, genuino tentato dal dire la verità senza nascondersi come le istituzioni. Poca volontà di scavare più nel profondo di una società corrotta e poco chiara. Ottima prova di Libero De Rienzo.
MEMORABILE: "giornalista impiegati" e "giornalisti giornalisti"
Voglia d'avventura e di far bene il mestiere di giornalista, che con Alfieri e Gionta non è consentito: questo il Siani di Marco Risi tornato al cinema impegnato, bravissimo nel rendere il tratto antieroico e di senso civile del giovane cronista, sorprendente in certe scene (la strage del circolo dei pescatori, il montaggio parallelo fra consiglio comunale e vertice di camorra), incapace di non far scivolare nel posticcio la parte sentimentale con la Lodovini. De Rienzo credibile, Mahieux e Carpentieri eccellenti, Fantastichini forse eccessivo.
Un film onesto, direi nella media. Marco Risi racconta le vicende di Siani attingendo alla casistica del genere ma è bravo a non spingere sul versante della drammatizzazione fine a sé stessa. Il racconto parte a luci spente ma proseguendo si capisce la situazione di progressivo isolamento che il giovane praticante (promosso giornalista solo per toglierselo di mezzo) dovrà affrontare. Discreto De Rienzo, sprecati Fantastichini e la Lodovini.
MEMORABILE: Vedi, esistono i "giornalisti giornalisti" e i "giornalisti impiegati". Io appartengo ai secondi e tengo la casa, la macchina e pure un cane.
Giancarlo Siani è morto a 26 anni perché scriveva quello che vedeva e che nessun altro voleva scrivere. Dalla sua Mehari sgarrupata, come Saviano dal motorino, vedeva più delle grandi firme in panciolle nelle redazioni. Forse perché entrambi, precari e abusivi, non potevano ambire a un posto da "giornalisti impiegati" e si sono rassegnati a fare i giornalisti e basta. Il film è bello e leggero, non calca la mano e non disegna santini (ché tanto Siani è un eroe civile nei fatti). Bravissimo e mimetico De Rienzo.
Il punto debole del film è la recitazione fiacca e a tratti approssimativa del protagonista Libero De Rienzo, che veste i panni dell'eroico giornalista Giancarlo Siani, ucciso a sangue freddo per aver ficcato il naso nelle faccende della camorra anni '80. Una macchina registica un po' stanca con momenti espressivi talora retorici procede verso un finale inevitabilmente tragico. Molto lontani i tempi felici de Il muro di gomma, dove al desiderio di denuncia morale si associava una indiscutibile ricercatezza stilistica.
Dopo alcune prove non troppo felici, Risi torna a dare il suo meglio nel cinema di denuncia. Evitando di cadere nell'agiografia e nei facili stereotipi sulla camorra, costruisce con sincerità il ritratto di un giovane normalissimo diventato eroe suo malgrado e ci mostra le varie facce delle istituzioni: il sindaco corrotto, l'ambiguo pretore, l'integerrimo capitano dei carabinieri. Buona prova del cast, con due note parzialmente stonate: un Fantastichini eccessivo e una Lodovini pleonastica. Da vedere, anche se l'amaro in bocca è inevitabile.
MEMORABILE: La strage di Torre Annunziata e il parallelo tra consiglio comunale e riunione tra i camorristi.
La verità ti fa male, lo so: da più parti lo si canticchiò a Siani, che da quell'orecchio non intese ragioni, pagando cara l'esigenza che sta alla radice del giornalismo. Risi ne fotografa l'asciutto antieroismo, ottimamente rilanciato da uno schivo De Rienzo, facendo però l'erroraccio di abbandonarsi al manicheismo rendendo più macchiettistica e spaghetticolt&mandolino del dovuto la parte avversa. Il film sfila in passerella senza infamia e senza lode, senza cioè farsi ricordare né come solida denuncia capace di raschiare, né come concorrenziale esempio di forza espressiva e levatura filmica.
Riuscita ricostruzione di una vicenda giornalistica e umana fin troppo sottaciuta. Ottima la ricostruzione degli eventi, colpiscono molto alcune scene come quella dell'attentato col pullman e alcune esecuzioni in stile molto pulp. Rimane una profonda amarezza nel finale, con il ghigno finale di De Rienzo che sembra voler dire "lo sapevo..."
Il caso Siani è stato per anni un caso insoluto e a lungo non attribuito a un omicidio di camorra. Per chiarire i motivi e identificare i mandanti ed esecutori ci sono voluti 12 anni e le rivelazioni di tre pentiti. Nel film però appare chiaro che tutti sapevano e che nessuno ha fatto nulla per salvare il ragazzo. Il film è eccezionale nella descrizione dei fatti, nella caratterizzazione dei personaggi e nella perfetta ambientazione. Puro esempio di neorealismo. Bravo Risi e perfetto De Rienzo.
MEMORABILE: La strage del circolo dei pescatori è perfetta ed è girata in maniera molto crude e verosimile.
Mafia-camorra movie drammatico tratto dall’uccisione del giornalista Siani, interpretato con fresca spontaneità dal bravo Di Rienzo. Assistito da un cast di rilievo con alcuni attori già partecipi a film del genere e da una bella colonna sonora, la trama si dipana piacevolmente, per quel che può permettere l’argomento, senza enfasi o retorica, e alla fine il prodotto risulta più convincente di altri simili, come il più celebrato Gomorra. Gli aspetti personali sono ben integrati con quelli principali. Presenti alcuni blooper.
MEMORABILE: La differenza tra giornalista-giornalista e giornalista-impiegato; L’auto di Siani; Gli occhiali di Siani.
Tanto impegno, location, ricostruzioni storiche precise, ma il film è un sunto della carriera di Marco Risi, tranne qualche eccezione: "Vorrei, ma non posso". Attori buoni ma perfomance stereotipate (alcune decisamente scadenti), sceneggiatura parecchio labile. Le melanconie di intermezzo sembrano roba da serial televisivo. Mediocre.
La vicenda Siani come a narrare un resoconto dei fatti senza approfondire particolarmente gli intrecci di camorra, della pubblica amministrazione e delle persone a lui vicine. Buone le ricostruzioni degli ambienti, che danno un tocco di barocco nei limiti del budget. De Rienzo ha un buon ruolo, zoppica con l'accento napoletano ma è meglio di un Fantastichini che abbozza e della Lodovini, scelta per la fisicità. Il pregio del film è la storia in sé, vista come fosse un omaggio (perché la denuncia resta scialba).
Mi sono parse ottime la ricostruzione e l'interpretazione dell'ambiente camorristico; merito di una buona regia e di un gruppo di attori e caratteristi partenopei che sono riusciti a rendere la realtà di un luogo e di uno stile di vita. Giancarlo Siani è la rotella sbagliata che inceppa un ingranaggio collaudato e funzionante; in realtà è la rotella giusta che comunque inceppa un ingranaggio funzionante, ma con ingranaggi dalle misure adattate a un sistema che ha sue regole proprie. Sacrificio inutile? Ad ognuno le sue riflessioni.
Cinema di impegno politico-civile, giustamente indignato, che recupera la vena post-neorealista nella descrizione dei contesti sociali - in questo caso il paese asservito alla camorra e la parabola mortale di chi si vuole opporre con la carta stampata - e delle scene di morte, fredde e dirette come si conviene. Marco Risi sembra aver ereditato dal padre Dino la buona capacità di prendersi cura degli interpeti, tutti convinti e convincenti nelle loro parti: in testa lo schivo e caparbio De Rienzo e i prepotenti Gallo e Fantastichini.
MEMORABILE: La seduta comunale, con la sfida del giornalista al sindaco corrotto.
Risi dirige ottimamente una storia non semplice, che potrebbe perdersi tranquillamente nella schiera di quelle opere dedicate a eroi provinciali, ma che con il modo in cui viene proposta rimane un film non facilmente dimenticabile. Gli attori offrono delle buone performance, in particolare De Rienzo; la fotografia è buona e la regia degna di nota e ci presenta movimenti di camera poco visti, per questo genere di storie (specialmente in Italia). Non era facile ricordare al meglio la memoria di Siani, ma il risultato è notevole.
La peculiarità da rimarcare risiede nel tentativo di Risi di tener a lungo e "grave" il tono da commedia ("causali" la dedica al padre Dino e i rimandi nitidi a In nome del popolo italiano), sottraendo il film alle secche "neoveriste" (da Ragazzi fuori a Il muro di gomma), per far esplodere nella seconda parte, nella sua deflagrante impotenza, il dramma di un bravo ragazzo solo e accerchiato. In tal senso il film anticipa la deformazione grottesca de Il traditore senza tuttavia la forza espressiva e la coscienza civile di Bellocchio. De Rienzo e Riondino ok.
MEMORABILE: La Lodovini (bellissima) invita De Rienzo a tuffarsi con la promessa di un inequivocabile regalo; Il pretore "scompare" nel parcheggio.
Risi junior si dimostra a suo agio nel confezionare film drammatici e di denuncia. Al talento del regista si aggiunge quello del compianto Libero De Rienzo, perfetto nel suo ruolo. Ne viene fuori una pellicola dinamica e mai pesante, che pecca forse di repentinità per il modo in cui viene trattata la morte di Siani, la quale arriva quasi come un fulmine a ciel sereno, e le sue cause, poco approfondite. Ottimi anche i vari comprimari, così come risultano convincenti le musiche d'antan. Da vedere.
MEMORABILE: I "giornalisti-giornalisti" e i "giornalisti-impiegati".
Le vicende del coraggioso Siani, giornalista del Mattino di Napoli che scoperchiò una clima correttivo notevolissimo. Narrazione efficace di Risi figlio che è asciutto nello sviluppo narrativo e nella trasposizione dei fatti. Cast di ottimo livello, ove a parte il bravo Di Rienzo si segnalano i fratelli Gallo, Fantastichini e Carpentieri. Un ottimo film di denuncia.
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Ho ritrovato queste righe da un articolo di Panorama.it di qualche tempo fa:
Poco prima dell’inizio delle riprese è stata ritrovata la Citroën Mehari sul cui sedile di guida Siani fu assassinato con dieci pallottole. L’auto era sparita dal deposito della polizia poco dopo l’omicidio ed è “ricomparsa” in un agriturismo del Messinese a quasi 25 anni di distanza. È la stessa macchina che De Rienzo-Siani ha guidato nel film; un po’ come se in una pellicola sull’omicidio di Aldo Moro venisse usata la Renault 4 in cui fu trovato il cadavere dello statista.
"Non solo è la stessa auto, con tanto di buchi delle pallottole nella carrozzeria” racconta Libero, per gli amici “Picchio”. “Si può dire che è stata l’auto stessa a voler fare il film”. Nonostante la ventennale immobilità e la paglia nel motore, infatti “è bastato cambiare una candela, mettere la benzina, girare la chiave ed è partita, facendosi poi otto settimane da protagonista, inseguimenti compresi”.
Beh, magari non ne ha ancora avuto occasione...dovrebbe esserci un motivo particolare?
CuriositàNeapolis • 6/01/13 19:15 Call center Davinotti - 3080 interventi
Nel film recitano Massimiliano e Gianfranco Gallo (nella parte di Valentino Gionta e del cognato Gabriele Donnarumma), figli del famoso cantante napoletano Nunzio Gallo. Inoltre un altro famoso cantante napoletano, Antonio Bonomo, interpreta la parte dell'altro capo clan Lorenzo Nuvoletta. Della colonna sonora del film fanno parte due canzoni interpretate appunto da Antonio Bonomo (Casanova '70 e 'O ritratto 'e Nanninella).
CuriositàNeapolis • 6/01/13 19:32 Call center Davinotti - 3080 interventi
Durante la strage al circolo pescatori nel film si ascolta la radiocronaca della partita Verona - Napoli (commentata da Carlo Alvino) durante la quale viene segnalato al 33esimo del secondo tempo il vantaggio del Napoli con una rete di Maradona. Nella realtà il 26 agosto del 1984, giorno della strage, il campionato di calcio non era ancora cominciato; Verona-Napoli fu la prima giornata di campionato e fu disputata il 16 settembre 1984 con il risultato di 3-1 per gli scaligeri e con Maradona che non segnò affatto.
CuriositàNeapolis • 8/01/13 12:59 Call center Davinotti - 3080 interventi
La sera del 23 settembre 1985, quando Giancarlo Siani fu trucidato con 10 colpi di pistola a 26 anni, nel film stava rientrando a casa per prepararsi e andare con la sua ragazza al concerto di Vasco Rossi. Effettivamente quel giorno si tenne a Napoli una tappa del concerto di Vasco "Cosa succede in città tour 85".
Sempre nella scena della palestra citata più sopra da Gugly, il ragazzo che chiede a Siani perché scrive quello che scrive, è il figlio del sopracitato Paolo (Siani), quindi nipote di Giancarlo, che purtroppo non ha mai conosciuto (fonte: Speciale Fortapàsc, TG1 Speciale, 5-9-2011).