Buiomega71 • 10/03/18 09:48
Consigliere - 25998 interventi Nulla di nuovo sotto il tendone del thriller, anzi, tutto già visto e consumato, ma quì, la minestra, è riscaldata benissimo (ed è meglio una gustosa minestra dal sapore conosciuto che un piatto prelibato senza alcun aroma)
Versione nera (in tutti i sensi) di
Baby Maker (nel film "sessantottino" di James Bridges Barbara Hershey era una mammina surrogato fricchettona in un contesto borghese e tragicomico, quì, Jaz Sinclair, è una mammina surrogato in un contesto da facoltosa "middle class", ma con qualche problema comportamentale, che inizia con un insinuante seduzione, per trasformarsi in morbosa possessione, poi in amore incontrollato e ossessivo, infine in totale pazzia/omicida femminea.
Inizia lento, con pezzi di vita quotidiana, con la voglia della coppia di avere un figlio a tutti i costi (mentre la mamma surrogata tesse la tela dell'inganno per prendere il posto della mogliettina), e segnali sempre più inquietanti (il violento compagno della mamma surrogata, le seduzioni che montano fino a conseguenze imbarazzanti-lo striptease in cam-la scritta "baby" sul pancino-della ragazza sul PC da lavoro di John, mentre lui è in ufficio, il continua farsi trovare in casa sempre più smutandata, le strane nenie canticchiate dalla ragazza, fino a che, alla ragazza, parte l'embolo della pazzia, la rivelazione di chi è veramente Anna-la mamma surrogata-nel dossier compilato da un detective privato)
Jon Cassar (di estrazione televisiva) regge bene il gioco della tensione larvata e dell'ansiogena messa in scena, per esplodere, poi, negli ultmi minuti finali con battute da gran thriller che vanno a lambire le parti dell'horror (feroci coltellate, il montaggio alternato tra la scoperta del cadavere in cantina corroso dai vermi e la moglie di John a casa da sola in balia della furia violenta della mamma surrogata, la cameretta del bambino, il gatto morto nella culla, la rottura delle acque e il gran finale alla casetta sul lago, tra furenti lotte corpo a corpo, mazzate sulla capoccia e Anna che-completamente impazzita-imbraccia il fucile abbagliata dai fari dell'auto, tra
Maniac e reminiscenze slasher femminee)
Il solito thriller convenzionale da bancarella (di destinazione straight to video) si fà gustoso e non molla mai la presa, facendo bene il suo sporco lavoro, frenando gli istinti per esplodere in dirittura d'arrivo
Parchi (ma incisivi) SFX gore di Gary Tunniclife (il cadavere in cantina) danno fragranza alla pietanza, la Sinclair è un misto di dolcezza andata a male e un Alex Forrest di implacabile risolutezza (la seguenza del vestito rosso al party è da antologia), tra scoppi di isteria e full immersion nella follia.
Da sturbo quando Anna, da sola nella villa, si prova i lussuosi vestiti della padrona di casa-e soprattuto le décolleté nere con tacco-, specchiandosi e rimirandosi, e gettandosi sul letto smaniosa
La suspence regge alla grande, le battute thriller violente sono quelle che mi sconfinferano, Cassar c'ha il polso fermo di un buon mestierante senza picchi autoriali o smargiassi, e a me tanto mi basta.
Tra i produttori una vecchia conoscenza come Robert Shaye
Curioso il titolo omonimo con il gioiellino thriller di Michael Cohn del 1994 (di cui non ha nulla da spartire)
Menzione speciale per Jaz Sinclair, bella, pazza, ma soprattutto pericolosa.
Non ti permetterò di fare del male alla mia famiglia!
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