Attorno alle forme procaci e sensuali di Michela Miti si costruisce un erotico che bilancia oculatamente l'esposizione dell'epidermide della protagonista e la trama vera e propria. Ne esce fuori una pellicola che, seppur modesta, ha dalla sua una discreta forma, anche nelle ambientazioni d'epoca, e in qualche momento ironico dei personaggi di contorno. Non ci si aspettino particolari virtuosismi, però Bianchi riesce a dirigere con discreta mano (peggio saranno gli altri suoi erotici) Piccola apparizione per Bob Malone. Talvolta eccessivamente frastornanti le musiche di Continiello.
Softcore che vede protagonista la Miti dopo le diverse apparizioni nei vari "Pierini". La "massiccia" presenza della Ekberg, la buona ricostruzione dei bordelli del 1800 e la descrizione dei suoi frequentatori dà una qualche qualità al film, che però cede proprio nelle scene audaci, che dovrebbero essere il piatto forte della pellicola. Bianchi non ha particolari guizzi di originalità e si limita alle solite inquadrature sottolineate da fastidiose musichette. Da salvare l'iniziazione della verginella che raggruppa un bel novero di bellezze.
MEMORABILE: La veloce assoluzione dell'alto prelato.
Va preso per quello che è: un discreto erotico soft che guadagna (tanti) punti potendo schierare la bellissima Michela Miti come attrice principale. Con un'altra non sarebbe stata la stessa cosa, data la debolezza della trama e alcune assurdità. La prova del cast è passabile, le ambientazioni molto scarne, ma il film si lascia guardare. Tra i tanti mediocri erotici degli anni 80 è uno dei pochi che si salva.
Quasi una versione filmata del fumettaccio dell'Edifumetto Casino nel quale, come sempre in Bianchi, l'erotismo è sopra la media, con tocchi morbosi (l'iniziazione lesbo di Angela, i vecchiacci libidinosi, la copula arlecchinesca, l'ombra del pene in erezione sul muro, Angela che spia gli amplessi nelle camere del bordello) e parecchi nudi integrali femminili. Risibile la cornice d'epoca, la finta ingenuità della Miti, così come la svolta "avventuroso/brigantesca", ma pervaso da una carnalità sessuale tipicamente bianchiana. Curiosa la chiusa finale felliniana alla Sceicco bianco.
MEMORABILE: Angela dopo essersi infilata il ditino lì: "Povera passerotta" (!); Gli assalti sessual/strupratori del cliente ciccione; La festa della marchesa.
Le peripezie perlopiù di matrice sessuale di una giovane vergine ingaggiata da una matrona sulla via della prostituzione d'alto bordo ottocentesca. L'ex maestrina sexy di Pierino Michela Miti, dopo una breve parentesi nel cinema di serie A, ritorna alla filmografia di basso profilo con questa operazione d'infimo livello e dialoghi involontariamente ridanciani atti solo a giustificare imbarazzanti scene di sesso simulato. Col mestiere Andrea Bianchi porta a casa il film ma non basta. Anita Ekberg invecchiata precocemente e sovrappeso.
MEMORABILE: Michela Miti che si sorprende delle vertiginose misure di un pene visto in penombra.
Tipico softcore alla Bianchi (probabilmente hardizzato con insert per l'estero, vista anche la presenza di Malone), ha gli unici pregi nel mettere insieme un cast di voluttuose bellezze d'epoca e nel mestiere del regista; il resto è una pochade in costume tra scene d'amplesso e dialoghi tra il piccante e il ridanciano non dissimile dai più volgari decamerotici o da certi lavori di Brass. Si spinge il limite del mostrabile quanto possibile ma il film tradisce spesso e volentieri tutti suoi limiti, complice una noiosa ripetitività. La Ekberg è quasi irriconoscibile, la Miti a suo agio.
MEMORABILE: Il vecchio e la pomata.
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