Rapimento alla Casa Bianca - Film (1999)

Rapimento alla Casa Bianca

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da Armand Mastroianni, regista negli Ottanta di un paio di piccoli horror piuttosto noti tra gli appassionati e in seguito dedicatosi con assiduità alla televisione, un action modesto ma che tutto sommato fa il suo dovere e che ha il merito di proporci una sempre affascinante Mariel Hemingway quarantenne nel ruolo per lei insolito di bodyguard. In pericolo è la giovane figlia (Keena) del Presidente degli Stati Uniti (Harrison), la “First Daughter” del titolo originale. Ribelle come si può immaginare, stanca di essere sorvegliata a vista da mazzi di gorilla, si salva nell'incipit (perché in altro luogo) dall'attacco feroce di un commandos di terroristi proclamatisi "Combattenti americani per...Leggi tutto la libertà", che a un party presidenziale entrano in scena armati fino ai denti cominciando a sparare da tutte le parti. Par di stare in guerra e Alex (Hemingway) ha il suo bel daffare nel riparare il Presidente dai colpi. Colpita da un missile mentre sono nella limousine blindata, decide di uscirne per evitare di essere bombardati nuovamente e uccisi, nonostante il suo capo le indichi invece di ripararsi nell'auto. Disobbedendo salva il Presidente, in poche parole. Dovrebbe essere comunque licenziata, ma proprio quest'ultimo la reintegra di fatto nei ranghi assegnandole la protezione della figlia ansiosa di partire per una breve vacanza in un campo tra i boschi assieme ad alcuni suoi coetanei e a una guida, tale Grant (Savant), che si rivelerà essere figura chiave. Rafting, una timida storia d'amore con un giovane compagno... Tutto sembra andare per il meglio quando a sorpresa i guerrieri sopravvissuti tra i responsabili del primo agguato - che per puro caso si trovano in zona (!) - riconoscono la ragazzina e prendono due piccioni con una fava. Sequestro facile facile e fuga con l'ostaggio. Alex e Grant restano lì con un palmo di naso: la prima realizza immediatamente che il suo compito sarà ritrovare la ragazzina, il secondo, attratto dalla bella bodyguard, decide di aiutarla e insieme si addentreranno nel bosco alla ricerca delle poche tracce lasciate dai sequestratori, mentre dalla Casa Bianca lo staff presidenziale organizza per quanto possibile le operazioni ricevendo le richieste dei rapitori: ridateci il nostro compare che sta in prigione e noi restituiremo la figlia. E questo è quanto, prima della caccia avventurosa e di una seconda parte in cui si conferma come il film sia in fin dei conti un veloce concentrato d'azione all'acqua di rose (destinataria è pur sempre la televisione). La Hemingway rappresenta il valore aggiunto; per il suo modo inconfondibile di porsi e per una sofisticata, innata dolcezza che la distingue dalle tante eroine tutte uguali che bazzicano il piccolo schermo. Con una regia che si dimostra sufficientemente competente non resta che accontentarsi di quel che passa il convento; che non è tanto, che non è nuovo, ma che si riesce a vedere senza gran rimpianti. Certo il soggetto è elementare, ridotto all'osso, povero nei dialoghi e nelle caratterizzazioni (soprattutto dalla parte governativa); l'intrattenimento è diretto al pubblico familiare, sorta di replica in tono minore degli action thriller spettacolari da sala cinematografica. Se il genere piace, insomma, può anche andare...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/04/20 DAL DAVINOTTI
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Panza 20/12/23 22:04 - 1834 commenti

I gusti di Panza

A dispetto del titolo italiano, il rapimento non avviene all'interno della Casa Bianca e il Presidente degli Usa ha un ruolo più secondario di quanto ci si aspetti nella sequenza d'apertura, dato che la vera protagonista è una delle sue guardie del corpo. Discrete le scene d'azione, ma nelle parentesi sentimentali legate alla vedovanza del Presidente e alle annesse simpatie amorose della figlia, forse memori di un successo di qualche anno prima, scende il latte alle ginocchia. Carismatica la Hemingway, insipidi Harrison e le figure dei terroristi, troppo abbozzate e generiche.

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