Discussioni su Franco Cerutti sarto per brutti - Spettacolo teatrale (2014)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/01/15 DAL BENEMERITO MARKUS
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  • Quello che si dice un buon film:
    Markus

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Markus • 8/01/15 18:32
    Scrivano - 4775 interventi
    La vicenda (estrapolata dal sito www.iltorinese.it):

    “Emerenziana Cerutti e la figlia Asola gestiscono, come possono, la sartoria del fu Carlin Cerutti per sopravvivere, però, hanno bisogno di un vero sarto, di un grande stilista che ridia lustro alla loro bottega. Sembra l’abbiano trovato in Franco Verace, un ladruncolo che si finge stilista per sfuggire alla polizia. Immancabili gli equivoci e le risate, in una spirale sempre più vorticosa in cui si inseriscono Romualdo Basilico, un vecchio amico di Emerenziana, e Carlo Ferrero, un cliente (quasi!) occasionale della sartoria. Niente è come sembra. La storia si complica con un insegnante di storia che prepara la strada ai colpi di scena finali, con un ispettore di polizia un po’ strano e curioso, Giandomenico Ispirato, una stravagante Contessina, l’immancabile morto e un busto di Giuseppe Garibaldi”.
  • Markus • 8/01/15 18:36
    Scrivano - 4775 interventi
    Prodotto dall’”Associazione Teatro21” di Torino e ironicamente rinominato in “Franco Cerutti sarto per brutti”, l’ultima opera del regista/attore Cristian Messina è un sequel dello spettacolo “Carlin Cerutti sarto per tutti” che debuttò - con Erminio Macario - nel 1974. Un omaggio, insomma, ai quarant'anni di questa simpatica rappresentazione che ebbe allora un ampio consenso di pubblico.
    Messina conferisce ritmo e dinamicità alla vicenda e, insieme al protagonista Franco Neri, ha redatto il copione.
    Togliamoci subito i sassolini dalla scarpa: se dal punto di vista del divertimento non c’è nulla da eccepire (in definitiva si tratta di teatro cosiddetto “leggero”), tecnicamente qualcosa stride nell'adattamento ai giorni nostri della commedia originaria, giacché le componenti tra vecchio e nuovo non sempre appaiono amalgamate nelle giuste dosi; in sostanza si percepiscono le parti “aggiunte”, ed ho la sensazione che la cosa non fosse voluta. Ci sono alcune opere teatrali del passato che non avrebbero bisogno di moderni aggiornamenti e forse, peccherò di presunzione, questo è uno di quei casi.
    Altro fatto che non mi ha convinto appieno è il ruolo-chiave di Franco Verace dato a Franco Neri: egli, pur bravo, non appare sempre indicato nella parte per via di un’eccedente caratterizzazione meridionalistica che, se da una parte gli garantisce una sicurezza sul palco (il ruolo del “calabrese” che l’ha reso celebre), secondo il mio punto di vista appesantisce l’opera e la conduce su binari distaccati ed eccessivamente maccheronici che alla lunga stancano. Non si discute il talento comico di Neri (le “dovute” ilarità sono assicurate) bensì il ruolo a lui affibbiato. Il rischio del caratterista è spesso questo.
    Fatte queste due precisazioni, evidenzio la presenza in scena di due veri mostri sacri dello spettacolo italiano: Margherita Fumero ed Enrico Beruschi (nei rispettivi ruoli di Emerenziana Cerutti e Romualdo Basilico). Pur non aggiungendo nulla di nuovo al loro percorso artistico, perciò basando la prestazione su modelli recitativi conosciuti, si può costatare l’entusiasmo con cui essi affrontano il palco dopo decenni di carriera; un fatto per certi versi commovente e un valore aggiunto che va oltre ai meri e attrattivi nomi da cartellone.
    Come spesso accade nel teatro, anche qua sono soprattutto i più giovani e le caratterizzazioni ad apportare freschezza e dovuto slancio alla vicenda, a partire dal sorprendente Alessandro Marrapodi (suo il ruolo del balbuziente Carlo Ferrero) che regala momenti ridanciani allo spettatore senza mai scadere in eccessiva macchietta; lo segue su questa retta via Maria Occhiogrosso (interpreta Asola, la figlia di Emerenziana) che, durante lo spettacolo, si trasforma da brutto anatroccolo a splendida donna (quale in realtà è) che, come dice la mamma Emerenziana, nonostante abbia quarant'anni ha il cuore e gli atteggiamenti di un’innocente bambina. Un ruolo a mio avviso da lei reso convincente.
    In parti più piccole ma non per questo meno importanti, ci sono il Prof. Enrico Maria Balbo (Antonio Sarasso) che “istrioneggia” benissimo con un pizzico di sana follia teatrale, un personaggio tra il giullare e il colto cui do atto all'attore d’aver donato al suo “professore” una vivacità insperata. Lo segue a ruota l’affascinante Contessina Valentina Della Macchia (Valentina Gabriele; anche assistente alla regia a Cristian Messina) in una parte di altolocata che visti i fini tratti del suo bel volto e la voce calda appare del tutto indicata al personaggio a lei affibbiato. Infine l’Ispettore Giandomenico Ispirato (un ruolo che si è concesso il regista Cristian Messina): dallo spiccato accento siculo (essendo una piccola caratterizzazione ci può stare) assicura una forte connotazione tra il gaio e il criminologico "d’antan".
    Non compare in scena fisicamente ma, nello spettacolo, c’è anche una voce fuori campo che anima un busto di Giuseppe Garibaldi presente nella scenografia, è quella di un veterano del teatro italiano: Giorgio Serra. Scorgo una sorta di variazione alla “voce di lassù” del noto musical “Aggiungi un posto a tavola”.


    Ultima modifica: 9/01/15 07:49 da Zender