Romero e la quadrilogia dei morti viventi

1 Febbraio 2008

George Andrew Romero
Nasce il 4 febbraio 1940 a New York (nel Bronx) da madre di origini lituane e da padre cubano.

Parte della sua infanzia è trascorsa proprio nella grande e dispersiva metropoli, sino a quando George decide di trasferirsi a Pittsburgh per motivi di studio, sino a conseguire la laurea prima di buttarsi nella realizzazione di spot pubblicitari (attività che, ad onor del vero, non soddisfa appieno il suo animo “critico” e artistico). Sul finire degli anni ’60 Romero fonda, assieme ad alcune sue poche e fidate conoscenze, la Image Ten Productions: ed è con questa che realizza uno degli horror storici (e più noti al mondo) con un budget risibile (circa 100 mila dollari). 
Nel 1968 La Notte dei Morti Viventi fonda una nuova “scuola” del brivido: sino a quel momento le produzioni AIP ed Hammer erano indirizzate verso temi gotici ed irrazionali, avulsi dalla contemporaneità e da sottotesti trascendenti al genere. Cosa che, all’opposto, Romero fa sua e, in opposizione alla corrente predominante, indaga a fondo. Il film, infatti, è il primo tassello di una lunga “odissea” del brivido che col passare del tempo sviscera problemi sociali e politici del tempo sino a rendere consapevole anche il più ingenuo degli spettatori con l’ultimo capitolo (il quarto): La Terra dei Morti Viventi, uscito nel 2005 nelle sale di tutto il mondo con enorme risonanza (erano quasi 20 anni che il regista non realizzava un horror totale)…

Romero
parte nel 1968 presentando “gli zombi” come esseri senza cervello ed animati da pulsioni istintive, prive di coscienza e arazionali. Nel 1978, sostenuto da Dario Argento (come co-produttore) dà seguito alla sua personale visione del mondo con Zombi, accentuando gli aspetti rivoltanti della vicenda (splatter e gore) e focalizzando l’attenzione su alcuni ricordi “pavloviani” di cui i non-morti sono dotati (il supermercato e gli oggetti – spesso inutili e superficiali - di cui in vita facevano uso gli zombi, riconosciuti e desiderati)...

La storia si mette sempre più a fuoco e diventa (spaventosamente) più chiara quando nel 1985 Bub (la “creatura” de Il Giorno degli Zombi) dimostra non solo di ricordare oggetti e cose, ma anche di provare sentimenti d’affetto nei confrondi del dott. Logan (soprannominato Frankenstein per i suoi esperimenti condotti sui ritornanti)…

La filosofia del regista, dopo vent’anni, viene svelata nel capitolo conclusivo (La Terra dei Morti Viventi, 2005), in cui appare chiaro che lo zombi non è altro che una metafora dell’essere umano: solo apparentemente civilizzato, in realtà egoista e refrattario a sentimenti di assistenza ed altruismo. Il senso del sociale (in questa nera, ma verosimile visione dell’umanità) è rappresentato dall’esercito e dalla legalità, imposta con la violenza e con le armi. Come non vederci una palese denuncia contro le manovre (di Guerra “preventiva”) del Governo più democratico del Mondo?
 
Per un'analisi del George Romero extra-zombi vi rimandiamo a questa pagina
 
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO UNDYING  

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