Occultismo, o meglio paranormale, veggenza, precognizione, sono le tematiche in mano a questo film originalissimo per l'epoca e con un Edward G. Robinson al solito mattatore. C'è un uomo che "vede" senza preavviso il futuro, dolendosi di non poter intervenire in caso di pericolo. Ma non è solo questo, si annida al suo interno anche una trama più prosaica. Il film lascia aperti interrogativi e ha un suo valore spirituale di innegabile freschezza.
Gran bel film oscillante tra noir e thriller con spruzzate di fantastico. La storia intriga e soprattutto nella seconda parte avvince notevolmente: sotto questo punto di
vista, gli ultimi 30-35 minuti sono decisamente riusciti. Per il resto oltre alla bella
prova di Robinson (tormentato e per nulla felice del suo "dono"), ci si può godere la regia di Farrow, per nulla banale e piena di spunti tecnici pregevoli ed interessanti. Una di quelle piccole perle che non hanno la fama che meritano e che per questo motivo vanno recuperate.
Il film, dato il soggetto (un uomo, con poteri paranormali, riesce a prevedere il futuro), rischiava di scivolare con tutta facilità nel ridicolo, cosa che fortunatamente non accade. Il merito va equamente spartito tra la regia di John Farrow (elegante e originale) e la bravura di Robinson, il quale ricopre con consumato mestiere il ruolo dell'uomo che si trova - suo malgrado - a dover fare i conti con una “facoltà” che invece di tornargli utile, rischia di portarlo alla follia. Davvero notevole!
Il dono che diventa un fardello maledetto, la solitudine come unica soluzione, l'impari lotta contro il destino. A tutto questo aggiungiamoci elementi del cinema fantastico e una presenza scenica della morte veramente efficace ed avremo questo incredibile film diretto con la solita perizia ed eleganza formale da John Farrow (un virtuoso del piano sequenza). Eccezionale la sofferta prova di Edward G. Robinson, capace con gli sguardi di restituire tutte le profetiche sciagure che circondano il suo personaggio. Il destino è nelle stelle...
Buon film con un Edward G. Robinson davvero convincente e bravo. Non è il solito thriller che si vede oggi, anzi. Non scade mai nel banale grazie a una buona sceneggiatura. La regia di John Farrow è briosa. La parte centrale del film, invece, è forse quella meno convincente.
Thriller soprannaturale con un Robinson davvero in parte nei panni di un uomo tormentato dal "dono" di prevedere il futuro e dall'incapacità di cambiarlo. La regia di Farrow e la buona sceneggiatura costruiscono il giusto clima di mistero e tensione, soprattutto nella parte finale della pellicola. Meno convincente è invece la parte centrale, appesantita da un lungo spiegone che rallenta il ritmo e si spezzetta eccessivamente in vari flashback. Notevoli le scelte tecniche e scenografiche.
Oggi diremmo che John Triton ha lo Shining e che le sue profezie ineludibili sono Final destination... Ma più che un film sul complesso di Cassandra, quello di Farrow è un thriller sull'ambiguità: impostura o veggenza? E fino a che punto quest'ultima è mistificabile? La sceneggiatura gioca bene su entrambi i fronti liberando uno senso d'indeterminatezza e una suspense che non decresce fino al bellissimo finale. Robinson dà vita a un personaggio sinistro e malinconico che lascia il segno. B/n di grande suggestione. Titolo immaginifico.
Sul tema delle precognizioni di morte il nostro Fulci erigerà un capolavoro di suspense, Sette note in nero. Farrow invece – regista il cui ricco curriculum vanta gli ottimi Il tempo si è fermato e Il suo tipo di donna - si perde in una storia piatta e inverosimile, inciampando tra pretese pseudoscientifiche, melodrammatici complessi di Cassandra, esili agganci polizieschi con sbirri stolidi e persecutori e ovvi moniti sull’ineluttabilità del destino. L’unico a guadagnarsi l’encomio è Robinson: quando c’è lui tutto il resto viene oscurato dal suo straordinario rigore professionale.
MEMORABILE: Il puzzle di indizi precognitivi di Robinson, analogo a quello della O’Neill in Sette note in nero.
Intenso dramma girato quasi sessant'anni fa ma che per i temi trattati risulta ancora molto attuale. Come in tanti casi il bianco e nero conferisce solidità a un dramma psicologico molto interessante e con risvolti drammatici. Gli interpreti offrono una performance davvero degna di nota (Robinson immenso). Notevole il flashback iniziale reso molto interessante e avveniristico dalla regia di Farrow. Un oggetto assai interessante che si incastra perfettamente nel vasto panorama dei fascinosi noir americani del Dopoguerra. Davvero toccante.
La riuscita di questo thriller, decisamente moderno per i tempi e precursore di tematiche con significative influenze sul cinema di genere, si deve all’efficace fusione tra la solida sceneggiatura, le capacità registiche di Farrow e la ricchezza di un personaggio come Triton (profeta o... mentalista?), tormentato da un “dono” di cui farebbe volentieri a meno ma capace di fatalistico altruismo sino alla fine. Il risultato è un film ben congegnato e avvincente.
Illusionista ha visioni di eventi futuri che si verificano senza che lui possa in alcun modo impedirlo anche se si tratta di disgrazie: un "dono" vissuto come una maledizione che lo ha portato ad isolarsi dal mondo per 20 anni, finché una premonizione infausta lo spinge a cercare di contrastare il destino... Bel noir venato di soprannaturale che Farrow dirige con perizia soprattutto nella parte conclusiva, caratterizzata da un conto alla rovescia serrato e pieno di tensione, ma il vero valore aggiunto è dato dalla prestazione di Robinson, mirabile nel rendere i tormenti del protagonista.
Da un romanzo di Cornell Woolrich, uno degli autori più saccheggiati dal cinema, un thriller parapsicologico che affronta una tematica, quella delle premonizioni, per l'epoca decisamente in anticipo sui tempi. Complice la breve durata (neppure 80 minuti) il ritmo si mantiene costante, culminando in un finale ad alta tensione dove magari la polizia non brilla per sagacia. Ottima la prova di Robinson nei panni di un personaggio cui il destino ha riservato un potere che poteva essere un dono e che invece si è rivelato un fardello troppo pesante da portare.
Piccolo Maestro artigiano del cinema-cinema all'interno dell'industria hollywoodiana dei generi, Farrow dirige un altro gioiellino di suspense (pur meno ambiguo e complesso di Il tempo si è fermato). Il racconto del saccheggiatissimo Woolrich fornisce agli sceneggiatori tracce precise sulle quali imbastire un plot nel quale imperversano irreversibilmente il fato e la morte. Certo alla sospensione dell'incredulità è richiesto molto e alcune semplificazioni suonano importune. Robinson recita in un magnifico mood magnetico malinconico, Gail Russell ha occhioni che fan sospirare.
Titolo delizioso per questo noir diretto da Farrow, che si colloca temporalmente nell'epoca d'oro del genere. E al servizio della storia c'è un vero campione quale Edward G. Robinson, reduce dai successi con Lang e Wilder, che è il vero motivo d'interesse del film. La storia riesce comunque a coinvolgere, grazie all'elemento fantastico che dà al nostro una sorta di potere divinatorio; da questo punto di vista, un precursore di tante opere che verranno. Struttura a flashback classica, finale in tempo reale piuttosto palpitante.
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