Intervista a Cinzia De Ponti

27 Luglio 2017

Ancora una volta il nostro uomo col microfono, ovvero l'affezionatissimo GEPPO (GIACOMO DI NICOLO'), inviato di Germania, ha intervistato un'attrice che tanti film ha fatto qualche anno addietro. Si tratta della deliziosa CINZIA DE PONTI (cognome d'arte come vedremo), tutt'ora attivissima in Rai e gentilissima nel rispondere alle domande del sempre preparato intervistatore. L'attrice ripercorre la sua carriera dalle origini in Abruzzo, quando, dopo i successi di Miss Italia, partì per Roma assieme agli zii per partecipare a una lunga serie di film in Italia e all'estero. Meglio non anticipare troppo però. Lasciamo che siano loro due a parlare, coi sentiti ringraziamenti del sito.

GIACOMO: Cinzia, la prima curiosità che ti chiedo riguarda il tuo cognome. Quello vero è Fiordeponti, giusto?
CINZIA:
Sì, il mio vero cognome è Fiordeponti, e ti chiederai perché l'ho cambiato...

GIACOMO: Infatti.
CINZIA:
Allora, sono stata eletta Miss Italia nel 1979 e fra tutti gli articoli che mi dedicarono all'epoca, un giornalista ne scrisse uno molto carino nei miei confronti, però sbagliò il cognome scrivendo De Ponti invece che Fiordeponti. Mi piacque e...

GIACOMO: Quindi praticamente fu un puro caso.
CINZIA:
Esatto; un caso, un errore di battitura... Comunque sia mi piacque talmente l'articolo che decisi di addottare quel De Ponti come portafortuna.

GIACOMO: Parlami un po' di te...
CINZIA:
Dopo il concorso di Miss Italia cominciai a pensare allo spettacolo; prima ero una ragazza che viveva in un piccolo paese in Abruzzo. Da piccola avevo fatto recite scolastiche e mi era piaciuto molto; facevo la regista, l'attrice, dirigevo le mie amichette di scuola... Avevo già una certa passione per lo spettacolo ma non avevo le idee chiare. Dopo Miss Italia i miei genitori si preoccuparono, mi dicevano: "Per carità, resta in Abruzzo, non andare a Roma...". Invece i miei zii, che non avevano figli, mi accompagnarono a Roma e mi dissero: "Rimani tre mesi qui, provi... Se le cose non andranno bene tornerai in Abruzzo e continuerai a studiare giurisprudenza". Così rimasi a Roma e mi presero subito per il mio primo film, che era una commedia brillante.

GIACOMO: La liceale al mare con l'amica di papà di Marino Girolami.
CINZIA:
Bravo. Fu il mio esordio. Chiaramente non avevo nessuna capacità come attrice, ma fu la spinta per frequentare una scuola di recitazione. Contemporaneamente alla scuola e ai primi lavori... Dopo feci altre tre commedie brillanti.

GIACOMO: Riguardo a La liceale al mare con l'amica di papà volevo chiederti alcune cose: conoscesti subito il grande Renzo Montagnani...
CINZIA:
Renzo è stato un papà per me, nel vero senso della parola. Sul set capiva la mia inesperienza... Sai, oggi fa ridere quando un'attrice sul set si toglie la camicetta e fa vedere il seno, per me all'epoca era problematica la questione, anche perché prima non avevo mai fatto scene così, quindi ti un po' di imbarazzo ti veniva; Renzo mi ha aiutato a superare l'ostacolo. Poi anche dal punto di vista della recitazione mi ha aiutato molto: mi spiegava il copione, diciamo come un papà; io lo ricordo con molto affetto perché ho fatto altri tre film, con lui.

GIACOMO: In La liceale al mare con l'amica di papà reciti anche accanto a Marisa Mell.
CINZIA:
Marisa Mell era una donna splendida, bellissima, gentile e nello stesso tempo anche molto prottetiva, perché ha visto che ero una giovane ragazza che iniziava a lavorare... e devo dire che anche con lei mi son trovata molto bene. Un'esperienza davvero positiva.

GIACOMO: Tra l'altro il film lo giraste in Puglia.
CINZIA:
Sì, a Martina Franca.

GIACOMO: Dopo partecipi a un altro film che a me piace molto, Il marito in vacanza, del 1981, sempre accanto a Renzo Montagnani per la regia di Maurizio Lucidi.
CINZIA:
Un altro film che non rinnego e che fa parte del mio bagaglio lavorativo.

GIACOMO: Qui reciti anche accanto a Bombolo ed Enzo Cannavale.
CINZIA:
Bombolo era simpaticissimo e mi ricordo di una cosa divertente, proprio sul set di questo film: Bombolo dopo anni si era comprato un Rolex, si era messo qualche soldo da parte perché all'epoca non guadagnava molto e arrivò sul set con questo gran Rolex; tutto il cast del film gli chiedeva ogni cinque minuti: "'A Bombolo, che ore so'?" e lui "...e so' 'e cinque e mezza!". Dopo due minuti di nuovo: "'A Bombolo, che ore so'?" "...e so' le sei meno un quarto". Poi ancora "'A Bombolo, che ore so'?". Alla fine Bombolo sbottò: "Aho, ma che me state a pija in giro?" (risate). Era un personaggio davvero simpatico, Bombolo. Com'era nei film era anche di persona.

GIACOMO: E di Enzo Cannavale cosa ricordi?
CINZIA:
L'ho reincontrato anche altre volte, nel corso degli anni. Un attore di teatro molto bravo, come Renzo Montagnani. Diciamo che Cannavale aveva ripiegato su questi film ma lui veniva dal teatro vero, erano tutti attori preparati.

GIACOMO: Sempre ne
Il marito in vacanza c'era anche Lilli Carati. Di lei cosa ricordi? Era una ragazza molto sensibile.
CINZIA:
Ho conosciuto Lilli su quel set e di lei ricordo un periodo della sua vita molto triste; già allora aveva problemi con la droga... Ricordo che venivano sul set a portargliela e il produttore si arrabbiava e faceva di tutto per allontanarli. Io in quel momento ero molto giovane e non comprendevo appieno la sua tragedia. Condivido con te: era una donna molto sensibile, piena d'insicurezze, peccato non abbia avuto vicino qualcuno che l'aiutasse. Sono rimasta piuttosto colpita quando ho saputo della sua morte..."

GIACOMO: Il regista Maurizio Lucidi lo ricordi?
CINZIA:
Con Maurizio Lucidi ho fatto due o tre film... Ho un ricordo molto sfocato di lui... Mi aveva scelto perché gli piacevo. Mi scelse per il primo film, poi mi prese anche per il secondo. Ma ricordo poco di lui, anche caratterialmente com'era sul set... veramente poco.

GIACOMO: Il secondo film che hai girato con Maurizio Lucidi era La maestra... di sci, accanto a Carmen Russo.
CINZIA:
È vero, bravissimo, e mi sono divertita molto a girarlo perché ero in Abruzzo; Giravamo nella mia terra, per le scene in montagna eravamo sul Gran Sasso. Lì avevo anche un ruolo simpatico, ho un bel ricordo di questo film. Un ruolo divertente che mi piaceva... Lentamente cominciavo a capire anche i meccanismi sul set. Sai, dei primi film non ho ricordi limpidi perché quando inizi senza una preparazione tutto quello che fai ti sembra giusto.

GIACOMO: Sempre nel 1981 ti dirige Giuliano Carnimeo in Mia moglie torna a scuola, ancora accanto a Renzo Montagnani e Carmen Russo.
CINZIA:
Di questo film ricordo con piacere Marisa Merlini, che poi ho incontrato anche anni dopo, quando sono stata a casa sua. Marisa era una donna che non aveva peli sulla lingua: se c'era una cosa che facevi male sul set te lo diceva; era molto instintiva, una grande professionista. Anche con lei ho avuto un rapporto sereno. Ti parlava in faccia, diciamo.

GIACOMO: Un anno dopo fai Perché non facciamo l'amore?, con Barbara Bouchet.
CINZIA:
Questo lo girammo in Spagna con Barbara Bouchet appunto, anche lei una molto gentile con me, molto rassicurante. Io ero molto più giovane ma non esisteva una rivalità con lei; era un rapporto molto socievole.

GIACOMO: Poi  passi a un altro genere. Fai due horror con Lucio Fulci, Lo squartatore di New York e Manhattan baby.
CINZIA:
Beh, lì diciamo che avevo già una certa esperienza; ero negli Stati Uniti dove ho frequentato per un anno e mezzo il Lee Strasberg Theatre and Film Institute. Quindi recitavo con più sicurezza, soprattutto nel mio secondo film di Fulci, Manhattan baby.

GIACOMO: Lucio Fulci com'era?
CINZIA:
Era terribile (ride). Sul set se una scena non la facevi come voleva lui si incacchiava da morire, ti mandava a quel paese (risate) e te ne diceva di tutti i colori... (ancora risate). Mi ricordo che dovevo girare una scena in cui dovevo urlare e Lucio gridava: "Non si fa così, devi urlare di più!"; e gridava, gridava... (risate)

GIACOMO: Poi hai lavorato anche con Fernando Di Leo in Killer vs. killers.
CINZIA:
Di Leo è stato un regista poco considerato all'epoca; non era un nome importante, però aveva grandi capacità registiche. Killer vs. killers, se pensi ai tempi in cui è stato fatto, era molto avanti, secondo me, un film molto moderno. Peccato, perché invece non fu distribuito molto bene, quel film. Fernando era uno dei tanti registi ai quali è mancata la fortuna.

GIACOMO: Tra l'altro qui hai diverse scene con Henry Silva.
CINZIA:
Sì, è vero, c'era Henry Silva e altri nomi importanti, come Edmund Purdom.

GIACOMO: Senti Cinzia, adesso passiamo a un film molto "cult"; quello che hai fatto con gli Squallor, Uccelli d'Italia.
CINZIA:
Quel pazzo scatenato di Ciro Ippolito... (risate). Del film ricordo poco o niente... Solo che stavo su una scala, dove salivo... e non so che cavolo mi dicevano... basta! Cavolate che ho fatto (risate)... Era un film fuori di testa che ebbe anche un discreto successo.

GIACOMO: Con Lamberto Bava fai Shark - Rosso nell'oceano.
CINZIA:
Esatto, un film che girammo a Miami. Un'altra bella esperienza perché lì ho lavorato con attori stranieri; è stato un po' più difficile. Con Lamberto ho avuto un rapporto molto "determinato"; era un regista che finché non otteneva quello che voleva da un attore non lo mollava. Questo era Lamberto Bava.

GIACOMO: Nel 1985 ti dirige anche Tonino Valerii in Senza scrupoli.
CINZIA:
Lì ho fatto per la prima volta un ruolo molto ambiguo. A dire il vero tutto il film era ambiguo. Anche lì c'era un cast notevole: Ida Di Benedetto, Marzio Honorato... Un'esperienza diversa, un film che comunque aveva altre pretese... Anche se devo dire che in fin dei conti non è stato proprio un film che mi ha entusiasmato, nel suo complesso. Comunque un'esperienza positiva.

GIACOMO: Parliamo del film Bianco apache, del 1986.
CINZIA:
Sì, quello l'ho fatto con Sebastian Harrison. Un film che mi piace molto. Lo abbiamo girato in Almeria e il regista era Bruno Mattei.

GIACOMO: Ma c'era anche Claudio Fragasso alla regia?
CINZIA:
No, Claudio Fragasso era il produttore.

GIACOMO: Quindi l'ha diretto interamente Bruno Mattei.
CINZIA:
Sì, tutto Bruno Mattei. Fu un'esperienza interessante perché avevo un ruolo ben definito; c'era un cast internazionale... Diciamo che è un film che guardo molto spesso... E poi è stato distribuito anche all'estero. Con Sebastian Harrison siamo rimasti in contatto, spesso ci sentiamo. Sì, fu molto piacevole.

GIACOMO: Poi fai Fotoromanzo accanto a Nino D'Angelo, per la regia di Mariano Laurenti.
CINZIA:
Lì non ho mai capito perché mi scelsero.

GIACOMO: In che senso?
CINZIA:
Beh, lì ero giovane e molto bella e Nino D'Angelo mi respingeva, sto' nanerottolo alto un metro e venti (ride)... che praticamente non mi voleva. Diciamo che era poco credibile, il mio ruolo (risate). Con Nino D'Angelo siamo rimasti amici e ogni tanto, quando lo incontro, ci facciamo due risate. Mi dice sempre: "Cinzia, ma quanto ero scemo... Come facevo a dirti di no?" (risate).

GIACOMO: E di Mariano Laurenti cosa ricordi?
CINZIA:
Mariano Laurenti era un bravissimo regista, una persona buona e riusciva a spiegarti le cose con grande tranquillità... Un grande professionista.

GIACOMO: Passiamo ad un altro grande regista, Pasquale Squitieri, con cui fai Naso di cane.
CINZIA:
È vero; ammazza, sai proprio tutto di me (ride). Guarda... Pasquale Squitieri era un gran signore: non l'ho mai sentito dire una parolaccia sul set; era molto educato, gentile... Ti spiegava le cose molto bene e mi sono trovata proprio bene con lui. Mi chiamava "la piccola del set". Dovevo fare anche un'altra cosa con lui, ma alla fine ero troppo impegnata in altre produzioni e non ebbi più l'occasione.

GIACOMO: Con Carlo Vanzina fai un altro cult che è Yuppies, accanto a Jerry Calà.
CINZIA:
Lì era una piccola partecipazione, facevo l'amante di un imprenditore... ma non ricordo niente.

GIACOMO: Fai un film importante con Pupi Avati che è Ultimo minuto, accanto a Ugo Tognazzi.
CINZIA:
Bellissimo film, cast meraviglioso: Elena Sofia Ricci, Massimo Bonetti... poi Ugo Tognazzi era un uomo davvero generoso: mi portava nella suo roulotte per provare la scena e quando mi trovavo in difficoltà non si tirava mai indietro, ti aiutava a dire le battute... Poi ho lavorato anche con suo figlio... Ugo era un grandissimo attore e un uomo generosissimo.

GIACOMO: Nel 1992 vai in Francia per fare Un predicatore in acque perdute, accanto a Claude Brasseur, un film diretto da Georges Lautner.
CINZIA:
Sono molto orgogliosa di aver fatto questo film con Claude Brasseur; lui aveva fatto Il tempo delle mele. Qui ho un bel ruolo, faccio una contessa svampita di cui Brasseur poi si innamora. In Francia è stato un successone.

GIACOMO: Come fosti scelta per questo film francese?
CINZIA:
Mi presero perché sbagliai porta...

GIACOMO: Cioé?
CINZIA:
Nel senso che dovevo fare un film con un altro regista, vidi questa lunga fila in questo hotel di Roma dove dovevo fare il provino. C'erano tante ragazze in fila e mi misi dietro. Entrai in questa sala dove si facevano i provini e dissi: "Salve, sono Cinzia De Ponti, dovrei fare un provino...". Guardarono sull'elenco e mi dissero: "Guardi che lei qui non risulta". "Io ho un appuntamento con Élisabeth Rappeneau", risposi... "No, allora si sbaglia, la Rappeneau è dall'altra parte; qui c'è il maestro Georges Lautner". All'improvviso Georges Lautner mi vide e mi disse in inglese: "Ma perché non rimane e non prova a fare un provino volante?". C'era il figlio che faceva le riprese e praticamente mi fecero fare questo provino... Dopo quindici giorni mi chiamarono e mi presero per questo ruolo. Cercavano una contessa svampita e io di svampita c'avevo tutto, in quel momento. Lautner disse che ero proprio giusta per il ruolo che stava cercando. Ricordo anche che alla prima del film c'era Daniel Vigne, un regista importantissimo, che dopo aver visto il film venne convinto da Lautner a farmi fare un provino il giorno dopo, così praticamente fui presa e girammo un remake de La paura, di Ingrid Bergman; lì ebbi un ruolo veramente importante perché facevo due personaggi in uno: la cantante di un cabaret di terz'ordine a cui il marito di un grosso avvocato chiede di lavorare assieme... per spaventare la moglie; quindi lei si trasforma ed è una maschera, tant'è vero che lui si ispirava ai quadri di Matisse e mi faceva truccare così. Piansi dall'inizio alla fine in questo film, perché non riuscivo a capire cosa volesse da me. Daniel Vigne è stato un regista veramente importante per la mia crescita. E poi... indovina chi venne a vedere la prima del film? Élisabeth Rappeneau, la regista con cui avrei dovuto fare il primo provino, che non feci perché avevo sbagliato porta: vide il ruolo e mi prese per fare con lei Il giorno e la notte. Alla fine in Francia ho fatto tre film.

GIACOMO: Lavori anche con Sergio Martino nella fiction Delitti privati accanto ad Edwige Fenech.
CINZIA:
Sì, era una fiction prodotta proprio dalla Fenech. Facevo il ruolo di un magistrato, un ruolo impegnativo che mi piacque molto. Edwige è molto simpatica e gentile, poi Sergio Martino... Sai, magari uno pensa che sia un regista di film leggeri e basta, invece era ottimamente preparato. Grazie a lui sono anche cresciuta a livello recitativo, ti insegnava tante cose utili.

GIACOMO: Hai lavorato anche nei fotoromanzi della casa Lancio.
CINZIA:
Lavorare alla Lancio è stato un periodo fichissimo. Ne ho fatti parecchi di fotoromanzi, ti aiutavano perché dovevo anche mantenermi... Era il periodo di Claudia Rivelli; poi ho lavorato anche con Paola Pitti, Michela Roc, Franco Dani, Franco Gasparri...

GIACOMO: ...ecco, parlami un po' di Franco Gasparri, un mio mito.
CINZIA:
Franco, sì; tu pensa che il giorno in cui ebbe l'incidente io lo aspettavo alla Lancio perché dovevamo fare un episodio di un fotoromanzo insieme... Non è mai arrivato. Un destino sfortunato, il suo.

GIACOMO: Attualmente cosa fai? So che sei regista in Rai.
CINZIA:
Esatto, adesso da diverso tempo faccio la regia di un piccolo format che si chiama Gli imperdibili, dove faccio interviste; praticamente quello che fai tu, è una cosa che mi piace moltissimo. Diciamo che sono nella direzione creativa della Rai. Io sono molto istintiva nel senso che tutto ciò che è arte mi piace. Ho lavorato veramente tanto.
Innanzitutto come attrice, poi per 15 anni ho condotto Sereno variabile, per quattro anni Racconti di vita; ho fatto un programma che andava in onda tutti giorni, a mezzogiorno, che si chiamava Buona fortuna, legato alle lotterie. Ho fatto parecchie cose. Poi dieci anni fa ho comiciato nella direzione creativa della Rai un piccolo format che si chiamava ApriRai in cui raccontavo tutti i programmi con ospiti in studio e adesso, da due anni, ho deciso di dedicarmi alla regia e mi sono costruita un'altra immagine; in fondo ero già autrice da 15 anni, quindi adesso continuo su questa strada.

GIACOMO: Grazie Cinzia per questa meravigliosa chiacchierata, anche a nome del Davinotti. Mi permetto di dirti che sei di una simpatia e di bellezza fuori del comune.
CINZIA:
Grazie Giacomo (emozionata), è stata un'intervista molto gradevole, sei molto preparato e simpatico.


INTERVISTA INSERITA DAL BENEMERITO GEPPO

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commenti (2)

RISULTATI: DI 2
    Markus

    30 Luglio 2017 10:21

    Bellissima intervista, piena di aneddoti. Peccato non ricordi la scena di YUPPIES! "Ho detto un'anisetta, non una moretta" è una battuta che lei fa e che mi diverte sempre molto. Grande Gep.
    Buiomega71

    7 Agosto 2017 19:21

    Ottimo Geppo, sempre sul pezzo intervistando queste nostre attrici del bel cinema che non c'è più. La Ponti e ormai entrara nel mito come "scream queen" fulciana (la ragazza in bicicletta, squartata sul ferry-boat, dentro l'abitacolo di un maggiolone Wolkswagen, nello SQUARTATORE DI NEW YORK, e baby-sitter poco fortunata e preda degli eventi malefici in MANHATTAN BABY). Ottima anche come schiavista "vogliosa" e crudele in BIANCO APACHE. Ora , per completare il quadro, mancherebbe Daniela Doria :)