Intervista a Ugo Fangareggi

3 Aprile 2017

Il nostro eroe di Germania GEPPO (GIACOMO DI NICOLO'), da tempo specializzatosi in interviste, è riuscito a contattare e parlare con Ugo Fangareggi, celebre "faccia" (ma fu ottimo attore e grande caratterista) del nostro cinema con all'attivo decine e decine di film, di ogni genere ma con una chiara predilezione per la commedia. C'è soprattutto da notare come la memoria di Ugo, nonostante gli anni passate, sia ancora solidissima e come ancora una volta il nostro Geppo/Giacomo incontri persone di straordinaria disponibilità! Bravo lui e un grazie di cuore a Ugo Fangareggi! Geppo peraltro ha giustamente scelto di concentrare l'intervista sui titoli meno noti di Fangareggi, visto che di altri aveva già diffusamente parlato senza talvolta mostrare (è il caso di Brancaleone ad esempio) di ricordare troppo.


GIACOMO: Grande Ugo, non ti nascondo la mia emozione: prima di essere l'intervistatore ci tengo a dirti che sono un tuo fan da sempre.
 UGO:
Grazie Giacomo, sono contento e onorato di essere intervistato da te! Dimmi tutto!

GIACOMO: Ugo, parlami un po' del tuo primo film "Colpo gobbo all'italiana".
 UGO:
Volentieri! Dunque, c'era Nico Pepe, per dire la verità, che era un attore del Teatro stabile di Genova, una persona molto carina, e mi dice: "Senti, vai a farti le fotografie e portale lì in quella agenzia di Roma". E Mario Carotenuto, dopo aver appunto visto queste fotografie, mi propone questo mio primo film, Colpo gobbo all'italiana. Quando mi hanno chiamato ero tutto gasato: era il febbraio del '62.

GIACOMO: La regia era di Lucio Fulci.
 UGO: 
Guarda, ho avuto poi modo di lavorare con lui diverse volte; era sempre un po' burbero, però ho capito dopo il motivo: lui in effetti voleva tenere lontano le persone, sennò poi... sai com'è, quando hai fame... tutti si appiccicano al regista. Per me Fulci era una persona intelligente, stupenda, con quel sorriso... era un uomo adorabile. Mi ha chiamato per fare altri film, dopo. Aveva questa faccia sempre sorridente... ho un ricordo meraviglioso di lui"

GIACOMO: Sempre nel 1962 fai "Odio mortale", di Francesco Montemurro.
 UGO:
Sì, era un film di pirati diretto da Comencini; però poi l'ha  firmato Montemurro... che in realtà era l'aiuto regista.

GIACOMO: Come mai  Comencini non lo firmò?
 UGO: 
Perché era un film di sua produzione e non voleva risultare come regista. Lui era già un grosso nome all'epoca, è stato uno dei più importanti registi che abbiamo avuto. Così decise di farlo firmare al suo aiuto regista, altrimenti nella sua filmografia sarebbe uscito un film leggero (anche se poi in realtà non lo era). Tra l'altro l'ho rivisto recentemente e tutto sommato non è poi così male. Lo giramo al Lago di Garda, c'erano tanti acrobati e imparai molte cose: a fare i tuffi, tanti movimenti acrobatici...

GIACOMO: Successivamente inizi una lunga collaborazione con Nino Manfredi, a partire da "La parmigiana".
 UGO:
La parmigiana è stato, per dire, il mio primo film impegnato. Ricordo che una mattina ero sul set per girare la scena del bar; c'era Manfredi. Conobbi anche Gian Maria Volonté lì, che inizialmente doveva fare la parte di Lando Buzzanca; venne sul set per giustificarsi: non avrebbe potuto fare il film perché aveva altri impegni, o cose di questo genere. Conobbi quindi così Gian Maria Volonté; poi appunto Catherine Spaak, Nino Manfredi, tutti questi attori importanti...

GIACOMO: Con Nino Manfredi fai anche il bellissimo "Operazione san Gennaro", per la regia di Dino Risi, dove oltre a Manfredi c'erano Totò, Senta Berger e Mario Adorf.
 UGO:
Esatto. Dino Risi mi aveva scritturato per fare questo film e andai a Napoli. Ricordo che avevo preso la patente da poco; le riprese durarono due mesi e mezzo, più o meno. Ero lì con la mia macchinina nuova e nei giorni di pausa me ne andavo in giro per Napoli. Dino Risi era naturalmente un regista stupendo, Manfredi molto carino, Mario Adorf meraviglioso; con lui ho avuto contatti anche dopo. E lì conobbi Totò: eravamo tutti a questo grande pranzo e lui poveretto non stava molto bene, non vedeva molto bene, aveva seri problemi agli occhi. Nella scena del pranzo non si vedono molte sequenze girate; ne sono state tagliate un mucchio... Devo dire, lì ci ha messo le mani Manfredi, ma questo è un altro discorso, lasciamo perdere. C'era questa scena dove mangiavamo tutti e lì conobbi appunto Totò e altri miei colleghi: avevamo tutti un grande rispetto per lui, era il Principe! Un uomo delizioso: gli diedi la mano, gli dissi il mio nome e lui mi toccò la faccia dicendo: "Ma tu cosa vuoi fare? Vuoi imitarmi?". Si riferiva al mio mento particolare... e ricordo questa cosa, di Totò. Era un bel periodo... poi andai a vedere il film. Avevamo girato molte scene con Totò, Dante Maggio... e poi c'era anche un altro attore di cui non ricordo il nome; faceva la parte del Barone...

GIACOMO: Pinuccio Ardia.
 UGO: 
Bravissimo. Ecco, proprio lui, Pinuccio Ardia; eravamo un bel gruppo. Ti dicevo, andai a vedere il film e provai una grande delusione perché tutte le nostre scene, molto divertenti, erano state tagliate: Manfredi ci aveva messo il becco. Pensa che il giorno dopo ero a casa di Vittorio Gassman perché dovevo fare alcune prove insieme a lui, una cosa teatrale, e dicevo a Vittorio: "Ma ti sembra possibile che Manfredi ha tagliato tutte le nostre scene?". mi sfogai proprio, col povero Vittorio (ride) e lui stava lì a sopportarmi perché sapeva che avevo dentro una rabbia terribile. Dicevo a Vittorio: "Quella scena è stata tagliata, quell'altra pure. Secondo me non è stato Dino Risi ma Manfredi..." e così via. Tant'è vero che negli altri film che ho fatto con lui, dopo, ho avuto occasione di verificare che lui metteva sul serio il becco nel montaggio. Aveva questo potere; sai, era un divo, quindi... Mentre invece a Gassman non importava nulla; Tognazzi e Mastroianni non lo so perché con loro non ho fatto film con loro; li ho conosciuti in altre occasioni. Comunque, per dire, ho sentito dalla viva voce del regista Franco Brusati, che con Manfredi aveva fatto Pane e cioccolata, che non avrebbe lavorato mai più con Manfredi perché rompeva. Anni dopo girai con Manfredi alcuni sceneggiati, cose come "Commissario a Roma" per dire... In verità volevo anche bene a Manfredi, era una persona simpatica... tornando al "Commissario a Roma": era una fiction diretta dal figlio Luca Manfredi e tutti sul set dicevano: "Ma perché non le gira il figlio le scene?". Anche lì faceva tutto Nino: preparava le scene, la macchina da presa... alla fine molte volte il figlio rinunciava e lasciava fare a suo padre. Questo è, diciamo, l'aneddoto un po' grottesco che ricordo di Manfredi, ma con tutto il rispetto e l'amore che ho per lui, sia chiaro.

GIACOMO: Poi, hai fatto anche "I maniaci", l'episodio con Franco e Ciccio.
 UGO: 
Esatto, sempre di Fulci.

GIACOMO: Franco e Ciccio che rapporti avevano?
 UGO:
Beh con Franco e Ciccio ho fatto diversi film: loro due stavano bene insieme, per quanto mi ricordi; si prendevano sempre un po' in giro: il più intellettuale era Ingrassia e Franco subiva; così... amichevomente diciamo. Erano molto simpatici, due che si eran trovati in mezzo a questa miriade di film che avevano fatto. Sono stato bene con loro due, poi mi pagavano sempre il pranzo quando eravamo fuori dal set, lì vicino alla De Paolis.

GIACOMO: Un altro bellissimo film che hai fatto con Franco e Ciccio è sicuramente "Il lungo, il corto, il gatto".
 UGO:
 (Ride malinconico) Sì, lì ero biondo; facevo il salumiere e giravamo all'EUR. Ricordo la scena al negozio: praticamente quella zona era completamente desolata, ancora tutta in via di sviluppo. Mi meravigliavo perché vedevo tutto questo grande quartiere deserto; poi è diventato quello che è diventato: erano gli ultimi anni in cui era ancora apparentemente disabitato. C'eravamo solo noi a girare 'sto film. E anche lì ho un bel ricordo di Franco e Ciccio; ero biondo (ride).

GIACOMO: Con Franco e Ciccio fai anche "Un mostro e mezzo" per la regia di Steno.
 UGO: 
 (Fa una lunga pausa). Allora, questa pausa... Per quanto mi riguarda Steno, per l'amor di Dio, un vero Maestro, veniva dai film di Totò; però con lui ho avuto un'esperienza un po'... in questo film no, però in uno sceneggiato, anni dopo, che si chiamava L'ombra nera del vesuvio, con Massimo Ranieri e Carlo Giuffré, c'era una scena in un garage: eravamo lì pronti dalle 8 del mattino, io e i miei colleghi, finché non arrivó Massimo Ranieri alle 11:30 o forse anche a mezzogiorno per girare. Prima di girare c'era stata una discussione; insomma per farla breve... arrivó l'ora di pausa e noi eravamo lì già da diverse ore, così a un certo punto alzai la voce, perché ero stanco di aspettare. Dissi: "Allora cosa facciamo? La pausa o ce la prendiamo in quel posto?" Passano i giorni e dovevo girare una delle scene finali con Carlo Giuffré, al tavolino d'un bar. Io andavo da lui per portargli un caffè, o qualcosa del genere, e avevo un dialogo con lui: primi piani eccetera... Quando vidi lo sceneggiato nella scena c'era lui al tavolino mentre di me, al suo fianco, si vedeva solo la pancia col grembiule e quando parlavo si passava al primo piano del portacenere. Lì ho capito la vendetta. Si è comportato davvero male, bisogna dirlo: tenere gli attori lì, quattro o cinque ore, per poi tagliare tutto... Insomma, alla fine ecco qual è il mio ricordo di Steno. Mancai di rispetto perché alzai la voce... ero stanco di aspettare... e quindi successe quel che successe.

GIACOMO: Parliamo un po' del film "Donne... botte e bersaglieri" diretto da Ruggero Deodato, siamo nel 1968.
 UGO: 
Aaaah un film stupendo, grazie per averlo citato (Ugo sfoglia la sua agenda con le date dei film che ha girato). Cominciai a girarlo il 18 marzo del 1968. Tu pensa che il 17 marzo, il giorno prima di iniziare a girarlo, non so da dove venivo... viaggiavo con la mia macchina, arriva un ragazzo e mi toglie la precedenza: mi prende la macchina in pieno e mi fa fare un ruzzolone che non ti dico. Fortunatamente non ci siamo fatti niente di grave. Questo scende dalla macchina e mi fa: "Scusami, mi dispiace, mio padre non lo sa..." eccetera eccetera. "Se vieni a Tivoli lì c'ho una carrozzeria e ti faccio aggiustare la macchina". L'indomani iniziai a girare Donne... botte e bersaglieri. Ero un po' giù perché pensavo all'incidente e difatti Ruggero mi fa: "Ma che cazzo c'hai?" (risate)...  "Ma sai, ho avuto quest'incidente...". Ruggero risponde "E va be' dai, non è successo niente, che te ne frega"... E lì abbiamo cominciato a girare. Trovai un set molto divertente e quindi piano piano mi ripresi. C'erano Little Tony, Fiammetta Baralla simpaticissima, poi Ferruccio Amendola... c'era anche Renzo Montagnani. Poi chi altro c'era?

GIACOMO: C'era anche Fiorenzo Fiorentini.
 UGO:
Bravo, Fiorenzo Fiorentini, un altro grande, simpatico anche lui. L'ho frequentato anche dopo, fuori dal set, in diverse cenette.

GIACOMO: In "Donne... botte e bersaglieri" facevi il fidanzato di Janet Agren.
 UGO:
Janet Agren sì, come no; molto carina. Il film non lo vedo da tanto ma mi ricordo che avevo una scena con lei davanti a una fontanella e dovevamo baciarci... e lì Janet si buttò bene a girare questa scena... era molto carina e deliziosa, Janet.

GIACOMO: Ma all'epoca Janet parlava già l'italiano?
 UGO:
Sì, parlava già abbastanza l'italiano, a quanto ricordo. Era deliziosa, con quella sua faccetta sempre sorridente.

GIACOMO: E con Ruggero Deodato come ti sei trovato?
 UGO:
Benissimo! Voleva che parlassi spoletino, perché lui è di Spoleto. Dico "va be', faccio il possibile". Era molto simpatico sul set.

GIACOMO: Arriviamo nel 1970 con un film interessante, "Colpo rovente" di Piero Zuffi.
 UGO:
Oooh caspita Giacomo, ti ricordi anche di questo. Piero Zuffi un uomo stupendo... mi ricordo che c'era questa scena con le motociclette... dunque aspetta (sfoglia la sua agenda). Eravamo il 4 e il 5 luglio del '69, anche se il film poi uscì nel '70. Le mie scene le girai... il luogo non me lo ricordo più. C'era questo enorme hangar con un raduno di motociclisti e io non ricordo neanche cosa facevo... mi ricordo Zuffi che era stupendo: era un grande scenografo, e lì c'era Tony Brand che era un aiuto regista meraviglioso, che incontrai successivamente in diversi altri film. Sul set insieme a Zuffi ci siamo fatti un sacco di risate. Ecco, mi ricordava un po' Lucio Fulci. Non solo fisicamente ma anche come sorriso e disponibilità nei miei riguardi. Due grossi personaggi.

GIACOMO: Diciamo che, in un certo senso, "Colpo rovente" viene ricordato oggi, soprattutto, per essere stato il primo film italiano interpretato da Barbara Bouchet.
 UGO:
Ah è vero, c'era anche lei, ma se ricordo bene non girai scene con lei. Ha avuto questa sua importanza, diciamo. Tra l'altro non mi ricordo di averlo mai visto il film. Com'é?

GIACOMO: Ti faccio avere il DVD.
 UGO:
Guarda Giacomo, mi faresti davvero un piacere, grazie davvero. Cerco di recuperarli tutti i miei film, magari poi un giorno li lascio a mio nipote.

GIACOMO: Passiamo a "Il gatto a nove code". Ho una curiosità particolare da chiederti: le parolacce che spari nella famosa sequenza che tutti noi conosciamo, erano improvvisate da te o stavano sul copione?
 UGO: 
(Ride) No no, devo dire che stavano sul copione. Dario Argento venne a vedermi a teatro a Trastevere e mi disse: "Guarda Ugo, devi venire a fare con me  Il gatto a nove code. Quindi Dario mi introdusse a questo personaggio e il copione era tutto in inglese, anche le parolacce. Feci molta fatica a dirle tutte in inglese. Per quanto mi riguarda era tutto scritto e me la sono cavata molto bene con l'inglese, per cui non ci fu nessun ulteriore aggiustamento, sul set.

GIACOMO: Quindi il film lo recitasti in inglese...
 UGO:
In inglese sì, andai successivamente a doppiarlo in genovese... Ma ti dirò anche un'altra cosa, che mi ha fatto tanto male. Andai a vedere il film e mi accorsi di essere stato doppiato da un altro doppiatore, adesso non ricordo chi. Andai da Ferruccio Amendola, che era il direttore del doppiaggio, e gli dissi: "Come mai mi avete doppiato?" "Ma sai", disse lui, "il doppiaggio non andava bene e il produttore ha deciso di passarlo a un altro doppiatore" ...ma come dico io, ho fatto tutta quella fatica per doppiarlo, prima in inglese poi in genovese, e adesso non va più bene? E lì capii che per far doppiare il film a quello che l'ha doppiato... insomma, raccomandazioni, cose che ho saputo dopo... Avevo fatto tanta di quella fatica, mi ero così immedesimato, ero così contento del risultato, vado a doppiarlo e poi mi vedo il film uscire con un'altra voce... Cose che mi ricorderò finché campo.

GIACOMO: Nel 1970 vai in Francia per girare "Sei gendarmi in fuga" accanto a Louis De Funès.
 UGO:
Verissimo. Mi ricordo che andai a St. Tropez, in questo campo, e De Funès, con molto rispetto, quando scesi dalla macchina mi accolse. Rimasi affascinato dalla sua personalità. Ricordo questo campo con gli hippies... c'era un profumo di hashish che mi faceva traballare. Il mio personaggio non fu molto sfruttato, però con il regista Jean Girault mi trovai molto bene. De Funès era una gran signore e ricordo quando girai L'armata Brancaleone con Gian Maria Volonté: lui adorava De Funès!

GIACOMO: Un film che amo molto è "Una ragione per vivere e una per morire" con Bud Spencer, James Coburn e Telly Savalas, regia di Tonino Valerii.
 UGO: 
Un film bellissimo, caro Giacomo. Mi ricordo di essere andato in un ufficio (lasciavo le mie fotografie in tante agenzie di produzione) e un giorno, in una di queste agenzie, parlai con Sergio Leone: era lì dietro la sua scrivania, col suo barbone... se mi ricordo bene era per al suo primo film western, perché io stavo girando contemporaneamente un altro western bruttissimo di Bergonzelli che si chiamava Jim il primo e Leone mi disse: "Fangareggi, lei ha una bella faccia, però purtroppo sono costretto a prendere un paio di nomi più noti..." e praticamente poi non ho saputo più niente. All'improvviso, un giorno, non mi ricordo come, mi arriva la proposta di un film prodotto proprio da lui, che era appunto Una ragione per vivere e una per morirefirmato dal suo aiuto regista... un altro grande e bravissimo Tonino Valerii; anche lui purtroppo è morto da poco... era un uomo stupendo, molto tenero. Alla fine mi è andata bene: diciamo che non ho fatto il film diretto da Sergio Leone ma ne ho fatto uno prodotto da lui. E lì ho conosciuto grandi attori come Telly Savalas, James Coburn... i miei miti! Poi l'attore francese Georges Géret. Nel film c'era anche Benito Stefanelli, un maestro d'armi bravissimo, che mi insegnò a cavalcare; in alcune scene pericolose mi insegnava a cadere bene... Davvero una bella esperienza!

GIACOMO: In questo film c'è anche una scena molto divertente, quando tu e Bud Spencer svaligiate un negozio di genere alimentari.
 UGO:
Sì è vero, era l'inizio del film.

GIACOMO: Di questa scena con Bud Spencer cosa ricordi?
 UGO: 
Mi ricordo... (ride) Bud Spencer davvero amorevole... sempre con quel suo sorriso. Giravamo questa scena e sai, io evitavo le pause, come facevo al teatro... Stavo seduto lì con Bud Spencer e a un certo punto lui mi dice "Guarda Ugo, prenditi tutte le pause che vuoi, non precipitare, fai tutto con calma". Anche questo è stato un bell'insegnamento. Anche se Bud non era un maestro, per dire, era uno di quei personaggi che con la loro esperienza e con lo sguardo ti dicevano e ti davano tutto. Quindi Bud mi ha insegnato lì a prendere le pause giuste. Questo è il ricordo che ho di quella scena. Il grande Carlo Pedersoli. Ho avuto anche questa fortuna.

GIACOMO: Un altro tuo film interessante è "Sette monache a Kansas City".
 UGO: 
Lì ho capito, dopo, che la truccatrice e il direttore di produzione avevano messo su 'sta casa di produzione per fare questo film qui, e se non sbaglio era stato finanziato anche da un famoso costruttore romano, e loro prima si sono fatti l'appartamento e poi, dopo, hanno finito il film. Finito per modo di dire poi perché il doppiaggio l'avevamo finito al pelo proprio. Il film era un po' ripetitivo, ma l'idea non era male... C'erano questi due omosessuali che vogliono andare nel far west per incontrare i cowboy e invece si trovano in mezzo ai guai tra due bande che combattevano per recuperare l'oro o per una mappa; quindi si trovano nei guai e si travestono prima da donne, poi da suore, da ballerine... insomma era bella, l'idea. Il film era molto leggero... fatto da Marcello Zeani, che non so che fine abbia fatto... Non ne so più niente, né di lui né della truccatrice che aveva fatto da produttrice. Nel film c'era Enzo Maggio. Diciamo che ci siamo divertiti. Lo abbiamo girato nei dintorni di Todi; c'era questo fiume largo coi cavalli... Un bellissimo ricordo. Peccato per il film, che è andato come è andato...

GIACOMO: Nel 1973 fai "Ultimo tango a Zagarol" con Franco Franchi, senza Ciccio Ingrassia.
 UGO:
Esatto, lì conobbi Franca Valeri; io facevo 'sto fotografo e dovevamo torturare il povero Franchi; anche lì mi sono divertito.

GIACOMO: Del regista Nando Cicero cosa ricordi?
 UGO:
Con lui ho fatto anche L'insegnante: facevo il medico con Alfredo Pea e Vittorio Caprioli. Poi, anni dopo, Nando Cicero mi chiamò per fare un film che si chiamava W la foca con Lory Del Santo.

GIACOMO: Ah!
 UGO:
E io gli dissi: "Sai... c'ho da fare qua... c'ho da fare là..." e gli dissi di no. Poi lo reincontrai in un bar a Roma e mi disse "Eeeh, tu il film l'hai rifiutato per il titolo...". Così io, mentendo un po', gli risposi "...ma no Nando, avevo da fare, figurati se rifiuto un tuo film". In realtà aveva ragione: il film lo rifiutai perché all'epoca il titolo W la foca mi sembrava un po' esagerato. Poi Nando non l'ho più rivisto.

GIACOMO: "W la foca" era interpretato appunto da Lory Del Santo, che dopo hai incontrato nel film "La gorilla".
 UGO:
Esatto, di Romolo Guerrieri.

GIACOMO: Torniamo un po' indietro. Parlami un po' del film "Manone il ladrone".
 UGO:
Sì, (ride) mi avevano proposto questo film... ho detto lo faccio... un film parodia dei film con Bud Spencer.

GIACOMO: Tra l'altro era diretto da Antonio Margheriti.
 UGO:
Sì, Antonio Margheriti era un maestro di trucchi e tra l'altro, se ricordo bene, anni prima, mentre giravo Una ragione per vivere e una per morire... non vorrei sbagliarmi... c'era la macchina da presa che riprendeva due montagne e tra le due montagne volevano fare apparire un castello. Ecco, credo fosse proprio Margheriti che avevan chiamato per quel lavoro lì: davanti alla macchina da presa, in corrispondenza della valle delle due montagne, avevano messo questa fortezza, che era disegnata su un vetro. Mi ricordo questa cosa bellissima. Lui era il maestro dei trucchi e dopo mi chiamò appunto per fare questo Manone il ladrone.
 
GIACOMO: Di Manone il ladrone quindi cosa ricordi?
 UGO: 
Mi ricordo una scena che abbiamo girato a Piazza Marconi: c'era un ponte lì con una strada che andava verso il mare e lì c'era una fabbrica abbandonata. Ricordo che ho girato delle scene lì, ma non ricordo altro. Poi anche qui alla fine ero contento perché imparavo sempre cose nuove, rubavo per dire... Se vuoi fare il cinema devi guardare, rubare... Sai, quando vedevo i film di Chaplin, Buster Keaton, Jerry Lewis, imparavo tante cose che poi praticavo sul set; mi arricchivano diciamo.

GIACOMO: Con Marco Vicario fai "L'erotomane".
 UGO:
Marco... un altro grande, guarda. Ne L'erotomane c'erano Moschin e ancora una volta la deliziosa Janet Agren. Mi ricordo che dovevo girare con Janet una scena d'amore, di notte: io facevo l'idraulico ed ero intimidito... Così Marco mi dice: "Dai Ugo, gira 'sta scena con Janet". Non era mica una cosa semplice girarla (ride): mi trovavo davanti a questa bella figa, scusa l'espressione (risate)... Giacomo, dimmi tu (risate). Tra l'altro dopo ho lavorato anche con i figli di Marco; lì a Napoli ho girato con loro alcune puntate della serie La squadra.

GIACOMO: Ti dirige anche Flavio Mogherini nel film "Anche se volessi lavorare, che faccio?".
 UGO: 
Come no, c'era Ninetto Davoli... pensa che Mogherini era lo scenografo dei film di Marco Vicario e fu il primo a far fare un film da protagonista a Renato Pozzetto, ha avuto questo coraggio. Il film era...?

GIACOMO: "Per amare Ofelia"
 UGO:
Sì proprio quello, bravo. E fu proprio Marco Vicario a consigliare Mogherini di prendere Renato Pozzetto per fare questo film.

GIACOMO: Adesso, attenzione, arriviamo al film "Sesso in testa".
 UGO:
(risate) Oddio Sesso in testa.

GIACOMO: Ugo, la prima domanda che ti faccio è direttamente sulla regia. Chi l'ha diretto il film? Fernando Di Leo o Sergio Ammirata?
 UGO:
Mi ricordo che andai in un ufficio in Via del Corso, a Roma, e Fernando mi parlò di questo ruolo... Fernando un altro grande regista, incredibile, amato come si sa dal nostro Quentin Tarantino; mi propose questo personaggio... era l'unico film che girava questo attore di teatro, Sergio Ammirata. Con lui dopo ho fatto altre cose a teatro, anche lui molto simpatico... molto teatrale. Ricordo che nella mia scena c'era Fernando... lui praticamente, se ricordo bene, indirizzava o diceva come voleva certe inquadrature... come lui le preferiva... Non è che c'era lui a dare il motore, per quello c'era Sergio... però ricordo che Fernando sul set c'era... poi nelle altre scene non saprei... Credo comunque di sì, un po' come aveva fatto Comencini con Odio mortale di cui ti parlavo prima.

GIACOMO: In "Sesso in testa" hai una scena divertente con questa ragazza spagnola, Pilar Velasquez...
 UGO:
Sì, Pilar era bellissima. In Sesso in testa ricordo che il figlio della mia compagna (che oggi è diventata mia moglie, dopo quarant'anni) mi ha detto: "Ma quant'era bella Pilar Velasquez?" (risate). Nel film avevo alcune inquadrature con lei: la scena del letto e quando vado via e gli dico dei 500.000 lire eccetera.

GIACOMO: Nel 1975 ti vediamo accanto a Lando Buzzanca in "Il Cav. Costante Nicosia demoniaco ovvero Dracula in Brianza" di Lucio Fulci.
 UGO: 
Ah (ride), mi ricordo che lo girammo in Via Nomentana alla Dear Film; c'era questo castello, venendo da Roma e andando verso fuori, e lo girammo lì. Mi ricordo che andai in Via Del Corso, dall'ottico, e provai queste lenti che erano dure; non erano delle lenti a contatto morbide... una sofferenza che non ti dico! E Lucio Fulci mi diceva "Ugo, cerca di soffrire ancora un po'". Quindi quando andai al trucco... avevo la gobba, avevo il bastone... Fulci mi aveva ridotto in modo davvero terribile; poi va be', con Lando ci siamo divertiti, però per me è stata una scena molto faticosa, con quegli occhiali pesanti. E' un film che vedo ogni tanto, è molto divertente.

GIACOMO: Con Marino Girolami fai un altro film divertene "4 marmittoni alle grandi manovre".
 UGO:
Sì, con Gianfranco D'Angelo e Lino Banfi, lì facevo il prete. Pensa che l'altro giorno ero al bar e il barista mi dice: "Ugo, ti ho visto l'altra sera in questo film che facevi il prete, mi hai fatto morire dalle risate".

GIACOMO: Poi, con il grande Renzo Montagnani, fai "Il letto in piazza". Ecco, parlami un po' di Montagnani.
 UGO:
Renzo era stupendo. Pensa che anni prima, quando abitavo ancora a Genova, lui faceva la pubblicità di un liquore e mia madre lo adorava; io vedevo la sua pubblicità e quindi quando me lo trovai davanti, nel film "Donne... botte e bersaglieri" non ti dico l'emozione. Tornando a Il letto in piazza: avevamo finito di girare una scena del film e stavamo andando a casa con la stessa macchina, io e Renzo. Lui dice all'autista: "Accompagna a casa prima Ugo". E io: "Ma come Renzo, tu abiti più vicino e devi lasciare prima me che abito più lontano?" E accompagnarono prima me: non ti dico... un'ora e mezza nel traffico, però ricordo questa bella chiacchierata in macchina con lui, davvero stupendo.

GIACOMO: Con Pingitore fai "Remo e Romolo (Storia di due figli di una Lupa)", siamo nel 1976.
 UGO:
Grazie per averlo citato questo film, Giacomo. Mi ricordo quella adorabile donna di Gabriella Ferri, la porto sempre nel cuore. Nel film faceva mia moglie. Ogni volta che sento le sue canzoni mi commuovo. Aveva questa bella faccia incredibile, e io lo dissi anche a Pingitore.

GIACOMO: Un altro film divertente che hai fatto è "Kakkientruppen".
 UGO:
Beh, anche lì mi sono divertito come un matto perché eravamo una bella compagnia: Banfi, Gianfranco D'Angelo... e mi ricordo molto bene Francesco Mulè. Poi il regista Marino Girolami era davvero un professionista: sapeva tutto, era uno come Fulci. Marino arrivava sul set alle 7 di mattina e diceva: "Dai ragazzi, iniziamo a girare che si sta facendo notte" (ride). Girolami era molto preciso e non sbagliava mai una scena perché la impostava così bene che andava sempre bene, era un gran lavoratore. Tra l'altro, se non sbaglio, mentre giravamo la scena finale di Kakkientruppen, con Lino Banfi e Gianfranco D'Angelo, eccetera... c'erano sul set anche i figli di Marino, Enio e Enzo, due adorabili persone.

GIACOMO: Passiamo a Umberto Lenzi, con cui fai "Pierino la peste alla riscossa" con Giorgio Ariani.
 UGO:
Povero Giorgio Ariani, se n'è andato via troppo presto. Tu pensa che un anno prima mi aveva chiamato Marino Girolami per fare una parte nel primo "Pierino" (Pierino contro tutti): dovevo fare la scena del povero che chiede l'elemosina...

GIACOMO: Una scena che poi fece invece Valerio Isidori...
 UGO:
Adesso non ricordo se era lui... Comunque chiesi a Girolami: "Chi è che fa Pierino?". Io immaginavo un ragazzino... un ragazzino con la faccia da furbo... e lì conobbi Alvaro Vitali. L'ho salutato eccetera... poi invece il film non lo feci perché ero occupato in un'altra produzione. Così qualche anno dopo ho fatto quello di Lenzi.

GIACOMO: Umberto Lenzi veniva dai polizieschi con Tomas Milian e Maurizio Merli, quindi trovarsi di colpo a girare un "Pierino" che per lui era un genere totalmente diverso da quello che era abituato a fare...
 UGO:
Infatti, ricordo che Lenzi sul set era un po' scombussolato; però diciamo che di Lenzi ho un ricordo così... normale. Mi ricordo il romano grande e grosso. Come si chiamava? Lavorava spesso con Sergio Leone...

GIACOMO: Mario Brega.
 UGO:
Bravissimo,  Mario Brega; quante risate mi sono fatto con lui: mi ricordo le scene girate in farmacia. Poi Ariani era delizioso.

GIACOMO: Fai anche "Quella peste di Pierina" di Michele Massimo Tarantini.
 UGO:
Sì, lì ho conosciuto la Carmen Russo, una bella donna, simpatica e carina. Io ero vestito da carabiniere e dovevo girare una scena in cui lei era nuda, ne uscì anche la foto sul giornaletto (risate). Poi con Carmen ho fatto anche una cosa in televisione, c'era con lei anche il marito Enzo Paolo Turchi, davvero simpatici.

GIACOMO: Poi con Enrico Montesano fai "Il paramedico", di Sergio Nasca.
 UGO:
Enrico Montesano, sì. Tempo fa l'ho reincontrato, al primo Bagaglino; io andai lì con il mio amico Lino Capolicchio e Montesano aveva già quella puzzettina sotto al naso e non salutò neanche... forse perché gli ricordavo il fatto che lui faceva piccole partecipazioni, quando noi eravamo i protagonisti. Un paio di volte mi è successo, nella mia carriera, con questi attori che avevano cominciato da poco quando eravamo tra i protagonisti, o che avevamo forse più parti nei film. Poi quando seppe che io ero lì, al Bagaglino, e stavo parlando con Lino, lui si avvicinò dicendo: "Ciao Lino come stai? Ah c'è anche Fangareggi...". Praticamente mi riconobbe perchè ero in compagnia di Lino. Questa è stata la mia impressione su Montesano, almeno. Devo dire che io sono sempre stato educato e rispettoso, mi divertivo da morire per cui non avevo alcuna invidia... forse era l'educazione che avevo avuto: sai, dopo la guerra, dai miei genitori, mio nonno colonnello... Mi hanno sempre insegnato a rispettare gli altri, far passare avanti le signore, gli anziani... e quindi ero sempre ingenuamente sincero. Poi, a distanza di tempo, un paio di situazioni mi sono tornate alla mente, ma alla fine mi sono passate davanti così... e va bene, dai! Tutto sommato sono stato benissimo.

GIACOMO: Ugo, adesso tieniti forte... parliamo di "Lei non sa chi sono io" di Salvatore Bugnatelli.
 UGO:
Oh, per l'amor di Dio... Bugnatelli... bella persona e bel disastro del cinema (risate). Ma Bugnatelli era veramente simpatico; a me faceva ridere: catanese brillante; pensa che il film l'ho rivisto, ultimamente; e dopo sono andato a trovare Luciana Frazzetto, l'altra protagonista; abbiamo parlato appunto di questo film, dove lei faceva mia sorella, e parlavamo di Bugnatelli che era una cosa fuori dal mondo. Il film sembrava una barchetta in mezzo al mare sotto il sole, però ci siamo divertiti, a girarlo. Nonostante le scene e inquadrature un po' così... confuse, diciamo. Non so se Bugnatelli volesse assomigliare a un Fulci o a un Orson Welles, perché certe volte se ne veniva fuori con delle cose intellettuali... Un mio amico di Viterbo mi disse: "Bugnatelli è la cosa vaga del cinema"; cioè, quando c'è da dire che un film non è brutto ma è oltre allora si parla di Bugnatelli (risate). E ultimamente con Luciana ci siamo divertiti a rammentare tutto questo.

GIACOMO: Vorrei chiederti anche qualcosa sul film "Attenti a quei P. 2" di Pingitore, in particolare per le scene che hai girato con Bombolo.
 UGO:
Be' Bombolo era divertente e simpatico, io con lui feci quella scena all'albergo, e Bombolo... ma sai, non ho un ricordo particolare di quella scena: Bombolo lì era così com'era: quando la mattina ti salutava era come se stesse sul set; era così come lo vedi nel film. Ricordo che lui, almeno così mi dissero, vendeva i piatti nelle piazze, ai mercati, e lì lo beccò Pingitore. Era un personaggio tirato fuori da Pingitore che se lo guardi, lo vedi e lo senti parlare ti metti a ridere!

GIACOMO: Ugo, attualmente cosa fai?
 UGO:
Recentemente ho fatto un personaggio nel nuovo film di Jerry Calà "2016 Odissea nell'ospizio", con i Gatti di vicolo miracoli. Una cosa divertente.

GIACOMO: Ottimo, notizia interessante! Ugo, io ti ringrazio, anche a nome del Davinotti.
 UGO:
Giacomo, un'ultima cosa, se mi permetti...

GIACOMO: Certo, come no...
 UGO: 
Vorrei dedicare questa intervista a due miei carissimi amici scomparsi purtroppo pochi giorni fa... Tomas Milian e Giorgio Capitani. E grazie a te Giacomo. Un abbraccio dal vostro Ugo.

INTERVISTA INSERITA IL 3/4/2017 DAL BENEMERITO GEPPO

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commenti (11)

RISULTATI: DI 11
    Gugly

    3 Aprile 2017 12:45

    Applausi a scena aperta!!!!
    Markus

    3 Aprile 2017 21:15

    Bellissima intervista! Hai colmato una grande lacuna, caro Geppo. Un ringraziamento e un saluto anche a Fangareggi.
    B. Legnani

    3 Aprile 2017 22:30

    Eccellente!
    Ciavazzaro

    3 Aprile 2017 22:49

    Complimenti bellissima intervista, si sta creando un archivio di interviste veramente notevole, complimenti !
    Cotola

    4 Aprile 2017 00:00

    Complimentoni: una bellissima intervista.
    Didda23

    4 Aprile 2017 10:51

    Notevole intervista. Grazie a Geppo, e a Ugo per la disponibilità.
    Fedemelis

    4 Aprile 2017 14:27

    Mitico!
    Mauro

    4 Aprile 2017 16:44

    Piacevole intervista... come sempre
    Trivex

    10 Aprile 2017 09:18

    Grande!
    Geppo

    19 Aprile 2017 16:19

    Grazie infinite, ragazzi!