Curiosità su The Velvet Underground and Nico - Film (1966)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/12/10 DAL BENEMERITO LUCIUS
  • Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione
  • Grande esempio di cinema:
    Il Dandi
  • Quello che si dice un buon film:
    Lucius

CURIOSITÀ

1 post
  • Se vuoi aggiungere una curiosità a questo film, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (se necessario) e se gli eventuali titoli in essa citati hanno il link alla relativa scheda sul Davinotti, verrà spostata in Curiosità.
  • Lucius • 29/12/10 12:28
    Scrivano - 9051 interventi
    Velvet Underground
    The Velvet Underground & Nico
    di Simone Coacci

    Un aneddoto apocrifo, in genere attribuito a Brian Eno,chiarisce l’importanza di questo debutto ben più della consueta pletora di precisazioni storiografiche: The Velvet Underground and Nico (Verve,1967) vendette solo poche centinaia di copie alla sua uscita ma ciascuna di quelle persone che lo acquistarono oggi è un critico musicale o un musicista. Difficile azzardare un termine di paragone o rintracciare un gruppo altrettanto influente nella storia della musica rock.
    Decifrarne l’imprimatur sonico significa ricostruire la genealogia di tutta la scena alternativa (che forse,senza di loro,oggi neanche esisterebbe o sarebbe completamente diversa da come noi la conosciamo) e,in parte,di quella commerciale: dal punk “detroitiano” a quello “settantasettino”, dall’ art-rock alla new wave,dal raga-rock all’indie-noise,dal glam all’acid-folk,attraverso un certo pop “d’essai”. Con loro nacque un modo di fare musica libero,caotico ed indipendente che la lente deformante della contemporaneità ha poi trascolorato nella miriade di sfumature stilistiche odierne. L’album era un centro di gravità permanente in grado di attrarre i fermenti più artisticamente eversivi e socialmente devianti del proprio tempo per trascenderli in un calvario di decadentismo urbano,tradurli in suoni espiatori e taumaturgici. Un universo estetico che serbava alla trasgressione e all’edonismo un ruolo assai marginale,a dispetto di quanto si è spesso vaniloquiato o supposto. Una linea immaginaria ma invalicabile fra prima e dopo, un’opera d’arte che,nell’era della riproducibilità tecnica,avvicinava a grandi passi il rock alle neo-avanguardie.
    La gloria del complesso e con essa la sinistra rivoluzione copernicana che mutò per sempre gli orizzonti della musica popolare,sfidando in un duello all’ultimo sangue i limiti della forma-canzone (i tre accordi di chitarra,il tempo in 4/4),si compenetra di quattro elementi fondamentali.
    L’iconografia fra Pop Art e Cinema Underground. La Pop Art era Andy Warhol ed Andy Warhol era la Pop Art. Andy scuote l’establishment con le sue “Campbell Soup” nel 1959 e poi si siede divertito a vedere l’effetto che fa, Andy fonda la sua Factory e nel 1963 comincia a produrre film catatonici,ossessivi,costruiti su un’unica inquadratura fissa come “Sleep” e “Empire”,nel 1965 Andy smette di dipingere e si dedica ad una complessa strategia multimediale che abbraccia anche la musica. I Velvet non sono,come qualcuno erroneamente sostiene,la sua creatura,ma soltanto uno specchio della propria onnivora ambizione estetica; come da copione egli interviene su un’opera d’arte già preesistente apportandovi appena qualche ritocco,la sua firma d’autore. Andy cerca di addolcirne la negatività presentandoli a Nico;Andy li inserisce nel cast di un film “Venus in Furs” e in uno spettacolo “The exploding plastic inevitabile”,un bombardamento di luci,immagini e musica a volumi ciclopici;li introduce al milieu della Lower East Side popolato di teppisti,drag queen,drogati e prostitute che diverranno i protagonisti delle loro canzoni; Andy ,infine,disegna la famosa banana della copertina “sbucciabile” che,in tiratura limitata,rivelava un interno rosa fallico.