Note: Decimo film della serie "Sherlock Holmes" con Basil Rathbone iniziata con "Sherlock Holmes e il cane dei Baskerville". Liberamente ispirato al racconto "Cinque semi d'arancio" di Sir Arthur Conan Doyle.
Nei titoli di testa il film si dice tratto dal racconto "5 semi d'arancio", ma ne è in realtà molto liberamente ispirato, censurando completamente il ruolo del KuKluxKlan e intersecando i delitti in un gioco ad eliminazione stile 10 piccoli indiani. C'è di buono che questa ambientazione chiusa in un castello della Scozia fa dimenticare che siamo negli anni '40 e riesce a riavvicinare il giusto clima gotico. C'è pure l'ispettore Lestrade, che stavolta ruba a Watson la goffagine ed l'idiozia.
MEMORABILE: Lo spiegone finale nel salotto di Baker street.
Sherlock Holmes e Watson devono far luce sulle misteriose morti dei membri di un club, residenti tutti in un dimora isolata, che si sono fatti a vicenda beneficiari della propria polizza sulla vita. Ovvio il sospetto che uno stia facendo fuori gli altri. Piacevole ambientazione alla Cluedo per un'altra indagine del supponente Rathbone, affiancato dal bonario Nigel Bruce ed intralciato da Dennis Hoey nel ruolo dell'ispettore Lestrade.
Un gruppo di anziani amici in un maniero scozzese viene decimato da un misterioso killer, che annuncia i delitti con semi di arancio, sotto gli occhi dello stesso Holmes e del fido Watson. La storia, va da sé, è notevole, e la realizzazione chiara, efficace e incalzante. Niente male l'interpretazione dei due protagonisti, l'illuminista Rathbone e il bonaccione Bruce, ben contornati dal resto del cast; e di sicuro effetto l'atmosfera minacciosa che si scatena nelle ultime scene.
Anche in questo film Basil Rathbone si conferma come l'attore ideale per la parte del famoso investigatore londinese. La sua performance è tra le cose migliori di un film che è una fedele riproposizione della pagina scritta con il regista che riproduce con dovizia ed eleganza le atmosfere e gli "umori" del giallo.
Piccolo gioiello sherlockiano datato 1945, con la coppia Holmes-Watson per antonomasia, questa volta alle prese con un caso che ricorda Agatha Christie, con assassinii ad eliminazione e infine sorpresa finale. Ben confezionato e realizzato con la consueta bravura e serietà.
Una coppia ben assortita per interpretare l'attento e intelligente Holmes e il simpatico e coraggioso (è sempre lui a subire le "violenze" e a rischiare di persona) Watson. Nel film, quindi, c'è la parte dell'indagine, ovviamente, e la parte divertente con le figure appunto del dott Watson e dell'ispettore Lestrade. Bianco e nero tenebroso con tuoni e pioggia battente (siamo in Scozia) e una casa dove risulta difficile dormire in pace (ma Watson ce la fa). La storia non è scontata e perciò si segue con interesse. Buono il resto del cast.
La coppia Holmes-Watson questa volta è impegnata a investigare sui fatti di morti occorsi presso un maniero di Drearcliff dove uno dopo l'altro alcuni amici scompaiono dopo aver ricevuto una missiva malaugurante. Le ambientazioni gotiche, tra scarpate, temporali e passaggi segreti ben si confanno a quest'avventura doyliana, efficace e pregna di fascino. Rathbone e Bruce sono simpatici e coinvolgono nel loro percorso esplorativo. Da gustare con una bella tazza di té fumante in mano.
Un gruppo di vecchi amici viene decimato da un misterioso killer che annuncia chi sarà la prossima vittima, mandandogli delle lettere con dei semi di arancio. Uno dei migliori episodi dell'Holmes interpretato da Ratbone e uno di quelli più pregni di elementi ed atmosfere gialle. Si avvale di un ambiente chiuso che ha sempre il suo fascino (il castello) e di una trovata narrativa che è molto intrigante e che rende avvincente la pellicola per tutta la sua durata. Il finale è davvero a sorpresa, sia per l'epoca sia per lo spettatore moderno. Da non perdere.
Sette uomini in pericolo chiusi all'interno di una cupa magione. Notevole la trovata dei semi di arancio nelle lettere (presa da Doyle) consegnati dalla gelida cameriera a ognuno dei "sette buoni camerati" e che preannunciano la loro morte. Holmes, Watson e l'ispettore Lestrade donano al film un tono brillante nella tenebrosa atmosfera, ben ricreata da parte della Universal, casa cinematografica all'epoca maestra in questo tipo di pellicole in bianco e nero.
È quasi impossibile giudicare il film (e più in generale la serie): il piacere che si prova nel rivedere i nostri vecchi amici (l'asciutto Holmes, il tontolone Watson, il gradasso e incapace Lestrade) fa passare in secondo piano le debolezze della regia che inventa poco e non sfrutta a pieno l'ambientazione scozzese (a parte lo stereotipo di pioggia e lampi). Finale un po' troppo chiacchierato.
Piacevolissimo anche se imperfetto. L'ambientazione è un punto di forza: la cupa dimora scozzese distribuisce toni gotici e ci si aspetta di veder apparire qualche languido o terribile fantasma durante il temporale; ma siamo nei territori del giallo con il meccanismo dell'eliminazione progressiva e conseguente riduzione delle numerose figure in scena. Holmes, molto sicuro di sé, sembra aver capito tutto sin dall'inizio e si muove come sotto gli effetti della cocaina. Watson brancola nel buio ma suscita simpatia e distribuisce umorismo.
Bella atmosfera per uno dei più riusciti capitoli della serie. L'ambientazione sinistra nel castello aiuta a creare una patina quasi orrorifica che non guasta e la sceneggiatura è tra le più "gialle" del repertorio, con la sua breve lista di sospettati e i funesti presagi dei semi d'arancio. Rathbone e Bruce sempre in parte, con il secondo che verso la fine si esibisce in qualche gustoso momento comico. Soluzione particolarmente originale.
Ennesimo capitolo della serie Universal dedicata al detective di Conan Doyle, interpretato da un ormai rodato Rathbone nei panni del protagonista. La vicenda è particolarmente complessa e riserva un inaspettato colpo di scena, ma si riesce a seguire con agilità grazie ad una sceneggiatura agile e lineare in grado di eliminare i tempi morti. Buona prova del cast, ricco di rodati caratteristi mentre la confezione patisce il budget limitato, soprattutto nelle poche riprese in esterna. Gli appassionati del genere lo troveranno divertente, i completisti certamente imperdibile.
MEMORABILE: Il finale, naturalmente.
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