Noir di respiro internazionale sia per lo stile usato come sempre da Alberto De Martino (forse il più "americano" tra i nostri registi di genere) che per la scelta delle location, che da Milano si spostano ad Amburgo fino a Roma con una breve puntata a Palermo. Al centro della storia troviamo il solito picciotto con gli attributi in cerca di fortuna (Antonio Sabato), figlio di un mafioso che ha tradito ma ansioso di riconquistare il rispetto dei grandi boss. In particolare entrerà alla corte amburghese di Don Vincenzo (Telly Savalas), fratello di un grande leader morto la cui figlia (Paola Tedesco) finirà per innamorarsi di lui. Un intreccio di rara banalità cui...Leggi tutto però il magnetismo di Savalas e la risolutezza di Sabato forniscono se non altro le basi per costruire un mafia-movie solido nella costruzione e con qualche discreta scena soprattutto quando vengono in contatto tra loro i personaggi principali. L'azione, al contrario, è di routine e non lascia il segno. Così come in fondo è l'intero film a scivolare presto nella mediocrità (al di là delle apparenze e della regia corretta di De Martino) senza mai trovare la tensione giusta. E di certo le brutte musiche di Francesco De Masi (più adatte ad altri generi, a volte swingate come nei vecchi spy-movies) non contribuiscono a migliorare la situazione. Un noir dalle ambizioni frustrate, scialbo e sciapo, senza sorprese fino alla conclusione (bella però la considerazione di Paola Tedesco sulla quale si chiude il film), col consueto spreco di pallottole, pugni, inseguimenti da quattro soldi..
Una prima mezzora buona e gradevole (una Milano molto ben fotografata da Massaccessi), ma poi quando Antonio Sabato arriva a Roma il film diventa noioso e sinceramente non me lo aspettavo; la sceneggiatura è ripetitiva e senza idee, alcuni personaggi vanno e vengono senza quasi spiegazione e si va avanti con un finale molto prevedibile. Molto bella Paola Tedesco (decisamente meglio rispetto ad altri film), c'è la Torosh accreditata che compare in una foto e in un'altra scena per non più di 10 secondi, c'è pure Franca Scagnetti (non accreditata).
MEMORABILE: Il sorriso prolungato di Sabato dentro un bar di Milano, pochi istanti prima di uccidere un uomo.
Come sempre Alberto De Martino "gira bene", ma questo non basta a rendere interessante un film... Qui la trama è piuttosto prevedibile e non si riesce mai a simpatizzare per il protagonista (un torvo Antonio Sabàto), mentre Telly Savalas s'impegna giusto il minimo sindacale riuscendo comunque a non sfigurare. L'ambientazione è notevole, ma la storia piuttosto banale e poco credibile (anche per gli standard del genere, notoriamente elastici) contribuisce a farne un film da una sola visione.
Ascesa e presumibile caduta di un picciotto tra Milano e Amburgo. L'abilità di De Martino si palesa nelle scene d'azione e nella vigoria impressa ai due interpreti principali - lo spavaldo arrampicatore Sabàto e lo scaltro e prudente boss Savalas -, mentre il copione è scritto in ossequio ai noti sviluppi previsti dal genere mafia. A questi ultimi si sottrae invece il ruolo della Tedesco - attrice peraltro di bellezza sempre molto fine, soprattutto nella scena in cui appare in elegante intimo blu -, figura femminile di personalità e coscienza, lontana dalla solita pupa del gangster di turno.
MEMORABILE: Il bluff della valigetta; L'esecuzione dei marsigliesi; Lo scontro nella clinica; Il monito finale della Tedesco.
Personalmente mi è piaciuto, dalle belle musiche all'interpretazione dei protagonisti principali (Sabàto e Savalas) ed anche alcune sequenze sono piuttosto d'effetto (a tratti mi ricorda vagamente Scarface). Paola Tedesco ha un fisico veramente della Madonnissima (peccato che si veda per pochi secondi).
Scarsotto, noioso, spesso semplicistico. Si può dire che la cosa che funziona meno bene è proprio la sceneggiatura. E quando la storia non funziona, non basta una certa abilità registica a salvare il film, che non parte neppure malissimo. In effetti lo spunto di partenza è gradevole: il problema è che poi si scivola troppo sovente nel tirato via. Sabàto funziona meglio che altrove, Savalas (pur senza strafare) è sempre un bel vedere. Poco interessanti gli altri, tra i quali Sergio Tramonti, Pace in passato, ma qui in mezzo alla guerra mafiosa.
MEMORABILE: Sabàto entra sorridendo in un bar milanese. L'imminente vittima lo guarda e, pensosa, torna a sorseggiare il caffé.
Buon film di De Martino. Certo non siamo di fronte a un prodotto eccezionale, ma c'è sicuramente di peggio. L'azione latita e il film è lentuccio, Savalas davvero poco azzeccato questa volta, più che a un crudele boss somiglia a un allegro pensionato. Il resto del cast, compreso Sabato, è perfetto. Caratteristiche e molto belle le musiche, quasi un marchio di garanzia nei film di questo buon regista. Passabile.
Poliziesco all'italiana senza particolari virtù e con qualche difetto di troppo. Se niente si può obbiettare alla corretta regia di De Martino, molto si può fare sulla sceneggiatura che non si sforza minimamente e ci propina una storia poco interessante e zero innovativa. Antonio Sabato fa del suo meglio (il che non gli farà certo vincere l'Oscar) per interpretare l'ambizioso picciotto di turno; meglio di lui sicuramente Savalas anche se, come spesso succede con i grandi attori americani in produzioni minori, recita ai minimi sindacali.
Film di stampo mafioso che viene diretto senza troppa convinzione da Alberto De Martino. La lacuna più vistosa risiede in una sceneggiatura poco ricercata che porta ad uno sviluppo della vicenda poco lineare. Il cast sarebbe anche discreto, con Antonio Sabato (che in questi b-movie ce lo vedo sempre bene), Telly Savalas (sfruttato poco e male) e l'incantevole Paola Tedesco. Mediocre.
I figli di un mafioso eliminato per tradimento cercano riscatto come soldati di don Vincenzo, ma il più ambizioso dei due ha dei progetti. La mafia come si pensava che fosse nel 1972, somma di bande criminali dove si può dare la scalata al potere senza consultare i pezzi da 90. Cliché a pioggia per un film girato non male, con un buon cast su cui spicca Savalas, boss vecchio stampo. Però non dice niente di interessante, l'indagine sociale è inesistente e il fenomeno criminale si riduce a una serie di sparatorie. Modesto.
Se si vuole il ritmo non è troppo incalzante, ma per due cose mi permetto di dire che è un gran film: intanto per la furbizia del vecchio padrino che era l'unico ad aver capito il bluff iniziale, ma ancora di più per tutti i "maneggini" fatti dal medesimo con i marsigliesi e i politici. Non è attuale più che mai sconfiggere qualcuno senza mai dare la spallata definitiva per poterlo poi sfruttare? E che dire sul fatto di farci rimettere i pesci medi e piccoli creando guerre fra loro a regola d'arte pur di regnare incontrastati fino alla morte?
MEMORABILE: "Da quale altra donna potrai avere un figlio con un sangue tale da vendicarti quando toccherà a te?" Grande Paola...
Gangster-movie che narra le gesta di un uomo d'onore alle prese con un boss della mala. Trama scontata e solito repertorio di sparatorie, inseguimenti e sentimentalismo spiccio. Sabato è appropriato nel ruolo ma monocorde, Savalas non incide e sembra imbalsamato; brava, ma non basta, la Tedesco.
Una buona interpretazione di Sabàto che fa il picciotto di provincia, con tanta voglia di (stra)fare. Una buona regia di De Martino, che ben utilizza anche l'altro pezzo grosso (anzi il più grosso), Savalas, qui dalla parte sbagliata della barricata. Non male nemmeno la parte in Germania, dal fratello, dove il nostro rampante mostra che sa usare (a suo modo) anche il cervello, oltre al mitra M12. La storia arriva presto al culmine, con l'inesorabile resa dei conti che sancirà il vincitore, con un duello... in clinica! Mafia-movie da tre pallini (al pelo).
Buon mafia movie firmato da Alberto De Martino con fotografia di Aristide Massaccesi. La parte iniziale è lenta e noiosa, ma con l'entrata in scena del mitico Telly Savalas il film parte. Azione, sparatorie, ceffoni e un discreto inseguimento. Ottimi gli ultimi dieci minuti. Sabato è credibile e molto graziosa la Tedesco. Piccolo cammeo per Franca Scagnetti. Adatte le musiche di De Masi. Per gli appassionati del genere, ma da vedere. ***/***!
MEMORABILE: Paola Tedesco in due pezzi; La spaghettata in "famiglia"; Gli ultimi dieci minuti.
Ennesimo mafia-movie all'italiana, interpretato dallo specialista del genere, Antonio Sabàto. Niente di che, la storia è abbastanza scontata e neanche le scene d'azione riescono a coinvolgere più di tanto. Telly Savalas praticamente ripete il personaggio che aveva già interpretato in Città violenta di Sollima.
Come spesso accade a De Martino le sue buone qualità come regista annegano nelle scipitezze della sceneggiatura. E tutto questo al netto dei consueti ricalchi dal cinema di genere più famoso, ricco e fortunato (le fonti d'ispirazione; o di plagio, a volte). In altre parole e fuori dai denti: la storia è proprio sempliciotta, con superficialità irritanti (da non scamnbiare per naiveté) e, pertanto, priva d'interesse. Sabato fa quel che può, Savalas è lì per intascare la parcella.
Una storia di mafia con tutti i luoghi comuni del caso girata tra Palermo, Roma, Milano e Amburgo. Non è assolutamente male. Il regista Alberto De Martino tecnicamente era ben preparato; forse la sceneggiatura meritava più cura, ma va bene anche così. Sabàto è bravissimo nel suo ruolo. Telly Savalas arriva nella seconda parte del film ma ci offre un ruolo non del tutto convincente, poteva fare di più. Paola Tedesco è di una bellezza incantevole. Grazie alle immagini di questo film possiamo riscoprire anche la Germania (Amburgo) dei primi anni '70.
MEMORABILE: La frase finale di Paola Tedesco; Telly Savalas con la classica coppola siciliana; La spaghettata; La valigetta verde; Le location girate ad Amburgo.
Regista tecnicamente preparato, De Martino ha sempre tentato di imprimere al suo cinema un respiro internazionale, ma qui viene penalizzato da una sceneggiatura che, tra un luogo comune e l'altro, racconta senza troppa fantasia l'ennesima storia di mafia incentrata sul solito picciotto desideroso di bruciare le tappe. Sabato e la Tedesco fanno del loro meglio, mentre a Savalas non è richiesto un simile sforzo per lasciare ugualmente il segno. Ritmo discreto, scene d'azione nella media, film tutto sommato passabile, se si ama il genere.
MEMORABILE: Il promettente inizio; La battuta finale della Tedesco.
“Mafia movie” che non lascerebbe traccia di sé se non fosse per alcune esecuzioni originali nella loro efferatezza e una riflessione finale che riscatta in parte la superficialità di una narrazione tutta tesa all'azione. La trama lacunosa e i repentini cambi di ambientazione lasciano disorientati e nemmeno il cast aiuta a tener desta l’attenzione, con l’eccezione di Telly Savalas (al quale basta la presenza) e Paola Tedesco. La colonna sonora di De Masi forse fa eccessivo sfoggio di eclettismo.
MEMORABILE: L’esecuzione al bar; La saponificazione del marsigliese; Don Vincenzo: "Io sono la Famiglia… è cosa mia!"; L’ultima battuta di Paola Tedesco.
Nonostante una storia già vecchia ai tempi di Shakespeare, una sceneggiatura raffazzonata e numerosi svarioni di regia, questo mafia-movie di respiro europeo (Milano, Amburgo, Roma) di De Martino funziona. Vuoi per la faccia da gigione di Savalas, vuoi perché Sabato non ha la personalità da duro e ispira quasi tenerezza, alla fine il film si lascia guardare con piacere, se non si hanno troppe pretese. Del resto con un budget ai limiti del "fatto in casa" fare di meglio sarebbe stato oggettivamente difficile. Bravi Persico e la Tedesco.
MEMORABILE: Due finti poliziotti che guidano un'auto dei pompieri che nel film sarebbe un'ambulanza: da annali del trash; La splendida fotografia di Joe D'Amato.
Mafia-movie dallo schema classico (ascesa e caduta, tradimento, vendetta, tresca con la nipote proibita del capo) con cast di contorno interessante (in cui ritroviamo il pasoliniano-petriano Tramonti) e un'indubbia padronanza del mestiere. Sabàto sfodera la sua solita cazzimma; sprecato - strano a dirsi- Savalas, in quel periodo assai attivo in produzioni nostrane (già maggiordomo diabolico per Bava e sicario elegante per lo stesso De Martino) qui nei panni di ansimante boss siculo con tanto di scoppoletta sulla pelata. Scorrevole.
MEMORABILE: Il vaso di fiori consegnato e subito buttato dalla finestra (poco dopo un attentato con modalità simili).
Contagiato dalla "padrinomanìa" spopolante all'epoca, De Martino, manco a dirlo, americaneggia e internazionaleggia nel mood provando a trasformare ciascuna città pendolarmente visitata in una Chicago siculocratica e mafiocentrica. Ma il gioco è più grande di lui e la sua picciotteria all'ingrosso va pian piano svalorizzandosi fra poco credibili cambi di casacca comportamentali e dozzinali voltagabbanismi strategici. E in tutto ciò Sabato sfodera i suoi candeggiati sorrisoni a 365 denti a un corleonesco Savalas pre-Kojak ancora tabagista: queste le uniche bagattelle che del film si ricordano.
MEMORABILE: Il lungo sorrisone alla The mask di Sabato alle spalle di Loreto Abbondanza, il primo uomo da far fuori a Milano.
Come dramma non funziona proprio, mentre come poliziesco ha qualche cartuccia da sparare ma non esce dalla mediocrità. Ci sono troppi personaggi e sono quasi tutti privi di una caratterizzazione degna di questo nome. La sceneggiatura appare un po' confusa, si cambia continuamente location mentre Antonio Sabato non cambia l'unica espressione di cui sembra dotato in questo film. Ottimo invece Telly Savalas e non male Paola Tedesco. Qualche buono spunto, ma non abbastanza per la sufficienza.
Mafia movie senza infamia e senza gloria; i personaggi tagliati con l'accetta non suscitano empatia (un minimo di sviluppo avrebbe giovato alla visione, si parla di un "picciotto" che si infiltra in una "famiglia" avversaria) e i continui cambi di luogo (Milano, Amburgo, Palermo) disorientano e appesantiscono la trama come la colonna sonora, ripetitiva e più adatta a un poliziesco puro; Savalas e Sabato ai minimi sindacali, un po' meglio la Tedesco per la battuta finale; solo per appassionati del genere e "completisti".
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HomevideoZender • 19/06/09 11:22 Capo scrivano - 47698 interventi
Grazie Geppo. A te e al tuo mitico edicolante!
HomevideoZender • 27/08/09 08:30 Capo scrivano - 47698 interventi
Direttamente dalla sempre più prestigiosa Geppo collection di Germania ecco la rara fascetta vhs di I FAMILIARI DELLE VITTIME NON SARANNO AVVERTITI della Lancia video. VHS tedesca con audio originale italiano. Sulla fascetta troviamo anche un errore: al posto di "I FAMILIARI DELLE VITTIME..." è stato scritto "I FAMIGLIARI DELLE VITTIME...".
HomevideoGeppo • 17/01/10 22:51 Call center Davinotti - 4269 interventi
Ecco il DVD Hobby & Work di "I familiari delle vittime non saranno avvertiti".
Uscito in edicola per la collana: Poliziesco all'italiana.
Master: Qualche graffio, in alcune scene l'immagine ha frequenti cali di luminosità e colori.
Audio: A tratti sporco
Durata: 94 minuti (integrale)
Formato: 1.85:1
"Il bar in cui Antonio Sabàto uccide Annibale Papetti"
Forse è meglio scrivere:
Il bar in cui Antonio Mancuso (Antonio Sabàto) uccide Loreto Abbondanza (Annibale Papetti).
DiscussioneZender • 8/05/10 01:53 Capo scrivano - 47698 interventi
Sai Buono, in realtà non esiste una regola. A volte si mettono gli attori, a volte i personaggi, a volte entrambi... L'unica regola dovrebbe essere quella che nello stesso film si sceglie lo stesso metodo. Quindi diciamo che sarebbe senz'altro meglio scrivere la formula completa, ma siccome il testo da inserire nel radar ha dei limiti di spazio a volte si sceglie uno o l'altro.
La canzone dell'intro in siciliano come si chiama?
MusicheGestarsh99 • 3/05/19 12:27 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Daidae ebbe a dire: La canzone dell'intro in siciliano come si chiama?
A cantarla è Orazio Strano (1904-1981), meglio noto come
Araziu Stranu, uno dei più celebri cantori/menestrelli della tradizione popolare catanese e siciliana in generale, addirittura eletto "Trovatore d'Italia" nel 1960.
Il brano che accompagna i titoli di testa del film s'intitola
U carritteri ("Il carrettiere"); per chi volesse "karaokarlo", il testo è il seguente:
"Vogghiu ludari cu li me canzuni
la terra mia ca vogghiu tantu beni.
L’omini forti comu li liuni,
li donni beddi comu li sireni.
E dopu e genti da Sicilia magari
lu suli d’oru, lu celu e lu mari.
Pi prima cosa vi vogghiu parrari
di lu carrettu e di lu carritteri.
Parti di notti e si metti a cantaRi
canzuni beddi di centu maneri.
Carrettu e sunagghiera a ddu mumentu
ci fannu ad iddu d’accumpagnamentu.
Carrettu beddu miu sicilianu
di la Sicilia sì l’oru zicchinu.
Lu mastru ca ti fici cu ddi manu
lu sintimentu ddo è troppu finu,
e lu pitturi ca t’a pitturau
lu sangu di li vini ci mmattau.
Eeeh... cavaddu sicilianu!
L’armiciaru chi poi ti studiau
vidennu lu carrettu ca niscìu
un pau d’armigi doppu ci ‘mpaiau
u cavaddu ca pi tantu nni curria
c’un omu supra ca parìa un pileri
unni poi fu chiamatu carritteri.
E fu na cosa granni du misteri
ca fici a tutti tantu "ntusiasmari.
E a manu a manu ‘nte festi e ‘nte feri
carretti si videvanu arrivari
di li paisi vicini e luntani
carricati di fimmini bagiani."
Gestarsh99 ebbe a dire: Daidae ebbe a dire: La canzone dell'intro in siciliano come si chiama?
A cantarla è Orazio Strano (1904-1981), meglio noto come
Araziu Stranu, uno dei più celebri cantori/menestrelli della tradizione popolare catanese e siciliana in generale, addirittura eletto "Trovatore d'Italia" nel 1960.
Il brano che accompagna i titoli di testa del film s'intitola
U carritteri ("Il carrettiere"); per chi volesse "karaokarlo", il testo è il seguente:
"Vogghiu ludari cu li me canzuni
la terra mia ca vogghiu tantu beni.
L’omini forti comu li liuni,
li donni beddi comu li sireni.
E dopu e genti da Sicilia magari
lu suli d’oru, lu celu e lu mari.
Pi prima cosa vi vogghiu parrari
di lu carrettu e di lu carritteri.
Parti di notti e si metti a cantaRi
canzuni beddi di centu maneri.
Carrettu e sunagghiera a ddu mumentu
ci fannu ad iddu d’accumpagnamentu.
Carrettu beddu miu sicilianu
di la Sicilia sì l’oru zicchinu.
Lu mastru ca ti fici cu ddi manu
lu sintimentu ddo è troppu finu,
e lu pitturi ca t’a pitturau
lu sangu di li vini ci mmattau.
Eeeh... cavaddu sicilianu!
L’armiciaru chi poi ti studiau
vidennu lu carrettu ca niscìu
un pau d’armigi doppu ci ‘mpaiau
u cavaddu ca pi tantu nni curria
c’un omu supra ca parìa un pileri
unni poi fu chiamatu carritteri.
E fu na cosa granni du misteri
ca fici a tutti tantu "ntusiasmari.
E a manu a manu ‘nte festi e ‘nte feri
carretti si videvanu arrivari
di li paisi vicini e luntani
carricati di fimmini bagiani." Grazie
Al minuto 01:08 circa Don Turi Petralia (Sergio Rossi) mostra dei giornali/riviste ad Antonio Mancuso (Antonio Sabato). Nella pagina finale della rivista è riconoscibile la pubblicità anni 70 del brandy "Stock", con la scritta "quando vivere è saper vivere" che mostrava scene di vita quotidiana accompagnate dalla classica immagine di due bottiglie di Stock brandy con un bicchiere pieno a fianco: