Mala, amore e morte - Film (1977)

Filmetto da poco, finto-giallo, ruota attorno alle procaci grazie di Femi Benussi (che non si risparmia mai) rivelandosi piuttosto una commedia scollacciata anni '70. Valido per i giallisti più pazienti e che sono abituati a tutto, ma proprio a tutto. Unico assassinio quello di una donna uccisa da una pallottola che viene creduta morta per un collasso! Fate voi...

Commedia giallo-rosa a tinte erotiche con finti cadaveri che compaiono e scompaiono, gangsters da operetta e una cassetta di diamanti che fa gola a molti. Naturalmente tutto finirà per il meglio. Anche se il ritmo non è sempre sostenuto e l'arcano della vicenda appare evidente molto prima del dovuto, il film scorre via piacevolmente e giunge alla fine senza annaspare troppo. Merito anche delle leggere vestaglie che si slacciano con apparente noncuranza su una splendida Femi Benussi che, protagonista assoluta, ci regala più di un nudo integrale.

Dopo aver ereditato la Pensione Mimosa, una bella fanciulla si trova coinvolta, suo malgrado, in un insolito intrigo con al centro diamanti per 2 miliardi delle vecchie lire. Il modello di ispirazione sta tra I soliti ignoti e La pantera rosa: ma la sceneggiatura è di Piero Regnoli e la regia di Tiziano Longo. La Benussi, nel ruolo principale, è fuori parte e affiancargli Gianni Macchia (che sembra divertirsi un sacco e prendere poco sul serio il ruolo) non ha giovato al ritmo (poco) giallo (molto) rosa. Tra l'altro le forme dell'attrice si vedon poco ed è molto meglio la rivale Gabriella Lepori.

Analizzando il titolo, di mala forse c'è solo l'accento siculo di un capetto banda, ma di amore e morte neanche l'ombra! Anzi, ci sono dei morti (finti) che appaiono senza motivo qua e là, che alla fine si rivelano burle (e sempre la stessa persona). L'unico motivo di visione resta la Benussi, assai svestita, che mostra (molto volontariamente) le sue grazie al vento (ma non chiamiamolo amore). Particina per Ballista. Peccato, l'unico vero attore presente in questo film recita sì e no per 2 minuti. Evitabile.

Passabile intreccio di giallo, commedia, poliziesco e... eros. La bella Femi Benussi (che qui ci offre dei bei nudi integrali) è la protagonista principale; non male il resto del cast, anche se Macchia si nota più per l'aspetto che per la recitazione. Tutto sommato è un film vedibile e per una volta non solo per le scene sexy.

Si comincia con un omicidio – vittima la Prévost, che esce così di scena dopo pochi minuti – ma il seguito è una parodia del poliziesco sotto forma di allegra caccia al tesoro con tanto di malavitosi pasticcioni ed immancabile epilogo rosa tra l’eroe e l’eroina; manco a dirlo, la scrittura di Regnoli insiste sull’aspetto erotico, che prorompe nei ripetuti nudi integrali della Benussi e della Lepori. La totale penuria di mezzi non compromette brio e simpatia: ergo, più che un film, una piacevole vacanza per gli interpreti – tutti scanzonati e autoironici – e per lo spettatore.

Tiziano Longo, onesto regista di un certo cinema di genere, qualche film lo aveva imbroccato (Lo stallone), qui si muove dignitosamente con pochi mezzi. La storia contamina un po' di generi e la sceneggiatura di Regnoli è scarsina, ma ci sono particine deliziose per Ballista, la Prévost e la Scagnetti. La Benussi e la Lepori sono mezze nude per tutto il film...

Tra i beni ereditari lasciati dalla povera zia, la giovane Marisa non aveva idea che rientrassero, oltre alla pensione "La Mimosa", anche i seri guai correlati. Longo si muove sui binari del gialletto contaminato da situazioni grottesche e sexy e sparge cadaveri e seni qua e là, il tutto contando sulle doti (soprattutto fisiche) della bella Benussi e di Gianni Macchia. L'aura di culto che si aggira su questo filmetto si spiega con la sua scarsa visibilità nei circuiti convenzionali.

Metti una sceneggiatura con dei diamanti del valore di 2 miliardi di lire trafugati, qualche morticino e qualche malavitoso imbranato, aggiungi due starlette quasi sempre nude come la Benussi e la Lepori e un (poco) brillante Gianni Macchia in versione poliziotto sotto mentite spoglie e ottieni questo filmetto (a metà tra il noir e la commedia) diretto con poca convinzione e mezzi da Tiziano Longo. La Prevost muore dopo 5 minuti e Ballista è in scena 2 minuti 2. Trascurabilissimo.

È un peccato che la Benussi si dimostri proprio bravina in un film pessimo come questo. Girato con due lire, risparmiando pure sulle luci (ci sono addirittura le ombre di un attore che coprono un collega), non convince mai, qualunque sia il tono del momento (giallo, umoristico, erotico). Forse detiene il primato delle battute che lo spettatore immagina prima che esse vengano veramente pronunciate e dei passanti che guardano incuriositi verso la macchina da presa o verso gli attori. Insopportabile il doppiaggio subìto dalla Lepori.

La disinvolta Femi impiega poco per... entrare nella parte: appena un quarto d’ora e già eccola là come mamma l’ha fatta. Eppure non sono solo le sue grazie a rendere piacevole il film: la Benussi recita bene e il prodotto si rivela una simpatica commistione tra commedia e giallo. Sia chiaro, niente di che, ma nel complesso la ricerca del “tesoro” è gradevole. Abbiamo anche il piacere di un inseguimento in auto, come nella migliore tradizione degli anni ‘70.

Girato con davvero pochi soldi, questo film di Longo, pur avendo una sceneggiatura pessima e una storia francamente non attraente, così scarso in fondo non è. In realtà è un ibrido tra commedia sexy e noir all'italiana, che alla fine fa prevalere più l'humor sgangherato e farsesco che il giallo, anche se qualche scena interessante a tema c'è. Inoltre la Benussi integralmente nuda per quasi tutto il film è un motivo di interesse in più per la visione (ma anche la Lepori è da mangiare). Ballista purtroppo appare poco.

Thriller in modalità rotocalco scandalistico, story-board che pare fatto con fronzoli dalle pagine di Stop!, ABC e del versante ridanciano di Cronaca vera. Un plot che vaga sui trampoli in una pozza d’olio, slittando dall’estremo giallognolo a quello pink-comedy. Una tenuta attoriale da implorare pietà, regia manco a ipotizzarne, il ritmo questo sconosciuto, indolenza da riempirci dozzine di silos, noia sesquipedale. La sua natura così irrimediabilmente bislacca potrebbe dar adito a motivi di soddisfazione, ammesso di avere un tocco di buon pakistano a portata.

Boiata quasi irritante. Non si capisce se voleva essere una commedia sexy o una parodia del genere gangster, giallo o poliziesco. Film che è una farsa, ma di se stesso. La Benussi la si vede spesso seminuda o nuda: la cosa non dispiace ma è insufficiente a salvare il tutto. Ricorda certi fumetti scollacciati, sconclusionati e con trama insulsa degli anni '70 (ma non uno dei migliori). Un disastro ai limiti dell'inguardabile.

Simpatico divertissement di Longo che mescola commedia e poliziesco. La vicenda è la solita caccia a diamanti scomparsi, ma in questo caso i poliziotti sono piuttosto imbranati e i banditi si limitano alla caricatura. Il tutto regge, a patto di non voler prendere niente sul serio. Bene una convinta Benussi, più che mai allergica agli indumenti, soprattutto quelli intimi. Macchia fa il suo senza strafare, caratteristi non sempre all'altezza. Buon ritmo, qualche errore grossolano e musiche niente male. Per curiosi e appassionati del cinema B.

Si tratta di uno strano mix: commedia, giallo, poliziesco ed erotico. La Benussi è splendida (e abbastanza in parte), Macchia sembra divertito dall'inizio alla fine mentre la Lepori è particolarmente insopportabile (e con un doppiaggio altrettanto terribile). Certo molte cose non funzionano, ma la pellicola mantiene un buon ritmo e malgrado i suoi limiti (agli occhi dell'appassionato) può risultare persino piacevole.

Forse leggere qualche commento prima della visione può evitare di finire in questa baracconata zeppa di assurdità, improponibile fin dall'incipit con il malore-omicidio. Noioso oltre il lecito, assente il ritmo e regia non pervenuta. Vorrebbe essere un intreccio di giallo e commedia ma fallisce su entrambi i fronti; il cast è un mezzo disastro, Macchia è l'unico che si impegna, poco credibile la Femi, insopportabile ma belloccia la Lepori costantemente senza veli. Titolo fuorviante.