Le location esatte di "La mazurka del barone della santa e del fico fiorone"

31 Maggio 2010

La situazione al via delle ricerche:
Benché attualmente non si trovi online nulla che non siano le solite vaghe indicazioni su Cento (Ferrara), non è escluso che esistano studi video in cui si parli delle location specifiche. Online, al momento (Wikipedia e Imdb compresi, ovvio), non si va oltre l'ambiguo "Cento".

La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone è il primo “vero” film di Avati. Non che i due precedenti non lo fossero, ma erano piccole produzioni, girate quasi tra amici, anche se nel consueto stile avatiano. Alla lavorazione della Mazurka invece partecipano due attori di primo piano come Tognazzi e Villaggio, lo sforzo in termini di budget è superiore e il risultato è un film insolito sì, come sempre, ma anche vagamente spendibile in termini commerciali. Per trovare le location di questo film ci siamo appoggiati innanzitutto a Cesare Bastelli, che con le consuete amabilità e precisione ci ha fatto avere gli indirizzi di tutto ciò che nel film può essere rintracciato (non  ad esempio il luogo dove sta la roulotte di Villaggio, visto che intorno si vedon solo alberi). E’ stato poi Hackett a completare il lavoro organizzando il viaggio per la reunion davinottica a scopi lavorativi (di fotografia dei luoghi) in modo da poter ottenere due speciali: quello sulla reunion davinottica e quello che state vedendo, che riguarda appunto il film. Cominciamo, dunque.


01. PROIEZIONE ALLE SALE VATICANE 
(Pigro, Zender)
Siamo in Vaticano, come ci dice una didascalia, e ad alti prelati viene mostrata una specie di documentario sul fico fiorone, un magnifico, possente albero dai poteri miracolosi che attira pellegrini da tutta l’Italia e non solo. Naturalmente il documentario non può non riguardare anche Villa Pellacani (in cui il fico sorge), che scopriamo essere stata in un primo tempo un monastero. Ai tempi dell’invasione barbara, nel 726, la vergine Girolama Pellacani si concesse all’invasore sotto il fico fiorone, indi vi salì e lì rimase rendendo col tempo miracoloso l’albero, che guarì molti di coloro che sotto di esso si recarono. Solo uno vi si arrampicò da sano (anzi, da atleta) e vi cadde rimanendo menomato: il barone Anteo Pellacani (Ugo Tognazzi), che da quel giorno diventerà per tutti “La gambina maledetta”. Il documentario termina e ci ritroviamo nele sale vaticane. In realtà la proiezione non avviene affatto in Vaticano, com’era presumibile, ma a Palazzo d'Accursio a Bologna, in Piazza Maggiore 6. La prestigiosa Sala Farnese e altre sale (come la Sala delle Collezioni Comunali) hanno provveduto a fornire una credibile "imitazione" dei Palazzi Vaticani. La Bagnacavallo invasa dai Longobardi che invece si vede nel filmato è in realtà (l'ho scoperto casualmente cercando un'altra location viterbese) Vejano, un piccolo paesino in provincia di Viterbo. E' lì che, nel prato a fianco della strada d'entrata, sono state girate le scene dell'invasione barbara. Il monastero dove si rifugeranno donne e bambini e all'interno del quale sorgerà Villa Pellacani (che in realtà sta a 370 chilometri di distanza!!!) è invece la Chiesa di Sant'Orsio, sempre a Vejano.

02. IL BARONE PELLACANI ARRIVA A BAGNACAVALLO
(Cesare Bastelli, Hackett)
L’entrata in scena del barone in età adulta (Tognazzi) avviene alla stazione di Bagnacavallo. Scenderà dal treno cominciando a insultare un po’ tutti, dalla capostazione a chi siede tranquillamente a un tavolino. Salirà poi sul taxi (lo guida il brigadiere Gianfranco Barra) tenendosi dietro quello del suo fido servitore Petazzoni (Gianni Cavina) per raggiungere con lui la villa. La stazione di Bagnacavallo è nella realtà quella di Bondeno, un piccolo centro a nord ovest di Ferrara, in cui pare essere girata quest’unica scena.

03. IL PAESE DI BAGNACAVALLO

Bagnacavallo, che è il paese di appartenenza della villa Pellacani e che diventa l’unico centro abitato visibile nel film, lo si vede piuttosto bene già dall’arrivo del Barone in taxi assieme a Petazzoni. Quel tanto che basta per capire che nella realtà siamo a Cento (Ferrara), dove è facile riconoscere la piazza, il campanile e molto altro. L’arrivo in città avviene attraverso Porta Pieve, quindi a sud.
Passati sotto l’arco della Porta, si continua in via Giovanni Donati per poi entrare in pieno centro, ovvero a Piazza Guercino, dove chi si affaccia non saluta con troppa benemerenza il ritorno della “Gambina maledetta”. Suonano le campane della chiesa in Piazza, e l’auto del Barone imbocca via Guercino in direzione del Piazzale della Rocca. Qui incontra una processione funeraria che ostacolerà l’auto. Il passaggio successivo ci mostra il taxi già di fronte alla villa.

04. LA VILLA PELLACANI E IL FICO FIORONE
(Cesare Bastelli, Hackett)
La location principale del film è senza dubbio la villa del Barone, in cui questi torna già dopo i primi dieci minuti e dove vi si stabilisce fino alla conclusione o quasi assieme al suo “segretario” un po’ scemo, il già citato Petazzoni (da lui soprannominato amabilmente “testicolo”) che il vizioso viandante (Villaggio) con le sue belle prostitute va a trovare cercando di piazzarle.
La location è fondamentale anche perché è al’interno della villa che si trova il fico del titolo che il barone cercherà di distruggere in ogni modo per cncellare un passato odioso. E' da ricordare il momento in cui arriva un contadino del posto (Lucio Dalla), col suo trattore. E' chiamato per abbattere il fico, ma questi (miracolato in gioventù dallo stesso) giustamente si rifiuta mandando il barone Pellacani su tutte le furie. Memorabile anche la scena in cui una comitiva di fedeli giunti in autobus con la speranza di pregare davanti al fico fiorone verrà presa a mitragliate dal Barone, che li osserva dalla finestra.
Ricorda Cesare Bastelli che il cancello che si vede nel film (e che nella realtà non c'era affatto) fu smontato provvisoriamente da una villa di Castello d'Argile e dopo il film lì rimontato. Il fico fiorone invece venne costruito da Vittorio Rambaldi (che abitava a pochi chilometri da Cento) all'interno del parco di villa Minelli, vicino alla cappella della villa. Il muretto fu costruito apposta ed è ancora lì.
Oggi la villa (che si chiama Villa Minelli) è un agriturismo e appare in ottimo stato di conservazione. Posizionata a Argile, a sud di Cento, lungo la statale che costeggia il fiume Reno, vi si arriva percorrendo una stradina leggermente dissestata chiamata via Suore. Siamo nei pressi del piccolo centro di Bagno di Piano, come detto a qualche decina di metri dalla strada principale. Senza indicazioni precise non sarà facile arrivarci.

05. LA CHIESA
(Cesare Bastelli, Hackett)
La chiesa in cui officia un pretino molto timoroso (Giulio Pizzirani), che ama videoregistrare le confessioni per rivedersele a casa, è la chiesa in cui il Barone entra sghignazzando e mettendo in fuga le fedeli. Si tratta di una piccola chiesa di Cento, in via Ugo Bassi, chiamata Chiesa del Rosario. Nel film è inquadrata solo all’interno.

06. IL TEATRO E IL BAR SPORT
(Cesare Bastelli, Hackett)
Il teatro di Bagnacavallo in cui il Barone va a vedere lo spettacolo della’orrenda (e artisticamente negata) cugina e dove ha intenzione di piazzare nientemeno che una bomba assieme al suo servitore (Cavina), è il teatro di Cento, in via del Guercino. Nonostante le terribili promesse di sabotaggio, il Barone finirà col divertirsi talmente per lo schifo dello spettacolo che rinuncerà ai tristi propositi scatendandosi in un liberatorio applauso. Il bar sport invece (questo almeno il nome che si legge sulle porte a vetri) in cui il viandante (Villaggio) danza lascivamente davanti alle anziane signore locali, è il Caffè Italia nel quale due anni dopo Avati posizionerà la hall dell’albergo in cui si sistema Capolicchio in La casa dalle finestre che ridono. Il bar si trova sempre in via del Guercino, esattamene di fronte al teatro.

07. LA VIA DOVE LE PROSTITUTE ESERCITANO
(Cesare Bastelli, Hackett)
Le due belle prostitute gestite dal loro magnaccia (Villaggio) amano passeggiare e attrarre i clienti in una via di periferia, dove passerà anche un contadino (Lucio Dalla) col suo trattore diretto alla villa. Il nostro fermerà il trattore permettendosi di palpeggiare la bellissima prosttuta di colore e sognando di ritornare lì dopo aver sbrigato il lavoro in villa (gli verrà chiesto, da parte del Barone, di segare e distruggere nientemeno che il fico fiorone!).

08. L’UFFICIO POSTALE
(Cesare Bastelli, Hackett)
L’ufficio postale in cui il Barone va a far comporre un telegramma in cui annuncia al papa (via della Conciliazione, vicino a San Pietro) di voler siglare una personalissima tregua (“Sconvolto dal dubbio – invoco – temporanea sospensione reciproche maledizioni – La Gambina maledetta”) è di nuovo in piazza Guercino a Cento. Esilarante il telegramma di chi segue in coda il Barone: “Artigliere Bruni Benito, caserma Mameli, Udine: Casa incendiata – Bestie scappate – Mamma morta – Tutto bene – Arrivederlo – Il babbo”. Inizialmente ci viene mostrata la piazza e precisamente il Palazzo del Governatore, ma l’angolo in cui sta l’ufficio postale (e al cui piano superiore è la terrazza da cui vengono spediti i piccioni viaggiatori) è sull’altro lato di piazza Guercino.

09. LA VIA DEL FINALE
(Cesare Bastelli, Hackett)
Quando il Barone se ne scappa col bambino della “Santa” nel finale, sotto la neve, lo vediamo percorrere di notte una strada trafficata da auto in processione verso il fico fiorone. Su questa scena si chiude il film, ed è ancora grazie alla precisione delle indicazioni di Bastelli (e alla buona volontà di Hackett) se siamo riusciti a identificare anche quest’ultima, importante location: siamo in Via Santa Liberata, ovvero la via che passa accanto allo stadio, sempre a Cento.

Testo: Zender - Tavole: Zender - Foto: Zender, Gugly, Hackett, Trivex - Compagni di viaggio: il Davinotti group

ARTICOLO INSERITO DAI BENEMERITI ZENDER E HACKETT (con il prezioso aiuto di CESARE BASTELLI)

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commenti (14)

RISULTATI: DI 14
    Ellerre

    31 Maggio 2010 12:47

    Ottimo lavoro! Questo special proprio non poteva mancare. Utile guida per eventuali pellegrinaggi sui luoghi della mazurka...
    B. Legnani

    31 Maggio 2010 14:02

    Che dire? Ho rinnovato la delizia della Riunione. Bellissimo.
    ***
    Segnalo un "Ccominciamo" appena prima di "01. PROIEZIONE ALLE SALE VATICANE" e che si scrive "réunion", con l'accento.
    Zender

    31 Maggio 2010 16:49

    Corretto il "Cominciamo", mentre per la reunion, intendendo io far provenire il termine dall'inglese (visto che riunione così si dice in inglese) non metterei l'accento.
    Markus

    31 Maggio 2010 16:59

    Un approfondimento (per ovvie ragioni) caro a molti compreso me! Grazie a ZENDER, HACKETT e naturalmente a CESARE BASTELLI per l'ottimo lavoro svolto.
    Hackett

    31 Maggio 2010 19:07

    E' belissimo rivivere quest'avventura! grazie a tutti i partecipanti!
    B. Legnani

    31 Maggio 2010 21:27

    [quote=Zender]Corretto il "Cominciamo", mentre per la reunion, intendendo io far provenire il termine dall'inglese (visto che riunione così si dice in inglese) non metterei l'accento.

    Mi pare che comunemente in albionico si usi "meeting" e che, pertanto, "reunion" sappia ben più di di francese che di britannico. Sbaglio?
    Ovviamente è cosa di minima importanza.
    B. Legnani

    31 Maggio 2010 22:49

    Secondo paragrafo:

    Alla lavorazione della Mazukca
    Ellerre

    1 Giugno 2010 09:30

    [quote=B. Legnani][quote=Zender]Corretto il "Cominciamo", mentre per la reunion, intendendo io far provenire il termine dall'inglese (visto che riunione così si dice in inglese) non metterei l'accento.

    Mi pare che comunemente in albionico si usi "meeting" e che, pertanto, "reunion" sappia ben più di di francese che di britannico. Sbaglio?
    Ovviamente è cosa di minima importanza.

    In effetti "reunion", il vocabolo adottato da Zender, l'ho sempre considerato preso dall'inglese - quindi senza accento - anche se nella reale accezione anglosassone non è del tutto aderente al nostro incontro. "Reunion" sarebbe più un incontro tra vecchi amici (tipicamente liceali) che si rivedono dopo tanto tempo.
    Geppo

    1 Giugno 2010 12:24

    Bellissimo, ottimo lavoro come sempre.
    Rebis

    2 Giugno 2010 17:40

    Che meraviglia! E che profondo senso di completezza... :D