Discussioni su Pet sematary - Film (2019)

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
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  • Schramm • 6/05/22 18:04
    Scrivano - 7694 interventi
    chi l'ha visto può specificare se gli va aggiunta la V?
  • Herrkinski • 6/05/22 18:37
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    Partiamo dal presupposto che il film originale era molto fedele al romanzo. Questo me lo ricordo molto meno, ma a me sembrava fosse un reboot del film e anzi meno aderente al romanzo del film originale.
  • Buiomega71 • 7/04/24 10:39
    Consigliere - 26015 interventi
    OZ, IL GVANDE E TEVVIBILE , la pronuncia, con r moscia, di Zelda, nel romanzo kinghiano, difficilmente si scorda e resta marchiata a fuoco nella mente del lettore, evocando paure ataviche.

    Frase che viene omessa nella versione di Mary Lambert, e che il duo di registi di Starry Eyes ripropone come "Il grande e terribile"

    Nuova versione che rispetta e amplifica gli umori necrotici e funerei kinghiani, dalla putrida e malsana atmosfera di morte che avvolge, come una morsa, la famiglia Creed, ai boschi circostanti alla casa, al cimitero degli animali (la processione funebre  dei ragazzini, alla The Wicker Man, è visivamente suggestiva e ancestrale), al cimitero dei Micmac (il nome della tribù, però, quì, non viene nominata) ammantato da funesti chiaroscuri fiabeschi quasi burtoniani, fino alla tensione e alla tragedia montante che, nonostante si conosca a memoria (letto il romanzo quasi quarant'anni fa ma che mi è rimasto bene impresso, visto il film di Mary Lambert non so quante volte, tra i miei horror preferiti di sempre) riesce ancora benissimo a tenere botta (e già qui non è poco).

    Squarci onirico/surreali (la porta della camera da letto che si apre sul bosco), il terribile incidente del camion della Orinoco, uno dei funerali più strazianti mai girati (quella piccola bara bianca che viene calata nella fossa), il mito del Wendigo (presenza costante nel romanzo e totalmente ignorato dalla Lambert), Victor Pascow (quì nero) ridotto a lumicino rispetto allo spirito guida della prima versione (NO, LOUIS, NON FARLO!), una Zelda meno orrorifica ma più realistica (la schiena contorta e deforme, la morte nel montavivande che la Lambert aveva del tutto omesso, la foto di una Zelda bellissima e non ancora corrosa e devastata dalla malattia), i capelli crespi da pettinare, la ferita sulla testa chiusa dalle graffettature autoptiche, e, soprattutto, la svolta sorprendente e inaspettata dell'incidente, che cambia la prospettiva rispetto al romanzo e alla prima versione cinematografica, facendosi beffa di chi, come me, la dava per scontato.

    Non c'è più la domestica che si impicca perchè le è stato diagnosticato un cancro allo stomaco, così come il suocero non si azzuffa con Louis al funerale del figlioletto, amplificando la tragedia nella tragedia e il grottesco e mostruoso ragazzino zombi nel raccapricciante flashback narrativo di Jud.

    Il duo registico sa fondere la stessa coltre mortifera e cancrenosa sia del romanzo che del film della Lambert (omettendo o aggiungendo) e i rapidi (ma ben calibrati) momenti gore orchestrati da sua maestà Adrien Morot vanno a segno (il tendine del piede di Jud tranciato con un colpo netto di bisturi, è pressoché identico a quello della Lambert) così come il sanguinolento make up di Victor Pascow con cervello esposto.

    Ellie che danza con il vestitino da ballerina, le dita dei piedi di Rachel totalmente deformate nell'incubo, la crudeltà con cui la prole non morta si accanisce sulla loro stessa madre a suon di coltellate, la casa di Jud in fiamme vista dall'alto, tutti tasselli di un buon restyling, inferiore all'originario sicuramente, ma che ne replica ottimamente l'orrore e la cupa disperazione della morte dei propri cari.

    Purtroppo si sceglie un finale totalmente avulso e riscritto ex novo, che manca il bersaglio, finendo per sembrare quasi un sequel di Cimitero vivente 2. facendola fuori dal vaso con una famigliola di morti viventi da b-movie, più vicino a un momento analogo di La notte dei diavoli che nemmeno dalle parti nerissime di King, andando a vanificare quello agghiacciante del romanzo (prima) e della versione di Mary Lambert (poi).

    Un vero peccato che questa svolta "originale" (che, a ben vedere, si riallaccia alla rinascita, o alla "nuova carne", già mostrata nel finale di Starry eyes) sia il punto più debole e discutibile di questa nuova versione che , fino all'ultimo, manteneva lo status mortifero e cupo della pagina scritta e della pellicola del 1988.

    Ma nonostante tutto, lì, nei boschi, nelle villette sperdute tra i cimiteri del Maine e lungo le strade solcate da grossi camion, riecheggia ancora OZ, IL GVANDE E TEVVIBILE!

    Omaggio ai fan con la straordinaria canzone dei Ramones, riarrangiata, sui titoli di coda.
    Ultima modifica: 7/04/24 18:29 da Buiomega71