Luigi Cozzi, che due anni prima aveva raccolto ampi consensi televisivi per IL VICINO DI CASA, il primo telefilm dei quattro che componevano la serie argentiana per la RAI intitolata “La porta sul buio”, ritorna al giallo thriller con quello che probabilmente rappresenta il suo capolavoro (passato alla fantascienza otterrà risultati meno lusinghieri). L'incipit ricorda molto da vicino - pur se con significative variazioni - DELITTO PER DELITTO di Hitchcock, ma quasi subito ci si accorge che la direzione verso la quale Cozzi...Leggi tutto vuole condurre il suo film è un'altra e per alcune ambientazioni si rifà invece proprio a IL VICINO DI CASA (a partire dall’abitazione in riva al mare). Indeciso se seguire la via argentiana al thriller violento o quella più classica ispirata da Hitchcock, il film riesce a mescolare entrambe le ispirazioni con un certo gusto. Cercando di lasciare da parte le tante incongruenze legate all'indagine (il commissario cui viene affidato il caso sembra seguire lo stile soft e insinuante del Colombo di Peter Falk ma presuppone troppo e assedia il colpevole George Hilton con domande fuori luogo), si possono apprezzare le divagazioni della sceneggiatura, che inventa alcuni inattesi colpi di scena e sa costruire una trama gialla piuttosto coinvolgente. E va detto che il cast (oltre a un George Hilton meno presente di altri, sulla scena) è diretto piuttosto bene e offre personaggi disegnati meno affrettatamente del previsto. L'eredità argentiana è debole e artificiosa (l'inquadratura gratuita di teschi e scheletri nella casa al mare aggiunge poco, ad esempio), ma la forza di alcune scene è indubbia e il film, alla fine, si lascia vedere.
I riferimenti al cinema di Dario Argento, a differenza di quel che si potrebbe pensare, trattandosi di Cozzi, sono decisamente minimi in termini stilistici (l’assassino agisce con le mani guantate); mentre raggiungono vette insospettabili con rimandi subliminali, come quello dell’accendino perduto dal killer, con le iniziali DA... C’è anche lo spazio per omaggiare il Norman Bates di Psycho: quando una macchina (con vittima all’interno) viene sfrenata e spinta ad inabissarsi in un canale...
Non è certamente nulla di particolarmente originale e nemmeno di memorabile questo thriller di Cozzi, ma la prima parte è davvero efficace, grazie anche all'ottima interpretazione di Antoine Saint-John. Il fondersi di due storie che si intersecano, ma per buona durata del film viaggiano su binari separati, dà quel tocco al film che lo rende avvincente. Alcune sequenze sono davvero ben realizzate, in particolar modo quelle del pedinamento in auto.
Mah... Barbosetto anzichenò, il più celebrato titolo di Cozzi (e figuriamoci...) si barcamena fra i due modelli canonici (Lenzi e il nume tutelare DA), e alla fine li manca entrambi, per com'è visivamente piattuccio, debole in sceneggiatura, fiacco nel ritmo che sventa la suspense stiracchiando molte sequenze. Peccato, perchè il cast è dignitoso e qualche ideuzza c'era. Come sempre generosa l'ottima Femi Benussi, cui va un convinto applauso.
Io rifilo a questo film la sufficenza. Michel Antoine ha una faccia perfetta per il ruolo che interpreta e George Hilton si rivela sempre all'altezza. La storia poi, tutto sommato, non è affatto male.
Non disprezzabile giallo che Cozzi ebbe molti problemi a girare. Il cast è molto interessante e variegato, a partire da George Hilton (ottimo mandante) passando per il killer Antoine, gli automobilisti Galbó e Orano, l'autostoppista (con caschetto biondo) Femi Benussi, Fajardo commissario. È presente anche un po' di sangue e l'intrigo riesce a catturare. Non disprezzabile il tema musicale.
Strano destino quello di Cozzi. Guardando questo film si ha l'impressione di assistere all'opera di un regista promettente e colto cinematograficamente (gli omaggi ad Hitchcock sono tanti), mentre la storia tiene ed è appassionante. Insomma, non il solito thriller Anni Settanta derivativo e fiaccamente argentiano, ma un giallo di matrice hitchcockiana che ha una sua dignità ed alcune soluzioni davvero interessanti, da vedere. Poi Luigi si perderà , ma questa è un'altra storia.
Un ottimo thriller. Cozzi, pur conoscendo il metodo argentiano (ne è stato e sarà aiuto per molte pellicole) sceglie di discostarsene. Un film dove l'assassino si vede in faccia sin dal primo minuto. Tutto intorno una abile architettura di eventi e psicologie. Lo spettatore finisce per immedesimarsi nelle difficoltà del "povero" assassino ricattato e sfortunato. Un prodotto italiano riconoscibile eppure di livello internazionale. Da rivalutare, come tutta l'opera del regista che meriterebbe un ritorno al cinema con una produzione di livello.
MEMORABILE: La somiglianza di Alessio Orano con lo Scamarcio dei giorni nostri.
Quasi discreto. Cozzi omaggia Hitchcock con una specie di remake di Delitto per delitto, abbinato alla ferocia omicida di Argento, che esplode insistita nell’omicidio della Benussi; poi cita se stesso (la villa abbandonata de Il vicino di casa) e si prodiga in montaggi paralleli e scherzi del destino rammentando bene le lezioni del Malle di Ascensore per il patibolo. Nel cast predominano il segaligno killer St. John (gelidamente doppiato da Nando Gazzolo) e Fajardo, che presta il suo tipico ghigno western ad un commissario che ha già capito tutto. Sempre in allarme le musiche di Nando De Luca.
Cozzi, amico e collaboratore di Dario Argento, si scosta dall'opera del maestro rimanendo più vicino a Hitchcock e citando se stesso (il telefilm della serie La porta sul buio). Le citazioni cinefile sono numerose e alcune sequenze ben realizzate, ma tuttosommato la storia è abbastanza risaputa e con snodi narrativi poco credibili, il che unito ad una recitazione di non grande valore rende il film non del tutto riuscito. Vedibile per chi ama i b-movie italiani Anni Settanta, rappresenta probabilmente il vertice cinematografico raggiunto da Cozzi.
Interessante e coinvolgente grazie al fluido concatenarsi degli eventi, mediante alcuni colpi di scena il regista riesce a catturare l'attenzione dello spettatore sino al catartico epilogo. Magnetica figura quella di Saint John e bravo anche Alessio Orano. Sufficientemente originale rispetto al maestro Argento. Giudizio positivo.
La vicenda di questo film è particolarmente legata al suo titolo. Infatti il killer sarà costretto, anche suo malgrado, a dover uccidere più del programmato, causa incertezze del mestiere. Pellicola abbastanza originale, discretamente diretta, con qualche sprazzo di morbosità e di violenza (lo stupro, parallelo al sesso in macchina, con le grazie della bellissima Femi Benussi ovunque). Il finale è minimalistico e piuttosto deludente, ma complessivamente risulta il miglior prodotto di Luigi Cozzi.
Niente male, pensavo davvero peggio. Film riuscito, giocato sui continui rimandi al cinema di Hitchcock, con momenti di notevole tensione (specie nelle sequenze girate sulla casa in riva al mare). La regia è davvero buona e i movimenti di macchina sono tutti da gustare. Fotografia e scenografie ok. Piccola chicca: nella sequenza all'interno del cinema, il film proiettato è il pessimo Il tunnel sotto il mondo, dello stesso Cozzi.
Quel che si può definire "un ottimo thriller all'italiana!". Il film di Cozzi scorre sul filo del rasoio e non è mai noioso, anzi si trasforma in un giallo crudele, in un road-movie, in una corsa disperata tra un professionista (?) del crimine che commette un errore incredibile nella speranza di rimediare ed una coppia ignara di quello che sta per accadere. Bravissimi i protagonisti, Hilton e Fajardo, volti giusti e esperti per un thriller che non ha deluso le aspettative anzi... Ottimo!
MEMORABILE: Il tocco Hitchcockiano di Cozzi a proposito della sparizione dell'auto all'inizio del film, con inquadratura dell'auto stessa che sprofonda nell'acqua.
Di argentiano non c'è veramente nulla e l'assassino è lo sfortunato protagonista con cui il punto di vista dello spettatore è costretto ad identificarsi, almeno prima di prendere pieghe diverse. Comprendo che una certa artificiosità (la struttura a cornice) e l'insistita cinefilia possano irritare, ma il film prende, è violento quanto basta e molto cattivo: resta impressa la sequenza in montaggio alternato, dove nell'unica scena di sesso del film la coppia viene brutalmente "scoppiata".
MEMORABILE: Il poliziotto della stradale, che viene ancora una volta da Psyco come l'automobile affondata e gli uccelli imbalsamati.
Diciamo che è troppo rocambolesco per essere attendibile e questo lo può far calare. Spicca però la figura di Fajardo nel ruolo di un commissario che sa essere sagace, ironico, spietato, ma all'occorrenza molto comprensivo. Sempre più disinibita la Benussi, così così i due giovincelli.
MEMORABILE: La tela del ragno nei titoli, il controllo degli agenti e... la furbizia del benzinaio.
Avrebbe anche potuto essere un capolavoro, con un'altra storia, un altro regista, altre musiche, altre scenografie, altri luoghi ed un altro cast: davvero un peccato... Giallo stupidissimo con un pugno di pessimi attori, dialoghi banali, lungaggini estenuanti e snodi narrativi puerili persino per un film italiano di quel periodo. Ad essere gentili, la tensione latita; ma almeno il film ha il merito di mostrare un full frontal della bella Femi Benussi, peraltro costretta in un ruolo umiliante come spesso le accadeva.
Cozzi dirige qui quello che è forse il suo miglior lavoro; e lo fa con grande stile, grazie anche ad un uso della mdp spesso innovativo, coadiuvato da un montaggio eccellente. La storia è risaputa e paga dazio al cinema di Hitchcock; tuttavia il film tiene molto alta la tensione (ottime le musiche, tra jazz e rock psichedelico) e gode di un buon cast, su tutti lo straordinario Antoine St. John e l'ambiguo Orano. Il film cede un po' dall'entrata in scena della Benussi e il finale, rispetto al resto, è deludente, ma nel complesso è davvero buono.
Con lo stesso buon soggetto ma un copione meno improvvisato sarebbe stato un film migliore; Cozzi poi, che gran regista non è, gioca a farlo senza averne palesemente le capacità e si perde in inutili virtuosismi di mdp ostentando uno stile di ripresa stucchevole. Attori in media sufficienti (ma avrei messo Pistilli invece di Hilton) perlopiù rovinati da dialoghi e doppiaggio odiosi. Buone musiche e fotografia e certe sequenze come l'entrata al cottage e la scena d'amore simultanea allo stupro. Nel complesso, però, è opera mediocre.
MEMORABILE: L'omicidio di Femi Benussi (che qui ha una posticcissima parrucca bionda alla Ilona Staller); le luci che s'accendono dopo l'allarme (bella scena).
Chi si sognerebbe di palesarsi, con fare inerme, ad un killer di cui si è appena spiato, fortuitamente e non visti, il compimento dell'ultima malefatta, proprio in quella, di notte, in luogo isolato? Quale killer lo permetterebbe senza batter ciglio? Poi però il film lievita bene, invitante, sino alla casa sul mare, dove si acuisce una tensione non inficiata dall'esterno giorno. Eventi precipitanti tra eros e violenza: il parallelo tra i due amplessi simultanei (di segno diverso) insinua una diaccia nemesi marpiona! Finale: chi si sognerebbe di...
MEMORABILE: La Femi(na) pare mutuata dalle sexy commedie e sparata in pieno thrilling. Curioso. Ed un bel vedere (sì, con la v).
Prima mezz'ora folgorante, seconda mezz'ora declinante, mezz'ora finale da dimenticare. Per argomentare la capacità del film in questione di far implodere una serie di ottimi elementi basterebbe citare la gratuitissima scena "erotica", che da una parte porta alla dissoluzione di tutta la tensione "hitchcockiana" creatasi e dall'altra annienta un personaggio (il killer di Michel Antoine) memorabile per lineamenti e presenza scenica. L'ottima fotografia e l'azzeccato cast salvano il film, ma si tratta veramente di un'occasione sprecata.
Cozzi in una delle sue prove più decorose: cita con eleganza Hitchcock e si concede anche un regalino autocelebrativo, facendo scorrere in un cinema alcuni estratti del suo fritto misto d'esordio (Il tunnel sotto il mondo). Il bacio della sorte più proficuo è però quello di aver ingaggiato come mattatore-killer il volto di Saint-John, così scavato, minaccioso, sgradevole e tenebrosamente animalesco. Quei suoi occhi infossati e quella scheletrita larvalità nei lineamenti restano incisivamente ad effigie di un giallo imperfetto ma piacevolmente raccolto in un clima macabro e malsano.
MEMORABILE: Il montaggio alternato tra lo stupro ai danni dell'illibata Galbò e la bollente scena d'accoppiamento tra Alessio Orano e la "cespugliosissima" Femi Benussi.
Delitto su commissione e un assassino che è costretto ad uccidere ancora a causa di intralci vari al suo macabro piano. Un Luigi Cozzi pressochè irriconoscibile (prima di diventare inguardabile nelle opere successive) alle prese con un giallo che ha tutto il sapore di un corto allungato sino al punto di trasformarsi in un un film completo. Dopo i primi 30', infatti, la storia si annacqua e procede lenta verso un finale che lascia insoddisfatti. Onore comunque allo sforzo prestato.
Senza ombra di dubbio un giallo estraneo al quadro italiano post-argentiano. Cozzi recupera infatti lo spunto del francese Ascensore per il patibolo, integrando la sceneggiatura con inserti e risvolti sanguinolenti di sicura efficacia. George Hilton è il peggiore del cast, mentre l'espressività degli attori secondari (della Galbò in particolare) garantisce l'ottima resa delle sequenze più violente, tra le quali spicca quella incrociata dei due rapporti sessuali. Una regia pregevole rimedia alle carenze strutturali della debole trama a cornice.
MEMORABILE: La scena ad incrocio fra sesso e stupro.
Lascia un senso di asetticità , di freddezza, di eccessivamente costruito, questo collage citazionista, dall'auto che affonda di Psyco, all'accendino di Delitto per delitto, ai giovani amanti in fuga di Ascensore per il patibolo. Colto, ironico, ricercato e distaccato, un divertissment. Ma che volto spettacolare, che zigomi crudeli, che sguardo febbrile e feroce che ha Antoine Saint-John: una faccia che è tutta un film!
MEMORABILE: Il massacro di Femi Benussi, sotto gli occhi della Galbo presa in ostaggio.
A me non è piaciuto per niente. Un dozzinale e banalissimo giallo, prevedibile e recitato in modo mediocre da attori mediocri (salvo solo il buon Fajardo). In seguito Cozzi farà anche di peggio ma già qui le premesse c'erano tutte. Buoni comunque i vari omaggi ai maestri del cinema. Alfin mediocre.
MEMORABILE: L'omicidio nella casa: puro stile Argento.
Pellicola che meriterebbe una collazione più che un commento; fortunatamente però le citazioni di Cozzi si mantengono a un livello di naivetè tale da risultare mai spocchiose. Ne risulta un divertissement gradevole che, pur rischiando più volte di deragliare sulle rotaie del ridicolo, mantiene le sue pre(o)messe di giallo citerino. Certo lasciate perder ogni buon senso logico e cinematografico voi che entrate... Prove sfumate per Fajardo e Hilton, brava la Galbò, cialtronesco Alessio "Scamarcio" Orano, totemico Antoine, Velazquez e Benussi si fan guardare.
MEMORABILE: Il dialogo tra Hilton e l'assassino nel palazzo del ghiaccio, contrappuntato dalle "erotiche" figure della pattinatrice; Il "doppio" rapporto alternato.
Tra gli hitchcockiani Delitto perfetto e Delitto per delitto e le atmosfere argentiane, prende forma questa pellicola di Luigi Cozzi, che si fa apprezzare per la buona suspance e il discreto interesse che suscita. Tuttavia la sceneggiatura latita e certe recitazioni pure (Hilton su tutti). La regia è invece più che dignitosa. Il finale non incide piu di tanto. Bella la location della casa in riva al mare.
Interessante e originale thriller del bravo Luigi Cozzi (storico collaboratore di Dario Argento), che si ispira più ai gialli alla "Hitchcock" che a quelli nostrani del periodo. Bella storia, tanta suspance (anche se va detto che il ritmo non è chissà cosa), omicidi interessanti, anche se la sceneggiatura fa un po' acqua, in verità . Bravissimo Antoine Saint-John che con il suo sguardo truce è perfetto per il ruolo da spietato assassino, molto brava la bella Galbò, bene anche Fajardo, deludente invece Hilton. Nel complesso un buon film.
MEMORABILE: La scena a incrocio tra sesso e stupro; L'omicidio della moglie; Il volto da killer di Antoine.
Resta misteriosa l'identità del "ragno" (titolo originale del film) che tesse una tela tutto sommato imperfetta e poco funzionale: l'allora onnipresente George Hilton? Antoine Saint-John, teoricamente provetto assassino che fa una pessima figura nel finale? Il film ha una buona fotografia, gradevoli titoli di testa e discrete musiche, ma una sceneggiatura che propone dialoghi non sempre all'altezza per una trama che, se sviluppata meglio, avrebbe potuto dare di più.
Ho visto questo film secoli fa e mi era piaciuto. L'ho rivisto oggi, con alle spalle centinaia di titoli thriller/gialli e il mio giudizio non è cambiato. E' sicuramente imperfetto, con alcuni passaggi inverosimili e forzati, ma l'intreccio è ben godibile e non del tutto scontato, si fa seguire senza sbadigli. Considerato poi l'anno d'uscita è un'ottima alternativa al dominante giallo di matrice argentiana.
Parte bene, anzi benissimo grazie a un'atmosfera molto interessante e un assassino con connotati fisici più che notevoli. Poi qualcosa si incrina e l'attenzione va scemando, arrivando alla celebre scena dello stupro tanto gratuita quanto inutile ai fini narrativi. Il finale, oltremodo brutto e poco energico, palesa la chiara difficoltà nel trasformare un soggetto di base molto intrigante in una sceneggiatura coesa che sappia mantenere alto il tasso di thrilling. Un vero peccato, perchè Cozzi non gira male e qualche spunto è più che riuscito.
Già collaboratore di Argento, Cozzi firma un thriller ricco di citazioni illustri ma che di argentiano non ha quasi nulla. Sorvolando su una premessa non troppo convincente (possibile che un killer professionista si lasci avvicinare in quel modo?), il film è godibile, ben diretto e piuttosto originale. Discreti Hilton e la Velasquez, Antoine ha la faccia giusta, la Galbò cresce alla distanza, Fajardo è un commissario che fa il verso al tenente Colombo, la Benussi tanto bella quanto improbabile, Orano non entusiasma. Buone le musiche di De Luca.
MEMORABILE: I due omicidi; L'inseguimento notturno; L'alternanza tra lo stupro e la scena di sesso; La freddezza della Galbò nel momento cruciale; Il finale.
Non del tutto riuscito tentativo di Luigi Cozzi di emulare i maestri del genere (Hitchcock e Argento su tutti). Sicuramente le scene da brividi ci sono e in qualche momento la tensione sale per davvero; ma il film manca di una trama solida in grado di catturare l'attenzione dello spettatore. Nella norma la prova del cast, dove non brilla nessuno (Hilton ha fatto di meglio...). Si dimentica presto. Mediocre.
Pur essendo collaboratore di Argento, Cozzi si distacca dai modelli all'epoca imperanti: no al whodunit, l'assassino è subito svelato ed è credibilissimo (per tratti somatici e interpretazione) quanto maldestro (vista la sequela di errori che commetterà il personaggio). Dialoghi non di certo eccelsi, snodi narrativi e situazioni improbabili quanto forzate (a volte bisogna metter da parte la logica...). In ogni caso il film è avvincente ed è tutto quel che gli si chiede. Bravissimo Saint-John.
Belle atmosfere anni 70 e volti indovinati nelle rispettive interpretazioni: Saint-John nei panni del killer impassibile (sembra una statua di cera) e Hilton in quelli dell'architetto viveur a cui la vita coniugale sta stretta. Peccato per i due amanti ladruncoli a cui poteva essere dedicatato un copione più asciutto e meno banale, riservando loro ruoli (e amplessi) più marginali: questo, in sostanza, a togliere atmosfera (e un pallino) al film. Allure argentiana che apprezzo (ispirata o copiata che sia). Ma il ritmo latita, purtroppo.
Dialoghi che non brillano certo per acume (basta sentire la litigata dell'inizio), sceneggiatura monotona e sbrindellata (il sequestro pare gestito dalla polizia come una compravendita d'auto), personaggi inutili (la Benussi). A tenerci sulla sedia è solo il "vediamo come va a finire": un bottino ben magro. Nonostante i difetti e la mancanza di budget, la confezione non risulta infima e Saint-John ha il fisico del ruolo. Per amanti del genere.
Buona la fattura e la confezione di questo giallo di ambizione quasi hitchcockiana che vanta interpretazioni adeguate, una fotografia pregevole e un'ambientazione credibile. A parte ciò, il film non decolla mai, la storia è sfilacciata e prevedibile e viene girata con diligenza ma senza guizzi da un Cozzi che comunque farà di peggio. Tutto sommato parecchio noioso.
Un giallo piuttosto anomalo questo di Cozzi, che parte con un'idea molto vicina a quella de La vittima designata, ma che poi nel prosieguo mescola on the road e rape & revenge. Il ritmo è altalenante: tediose le sequenze con i due giovincelli alle prese con l'amore adolescenziale, piuttosto gratuita la parte con la Benussi che, manco a dirlo, si spoglia, ma poi ci sono squarci improvvisi e cruenti, come lo stupro di Laura e la fine della stessa Benussi. Saint-John come killer vale poco, ma la sua faccia ossuta e scavata, già vista con Leone, è azzeccata.
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Gestarsh99 ebbe a dire: Sembra il nome commerciale di un farmaco ormono-inibitore per il trattamento del carcinoma prostatico :(
Beh, in effetti siamo lì...
DiscussioneGiùan • 2/05/12 08:51 Controllo di gestione - 241 interventi
Evidentemente Gestarsch i fenomeni di pareidolia e apofenia son più comuni di quanto siam portati a temere: notai infatti che a suo tempo anche Cif nel suo commento al film ebbe ad elucubrare della lombrosiana similitudine Orano - Scamarcio........se poi ci mettiam dentro il fatto che Alessio fu marito della Muti,che di lui si son sostanzialmente perse le tracce artistiche e che a suo tempo girò il maledetto classico Baviano La Casa dell'esorcismo, si potrebbe tranquillamente dar tutto in pasto a Giacobbo per metter su uno specialone di Voyager in tre puntate
Saluti
Io tutta questa somoglianza con Scamarcio non la vedo, se non nella tipologia capello scuro lunghetto/occhi chiari, ma non è la prima volta che leggo di tale accostamento...boh!
In effetti, l'Alessio Orano di 30 anni fa (è stato il marito di Ornella Muti) ricorda abbastanza il Riccardo Scamarcio di adesso ma non è un vero e proprio sosia.
Ma che fine ha fatto?
Non lavora più?
Dell'incredibile somiglianza tra Alessio Orano (giovane) e Riccardo Scamarcio (forse più quello di qualche anno fa) me ne resi conti ne "All'ultimo minuto: Scala reale".