Buiomega71 • 1/12/18 09:34
Consigliere - 25999 interventi Ai fratelloni cruccoaustraliani il merito di aver saputo riprodurre l'enorme magione Winchester, sorta di
Cubo proiettato nei primi del novecento, tra scale , stanze, corridoi infiniti, "giardini d'inverno", armadi che fungono da passaggi segreti, e ancora stanze su stanze (tutte inchiodate da un asse con ben 13 chiodi a far da sigillo per gli spiriti inquieti che le abitano). Un dedalo infinito in cui è facile perdersi, da far schiattare d'invidia Maurits Cornelis Escher.
Ma tolto l'aspetto scenografico di rara suggestione (una squadra di operai lavora 24 ore su 24, per far si che la casa muti in continuazione) di questa "ghost story" rimane ben poco, se non un sapore insipido di occasione mancata.
Un
Rose Red lussureggiante, ma privo di quella scintilla macabra che animava il gioiello kinghiano sulle note di
Scandalo al sole, dove gli Spierig cercano di stupire con una regia ai limiti del virtuosismo, ma la baracca crolla proprio in dirittura di arrivo, con un finalone baracconesco tra possessioni, spiriti incazzosi in cerca di vendetta, catastrofici effetti tellurgici, e i winchester che lievitano da terra e si ricaricano da soli, in puro e pacchiano stile
Matrix, e giù di infausta CG e espedienti da luna park che annacquano il tutto.
Un peccato, perchè alcuni buoni momenti ci sono (l'incontro nella serra tra il dottore e la moglie defunta è bellissimo, ti sparo e mi suicido), qualche zampata va a segno (il dottore a casa con le tre prostitute, dopo un incontro libertino, che si fanno a gocce di laudano per "sballare", e dove gli Spierig si avvicinano agli Hughes di
From Hell), attimi agghiaccianti di apparizioni spettrali (il ragazzino deforme nella stanza del dottore dietro lo specchio e sulla poltrona, arrampicandosi sulle scale, la servitù shininghiana, più garrisiana che kubrickiana-con sorpresa-, il mandingo incatenato in cucina, gli zombi nella serra) e vaghi sentori del
Shock baviano, con il piccolo Lord posseduto (che dorme nel lettone con la mammina) dagli occhi bianchi (non sul pianeta terra, ma più simili agli occhi spenti degli zomboni di
Undead) che spara alla vedova (in una delle sequenze migliori del film) colpi di winchester sulle scale e gira con un sacco di yuta sulla testa tra stanze e corridoi come lo spirito malinconico di
The Orphanage, tentando anche il suicidio e ultimo, ma non meno importante, il flashback della strage (sempre a suon di winchester) commessa dal vendicativo e rancoroso soldato confederato.
Squarci narrativi comunque interessanti e ben realizzati, ma che non bastano a risollevare il film dalla mediocrità, soprattutto in dirittura d'arrivo, tra buonismi a buon mercato e una chiusa (tra la soffitta e la caldaia di
Nightmare) che sbraga nel più trito effetto da blockbusterone da multisala, tutto CG e fantapagliacciate che toglie tutta l'atmosfera funebre e densa di inquietudine che si respirava tra le stanze e le grandi scalinate, mandando in vacca un potenziale che se, sfruttato a dovere, poteva regalare un piccolo gioiellino, inabissandosi, invece, nelle solite pantomime da horroretto fantasmatico da bancarella.
Bellissima e tormentata Sarah Snook, immaginifica la fotografia di Ben Nott, impeccabile ricostruzione d'epoca, ben architettate alcune intuizioni di regia dei brothers Spierig, ma non basta, ahimè.
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