La strada - Film (1954)

La strada
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Anno: 1954
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Leone d'argento alla Mostra di Venezia del 1954, Nastro d'argento 1955 per miglior film e miglior regia. Premio Oscar per miglior film straniero (nuova denominazione proprio in quell'anno; prima il premio sarebbe stato un Oscar speciale) e nomination per miglior sceneggiatura.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/08/08 DAL BENEMERITO GUGLY
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Gugly 12/08/08 21:53 - 1187 commenti

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Favola tragica in cui Gelsomina, simbolo di candore che non riesce a vedere le brutture, si contrappone a Zampanò, concentrato di tutti gli istinti e delle cattiverie legate alla terra; in mezzo il matto, vittima sacrificale nel disegno che porterà Zampanò ad un livello più elevato. Qui il cattolicesimo non è ancora visto, come negli anni a venire, come istituzione soffocante. Bravi tutti, con il plauso speciale alla Masina, completamente plasmata dal marito. Tema immortale di Nino Rota.

Deepred89 4/11/08 20:02 - 3706 commenti

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A tratti dolce e poetica, a tratti amara e crudele, una pellicola impeccabile dal punto di vista registico e scenografico ma non priva di qualche incertezza nel ritmo narrativo. Tre personaggi memorabili (anche se quello della Masina a tratti è troppo caricaturale) interpretati da tre bravissimi attori (Anthony Quinn, Giulietta Masina e Richard Basehart), il tutto immerso in un'atmosfera malinconica e fiabesca. Bella colonna sonora di Nino Rota.

Hackett 6/11/08 16:50 - 1867 commenti

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Meno onirico e felliniano del solito, il film del grande Federico affascina, incanta e commuove. Una storia semplice e struggente condita con attori eccezionali e vista dall'occhio discreto di un regista che gira in punta di piedi, che non eccede mai, quasi per pietà dei suoi personaggi, protagonisti e vittime del teatrino della vita.

Galbo 11/11/08 17:17 - 12392 commenti

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Tra i primi film "on the road" realizzati in Italia, è una favola sulla condizione umana. I tre personaggi principali rappresentano figure dal forte valore simbolico e sono interpretati da tre grandi attori; in particolare la Masina viene consacrata con questo film grazie al personaggio di Gelsomina. Suggestive l'ambientazione appenninica e di provincia (una provincia quasi naif e fiabesca) e le musiche di Nino Rota.

Lovejoy 12/11/08 14:37 - 1823 commenti

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Tra i capolavori indiscussi del Maestro italiano. Ben scritto, costellato da momenti memorabili e con un cast perfetto. Anthony Quinn fornisce una delle sue prestazioni più memorabili di sempre nel ruolo dell'arrogante e violento Zampanò. La Masina è assolutamente deliziosa in quelli della dolce Gelsomina. Basehart in uno dei suoi tre ruoli più riusciti (gli altri sono il prete tormentato di Titanic di Negulesco e l'Ismaele di Moby Dick, di Huston). Classico.

B. Legnani 21/12/08 23:41 - 5532 commenti

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Struggente (ed istruttivo per i più giovani, affinché conoscano un'Italia che è davvero esistita). L'ossimoro fisico e caratteriale di Quinn e la Masina è un'arma vincente che è tale anche per la grande interpretazione dei due. Lei è sorprendente, perché riesce a mantenere la sua candida grazia senza mai cadere nello stucchevole. Lui (doppiato da Foà, mentre Basehart ha la voce di Sibaldi) chiude il film con un atto che poteva forse essere previsto, ma che il Maestro riesce a rendere imprevedibile. C'è Passante, il Lambertoni de Il vedovo.

Rebis 29/04/09 16:33 - 2337 commenti

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Ancora immerso in una sorta di neorealismo magico, Fellini contiene lo slancio libero e anarchico del sogno - poi tracimante e barocco - assorto com’è nella definizione fisiognomica del dolore di esistere. Allegorico ma prosciugato da intellettualismi spurii, simbolico ma senza tradimenti alla verosimiglianza del racconto, è un film dalla potente forza evocativa, emozionate e commovente nonostante gli anni ne abbiano irrimediabilmente attardato il ritmo. Splendido tris di attori -Quinn, Masina, Basehart – praticamente una danza di caratteri piovuti dall’Arte e musiche magistrali di Nino Rota.
MEMORABILE: La surreale sequenza del bambino malato; il matto che parla delle stelle; il pianto sulla spiaggia...

Saintgifts 15/05/09 22:42 - 4098 commenti

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Gelsomina e Zampanò sono due personaggi talmente veri che fanno paura (quello che mi ha sempre colpito è l'interpretazione perfetta di Quinn che, di origini messicane, italiano non era). Gelsomina, anima candida, fa stare in pena per tutto il film e si soffre per lei: sarebbe la compagna ideale ma il rude Zampanò (che stupido non era) se ne accorge quando è troppo tardi. Un film che oggi si definirebbe road movie, ma è un capolavoro nello studio dei personaggi e di un paese che era esattamente così in quel momento. Grande Fellini.
MEMORABILE: Il finale, rappresentazione assoluta della disperazione.

Pigro 16/10/09 10:22 - 9666 commenti

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L'assurda rivalità tra due artisti girovaghi, e in mezzo a loro l'ingenua e infantile Gelsomina: nelle vicende 'banali' da sdrucito romanzo d'appendice ambientato in mezzo a un'umanità marginale e stravagante si compone una storia di grande potenza drammatica e emotiva per un film d'eccellenza, orchestrato da un grande Fellini con l'aiuto di due strepitosi solisti come Quinn e Masina. La strada e le sue stazioni sono il luogo di lavoro, di vita e di morte dei protagonisti, ma anche metafora dell'esistenza tout court. Straziante e folgorante.

Nando 16/06/10 11:11 - 3814 commenti

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Una storia di strada con venature neorealiste, due interpreti mirabili che interpretano splendidamente la parte. Poeticamente ineccepibile suscita immancabilmente la commozione a causa del subdolo e violento rapporto che intercorre tra il funambolo e la sua maltrattata compagna. Tema musicale incantevole di Nino Rota.

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Mdmaster 16/09/10 12:37 - 802 commenti

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Fellini consacra la "sua" Masina con questa sorta di rivistazione psicologica di temi già visti in The unknown di Tod Browning. Tre forti personaggi principali, praticamente opposti, si incontrano sulla strada della vita e ognuno lascerà qualcosa nella vita dell'altro, in maniera particolarmente drammatica. Nel rapporto tra Zampanò e Gelsomina sono quasi più importanti le cose passate sotto silenzio che i loro effettivi discorsi.
MEMORABILE: Gelsomina che attende Zampanò fuori dal locale dove questi ha incontrato una prostituta.

Mickes2 22/10/11 18:17 - 1670 commenti

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Straordinario e malinconico apologo sull’accettazione, la sensibilità, il cinismo, i sentimenti nelle loro più nobili ma anche crudeli sfaccettature. Fellini tratteggia due figure: il burbero e violento Zampanò e lo spensierato dall’animo gentile: il Matto. Al centro Gelsomina: la purezza dell’ingenuità, collante umano ed esistenziale intriso di sogni, speranze e delusioni, che accudisce e si fa accudire con i suoi modi delicati e goffi. Angelico il dolcissimo viso squisitamente Chaplin-Laureliano della bravissima Giulietta Masina. Capolavoro.
MEMORABILE: Il finale; La sequenza del bambino nel letto.

Harrys 29/03/12 19:01 - 687 commenti

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Emblema del Fellini degli esordi, dedito alle compagnie viaggianti, tra gavetta neorealista e afflati surrealisti. Tacciato d'esser traditore dell'intrapresa causa neorealista (la diatriba con Visconti e il suo Senso), per volere dei Vincitori (perché sono loro a scrivere la storia), dimostra come l'aforisma che vorrebbe il tempo galantuomo non sia affatto campato per l'aria. Dissociandosi da determinate strade forzosamente battute (non a fatica: si vedano i numerosi diverbi coi vari produttori), Fellini si rivela pura ed illuminata avanguardia. ****

Giùan 30/03/12 13:25 - 4559 commenti

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Traccia capitale nella cinematografia felliniana e snodo essenziale del fellinismo, con i suoi rituali, il suo mondo simbolico, il suo sentimentalismo autobiografico. Dopo i bozzetti degli esordi e il passo in avanti dei Vitelloni, qui il respiro del racconto si fa per la prima volta universalmente allegorico, capace di integrare dato realistico e trasfigurazione mistica (ovviamente il circo aiuta con le sue "maschere", dietro e dentro le quali scavare). Personalmente lo reputo troppo ridondante (già andrà meglio con Cabiria), ma certo parliamo di vette.
MEMORABILE: I tre personaggi straordinariamente disegnati da Masina, Quinn e Basehart.

Almicione 22/05/13 00:14 - 764 commenti

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Servirebbero un po' di film di questo genere, ogni tanto, per disintossicarsi da quello che oggi è diventato il cinema. La semplicità di questa pellicola, sorretta da una trama altrettanto semplice, strabilia lo spettatore, soprattutto tenendo conto del fatto che risulta coinvolgente dall'inizio alla fine. Pregevole Masina nei panni di una taciturna e ingenua Gelsomina accompagnata nel suo viaggio dal rozzo Zampanò, interpretato da un bravo Quinn. Grandioso anche Fellini, la cui regia mostra i primordi dei suoi grandi successi. Ottimo!
MEMORABILE: "Che faccia buffa che hai... Ma sei sicura di essere una donna? Sembri un carciofo!"

Ryo 12/11/13 21:26 - 2169 commenti

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La Masina, già vista in precedenti film di Fellini, stavolta è protagonista di un'opera memorabile. Gelsomina è un personaggio azzeccato, che riesce a far commuovere tramite scene non canoniche. Eccelso anche Anthony Quinn nei panni del mitico Zampanò, duro ma cedevole verso la fine, quando le sue sicurezze crollano; un duo spettacolare che rimane nella storia. Colpi di scena e sviluppi della sceneggiatura azzardati e innovativi per l'epoca.
MEMORABILE: L'allenamento "È arrivato Zampanò! Ahia!"; "Guarda chi si vede! Ciufile!".

Rigoletto 6/02/14 15:17 - 1786 commenti

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Bellissimo. Perfetto nel disegnare un'Italia davvero esistita e con dei protagonisti indimenticabili. Zampanò/Quinn, che è una specie di Barabba dè noantri, ruvido, intrattabile, lotta per vivere ma in realtà a malapena sopravvive (anche a se stesso) mentre di Gelsomina/Masina ci si innamora letteralmente, la si vorrebbe quasi proteggere dalle miserie umane per preservarne quell'ingenuo candore, il suo sorriso rischiara la giornata e le sue lacrime stringono il cuore. Regia, interpreti e musiche perfette ne fanno un capolavoro. *****
MEMORABILE: La convivenza di Gelsomina con Zampanò; Il finale.

Pinhead80 11/09/15 18:17 - 4759 commenti

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Cosa c'è di più vero di un film come questo? Personaggi, storie, luoghi di un'Italia che si stava ancora leccando le ferite causate dalla seconda guerra mondiale. Il dramma si vive sempre e in ogni luogo, perché c'è sempre qualcosa attorno ai protagonisti che ricorda loro il tragico passato. Nessuno ne è immune, neppure il ruvido Zampanò, che sotto una durissima scorza soffre quanto e più degli altri. Fellini gira un capolavoro partendo dalla scelta del cast. Un film che riesce a commuovere ogni volta che lo si vede.

Fauno 27/08/15 15:37 - 2212 commenti

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Se Cabiria è un gol sbagliato a porta vuota, La strada è un autogol da metà campo. Gli attori si salvano tutti perché son talmente bravi da non cadere nel baratro come Mastroianni e Perier in altre opere; ma con quale presunzione maldestra si può sperare di incantare con pistolotti sull'utilità di un sasso, in parallelo al ruolo di questa poveretta a sostenere un beone, zotico, ignorante, tutto muscoli e niente cervello? Filosofia d'avanguardia forse? Per me solo un'infinita arroganza che genera un fallimento totale. Un altro disastro (e non è il primo)!
MEMORABILE: Le reiterate provocazioni del Matto, che si cerca le disgrazie davvero col lanternino.

Hearty76 19/04/16 12:57 - 258 commenti

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Eccezionale film in cui spicca l'indiscutibile talento di Giulietta Masina. La strada è la vita, materiale e metaforica, che ognuno percorre fino a confondere la soglia tra poetico sogno e dura realtà. A bordo di uno sgangherato motocarro due "artisti" girovaghi cercano di racimolare qualche soldo per campare. Lui è burbero e non ha mai conosciuto l'amore; lei è una donna-bambina il cui candore viene venduto e rapito. Atmosfere rarefatte e struggenti: la maestria felliniana ha saputo dipingere l'Italia della tragedia e della più forte speranza.

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Liv 13/09/16 08:32 - 237 commenti

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Fellini comincia a diventare felliniano, con il surrealismo, il circo, la follia... Gioca con i nostri sentimenti e ci mostra una storia cruda e commovente, con le movenze del cinema italiano dell'immediato dopoguerra, anche se i tempi stavano cambiando. Non so farci dell'intellettualismo: chi è Zampanò, il prepotente, l'artista da strapazzo? Un'anima di Fellini, quello che vorrebbe e non vorrebbe? Chi sa. Ci basta lasciarci suggestionare da questa storia narrata dalle ombre sul telo.
MEMORABILE: "È arrivato Zampanò" risuona nella mia memoria, perché vidi il film la prima volta a sette anni.

Rufus68 26/03/17 22:46 - 3842 commenti

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Il film risente indubbiamente di un facile patetismo nella sua vena lirica; la bellezza, però, si nasconde nei dettagli: gli alberi spogli, le mura sbrecciate, case e osterie, i conventi e le strade fangose di un'Italia arcaica, coi suoi tipi da cantata popolare (la Santa, il Matto, il Bruto), divengono lo sfondo dei quadri d'una narrazione da cantastorie, semplice e profonda. L'epilogo (la morte di Gelsomina evocata di lontano, Anthony Quinn che insegue qualcosa nel cielo buio e trova solo il pianto) è un capolavoro assoluto.

Minitina80 24/08/17 22:52 - 2984 commenti

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Lo stile personale di Fellini prende definitivamente il largo instaurando un nuovo rapporto con il neorealismo classico, dal quale si discosta per lo stile narrativo e la descrizione dei personaggi che hanno quasi del fiabesco, cosa che si intravede particolarmente nella recitazione caricaturale e fanciullesca di Gelsomina. Non c’è soltanto una precisa aderenza a un contesto storico, ma anche un’accurata sfaccettatura dei protagonisti che danno spessore alla pellicola. Malgrado gli anni conserva ancora intatto il significato portante dell’opera.

Paulaster 29/08/17 12:03 - 4419 commenti

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Il saltimbanco Zampanò prende con sé la candida Gelsomina per i suoi spettacoli itineranti. Disegno dei personaggi in stile fumettistico dove Fellini rappresenta gli opposti: grosso, ruvido e senza cuore lui, minuta e devota lei. Nell’Italia credulona del Dopoguerra la storia circense cattura per la piega che alla lunga diventa malinconica e che fa riflettere sulle occasioni che vengono sprecate. Bravo Quinn (anche grazie al doppiaggio di Foà) e la Masina per i suoi modi infantili. Conclusione intensa emotivamente.
MEMORABILE: “Non ti preoccupare che andrà malissimo”; La Masina abbandonata accanto al fuoco.

Magi94 15/11/17 21:10 - 952 commenti

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Una bellissima fiaba ambientata nell'atmosfera fatata di un'Italia contadina scomparsa da tempo. Le musiche straordinarie di Nino Rota accompagnano questo viaggio nel mondo del circo e degli artisti di strada e contribuiscono a scolpire nell'immaginazione cinematografica i personaggi di Anthony Quinn, Basehart e soprattutto della Masina, incredibilmente brava nelle sue smorfie che quasi ricordano Stanlio e nei suoi sorrisi puri e misteriosi. Dall'omicidio in poi mi pare si perdano un po' ritmo e potenza, almeno fino al bel finale.

Alex75 16/12/19 19:00 - 880 commenti

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Prova di maturità per Fellini, che trova la sua via personale (e poetica) al Neorealismo raccontando le vite di tre predestinati al dolore, su una stessa strada, ma per vie diverse e attraverso differenti occasioni perdute: la commovente e taciturna soavità della Masina fa da contrappunto alla rude e cupa vitalità di Quinn; in mezzo sta la buffonesca serenità di Basehart. Sullo sfondo l’Italia del dopoguerra: spoglia, spesso desolata, eppure generosa e aperta alla speranza.
MEMORABILE: “È arrivato Zampanò!”; Il Matto parla di stelle e di sassi; “M’hai rotto l’orologio...”; Zampanò lascia la tromba a Gelsomina dormiente; Il finale.

Rocchiola 19/01/20 18:21 - 966 commenti

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Il film che ha reso celebre il nome di Fellini a livello mondiale non è da annoverarsi tra i suoi migliori esiti. Saltimbanchi e circensi hanno sempre attratto il maestro riminese con quel loro misto di giovialità e tristezza, ma in questa fiaba on the road vengono descritti con toni oltremodo commiserevoli. Certo è difficile non commuoversi, ma in generale il film cerca con troppa insistenza la lacrima. L’Italia del dopoguerra ingenua e povera è ritratta con un pietismo inaspettato da parte di questo autore. Bravi comunque i tre protagonisti.
MEMORABILE: L’acquisto di Gelsomina da parte di Zampanò; L’uccisione del Matto.

Zampanò 11/05/20 22:45 - 381 commenti

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La morale del film vuole che la misantropia sia destino e non scelta. Così il maciste Zampanò piange se stesso. Lacrimano felici anche generazioni di spettatori per il più classico, non il più puro, dei Fellini. Pur trattando di "ultimi" il riminese concesse al neorealismo giusto il bell'accento veneto di Giraffa e il toscano del Matto. Il resto è fiaba che nella crudezza guarda a Andersen e forse a Collodi. Quinn (doppiato da Foà) e la Masina indimenticabili.
MEMORABILE: Le faccette di Gelsomina durante il numero funambolico del Matto tra i palazzi.

Daniela 5/01/21 09:04 - 12662 commenti

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Vendita dalla madre per due soldi, Gelsomina è una marionetta senza fili soggiogata ad un Mangiafuoco forzuto e protervo, inconsapevole della propria condizione fino a quando incontra un grillo parlante sotto forma di matto gentile... Parabola tenera e crudele di una "povera di spirito" di evangelica memoria, resa indimenticabile dal volto tondo con i capelli a carciofo e dalla fisicità pagliaccesca di Masina, e nello stesso tempo inedito viaggio in un'Italia minore, quella dei borghi e dei villaggi rurali, tra gente povera ed ingenua disposta a farsi incantare. Struggente l'epilogo.

Keyser3 24/05/21 17:02 - 444 commenti

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Caposaldo della cinematografia felliniana, road movie nella sostanza, ancora neorealista nella forma, nel tratteggiare l'italia degli emarginati che cerca di tirare fuori la testa dopo la guerra, il tutto raccontato con lo stile inconfondibile del regista, sfumato e trasognato, che si manifesta plasticamente negli occhi tristi e perduti della Musa-moglie Masina. Il contraltare lo fa un rude Anthony Quinn, guitto di strada burbero, ma con un cuore grande così. Fotografia eccellente di Martelli, così come le musiche del fido Nino Rota.
MEMORABILE: Zampanò e il suo "ciufile".

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Noodles 10/10/21 23:11 - 2227 commenti

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Il capolavoro di Federico Fellini, un film di rara intensità e poesia e dal significato più profondo di quanto possa apparire. Un viaggio nella miseria umana ancor più che sulla strada. Nonostante la poca azione, il film non scade mai nella noia e nell'ovvietà, affascina sempre e non possiede ancora quei difetti che si porterà poi appresso il cinema di Fellini. Un grandissimo cast. Il candore di Giulietta Masina è a tratti fastidioso, a tratti poetico. Il personaggio ricorda inoltre in diversi momenti movenze ed espressioni di Harpo Marx. Colonna sonora immortale. Straordinario.

Von Leppe 16/12/23 18:58 - 1262 commenti

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Un film neorealista in cui Fellini racconta i temi a lui cari legati soprattutto al mondo circense. Notevole come vengono ripresi borghi, periferie, casolari dove si svolge la storia dei protagonisti principali interpretati da Giulietta Masina e Anthony Quinn: due saltimbanchi ingenui che ci regalano una storia triste che riesce anche a divertire. Si aggiunge pure il terzo personaggio dell'antagonista, impersonato da Richard Basehart, in un rapporto tra i tre non risolto in modo manicheo.
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  • Curiosità Gugly • 12/11/08 15:49
    Portaborse - 4710 interventi
    Dove l'ho letto, nel libro di Porro su Sordi e il cinema italiano? All'inizio il ruolo del matto doveva essere di Albertone.
  • Homevideo Rocchiola • 19/01/20 18:28
    Call center Davinotti - 1255 interventi
    L'unica versione del film in HD è quella inglese della Studio Canal pubblicata nel 2017 nella serie "Vintage World Cinema". Si tratta di un buon bluray con immagini mediamente pulite e dettagliate presentate nel corretto formato 1.33, sicuramente superiore al nostro datato DVD della Filmauro. L'audio italiano originale è di ottimo livello e si può seguire senza sottotitoli.