Discussioni su Sharon Tate - Tra incubo e realtà - Film (2019)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/08/19 DAL BENEMERITO DIGITAL
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  • Quello che si dice un buon film:
    Digital, Buiomega71
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Anthonyvm
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    Herrkinski, Taxius, Caesars
  • Gravemente insufficiente!:
    Pumpkh75, Fedeerra

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Raremirko • 8/08/19 23:47
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Cavolo, il primo vero ruolo impegnativo per la Duff, mio idolo adolescenziale.
  • Buiomega71 • 20/06/20 10:42
    Consigliere - 25997 interventi
    Tempo fa, Enrico Ruggeri, su Italia uno, conduceva una trasmissione che si intitolava Il bivio, dove prendeva in esame la revisione dei disegni che il destino ci riserva, il Ecco cosa sarebbe successo se..., sorta di Sliding doors che si mescolava con le "modifiche" spaziotemporali di Peggy Sue si è sposata. Il tanto vituperato (a torto per quel che mi concerne) film su Sharon Tate adotta questo stesso punto di vista, ovvero, cosa sarebbe successo se Sharon e amici avessero avuto la meglio sui tre membri della family, una specie di storia alternativa ai tristemente famosi fatti di sangue. Storia alternativa che altera la realtà dei fatti, un pò come fece Marco Bellocchio nel finale di Buongiorno notte sul rapimento di Aldo Moro. In un clima di angoscia , inquietudine e tensione, Farrands snocciola la questione e rivede a modo suo la storia (credo come farà Tarantino con C'era una volta Hollywood), pur restando fedele ai fatti (Polanski a Londra a scrivere la sceneggiatura del Giorno del delfino, gli incubi premonitori di Sharon, Sharon che ha appena finito di girare Una su 13, la casa appartenuta al produttore discografico Terry Melcher e alla sua fidanzata Candice Berger-pare i veri bersagli di Manson- lo studio/ufficio di Roman Polanski con lo script di Rosemary's Baby e il manifesto di Per favore non mordermi sul collo che troneggia in bella mostra) e riuscendo a ricreare , con passione e attenzione per i dettagli, lo spirito e l'atmosfera di fine anni 60. Dopo un inizio bellissimo: (dove il film si apre con la frase di Edgar Allan Poe che veniva citata pure in Fog) l'intervista a Sharon in bianco e nero, le dolorose immagini di repertorio, la confessione di Susan Atkins, i corpi massacrati in giardino riversi in una pozza di sangue, incalzato dall'ipnotico e potente score di Fantom, il film getta una luce paranoica su Sharon, a tal punto che sembra la protagonista di un film del marito (non per nulla , in cucina, dopo l'ennesima crisi di nervi, Frykowski le dice "Questo non è un film di Roman"), tra vasche da bagno che si riempiono di sangue, strane figure che si stagliano fuori dalla finestra, carcasse di cani e animali morti nel frigo che buttano vermi fulciani e, soprattutto, lo stereo che parte da solo, riproducendo l'angosciante tormentone della canzone di Manson che riecheggia lugubre e minacciosa negli interni della villetta di Cielo Drive, sorta di funesta e delirante premonizione di morte che mette a disagio. Le due terrifiche e inquietanti ragazze della family (la Sadie di Bella Poppa mette davvero i brividi), che appaiono durante la passeggiata mattutina di Sharon e Abigail, o che, come Yellow, saluta dalla finestra della camera da letto , con un ghigno malefico, Abigail che risponde al saluto, la figura di Manson che compare alle spalle di Sharon negli specchi, dove la sua figura si imprime sulla pellicola, mai così satanica e malevola. Il vero massacro (Sono il diavolo e voglio fare diavolerie-Tex-, Puoi averlo anche adesso il bambino, così ti potrò squartare-Sadie-) è di una ferocia belluina devastante, tra brutali e ripetute pugnalate, sangue che sprizza copioso e la sadica uccisone di Abigail in giardino, con lei che prega la ragazza della family di smetterla di colpirla, perchè è già morta. E dopo la mattanza i tre se ne vanno salterellando in giardino sullo sfondo, con il primo piano della scritta PIGS sulla vetrata della porta finestra. Farrands picchia duro quando può, sapendo di aver studiato bene il massacro di Bel Air, con alle spalle già una capatina ad Amityville e tre documentari sulle icone della new horror rivoluzionaria (Venerdì 13, Nightmare e Scream), giostrando bene la macchina da presa che vola dalle colline di Hollywood al nido d'amore di casa Polanski, fino al bagno di sangue che ne seguirà. La telefonata di Roman a Sharon con lei che si chiude in bagno, la stanza del futuro nascituro con la culla e i peluche, il gioco con una bizzarra tavoletta oujia (Sharon: "Avrò una vita lunga e felice?", la pallina si ferma sul NO, ma la vede solo Abigail), Sharon che diventa sempre più la Deneuve di Repulsion, Charlie bussa alla porta credendo che in casa ci sia il produttore Melcher (C' è Terry? Un pò come "è in casa Tamara?" di The Strangers), i pacchi di demo indirizzati a casa Polanski, Helter Skelter scritto con il sangue sulle pareti del bagno, la canzone di Manson al contrario che nasconde lugubri e ben poco piacevoli messaggi subliminali, l'arrivo notturno del terzetto della family davanti al cancello al numero 10050. Poi rewind, quello che prende un'altro punto di vista, dove Sharon e compagnia bella hanno la meglio sui discepoli assassini di Manson (curiosamente non si fa menzione su Linda Kasabian che faceva il palo) e il film si affloscia un pò, rientrando nei binari di un convenzionale home invasion alla occhio per occhio (anche se l'uccisione, in bagno, di Yellow da parte di Frykowski, ha notevoli battute violente, con la ceramica dello sciaquone sbattuta in faccia e l'annegamento della ragazza), dove l'improbabilità e la scelta discutibile fa storcere il naso. Ma il bellissimo finale, sospeso in un limbo post mortem, che si ammanta di macabra poesia risolleva le sorti e la chiusa sul volto di Sharon in bianco e nero è una stretta al cuore, che ricorda da vicino quella con Mariel Hemingway/Dorothy Stratten in Star 80. Posso capire i suoi sostanziosi detrattori e la Duff non è adattissima per impersonare Sharon (troppo frignona,a cui manca totalmente il physique du role e che, a dirla tutta, non è che reciti un granchè bene e sarebbe stato meglio se avesse continuato con la Disney a stò punto), ma la costruzione degli eventi reali (un pò meno quelli fittizi) e il clima claustrofobico di panico e opressione sono abilmente resi da Ferrands, che riesce a farti partecipe all'interno della villetta di Cielo Drive (un pò come ha fatto, con le dovute sostanziali differenze, la Kusama con The invitation) e gettando l'oscura figura di Manson  che si percepisce con irrequietezza per tutto il film, anche se lo si vede solamente di sfuggita. A suo modo originale, per certi versi intenso e doloroso, dove la realtà è ben più terrificante dell'incubo e quel finale , accarezzato da un ralenti surreale, entra dentro come una lama di coltello. Curioso il "nuovo premio" assegnato ai Razzie (preso da Wikipedia): Peggiore disprezzo per la vita umana e la proprietà pubblica  
    Ultima modifica: 21/06/20 22:16 da Buiomega71
  • Caesars • 25/09/20 09:34
    Scrivano - 16812 interventi
    Nello studio di Roman Polanski fa bella mostra di se il poster di "Per favore non mordermi sul collo", interpretato dallo stesso regista e Sharon Tate.