Il fascino discreto della borghesia - Film (1972)

Il fascino discreto della borghesia

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Zeppo di follie esagerate (giustificate dall'inserimento delle stesse in sogni) e altre comunque originali, LE CHARME DISCRET DE LA BOURGEOISE segna il ritorno di Buñuel al surrealismo che ne contraddistinse lo stile per anni (film come L’ANGELO STERMINATORE ne sono l’esempio). Dietro a una critica acida e ficcante diretta alle sciocche convenzioni borghesi (sublimate nel momento del pranzo, ripetuto più e più volte durante il film e sempre interrotto), Buñuel non fatica a immaginare situazioni paradossali e “non-sense” spesso divertenti. Così, anche se non si può certo dire che il film sia una commedia classica (si vira...Leggi tutto molto sul grottesco, piuttosto), può contare su trovate talvolta geniali che scatenano se non altro il sorriso. Peccato che il ritmo sia, al solito, lento e macchinoso. A dialoghi intelligenti e brillanti si alternano - con un montaggio bizzarro che scandisce di quando in quando le scene con una ripresa dei sei amici che percorrono silenziosamente una strada di campagna - momenti nei quali il regista (come sovente gli capita) fatica a mantenere viva l'attenzione dello spettatore, un po' troppo statici. La ripetizione con poche varianti delle medesime situazioni si fa a lungo andare noiosa e non basta l'innegabilmente ottima - e molto ben calibrata - interpretazione di un cast prestigioso a dare un minimo di vivacità a una sceneggiatura decisamente ambiziosa (d’accordo, Buñuel se lo può permettere) ma anche confusa. L'Oscar guadagnato come miglior film straniero testimonia che l’aver colpito con sagacia gli obiettivi giusti con perfida discrezione ha evidentemente risvegliato la coscienza di qualcuno. E in effetti l'operazione è valida, ha un fascino buñueliano caratteristico, di una vacuità programmatica adorabile.

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Caesars 5/02/07 13:09 - 3773 commenti

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Film da gustare senza andare a cercare di capire il senso di ogni singolo episodio. Ben recitato e discretamente divertente nel suo svolgimento, è una chiara critica ad un certo tipo di società borghese. Acclamato come capolavoro, non l'ho trovato tale ma sicuramente rimane un film decisamente godibile.

B. Legnani 8/08/07 00:30 - 5519 commenti

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Spuntato. Non è “borghesia”, ma “alta borghesia capitalista”. Essa va imperterrita per la sua strada, sfogando il rimorso per le sue azioni nei sogni, che svaniscono nel nulla: anzi, se nel sogno s’interrompe un pranzo, ci si alza dal letto e si va al frigo. Nessuno l'impedisce: i rivoluzionari sono tanto idealisti quanto deficienti. Il discorso critico-satirico-surreale, all’epoca esaltato, sparisce di fronte a opere come Indagine di Petri. Stucchevole il meccanismo del pranzo "interruptus". Rey è la gemma del film, che m’ha deluso.
MEMORABILE: Rey sopporta diplomaticamente le cafonerie del militare, ma quando è troppo è troppo...

Pizzetta 11/03/08 13:24 - 11 commenti

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È il susseguirsi di pranzi interrotti a causa di circostanze man mano sempre più assurde la matrice di questo film che riceve l'Oscar come miglior film straniero nel 1973; Buñuel ci descrive una borghesia dal fascino discreto, persa nei suoi discorsi piatti e che non si scompone di fronte a nulla. I nonsense sono ciò che rendono questa opera un vero e proprio capolavoro; i sogni si confondono con la realtà ed è inutile cercare spiegazioni o chiedersi "perché".
MEMORABILE: "Sognavo che Senechal sognava che eravamo tutti a una serata che in realtà era uno spettacolo teatrale".

Capannelle 30/03/08 13:37 - 4394 commenti

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Satira surreale e raffinata sulla mentalità borghese. Surreale perché la storiella della cena sempre rimandata sembra assurda ma poi a ripensarci si colgono tanti elementi propri del periodo. A differenza di altri registi Bunuel riesce a non cadere mai nel ridicolo anche se è inevitabile una certa ripetitività delle situazioni. Vinse l'Oscar come miglior film straniero, ma Bunuel si rifiutò di ritirarlo. Buon film.

Ghostship 2/07/08 13:49 - 394 commenti

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Capolavoro del cinema surrealista di Buñuel, che mostra tutti i paradossi della cinica classe borghese che rappresenta tramite un unico paradosso che lega, filo sottile, tutti gli episodi, i ritorni, i tradimenti. Riusciranno i nostri protagonisti a cenare senza essere interrotti da un plotone d'esecuzione? Mirabili le interpretazioni di un cast stellare, nel quale tutti danno vita a personaggi che sembrano esistere anche nella realtà fisica.

Il Gobbo 31/07/08 10:50 - 3015 commenti

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Vertice dell'arte di Buñuel, uno dei suoi titoli più emblematici, e geniale ricapitolazione di tutti i suoi temi, dall'acre - ma ghignante - satira anti-istituzioni (ma anche anti-anti-istituzioni) alla psicanalisi, sotto l'insegna di un surrealismo giocoso a sua volta tanto esibito da venir quasi parodiato. Felicissimo casting (di un'antipatia rara, ma una volta tanto voluta e cercata) e tante scene indimenticabili. L'inane camminata passa direttamente nel museo delle immagini-simbolo del cinema.

Ercardo85 16/12/08 18:33 - 81 commenti

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Il capolavoro di Buñuel. Onirico, divertente, surreale; il regista si prende gioco dello spettatore utilizzando il sogno per far saltare in aria i pilastri sui quali si regge la borghesia: polizia, chiesa, esercito. Ma attenzione, come ha scritto giustamente qualcuno: "I sogni non servono ad evadere dalla realtà, bensì a farla conoscere più profondamente".
MEMORABILE: "...allora io defeco sul suo esercito nella sua totalità".

Daniela 6/01/09 11:56 - 12606 commenti

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Commedia in cui la metafora e il fantastico vanno elegantemente a braccetto, complice il sogno. Non è solo una critica alla borghesia il cui appetito famelico non può mai essere saziato, è anche un radicalizzare la realtà per mostrarne il lato paradossale (se ci sono preti operai, perché non ci può essere un vescovo giardiniere?). Voltaire surreale, Buñuel ci mostra che non viviamo nel migliore del mondi possibili, ma in quello più assurdo.
MEMORABILE: La scena del palcoscenico, con uno dei personaggi che mormora "ma io non conosco le battute" - l'ambasciatore sotto il tavolo che addenta l'arrosto.

Galbo 18/03/09 05:55 - 12372 commenti

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Tra le ultime opere di Buñuel, premiata con l'Oscar per il miglior film straniero, riprende i temi cari al regista spagnolo, primo tra tutti una feroce critica della classe borghese, dipinta come entità parassitaria e schizofrenica, dotata tuttavia di un grande potere decisionale sul destino delle classi più basse. Il tutto sotto forma di sottili metafore riguardanti principalmente il cibo. Cast particolarmente efficace.

Samtam90 11/07/09 13:04 - 56 commenti

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La borghesia come metafora esistenziale: l'uomo passivo che preferisce rimanere nell'illusione della fenomenicità, in una vita costituita solo dal formalismo. Dietro al perbenismo borghese, infatti, si agitano passioni incontrollabili (l'ambasciatore che cede al raptus omicida, il cibo come fine primario), perversioni, atti criminali. Come a dire che la vita, nonostante tutto, vince sul tentativo dell'uomo di reprimerla. Il sarcasmo con cui Buñuel mostra l'assurdo delle convenzioni sociali, poi, è davvero notevole.

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Saintgifts 6/10/09 23:51 - 4098 commenti

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Luigi Einaudi afferma che è tanta la confusione generata attorno alla parola borghesia che sarebbe da togliere dal novero delle persone decise a non imbrogliare il prossimo. Buñuel ci vuole imbrogliare? O solo ci vuole (e si vuole) divertire? Considerato unanimemente il suo capolavoro questo film, che richiama ancor più unanimemente aggettivi quali surreale, onirico, ci mostra attraverso scene apparentemente sconclusionate una parte dell'umanità (la borghesia appunto), quasi vittima delle sue vittime e per niente pericolosa ma in pericolo.
MEMORABILE: La falsa cena a casa del colonnello che si rivela una rappresentazione teatrale dove i protagonisti (i borghesi) non conoscono la loro parte.

Renato 19/01/10 12:00 - 1648 commenti

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Delizioso. Direi che c'è poco da capire, anche se in molti hanno cercato di farlo anche con forzature critiche spesso esilaranti; Bunuel sapeva fare cinema come pochi, ed i suoi film si fanno sempre seguire con attenzione e curiosità crescenti. Il tono ironico che permea tutta la vicenda è davvero sublime, ed l'autore si ferma sempre un momento prima di scadere nell'esagerazione.

Jandileida 3/03/10 20:53 - 1558 commenti

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Mi ha ricordato la poetica di Borges nella quale il sogno entrava in rotta di collisione e finiva per confondersi con la realtà. Detto questo, il film è a tratti molto divertente nel suo susseguirsi di situazioni via via sempre più assurde che impediscono ai protagonisti di gustarsi un lauto pranzo, quasi che i millenari sforzi fatti dalla borghesia per affrancarsi dal bisogno primario della fame siano stati in realtà vani e anzi abbiano creato una gabbia dorata e finta attorno ai borghesi. Fantastico il cast, su tutti un mastodontico Rey.
MEMORABILE: Rey sotto il tavolo che rischia la vita pur di addentare l'ultimo pezzo d'agnello.

Pasolini 17/04/10 10:15 - 10 commenti

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Sottile denuncia alla classe borghese, con tanto di metafore ed ironia. Il regista mette a fuoco tutti i difetti dei borghesi, analizzandone ogni difetto o incongruenza. La recitazione non è male, anzi. Come già detto precedentemente ci sono molte metafore nel film e riuscirle a capire tutte è molto difficile.

Pau 5/05/10 19:59 - 125 commenti

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Non soltanto la borghesia finisce sotto le forche dell' "humour negro" di Bunuel, ma anche l'esercito e la Chiesa pagano il loro tributo alla vena sarcastica del regista e dello sceneggiatore Jean-Claude Carriere. Leggero e brillante nei toni, nella sostanza non lesina le stoccate ad una classe che avanza pretese di dinamismo e vitalità, ma che ci viene dipinta come "impantanata" nei suoi sciocchi formalismi e rituali, alla completa deriva morale ed intellettuale; non a caso la sequenza finale mostra i protagonisti in cammino verso il nulla.

Belfagor 31/07/10 17:11 - 2689 commenti

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"L'angelo sterminatore" ora agita la piuma del surreale, ma la catastrofica situazione non è cambiata. La borghesia, paralizzata dalle sue mille affettazioni e sorretta dalla violenza e dal bigottismo, viene qui mostrata nella sua natura più intima e miserabile. Non è tanto un'opera rivoluzionaria quanto onirica, ironica, deliziosamente sardonica. Al suo trentesimo film, Buñuel porta al massimo il contrasto fra la forza del sogno e la passività dell'illusione in quella che è la summa e il vertice della sua produzione.
MEMORABILE: L'esperimento del Martini con l'autista; la falsa cena che in realtà si rivela uno spettacolo teatrale.

Enzus79 20/02/11 10:15 - 2864 commenti

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Il surrealismo di Luis Bunuel. Umorismo tagliente contro non solo la borghesia ma anche la polizia, l'esercito e la chiesa. Se non fosse per alcuni momenti lentissimi e inutili il film sarebbe un capolavoro assoluto. Fernando Rey da applausi. Da vedere.

Mark70 21/02/11 21:27 - 118 commenti

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Difficile capire fino in fondo questo film sapientemente sgangherato, un gioco ad incastro di episodi surreali, onirici, a volte quasi assurdi: questi borghesi eleganti, colti e affascinanti nascondono dietro questa facciata elegante una realtà grottesca fatta di segreti e desideri inconfessabili (e probabilmente inconfessati anche alle proprie coscienze). Aleggia un senso di desolazione e di vuoto nel film, ma nonostante ciò tutto è trattato con leggerezza e umorismo, rendendo molte scene quasi comiche. Non è un film per un pubblico distratto.

Buiomega71 17/07/11 21:55 - 2899 commenti

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Uno dei capolavori assoluti dell'intero panorama cinematografico. Buñuel si conferma uno dei registi più dissacratori e anarchici in assoluto. Incubi terrificanti che nemmeno Bava e Argento hanno saputo sfornare, la borghesia che cammina su una strada assolata senza una meta, la donna bionda che non vuole mostrare il suo corpo (nudo) a Rey (perché?), la cena a base di polli di gomma. Visionario, immerso in una follia iconoclasta che distrugge ogni carica dello stato e non fa sconti. L'assurdo bunueliano in tutto il suo splendore. Irrinunciabile.
MEMORABILE: Gli incubi del tenentino sul fantasma della madre morta; lo spettro del brigadiere con il volto insanguinato: da far impallidire qualsiasi horror.

Homesick 24/09/11 18:09 - 5737 commenti

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Conscia della propria marcescenza, la borghesia satolla, vanesia e parassitaria vaga senza meta sopravvivendo protetta dal potere politico, militare e religioso; Buñuel la dissacra con i fendenti di un surrealismo farsesco in cui il discrimen tra realtà ed incubo freudiano si percepisce solo nell’istante del risveglio e il continuo ricorso al paradosso estremizza gli atti iterati, interrotti o impossibili del più criptico e angoscioso El angel exterminador. Un insostituibile regesto per chi desideri conoscere o ripassare l’intera poetica visionaria e iconoclasta dell’apolide Autore.
MEMORABILE: Il vescovo che si propone come giardiniere; la terrorista in casa di Rey; i polli di gomma; la cena sul palcoscenico; il “brigadiere insanguinato”.

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Stefania 19/12/11 02:34 - 1599 commenti

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La Storia è un incubo dal quale questi borghesi (dal fascino tanto discreto che nessuno più lo subisce) tentano di svegliarsi, la Storia che li allontana da sé, li esilia, raminghi su quella strada deserta, senza sbocco, senza futuro. Un incubo, per questi Cavalieri (e Dame) Inesistenti, la continua frustrazione di un bisogno primario, il nutrimento, indispensabile alla sopravvivenza, in una versione acida e lugubre di "Alice in Wonderland", un sogno dal quale non ci si risveglia adulti, bensì morti. Anche se col frigo pieno...
MEMORABILE: L'interminabile camminata in aperta campagna. La finta cena coi polli di gomma. Il Vescovo-giardiniere e... assassino!

Lucius 23/12/11 21:31 - 3015 commenti

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Una continua interruzione, per quanto discreta, prima dei pasti non fa certo bene, ma l'idea di base risulta simpatica. L'escalation delle visioni subisce uno strano effetto, una sorta di rimescolamento confusionale offertoci dal montaggio definitivo della pellicola, mentre va rimarcato lo stile, l'eleganza di certe inquadtrature, la cura per il dettaglio. Una pellicola che è uno schiaffo alla borghesia e a quel suo certo fascino mai demodè.

Myvincent 24/01/12 14:44 - 3722 commenti

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Film surrealista per antonomasia, descrive, attraverso incursioni oniriche difficili da discernere da quelle "reali", la società borghese coi suoi vizi, avvalendosi della satira e di simbologie a dir poco ipnotiche. Le spregevolezze umane diventano accettabili se in mano ad una classe sociale, ma restano pur sempre spregevoli. Il tutto lavorato con un tono distaccato e insieme caldo.

Pigro 26/08/12 11:11 - 9624 commenti

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I rituali delle cene (sempre interrotte), il valzer di convenevoli e buone maniere e, dietro la facciata, l’orrore di incubi e morti. È la borghesia vista dall’occhio di Buñuel, che tra il simbolico e il surreale scardina le convenzioni per rigettarcele con tutta l’inquietante ambiguità di una classe sociale marcia e in marcia verso il nulla, a cui fanno da compagni di viaggio preti e militari, in una narrazione da novelliere contemporaneo su cui si riverberano come lampi o miraggi i segni di una catastrofica modernità. Labirintico.

Yamagong 24/08/13 21:21 - 274 commenti

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Volendo riassumere questa inestimabile e immortale perla cinematografica, si potrebbe pensare alla passeggiata campagnola che ricorre spesso nel film: un incedere tronfio, elegante e sicuro; diritto e privo di ostacoli. E tali sono le meschine esistenze degli altolocati protagonisti, travolti da una serie grottesca di assurdi eventi, cui reagiscono sempre in modo cinico e ipocrita, perbenista e inutilmente composto (non viene risparmiato nessuno, nemmeno il clero e l'esercito!). Profondamente allegorico e sottile, merita più di una visione.

Mickes2 4/11/13 20:28 - 1670 commenti

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La borghesia misera, superficiale, tracotante, piena di sé e protetta da terzi, procede senza mete né confini col nulla dinanzi perché nulla è e nulla può fare; sogna presagi di morte e distruzione e girovaga nella propria radicata, ridondante, classista, odiosa ipocrisia. Ulteriore genialata al vetriolo, vertiginosamente surreale dipinta dal maestro spagnolo; ritratto fortemente ambiguo che sfocia nel nichilismo e intriso (più del solito) da un umorismo a tratti esilarante permeato da una fortissima vena pessimista. Testamento di una poetica.
MEMORABILE: Il racconto d’infanzia del tenente; Il prete e assassino; La cena-teatro.

Delpiero89 18/01/14 17:04 - 263 commenti

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Forse il più celebre film di Bunuel, è senza dubbio un film importante. Attraverso il leitmotiv di una cena in compagnia che mai si concluderà, il regista spagnolo ci racconta la società borghese in modo grottesco e ironico, tra dialoghi di alta cucina e tradimenti. Originale e con molte trovate geniali, sempre sul confine tra sogno e realtà. Cast eccezionale.

Nancy 1/02/14 16:37 - 774 commenti

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Film nel quale si rivede il Bunuel più surrealista, che commistiona dramma e commedia in una calibratura mai troppo precisa. Il ritmo è talvolta lento talvolta veloce ed è questo il suo fascino e insieme il marchio di fabbrica del regista; dissacrare ogni aspetto della borghesia lanciandovisi dritto in mezzo sembra essere il suo scopo; dare volto all'inconscio di un'intera classe sociale che, travestita nel suo perbenismo, è in realtà capace di partorire allucinanti incubi. Buona prova del cast (merita, a mio parere, la visione in lingua originale).

Paulaster 18/06/15 17:01 - 4375 commenti

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Nelle gesta tracotanti di un sestetto si rappresenta il modus vivendi di chi si crede un’élite, superba nell’esercitare poteri e dettar legge (specie per gli altri). Parte iniziale come uno sberleffo continuo e vivace perché a ogni scena toglie una pelle alla sua critica. Non vengono nemmeno risparmiati un vescovo operoso ma che sul perdono lascia a desiderare e le forze di polizia, in balìa del potere. Diverse ripetizioni e i sogni che alla lunga incidono meno tolgono fluidità alla visione.
MEMORABILE: L’apertura del palcoscenico; Le smanie sessuali; La camera mortuaria al ristorante.

Victorvega 20/12/15 23:58 - 501 commenti

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Critica sociale giocata con le armi del grottesco e del surreale, in cui le follie di un gruppo di persone e in generale di una classe sociale vengono servite nella più naturale normalità. Dialoghi funzionali, trovate d'autore per uno spettatore che deve trovare l'equilibrio tra la dimensione del sogno e il reale. Alla fin fine diventa un po' stucchevole questa infinita e pluri-rimandata cena e il rischio noia si fa reale. Interessante e affascinante.

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Tarabas 5/12/16 10:11 - 1878 commenti

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Pochade surrealista con blanda critica sociale. Questa mi pare la sintesi del film, di cui onestamente fatico a intuire la corrosività. La polemica antiborghese mi sembra del tutto annacquata per non dire innocua e il clima ridanciano contribuisce a distrarsi dal bersaglio. Forse non è un caso che il film sia stato anche un grande successo commerciale: non pone grandi interrogativi né ha una struttura particolarmente spiazzante o sfidante. Mi rendo conto di essere in minoranza, ma l'ho trovato del tutto trascurabile.

Jdelarge 12/12/16 17:27 - 1000 commenti

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Buñuel mostra un'alta borghesia viziata e "pietrificata", talmente abituata ad avere tutto da non riuscire nemmeno a godersi un pasto. Destinata a irrigidirsi nelle pratiche del buon costume e dello "pseudo rispetto" delle autorità, la paura più grande per la borghesia è rappresentata dalla morte, verso cui si tende in maniera inesorabile. L'esposizione, anche grazie a un ottimo montaggio, ricostruisce molto bene la dinamica del sogno e della finzione, ma in svariati momenti risulta ridondante.

Minitina80 25/03/17 07:13 - 2976 commenti

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La borghesia è rappresentata come un abito vuoto indossato ciclicamente nel tempo da marionette, ognuna delle quali si ripete con la medesima contraddizione. In essa Buñuel inserisce anche il clero, al servizio della borghesia stessa e dalla faccia ostinatamente mutevole in un mistificatorio paradosso che li astrae dalla loro natura. Tutti sono accomunati dall’ossessione per ricorrenti banchetti incapaci di soddisfare la loro fame circostanziale e identificativi del loro status. Tanto simbolismo e surrealismo per una raffigurazione dissacrante.

Nando 25/04/17 16:06 - 3806 commenti

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Una pellicola grottesca e dissacrante in cui viene messa alla berlina l'alta borghesia francese. Tra situazioni surreali - alcune decisamente geniali - si assiste a una narrazione mai banale che, talvolta, strappa un amaro sorriso. Cast di alto livello con un monumentale Rey e le interpreti femminili che mostrano un ambiguo lato sensuale.

Pinhead80 25/07/17 21:41 - 4715 commenti

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Un gruppo di borghesi avidi, vuoti e imbruttiti dalla noia non riesce mai a concludere una colazione, un pranzo o una cena senza che vengano interrotti da qualcosa. La celebrazione del nulla viene qui rappresentata in tutta la sua eleganza e arricchita con gli abituali innesti onirici e simbolici buñueliani che dissacrano ogni elemento cardine della società (la famiglia, la Chiesa, la politica). Assistiamo a una vera e propria girandola di situazioni assurde e grottesche che confondono volutamente realtà e fantasia. Sta a noi trovare le chiavi.

Rufus68 3/09/17 22:51 - 3819 commenti

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Il regista mette alla berlina, col suo tipico sarcasmo venato di cupezza, l'unica classe dominante (i sei protagonisti in cammino sembrano una parodia de "Il quarto stato" di Pellizza da Volpedo): inconcludente, criminosa, sterile, solo in grado di recitare una parte che ha orrore di dimenticare per non scoprire il proprio vuoto morale e creativo che appare come un fantasma nei loro sogni. La ricognizione è precisa e senza appello, ma anche senza soluzioni: una ghignante apocalisse.

Thedude94 15/09/17 00:12 - 1084 commenti

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Protagonista assoluto dell'opera, più che un personaggio in particolare, è principalmente il sogno. Buñuel ci mette alla prova attraverso numerosi escamotage narrativi e tagli di montaggio piuttosto repentini; gli attori non sono poi così male, così come la scenografia ben accurata e i colori del paesaggio campestre, teatro delle vicende principali. Per l'epoca sicuramente questo cinema risultava un azzardo, ma a conti fatti il film resta una pietra miliare del nuovo modo di vedere il mezzo cinematografico e di interpretare le emozioni del regista.

Cotola 30/12/17 12:58 - 8998 commenti

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Borghesia (in questo caso alta) corrotta, avida, vorace, imperturbabile: va avanti sempre e comunque, ma verso dove? Dopo oltre quarant'anni di splendido cinema, Bunuel continua a colpire e satireggiare i suoi bersagli e stavolta ne ha per tutti: borghesia appunto ma anche esercito, chiesa, presunti idealisti e rivoluzionari (i terroristi). E continua a regalare al pubblico film meravigliosi in cui umorismo, simboli, metafore e sogni fanno la parte del leone. Pellicole in cui la raffinatezza, l'arguzia e l'intelligenza riempiono gli occhi e la testa e divertono. Imperdibile.
MEMORABILE: Rey, sotto il tavolo, la cui mano spunta fuori per abbrancare un pezzo di carne.

Marcolino1 15/07/19 17:40 - 553 commenti

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Siamo lontani anni luce dai capolavori visionari e avanguardistici di pura arte Dali-iana di Un chien andalou e L'âge d'or, ma da quest'ultimo si recuperano alcuni elementi (gli amanti focosi, l'orchestra, l'anticlericalismo, la satira politica), incastrandoli in una matrioska di realtà e sogni, per lo più giochetti edipico-crepuscolari. Fa eccezione il teatro metacinematografico, riflettore implacabile su una borghesia discreta, pulita ma abilmente "sporca" nel far passare tutte le nefandezze con la leggerezza di un sorriso deliziosamente ipocrita.
MEMORABILE: L'autocensura "rumorista" che copre i segreti di stato; Il vescovo giardiniere e l'assoluzione fatta a modo suo.

Fedeerra 9/11/21 04:06 - 770 commenti

I gusti di Fedeerra

Un film di fulgida profanità, fatto di bon ton e di costume, d’insolenza aristocratica, di fasto ostentato, di taciuta miscredenza; tutto ciò di cui Bünuel necessita, in quel dato momento e (non)luogo, per illustrare un aspetto decadente, folle e intontito di una borghesia pervasa da sentimenti d’irrealtà e schiacciata sotto il sigillo di una logora quanto mortifera colpevolezza. Pura avant-garde.

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Strana, ossessiva, angosciosa allegoria esistenzialista che richiama echi di un cinema surreale e senza definizioni. Buñuel indaga spietatamente nella (in)sensibilità borghese, descrivendo con profondo senso figurativo i contrasti psichici dei personaggi e le ombre che si attanagliano all’interno dei loro salotti per bene. Sapiente fotografia di Edmond Richard. Cast perfetto.

Noodles 14/02/23 18:39 - 2196 commenti

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Il cinema di Buñuel, quello vero, che condensa tutta la sua straordinaria vena surreale, è presente in questa splendida pellicola. La quasi totale assenza di una trama, che si limita a una serie di pranzi iniziati da un gruppo di amici borghesi ma puntualmente interrotti, offre l'opportunità al regista spagnolo di inserire tutte le idee nonsense e irreali possibili e immaginabili in un contesto che appare più coerente rispetto ad altre sue opere ad alto contenuto grottesco. Alcune scene, alcune semplici frasi, sono piccoli capolavori. Un grandissimo film.

Il ferrini 22/03/23 01:05 - 2337 commenti

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Uno dei film più geniali mai realizzati, che nella sua famelica e feroce iconoclastia distrugge ogni simbolo, ogni vezzo della borghesia. Un'opera assoluta in cui chi guarda si riconosce e inorridisce. Una singola idea (e son tante) contenuta in questa pellicola sarebbe materiale sufficiente per un'altra sceneggiatura. Il succedersi delle situazioni, dal morto nel ristorante alla cena sul palcoscenico, è travolgente, Buñuel non spreca un millimetro di pellicola e gli attori sono tutti straordinari. Capolavoro immane.

Giùan 3/08/23 09:19 - 4528 commenti

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Sublime che sublima e dunque (anche) solletica, vellica, i nostri alti e bassi istinti cinefili e cinematografari sì ma anche in fondo della nostra (di ognuno, dello stesso Don Luis) ultima umanità piccolo borghese. Capolavoro rettilineo (che per contrapposizione fa venir a mente quello circolare ophulsiano) in cui la reificante cinepresa buñueliana mette in fila, associandoli, immagini personaggi ed episodi, allineandoli nel piano e nello spazio come sogni terribilmente concreti che si proiettano all'infinito, in un cammino senza meta, incontrovertibile ma spaurito e agghiacciante.
MEMORABILE: Fernando Rey; Il vescovo di Bartheau; Il sogno nel sogno del sogno; A teatro; Il pranzo sul w.c.: immagine talmente definitiva da sembrar banale.

Magi94 20/12/23 13:02 - 944 commenti

I gusti di Magi94

Geniale sogno buñueliano di satira non proprio alla borghesia genericamente detta, ma all'altissima classe europea che vive in ville principesche e ha amicizie tra i generali e le ambasciate. Rosa da un perenne stato di insoddisfazione che porta alla smania di sbranare pasti o consumare sesso, ogni volta interrotta come in un incubo, ogni volta affrontando il mondo esterno con la più totale noncuranza, che gli permette di camminare a testa alta per la sua strada e cenare tranquillamente con i bombardamenti a pochi metri. Sapiente gioco dell'assurdo che dà vita al grande cinema.
MEMORABILE: "Ma a me non me ne frega nulla dello stato di Miranda!"; Il vescovo giardiniere; Le parole del ministro inintelleggibili ogni volta che serve.
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  • Discussione Stefania • 19/12/11 21:49
    Addetto riparazione hardware - 604 interventi
    Caro Buio, mi ha stupito tantissimo vedere che avevi già commentato questo film, che io ho visto solo ieri e che mi ha entusiasmata:))
    Mi piace il fatto che tu ne abbia rilevato la componente "horror". In effetti, anche secondo me si tratta della rappresentazione di un incubo collettivo, incubo partorito non da un inconscio individuale, ma da un "inconscio di classe" (che non esiste, ovviamente, è una splendida invenzione di Bunuel), l'incubo della borghesia su stessa, sulla sua perdita di senso e di ruolo, quindi in sostanza sulla propria morte.
    Esiste niente di più... horrorifico? :-D
  • Discussione Buiomega71 • 20/12/11 00:54
    Consigliere - 25896 interventi
    Esattamente Stefy, quelle scene oserei definirle più che baviane. Furono un vero e proprio shock per il sottoscritto, fantasmi di donne e ritornanti con la testa fracassata da togliere davvero il sonno.

    Credo che lo zio Luis sia unico nel suo stile, in questo pamphlet grottesco e corrosivo ti infila segmenti puramente horror che fanno davvero rabbrividire.

    Sorprendente a dir poco...
  • Discussione Stefania • 20/12/11 04:06
    Addetto riparazione hardware - 604 interventi
    Sì, la sequenza dei ricordi d'infanzia del tenente fa PAURA! Un crescendo allucinato, col ragazzino che entra nella stanza della madre morta, scrive sullo specchio col suo rossetto, l'armadio che si apre... il fantasma della madre vestita di bianco è proprio baviano!
    E il tutto all'improvviso, in un contesto frivolo: un giovane tenente che intrattiene alcune signore in una sala da tè... tè che non viene mai servito perché "è finito", così come il caffè, il latte, le tisane... Un supplizio di Tantalo... grande sadico il nostro caro angelo (sterminatore) zio Luis:D
  • Homevideo Xtron • 16/08/12 16:58
    Servizio caffè - 2147 interventi
    Il dvd Sony ha una durata di 1h37m08s

    Ultima modifica: 16/08/12 18:19 da Zender
  • Homevideo Caesars • 28/10/13 14:46
    Scrivano - 16796 interventi
    Attenzione al blu-ray. Pare che ci sia un pauroso fuori sincrono in tutta la seconda parte del film, sia nella traccia italiana che in quella originale.
    http://www.dvdessential.it/blu-ray/il-fascino-discreto-della-borghesia-1972-di-bunuel-t45456.html
  • Curiosità Buiomega71 • 13/04/14 10:07
    Consigliere - 25896 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv sorrisi e Canzoni (Ciclo:"9 film di Luis Bunuel", 1981) di Il Fascino Discreto Della Borghesia:

  • Discussione Raremirko • 26/04/18 20:35
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Ancora una volta concordo con Legnani e Davinotti che nei loro (coraggiosi?) commenti ne vedon difetti e ne riconoscono lentezza e staticità.

    Imho un film che vale più per ciò che vuol comunicare piuttosto che per meriti squisitamente filmici.
  • Curiosità Buiomega71 • 16/11/18 19:05
    Consigliere - 25896 interventi
    Quando ottenne la nomination all'Oscar 1972, Luis Buñuel dichiarò, sornione, ai giornalisti messicani, che avrebbe ricevuto sicuramente l'Oscar perché aveva pagato, senza batter ciglio, i 25000 dollari richiesti. Aggiunse che gli americani avevano molti difetti, ma che mantenevano le promesse!

    Quando i quotidiani pubblicarono la notizia, a Hollywood si scatenò il finimondo e l'Academy non prese benissimo l'uscita di Buñuel. Il produttore Serge Silberman si fece in quattro per calmare la veemente indignazione dei rappresentati dell'Academy.
    Con diplomazia e parsimonia Silberman riuscì nell'impresa.
    Quando il film ottenne davvero il premio Oscar come miglior opera straniera, Buñuel rincarò la dose dicendo: "Gli americani hanno molti difetti, ma, come potete vedere, mantengono sempre le promesse"
    Questa volta fu Silberman ad andare su tutte le furie.

    Fonte: I migliori film degli anni 70, pagina 96, scheda di Il fascino discreto della borghesia. Edizioni Taschen
  • Curiosità Caesars • 14/05/20 16:01
    Scrivano - 16796 interventi
    Nell'edizione italiana Fernando Rey si doppia da sé.

    Fonte: la puntata della trasmissione radio RAI "Hollywood party- il cinema alla radio" dedicata al film.