L'animazione giapponese e la censura in Italia

25 Febbraio 2008

ANIME AL MASSACRO!
 
Fatto più inquietante che arcano, l’Italia, massimo censore d’Anime al mondo, fu tra i primi paesi occidentali ad importarne in quantità massicce: sul finire degli anni settanta e l’inizio degli ottanta – l’era della colonizzazione – ne acquistò qualcosa come oltre un centinaio e non furono esenti - ma pioniere - le reti di stato. Eppure, a forza di sputare sul piatto di portata, il Bel Paese mise in piedi un’intera generazione di adolescenti sani. Paradosso ancora vivo, giacché a fronte di un floridissimo mercato dell’home video - che rimpolpa sottoboschi imperscrutabili - non esiste distributore cinematografico nostrano che si sognerebbe di tentar l’impresa di un’anime nelle sale (se escludiamo, ca va sans dire, l’ottimo Miyazaki ormai pluripremiato e munito del visto per famiglie e poche altre eccezioni). Si distendono ancora oggi sulla quaestio panneggi d’ansia e di disagio perché l’equivoco storico, il collasso di due culture a confronto fu storicamente clamoroso; un vero e proprio scandalo concettuale che indusse il Moige (Movimento italiano genitori) a lanciare anatemi ed invettive degne di un Savonarola contro un intero immaginario. Motivazioni endemiche e culturali che però non danno mentori all’ignoranza.


1) L’INFANZIA COME RESIDUO O PERDITA
  L’occidente, che - idealmente parlando - vuole preservare un mondo intatto e didattico al suo bambino, è alla continua ricerca di una pedagogia appropriata ed efficace che risparmi al mondo la nascita, l’avvento del mostruoso. Per cui nell’individuo fatto adulto si riscontrano di norma strascichi educativi e residui comportamentali che assumono, nell’organizzazione complessiva della personalità, una funzione apotropaica, vale a dire una sorta di riserva intima e inviolabile, baluardo alle insorgenze del male. Per questo, il maligno incarnato nel corpo dell’infante - con tutte le sue sconvenienti derive - ci risulta particolarmente terrifico: disarma l’uomo e nega ogni possibile antitesi.
 
Da un punto di vista estetico animazione e fumetti sono e restano appannaggio dell’infanzia, e l’adulto che continua a fruirne preserva - nel suo intimo o, più sovente, all’occhio del sociale - un rapporto privilegiato - anche discriminante - con il bambino interiore. La tendenza a ovviare al dolore che sancisce il passaggio al mondo adulto, intercettando un compromesso possibile, si traduce in un emendamento etico. Esattamente quel dolore, ai limiti della lacerazione interna e - per noi - in odore di masochismo, che i personaggi degli Anime attendono e a cui serenamente soccombono.
Non che l’Oriente sia privo di riserve edeniche e intenti pedagogici, ma l’universo dell’infanzia è ritratto come alterità al mondo adulto, frutto di un distacco lancinante e assoluto grazie al quale può mantenere la sua peculiare zona franca, inattingibile e superba. Nello struggente lungometraggio Una tomba per le lucciole i due protagonisti bambini non sono tanto vittima del conflitto bellico in corso quanto della loro incapacità fisiologica, strutturale di raggiungere il mondo adulto per cui restano prigionieri inconsapevoli di un meraviglioso limbo e qui vi appassiscono. La crudeltà non qualifica il mondo, fa parte delle antitesi ch’esso racchiude, è il necessario contributo alla ricerca incessante di un equilibrio cosmico, che si rispecchia nel mutamento continuo delle cose. Sulla base di questa concezione, il dolore non è male, ma il rigurgito palpitante di un passaggio irreversibile di stato, il superamento radicale di un limen. Il meraviglioso precipitare dei fiori di mandorlo, la caduta dei petali dopo un temporale di primavera ne è il contrappasso. Il male è un fatto implicito, non arginabile, non circoscrivibile; è una qualità peculiare del femmineo, e si esprime spesso - per pagare pegno - in una assoluta bellezza formale.



2) MANGA E ANIME: I GENERI, LE ETA'

 La cultura giapponese non ha previsto, né riservato, un genere espressivo specifico al mondo infantile ma, casomai, per ogni età, ha canonizzato i segni, i tratti, e i paesaggi distintivi rendendoli comunque inconfondibili. L’animazione è quindi appannaggio di tutti, e i Manga sono letteratura: ce n’è per ogni gusto ed età con davvero pochissimi riguardi; esiste la versione Manga della Divina Commedia come quella del Kamasutra che, senza inficiare i contenuti originali, richiamano l’opportuno lettore. Soprattutto gli Anime sono un’arte che permette libertà d’espressione amplissima per come possono prescindere dai limiti oggettuali delle cose. 
Lo stesso Osamu Tezuka, “dio dei manga”, ebbe in Walt Disney il suo padre putativo e, codificata la dilatazione del bulbo oculare sul film Bambi, realizzò parimenti Kodomo (manga per bambini), Sojho (manga per ragazze), Shonen (per ragazzi) e Seinen (per ragazzi adulti) tra cui va almeno citato Metropolis, ispirato al film di Lang e alla base dell’omonimo straordinario film di Rintaro. La Disney invece non ha mai ceduto – almeno apertamente – a un compromesso, e i suoi film restano di godimento familiare e, nonostante le parentesi acido/lisergiche di Fantasia e Alice nel Paese delle Meraviglie, mai si sognerebbe di produrre un thriller argentiano come Perfect Blue né serie indiscutibilmente horror come Bem - Il Mostro Umano con le sue reminescenze lovecraftiane, crudeltà assortite e donne mostro che “rubano” gli occhi ai bambini o si nutrono del cervello dei morti.
 Ecco allora già devitalizzato uno dei centri nevralgici fautori delle principali morbosità occidentali proiettate sugli Anime: vale a dire il connubio per noi insostenibile, la fusione scabrosa di immagini animate e contenuti adulti – se non addirittura erotici o pornografici.


3) SEX, TRANS & DRUGS

Oggi – in particolare a merito dell’ADAM (Associazione Difesa Anime & Manga) e del mercato dell’home video ottimamente gestito da Yamato e Dynamic – che gli Anime sono stati regolarizzati, tutelati dalle discriminazioni culturali nostrane e, vieppiù, canalizzati al pubblico per cui erano stati concepiti in origine, i sospetti di languori pedofili sono riassorbiti, ridimensionati o contestualizzati laddove hanno – non lo neghiamo – ragion d’essere (i cosiddetti Hentai soddisfano tutte le modalità dell’eros). Tali sospetti all’epoca dovettero sanzionare una vera demonizzazione allorché si prese clamorosamente atto che le eroine di serie animate quali Georgie e Kiss Me Licia, nei loro infiniti avvicendamenti, facevano la scoperta di una vera e prorompente sessualità adolescenziale; senza riserve e totalmente vitalizzante. 
Censurate brutalmente e riadattate a un pubblico infantile  – ma didatticamente ideate e almeno pensate per un pubblico di fanciulle alla ricerca e comprensione di una nuova identità adulta (gli Shojo) – reprimono solo un potenziale altissimo che è comunque destinato a manifestarsi in una sostanziale deformazione dell’opera che non trova equilibrio né chiara leggibilità al pubblico italiano. Sailor Moon invece resterà sempre, all’origine, un fumetto per bambine, benché l'Anime abbia cercato, nell'avvicendarsi delle serie, di intercettare un pubblico progressivamente più maturo; ma la cosa resta pressoché impercettibile nella mutilata versione televisiva. Per altro, allo scoccare della  terza o quarta serie, fanno la loro comparsa personaggi maschili che nel processo magico di trasformazione diventano donne: rimando fin troppo esplicito alla dualità femminile/maschile insita nella natura tutta, che di fatto non incide significativamente - né vuole - su potenziali contenuti omoerotici (cosa che spetta invece agli Shonen’ai, ideati però prevalentemente per un pubblico femminile eterosessuale). Nella versione televisiva italiana, a scanso d’equivoci (sempre non sopiti), i ragazzi invocano oscuramente delle alleate celesti, per cui i personaggi risultano come raddoppiati.
I temi del travestitismo e della transizione di genere, riferiti all’uomo quanto alla donna - con ovvi rimandi all’antichissima tradizione del Teatro Kabuki e, soprattutto, del Takarazuka con il suo stuolo annesso di ragazzine impazzite per attrici in ruoli maschili - sono ricorrenti al punto da diventare la base tematica di numerose serie tv (Ranma ½, Cinderella Boy, Lady Oscar) e film (Tokyo Godfather), ma sopportano letture e interpretazioni simbolico/culturali sostanzialmente diverse – meno ambigue e problematiche – di quelle che noi siamo portati ad attribuirgli. Il gioco dell’ammiccamento sessuale è allora schiettamente ironico, né provocatorio, né morboso.
 Molti dei nostri imbarazzi concettuali a fronte di Manga o Anime svaniscono una volta decodificata una cultura che è profondamente e intimamente diversa dalla nostra, dove il limite del pudore non è semplicemente sfalsato, ma addirittura inesistente o altro. La rappresentazione grafica degli organi genitali, ad esempio, è proibita, malgrado l’esplicitazione dei contenuti sia spesso totale. Esistono disegnatori ad hoc atti a colmare la “parti mancanti” degli Hentai al fine di soddisfare pienamente il gusto dei consumatori internazionali. L’uso di sostanze stupefacenti è invece molto meno che un tabù se può essere parodizzato ed esorcizzato anche in anime di stampo adolescenziale: boccate di marijuana in Conan – Ragazzo del Futuro, cocaina in C’era una volta Pollon (“Sembra talco/ ma non è/ serve a darti/ l’allegria!”), funghi allucinogeni in Nadia – Il Mistero della Pietra Azzurra.
 
 
4) LE MODALITA' CENSORIE

  Se la maggior parte degli Anime della “colonizzazione” (gli anni ‘70) verranno progressivamente archiviati dalle emittenti nazionali e regionali – per ovviare al rischio di devianti quanto discutibili emulazioni infantili teorizzate da cariatidi pedagoghe - fino a diventare veri e propri oggetti vintage e di culto, sui residui e sulle nuove importazioni la censura italiana dovrà operare su fronti diversi: da un lato ricondurre all’occorrenza le serie televisive sui forzosi e savi binari dell'infanzia, dall’altro domarle ad una occidentalizzazione coatta. Spettatori bambini nemmeno sospettano i contenuti originali nascosti dietro Anime come Piccoli Problemi di Cuore o E’ quasi magia Johnny
La censura qui si è sbizzarrita fin dall’adattamento dei titoli originali – Marmelade Boy il primo, Orange Road il secondo – ed accede probabilmente al guinness delle mutilazioni possibili, per cui le tematiche reali restano letteralmente oscurate e sopite, anche ad opera del doppiaggio. Il primo, indirizzato a un pubblico adolescenziale, problematizzava sulle famiglie “miste”, non consanguinee, e sulle annesse conseguenze psicologiche legate alla crescita individuale; il secondo, indirizzato a ventenni e più, era un allegro e disimpegnato ripensamento del periodo dello sviluppo ormonale, con tanto di polluzioni ed erezioni notturne, ammiccamenti inconsapevoli, sogni erotici, bullismo e teppismo femminile, pulsioni lesbiche e quant’altro. Il misconosciuto Rosa Alpina, uno Shojo tristemente famoso come l’Anime più censurato in Italia (saltano in aria interi episodi e sequenze con grosse e irrimediabili conseguenze sulla logica del racconto), venne epurato perché - udite udite - ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, mostrava un eccesso di violenza a opera della Gestapo. Vengono cancellate tutte le svastiche e tutto ciò che possa rinviare ad una accezione negativa degli “ingredienti storici”. Fu in qualche modo inconcepibile che una serie animata per ragazzine potesse deliberare sul bene e il male in piena epoca nazista.
 Gli anime leggendari, invece, incolumi al primo passaggio televisivo, ma che non poterono poi essere archiviati perché obbiettivamente fondatori di un immaginario collettivo, subirono “rimodellamenti” a posteriori, nei successivi passaggi tv. È il caso di Lupin III per il quale - nonostante un’intera serie fosse concepita per ragazzini (la terza, quella della “giacca rosa”) - è prevista una versione colabrodo che rettifica tutti gli episodi che non si può certo rinunciare a trasmettere; così Lady Oscar soggiace a un taglio meno drammatico e maturo; I Cavalieri dello zodiaco vengono privati di ambiguità e ridimensionati nella violenza. Capitan Harlock, l’ultra violenza di L’Uomo Tigre, Devil Man,
Ken – Il guerriero
 
(mai passato integrale) e i vari Mazinga sono stati invece indirizzati direttamente alla porta di servizio. Tra le ultime audaci, encomiabili  imprese ad opera di emittenti regionali va segnalata la messa in onda nel 2003 su Italia 7 Gold, in orario pomeridiano da tè per signore e in versione assolutamente integrale, di Caro Fratello: basato sul Manga omonimo di Riyoko Ikeda e diretto da Osamu Dezaki (gli stessi autori di Lady Oscar), Caro Fratello è uno Yuri in piena regola, vale a dire un Anime tematizzato sulle relazioni omosessuali tra donne (e concepito per donne) che, con la regia di Dezaki, si è tramutato in un conturbante quanto imperfetto affresco della psiche femminile ricamato su una autentica escalation di scene madri emblematico/simboliche spesso esplicitamente saffiche e incestuose.
 
 
5) LA RIFONDAZIONE DELL'IMMAGINARIO
 Oggi, per la televisione, il nume tutelare dei cartoni giapponesi è senza dubbio MTV, che negli anni ha saputo proporre le serie più innovative e audaci della nuova generazione tutte rigorosamente intonse e in orari non sospetti; serie così innovative e imprevedibili nei loro sviluppi – tecnici, stilistici e contenutistici - da lasciare letteralmente interdetti o esterrefatti anche i cultori più irriducibili. Da segnalare, almeno, le complicazioni filosofiche e neurocibernetiche di Neon Genesis Evangelion, l’avanguardismo vintage di Cowboy Bebop, lo storicismo futuribile di Alexander e il new punk di Nana, mentre si attende la programmazione dello sconvolgente Serial Experiment Lain, forse quanto di più avveniristico sia fin’ora stato prodotto dal Sol Levante. 
Tra gli sguardi retrospettivi rivedono la luce Bem - Il Mostro Umano e lo stracult Daitarn 3.
Ciò detto si deve riconoscere che se stuoli di bambini si intrattengono con overdose di Dragon Ball (certo decurtato delle sequenze hot & hard) anziché con i conigli rosa di Maple Town o i criceti di Hamtaro, sarà colpa magari dei palinsesti delle emittenti Mediast; alla RAI almeno il riconoscimento di proporre, negli ultimi anni, Anime destinati a un target appropriato al pubblico di riferimento e quindi senza censure.
 Sono iniziative come quella di MTV unite alla fondazione di un mercato stabile dell’home video che fa della filologia e dell’integralità i propri standard qualitativi a ridare respiro e vita all’animazione giapponese in Italia, benché il terreno fosse già stato faticosamente spianato dalle case editrici Granata, Star Comics e Planet Manga che, nell’ordine e nell’arco di un decennio, a forza di tentare imprese epiche e disperate importando Manga “impossibili”, sono riuscite a formare e rifondare una cultura appropriata e a rettificare lo sguardo dei più giovani sull’intero panorama. Invece lo sgrezzamento e il rinnovamento dell’approccio del pubblico più adulto al mondo dei fumetti e dei cartoon in genere spetta più che altro – indirettamente - ai Cinecomix (film live tratti principalmente dai fumetti americani) con i quali ci viene di norma consegnata anche la benvenutissima traduzione italiana dell’opera originale: è il caso, solo per citarne alcuni, di 300, Costantine, V per Vendetta, Batman Begins e X – Men, in cui il connubio indissolubile di glamour e Star System – a prescindere dai meriti effettivi e riconosciuti dei film – sa come catalizzare il vasto pubblico nelle sale.
 
 
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO REBIS  

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commenti (7)

RISULTATI: DI 7
    Franz

    17 Marzo 2010 17:56

    Curatissimo e raffinato questo approfondimento di Rebis.
    Non sono esperto di 'anime' giapponesi, però è vero: molto spesso (almeno in Italia) vengono considerati tout court cartoni animati, e dunque destinati ai bambini, ma non è così. Tantissime serie, ricordo, provenienti dal paese nipponico anche da bambino mi suscitavano sentimenti di malinconia e interrogativi vari (evidentemente, per quanti tagli o stravolgimenti potessero effettuare censure di vario tipo, il 'mood' e la filosofia di fondo erano difficilmente oscurabili, se persino un bambino - quale ero - poteva avvertirli...), e oggi capisco come fossero destinate, perciò, (anche) a menti e sensibilità più mature, cioè tipicamente (almeno si spera :-) ) adulte.
    Sul finire degli anni 70 e nei primi 80, vari movimenti-comitati si mossero ferocemente contro tutto ciò che di 'animato' arrivasse dal Giappone sugli schermi italiani (ero piccolo all'epoca, ma ricordo che già quando guardavo io i vari 'Mazinga' e 'Goldrake' c'era, nel sentire comune degli adulti, l'equazione 'robot giapponesi (giocattoli, fumetti o cartoni animati che fossero) = violenza, male, brutto...'.
    Greymouser

    5 Giugno 2010 20:29

    Assolutamente formidabile questo approfondimento. L'unico commento è applaudire. E lo dico da persona che non ha nessuna competenza o conoscenza particolare sugli Anime: eppure mi ha interessato moltissimo.
    Fabbiu

    24 Luglio 2010 11:37

    Ciao Rebis ottimo L'approfondimento, davvero.
    solo una piccola pignoleria; chi ti dice che quelle boccate in Conan ragazzo del futuro siano di Marijhuana e non di tabacco? per lo meno attenendosi al doppiaggio italiano, quelle cose che i marinai danno agli uomini in cambio del loro lavoro vengono chiamate "Taba Taba" che sarebbero molto piu vicino all'idea del tabacco, anche per un fattore diciamo storico-culturale no, che ne pensi?? In Conan invece la questione del "Sembra Talco" è davvero clamorosa e guardando le scene del cartone ancora non riesco a capacitarmi non tanto del fatto che non siano mai state censurate, quanto dell'incoerenza di mediaset, quelle scene sono perdurate per oltre un ventennio, mentre ricordo che nella prima serie di Dragonball si fece un vero scempio per censurare alcune scene di mutande e donne spogliate.
    Satyricon

    30 Settembre 2010 00:45

    infatti da quando gli anime giapponesi sono approdati in Italia erroneamente chiamati Cartoni animati come a sminuirne il contenuto che diventava palesemente infantile coadiuvato da una iper-censura e quindi, coem si solea pensare, adatto ad un pubblico tra l'età scolare e prepuberale, nessuno pensava che questi disegni animati fossero un contenitore di messaggi, di tradizioni, di cultura prettamente nipponica o scimmiottante quella occidentale. Ma se ad oggi ci becchiamo una scena censurata del film: brokeback mountain, mandato im 3a serata, cosa possiamo aspettarci che avvenga per gli anime??
    Smoker85

    7 Gennaio 2012 16:28

    Unico appunto all'ottimo articolo mi permetto di sollevarlo sui "Cavalieri dello Zodiaco" che, se sicuramente son stati distrutti nei passaggi Mediaset attraverso seppiature e tagli brutali delle scene di sangue, non han subito una censura sui contenuti "ambigui", anzi ha contribuito a sottolineare aspetti sfumatamente omosessuali di alcuni personaggi (mi vengono in mente Aphrodite di Pisces e Misty della Lucertola) tramite le interpretazioni dei doppiatori. Una censura sui contenuti invece è da registrare piuttosto sulla cancellazione dei riferimenti alla cultura buddista (in particolare negli episodi dedicati al Saint della Vergine, reincarnazione di Budda, ma completamente trasformato in "uomo più vicino ad Atena" perchè guardiano degli Inferi, cosa poi totalmente rettificata nella più recente serie di Hades, ove i protagonisti si imbattono nei veri guerrieri dell'Oltretomba). Un altro popolarissimo anime censurato in fase di adattamento al doppiaggio è One Piece, su cui si posson notare due macroscopiche censure, ossia quella alla nomenclatura dei Frutti del Diavolo (che diventano "Frutti del mare") e quella della ricorrente battuta dello scheletro Brook che in originale chiede di poter vedere le mutandine delle ragazze e che, nell'anime italiano, si accontenta di baci o appuntamenti.
    Rebis

    14 Giugno 2012 12:31

    Grazie a tutti per gli interventi e le precisazioni, davvero molto utili.

    Rispondo a Fabbiu con un po' di ritardo: che i "Taba Taba" non siano fatti con il tabacco è evidente dagli effetti che producono nei due protagonisti :) Sarebbe interessante vedere come vengono chiamati in originale.
    Puppigallo

    24 Luglio 2012 11:13

    Molto interessante. Complimenti