Intervista a Enio Drovandi

1 Settembre 2015

Il nostro carissimo inviato dalla Germania GEPPO (GIACOMO DI NICOLO') ha intervistato per il Davinotti ENIO DROVANDI, grande attore e caratterista che molti di voi avranno visto comparire in molte commedie degli Anni Ottanta, negli anni d'oro di un certo tipo di cinema. Ebbene, leggete e scoprirete che la simpatia trasmessa dallo schermo corrisponde alla sua natura, che gli ha donato una spontaneità unica in grado di rendere sempre interessanti e divertenti gli aneddoti raccontati. Ecco il testo integrale dell'intervista.

GIACOMO: Enio, sono davvero onorato di intervistarti. Il tuo primo film è "Miracoloni" di Francesco Massaro. Come sei entrato nel cinema e sopratutto come è nata la collaborazione con Massaro e il produttore Galliano Juso?
ENIO: Dopo aver rotto, seppur in modo simpatico e mai invadente, le scatole a Benigni, un giorno lui chiamò Galliano Juso per dirgli di due amici che volevano far gli attori ed erano "particolari". Uno ero io e l'altro Massimo Bianchi detto Loppa, entrambi di Pistoia... poi lui abbandonò il progetto e io mi presentai. Quando mi presentai Francesco Massaro mi disse: "Che fai?" E io risposi: "Lavoro col pubblico"... Infatti avevo un chiosco di bibite e panini a Pistoia e intendevo questo, rispondendo alla sua domanda.
Invece lui voleva sapere che facevo col pubblico come spettacolo, cabaret... quindi l'equivoco divenne esilarante quando risposi: "Col pubblico ci sto dalle 8 alle 14, poi viene il mi' babbo che mi dà il cambio e io riparto alle 17 fino alle 20"... Lui, con gli occhi strabuzzati, mi disse: "Ma che spettacolo è?" E io: "Ma che spettacolo... io vendo le paste!"

GIACOMO: Dopo, con Mario Monicelli, giri subito "Amici miei atto II". Cosa ricordi di lui?
ENIO:
Beh, Monicelli è stato un incontro fondamentale... sono stato l'unico attore caratterista al mondo ad essere stato diretto quattro volte da lui! Un giorno, durante una cena a Castiglioncello, davanti a dei giornalisti, dichiara che il piu grande caratterista toscano che aveva diretto era il Drovandi di Pistoia! Quindi mi dava fiducia al pari dei mostri sacri che dirigeva! Ho due soli autografi a casa: quello di Benigni e il suo! Non ero invece io in Amici miei atto III° ma solo un cabarettista che mi somigliava, tale Gianni Giannini. Da quel che ne so io mi disse Amanzio Todini, l'aiuto regista, che cercavano un attore tipo me ma non me, in quanto col vigile di Amici miei atto II° avevo fatto une delle due scene piu riuscite di quel film (la seconda era quella di Alessandro Haber) e quindi riteneva che lo scambio di ruolo potesse trarre in inganno lo spettatore e dare meno forza alla recitazione. In effetti, vista oggi, la scena di Amici miei atto II° del signor Becchi si capisce che è entrata nella storia. Amici miei atto III° di storia ne ha fatta meno, molto meno...
Già questo ci fa comprendere l'intelligenza cinefila di Monicelli: non solo faceva sul momento ma prevedeva il da venire delle scene... Immenso! Degli altri attori che dire? Mostri sacri, macchine perfette della recitazione. Mimica di controcampo che da sola valeva ogni scena... Ero sempre pronto ad ascoltare e imparare... però spendo una parola in piu per Renzo Montagnani: tra tutti loro, immensi, lui (almeno secondo me) aveva una marcia in piu. Gli altri qualche volta, seppur raramente, sbagliavano una parola, un'intonazione (colpa anche del caldo e dello stress), lui mai! Non solo, ma sapeva riempire la scena in mezzo a loro, che erano in quel momento piu monumenti di lui. E non solo gli teneva testa, ma usciva come un Pantani dalle montagne e alla fine vedevi solo lui. Montagnani l'ho ritrovato in Rimini Rimini - Un anno dopo ed è stato un faro della mia recitazione... e poi grande uomo e umanità da vendere, un vero esempio per tutti. W Montagnani! Tornando a Monicelli... se ti sceglieva era perché sapeva che eri bravo e quindi non doveva più di tanto spiegarti una scena... Dovevi intuire da solo cosa voleva, e se non accadeva... beh, diventava burbero e duro, anche sopra le righe... con me è successo una volta in Spagna... e quasi me ne volevo andare dal set.

GIACOMO: Stai sicuramente parlando del film "I picari" con Enrico Montesano e Giancarlo Giannini... film appunto girato in Spagna.
ENIO:
Bravo... esatto! Ne I picari sono stato l'unico tra i non protagonisti (tutti "mostri sacri", tanto per dirla chiara) ad essere volato in Spagna per girare una scena, che avrebbe potuto fare qualsiasi attore della zona e senza le spese per portare uno dall'Italia. Ma questo fa capire sia la stima che Monicelli aveva per me sia la sua mania di perfezione: anche per i ruoli piu picccoli voleva gente affidabile al massimo. Ecco: il cinema o il teatro, dico quello vero, deve essere fatto così: cura dei particolari. Solo così escono le vere opere. Un film importante non è fatto dai protagonisti, ma da un amalgama di tutte le componenti. Oggi queste alchimie ce le possiamo scordare... e si vede! Di Montesano e Giannini ho ricordi fantastici. E appunto ti dicevo prima: un giorno con Monicelli ebbi un battibecco; Enrico Montesano venne in roulotte e mi convinse a tornare sul set. Avevamo ragione entrambi, ognuno a suo modo, ma la legge del set come nella vita è ferrea: io potevo anche non tornare e andare via, ma Monicelli era Monicelli (tra l'altro è stato l'unico a cui ho sempre dato del lei), quindi per me era chiusa, se abbandonavo. E così, non con umiltà ma per giustificato, mero tornaconto (come nella vita a volte si deve fare) ho abbassato la testa e sono tornato sul set. E ho dato il meglio di me affinché lui si potesse ricredere. E così fu. Ecco che alla fine non ho vinto io e non ha perso lui; ha vinto l'arte e soprattutto la professionalità.
Ecco cosa ho imparato in quel set e in quella occasione: un professionista è per prima cosa ciò per il quale è pagato. Poi dopo, ma solo dopo, è un uomo e decide se continuare o meno quel tal rapporto. Ma mai a scapito dell'opera che si deve compiere. Sarebbe da spiegare ai ragazzi di oggi!

GIACOMO: Nel film "Ricchi, ricchissimi... praticamente in mutande" di Sergio Martino reciti accanto a Lino Banfi. Come è stato lavorare con lui? E Janet Agren l'hai incontrata, sul set?
ENIO:
Banfi viene dalla gavetta vera... e si vede. Ha mestiere e umanità, e sa mettersi al servizio della storia... non fa il protagonista da solo, sa perfettamente che la riuscita di una scena è data dall'insieme e quindi aiuta anche chi gli è vicino. Di conseguenza io rubavo con gli occhi e le orecchie e imparavo... altro che scuole di recitazione! Questo film mi fece capire che facevo l'attore. Janet Agren la vedevo sul set, ma era una diva e io agli inzi... a parte i saluti normali... e chi ci parlava? Magari (ride)! Altera e bella, sexy e star... insomma era già tanto se me la potevo vedere da vicino per ore; e pensavo ai miei amici a Pistoia che già godevano a vederla nei cinema... quindi ero fortunato e i miei sogni la notte erano su di lei... (risate).

GIACOMO: Parliamo di un mio cult personale: "W la foca" si apre praticamente con la tua simpatica partecipazione. Che ricordi hai di Nando Cicero?
ENIO:
La scena in taxi di W la foca è diventata un cult, cliccatissima in rete. Anche lì portai tutta la mia provincia nel mio sguardo assatanato di sesso. E anche il tono della voce e la recitazione furono talmente veri che credo sia questo che ha portato una piccolissima scena di un intero film ad essere tanto osannata. Nando Cicero è stato un vero creativo, un vero maestro di cinema e di artigianato di cinema, di quelli che oggi farebbero con metà soldi film e telefilm. Scrittore e uomo di cultura e grande amante della vita; e, al pari di Michele Massimo Tarantini e Mario Monicelli e tutti quei registi di allora, capacissimo di capire al volo il talento di un attore. Oggi ci sono i direttori di casting e non sempre hanno le competenze e le intuizioni degli aiuto regista e dei registi. Ma a dire il vero oggi pure questi di competenze non ne hanno poi tante... gli manca la "gavetta vera"!


GIACOMO: Un altro cult che hai girato è senza dubbio "Eccezzziunale... veramente" di Carlo Vanzina accanto a Diego Abatantuono.
ENIO:
Diego era in un momento di grande successo quando girammo quel film. Nella scena nostra mi disse: "Io poi... può essere che improvviso, tu non ci far caso e stai tranquillo che poi riprendo io, se non riesci a seguirmi". Io da sconosciuto alle prime armi, attore senza la scuola e la gavetta di anni prima, sfrontatamente sicuro nella mia incoscienza, risposi così: "Tranquillo te, se tu improvvisi ti vengo dietro, quindi fai con comodo come ti senti. Sono un tuo fan e quindi mi diverto, con te". Nella scena questa "normalità" si vede e si avverte; e infatti anche qui ecco che una piccola scena diventa un momento da tutti ricordato.

GIACOMO: Voglio ricordare insieme a te il film "Viuuulentemente mia", dove giri una scena accanto alla compianta Laura Antonelli. Com'era sul set?
ENIO:
Laura era come si vedeva e si sentiva, con quel tono di voce dolce e maledettamente erotica; in più persona sensibile e generosa. Fragile, e infatti questo l'ha portata in braccia sbagliate che ne hanno poi plasmato la psiche per poi pian piano ridurla com'era alla fine. Certamente era anche una tipo di vita come voleva lei, ma credo che il percorso per finire così parta da lontano... da incontri sbagliati e da una fragilità interiore che aveva. Però ricordo che quando me la trovai davanti in carne e ossa, dopo che come tutti avevo sognato di fare sesso con lei... e non solo sognato (risate)... beh, fu una emozione che ancora rammento. I,o Enio, ragazzo di provincia, davanti a lei, che era stata il mio sogno erotico dai tempi di Malizia... Emozione del cuore unica, vera icona della mia adolescenza pistoiese e di provincia. In quella scena del film ho rappresentato tutti gli sfigati simpatici d'Italia... (ride).

GIACOMO: Poi arriva "Sapore di mare", una bella fetta del cinema italiano. Lì interpreti Cecco, il mitico fotografo! Parlami un po' di quel set.
ENIO:
Un film che è stata una svolta per tutti; non solo per gli attori ma anche per quei cantanti degli anni '60 che da allora hanno ripreso vita artistica... senza Sapore di mare il culto degli anni 60 con la loro musica allegra e semplice non sarebbe rinato, o forse lo sarebbe stato molto tempo dopo. Eravamo quasi tutti agli inizi, con poca esperienza o poco successo ancora, ma dopo ci fu l'apoteosi; ancora oggi pare un film recentissimo! Solo che non ci sono piu quei grandi caratteristi capaci di fare loro stessi il film...
perché non scordiamoci che gli attori fanno i film, ma gli attori/caratteristi fanno vivere le storie. Oggi il male del cinema è che ci sono grandi attori e nessun caratterista, che per sua natura deve essere prima di tutto un grande attore. Mentre non è affatto detto che un attore possa fare il grande carattersita... almeno io non ne conosco!

GIACOMO: Del film con Roberto Benigni, "Tu mi turbi", cosa mi puoi raccontare? Come sei stato scelto da Benigni?
ENIO:
Lì feci una piccolissima parte, ininfluente; solo per le mie tasche fu ottima perché mi permise di pagare un paio di affitti... ma con Roberto era amicizia oltre il set; che gioia vederlo recitare!

GIACOMO: Con due grandi miti, parlo di Marcello Mastroianni e Senta Berger, giri "Le due vite di Mattia Pascal".
ENIO:
Mastroianni è stato per alcuni giorni il mio maestro di recitazione, non so se mi spiego! Sedevo accanto a lui e mi parlava per ore della sua vita, della sua carriera... aveva preso simpatia per me, perché diceva che gli ricordavo lui agli inizi, con quella sfrontatezza che lui non aveva ma che avrebbe voluto avere; e poi per il mio essere di Pistoia, dove vicino aveva una casa; e anche perché andavo sul set ogni giorno con una ragazza nuova e lui trovava in me quel sano godersi la vita e le donne; certo trovarsi di fronte a lui, recitarci assieme mentre dall'altra parte Monicelli ci dirigeva, per me provincialotto era da andar fuori di testa. Tutta gente che vedevo in tv e sui giornali, a Pisoia, e ora io ero li... Grande! Di Senta Berger non so dirti nulla... vista solo una volta e vale lo stesso discorso di Janet Agren.

GIACOMO: Parliamo un po' di Giuliano Gemma, con cui ha lavorato nel film "Speriamo che sia femmina".
ENIO:
Il film è un capolavoro... nemmeno le comparse paiono comparse! Tutti bravi. Giuliano Gemma è stato talmente grande da saper scendere da cavallo, fare a pugni e calarsi in un ruolo pieno di sfumature, ognuna in contrasto con le altre. E riuscire in peno a fare il Nardoni. Dopo aver visto il film di Gemma non ti ricordavi più le pistolettate o i film di gladiatori e poliziotti... ricordavi solo il Nardoni. Quindi grande attore, grandissimo... e persona umile. Anche da lui ho imparato i tempi dei silenzi nella recitazione.

GIACOMO: Arriviamo ad un altro mio cult personale... Parlo di "Ferragosto OK". Bellissimo! Un tuo ricordo legato a Silvio Spaccesi (che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente).
ENIO:
Beh, parlare di Spaccesi nel mondo della recitazione è come voler dire leggere un perfetto dizionario della lingua italiana insieme ai sonetti del vernacolo marchigiano: attore perfetto, tempi comici alla Montagnani cioè unici, secchi. Meno famoso di Renzo, ma non meno bravo. E poi entrambi che grande carica di umana semplicità davano al mondo... Grandi!

GIACOMO: Hai partecipato anche nella famosa serie tv "I ragazzi della terza C".
ENIO:
Un successo enorme, inaspettato... è ancora la serie di Italia uno piu vista e sono passati 25 anni! Ricordo che per fare cento metri in centro a Roma o dappertutto per strada ci mettevo non meno di un'ora... non era semplice fare una vita normale. A volte capitava che mi dovevo fermare a dei semafori rossi davanti a una scuola mentre uscivano i ragazzi e in alcune circostanze... sono dovuti intervenire i vigili urbani per riprendere il normale traffico, con io chiuso in auto o soffocato attaccato al motorino (ride)... Bellissimo! Ricordo che ho preso alcune multe per essere passato col rosso, pur di non restare fermo, o di aver cercato strade alternative per evitare quel tal semaforo... (ride). La rivedo oggi la serie e rido come un matto (risate). Sono telefilm senza tempo, come Happy days... solo che io sono Totip e non Arnold, e sono piu bellino... (risate).

GIACOMO: Sempre per la TV giri "Sogni e bisogni" e "Classe di ferro".
ENIO: 
Sogni e bisogni è stata un'esperienza immensa... ero protagonista assieme ad altri, ma il super protagonista non era nemmeno il grande Renato Pozzetto quanto la surreale magia pasoliniana che eleggiava nel racconto di Sergio Citti. Un naif della regia, ma si sentiva in lui la colossale eredità ricevuta da Pier Paolo Pasolini. Lì con lui capivo che stavo facendo non un film ma un'opera; e come tale non adatta al grande pubblico. Non una pellicola che mi avrebbe dato la notorietà, ma era certo un film che mi avrebbe arricchito della stima dei poeti, uomini di cultura e di nicchia cinefila. Insomma, ero partecipe di un affresco non per molti ma solo per chi ricerca la vera bravura astratta e poetica di una storia surreale ma magica. Quindi meravigliosa. Se fosse stato un dipinto, nascosto, sono certo che Vittorio Sgarbi lo avrebbe osannato (ride). Di Classe di ferro che dire? Grande Corbucci e ottima serie sulla scia dei I ragazzi della terza C, anche se in versione militare; e ci sono dentro attori che poi hanno avuto belle carriere. Io feci un piccolo ruolo, ma ricordo che venni accolto da tutti come una star, dato che venivo da due telegatti vinti con "la terza C". Ma Corbucci merita un applauso per la grande umanità e la bravura... Dio, come ci mancano questi "veri" registi. Non avevano monitor per rivedere la scena e non giravano in digitale dove puoi fare e cancellare senza spese. Lì la pellicola costava e quindi i troppi ciak non erano ammessi. O eri bravo oppure stavi a casa! E loro erano immensi perché senza i supporti tecnici di oggi vedevano la scena già montata, ancora prima di averla girata. E oggi qualche regista che a malapena avrebbe fatto da aiuto regia a questi magari vince i premi. W tutti i Corbucci dell'epoca!

GIACOMO: Poi Mariano Laurenti e Michele Massimo Tarantini decidono di riportare in scena la commedia sexy con "Chiavi in mano" e "Se lo fai sono guai", aggiornandola agli anni '90/2000. Come sono stati accolte dal pubblico queste due commedie? E cosa ricordi di Laurenti e di Tarantini?
ENIO:
Michele Massimo Tarantini, come Corbucci e altri di quel periodo sono "maestri" veri. Non facili sul set, ma solo perché appunto bravi: sapevano cosa fare e cosa volevano da un attore. Insomma, non potevi non essere bravo con loro. Primo perché non ti avrebbero mai scelto e secondo perché il contesto intorno era composto da gente solo brava. Non c'erano i casting che sceglievano gli attori come già dicevo, ma erano gli aiuto regista a farlo... gente navigata e di una esperienza verissima di set che ti vedeva e poi presentava al regsita. Ed era lui che sceglieva.
Senza troppi suggerimenti di altri. Oggi è un altro mondo. La figura dell'aiuto regista è quasi nulla e fatta da ragazzi; bravi, certo, ma non navigati. E i registi sono portatori in scena dei suggerimenti dei casting! I risultati ahimé infatti si vedono! I due film di cui accenni, Se lo fai sono guai e Chiavi in mano, non hanno avuto grande imaptto sul pubblico; ma non erano da cinema, secondo me, erano da televisione. Trasmessi in tv avrebbero raccolto ottimi consensi. Per il cinema servono altre storie. Per portare nelle sale quel tipo di pellicole ci vuole un momento sociale storico, che oggi non esiste e ci vorrebbe un battage promozionale mirato. Non credo sia più fattibile, la commedia sexy. Ecco, a mio parere l'errore è stato quello. Ma loro due come registi... sono come i Corbucci, i fratelli Martino e altri di quegli anni: averne oggi!

GIACOMO: Quali sono i film a cui sei più legato?
ENIO:
Non esiste una graduatoria in senso stretto. E' come chiedere a un figlio se vuol più bene alla mamma o al babbo! Ci sono film che mi hanno dato più popolarità, personaggi amati, ma una classifica vera non esiste. Ad esempio ho amato la poesia fanciullesca di Sogni e bisogni nel mio episodio Verde luna , ma anche il mascalzone mitico di Amici miei o il colosso filmico Speriamo che sia femmina... oppure il "cult" cinematografico per eccellenza Sapore di mare... o quello sempre "cult" ma stavolta televisivo I ragazzi della terza C.
Però mi sono divertito anche con Gaspare... il ladro che va a rubare nella roulotte di Teo Teocoli e Mauro Di Francesco in Abbronzatissimi, cosi come è stato splendido aver recitato ancora una volta con Renzo Montgnani diretto da Corbucci in Rimini Rimini - Un anno dopo. Ecco, forse se proprio dovessi essere messo alle strette per la scelta, considerato quanto mi sono divertito a calarmi nel personaggio, direi Jacocca, l'animatore sfigato di Ferragosto OK (ride)... me la rido ancora se ci penso. Ho ancora, come anche per qualche altra pellicola, i vestiti originali che oindossavo. Ma comunque gli altri personaggi che ho interpretato non sono certo figli minori della mia filmografia... tutti mi hanno lasciato qualcosa. E a tutti dico grazie.

GIACOMO: I tuoi attuali progetti?
ENIO:
Sono vari i progetti, tra commedie teatrali e altro... a Gennaio 2016 al teatro Cometa off per la regia di Alessio Di Cosimo sarò protagonista di "Mio padre è sempre mio padre", divertente atto scritto deliziosamente dallo stesso Di Cosimo (tra l'altro vincitore assoluto della rassegna internazionale film festival Salento con il suo cortometraggio). Poi a Maggio sempre a teatro racconterò Sapore di mare, come nel film, facendo sempre il ruolo di Cecco il fotografo, che narra dopo anni e anni le sue storie estive. Sarò al teatro Audace a Roma (regia e scrittura di Luca Giacomazzi). Poi ci sono varie offerte da valutare adesso... fiction naturalmente, o fare il maestro d'arte per un talent di giovani leve, con annessa una serie di rappresentazioni del mio musical dal titolo "Permette questo ballo" il cui slogan è "Quando le tv erano in bianco e nero ma i sentimenti erano a colori"... ed è portato in scena come produzione da Ivano Trau. Come cinema al momento non trovo offerte che mi interessino. Fare un film, che poi resta una pellicola della quale tra 5 anni nessuno rammenterà nulla e che non lascerà traccia, come la stragrande maggioranza di quelle fatte oggi, beh onestamente non mi va. Sarebbe come aggiungere qualcosa di ininfluente. Ho un curriculum artistico di tutti cult, e quelli minori oggi sarebbero film osannanti al cinema o alla tv. Allora mi chiedo sempre: "Perché sporcare il mio percorso artistico? Per denaro? Per visibilità?"...
Non ho bisogno né dell'uno né dell'altro. Come diceva Kipling nella lettera al figlio: "Il successo e la sconfitta sono due impostori e vanno trattati allo stesso modo"... quindi faccio solo cose che mi piacciono. E sono a un punto della mia vita in cui posso dire: grazie a tutti ma anche va a quel paese a tutti... situazione idilliaca (risate).

GIACOMO: Cosa ne pensi del cinema italiano attuale?
ENIO:
Per fare cinema "vero" servono artisti "veri"... e questi nascono dalla solitudine, dalla malinconia, dalla gavetta, dal non benessere, dalla ricerca interiore e esteriore di se stessi e della vita, nascono dalle botte prese e date dalle esperienze. Oggi basta essere tecnico e il PC fa tutto per te. Il margine di fantasia è limitato, e come dicevo prima tra dieci o vent'anni... saranno rari i Sapore di mare, gli Amici miei, I ragazzi della terza C o altri, che saranno invece visti tanto quanto adesso. Quindi la vedo male. E poi mancano le figure piu importanti per una storia: i caratteristi. E per sua natura un attore caratterista è prima di tutto un immenso attore; e per diventarlo non serve la scuola. Come diceva Eduardo De Filippo: "Non serve la tecnica per fare teatro ma serve la fantasia"; e poi devi sperare e lavorare per affinare il tuo talento... diceva anche Charlie Chaplin: "Non c'è genio senza mestiere": puoi essere bravo quanto vuoi a fare una cosa ma poi devi imparare a farla! Meditate gente, Meditate! 

GIACOMO: Grazie Enio per questa meravigliosa avventura... da questa intervista ho imparato tante cose; non solo emozioni ma tanta umanità. Grazie!
ENIO:
Giacomo... il fatto è che sei una persona a me cara e ti ho aperto volentieri lo scrigno dei miei ricordi... e questa ultima risposta la dedico con due aneddoti di vita a te e a tutti i lettori del Davinotti. Un giorno Marcello Mastroianni, all'inizio della mia carriera, su un set mi disse: "Toscanino (mi chiamava così), vedo che sei uno bravo a recitare e forse ce la farai a vivere di questo mestiere e a essere conosciuto, ma ricorda sempre: più grande sarai e piu normale devi essere"! E poi dovete sapere che ringrazio sempre ad ogni premio che mi danno... quando mi chiedono chi sono stati i miei riferimenti di vita e artistici rispondo che quelli d'arte sono racchiusi tutti insieme nel gotha degli immensi che ho conosciuto e che mi hanno regalato insegnamenti come attore: da Benigni a Monicelli, Tognazzi, Montagnani, Fellini, Nuti, Risi, Corbucci, Martino, Vanzina, Mastroianni, Gassman, Virna Lisi, Catherine Denevue, Laura Antonelli, Banfi e tutti quei fantastici caratteristi da Spaccesi in poi. Ma il mio più grande ringraziamento va ai mei genitori, Tiberio e Enia; perché mi hanno insegnato la più bella cosa al mondo: il piacere della miseria. E quindi il saper gustare le piccole cose che ogni giorno ci arrivano. Mia mamma mi diceva sempre: "Enio, ricorda di dire sempre grazie a qualcuno che ha fatto qualcosa per te perché alla fine è quello il tuo vero conto in banca!". Non avevano studiato, erano di campagna... Falegnami e contadine... mia madre aveva fatto la quarta elementare e mio padre la seconda elementare. Ma due giganti così: saggi di vita vissuta che hanno cultura non perché studiata sui libri ma perché sapevano leggere nel cuore della gente! Beh lettori miei... questa è senza prezzo; per il resto c'è solo Mastercard... (risate).

INTERVISTA INSERITA IL 1/9/15 DAL BENEMERITO GEPPO

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commenti (6)

RISULTATI: DI 6
    Herrkinski

    1 Settembre 2015 18:35

    Intervista eccellente!
    Fedemelis

    2 Settembre 2015 11:01

    Un mito! Intendo Geppo naturalmente...
    Markus

    2 Settembre 2015 11:02

    Gran bella intervista! Grazie al caro Geppus e al mitico Enio. E' una fonte di molti aneddoti di mio interesse.
    Didda23

    3 Settembre 2015 09:42

    Bella intervista! Grazie Geppo
    Trivex

    11 Settembre 2015 08:16

    Grazie Geppo!! Bellissima intervista
    M.shannon

    28 Settembre 2015 03:55

    bravo Geppo... interessantissima