Buiomega71 • 31/10/20 10:26
Consigliere - 25934 interventi E, finalmente, salta fuori il divin Lars che amo, quello crudele, cinico, spietato (forse ancor di più che in
Dogville) dove , ancora una volta e con nichilismo devastante, riesce a estrarre il peggio del peggio dell'essere umano, fino alle drastiche e distruttive conseguenze.
Accantona le mistiche e frenetiche esperienze sessuali del primo capitolo (quì, a parte qualche momento, insaporito dai dettagli hardcore: forse solo la divertente, assurda e grottesca sequenza del rapporto a tre con i due mandinghi) che avevano una deriva quasi ludica, per gettarsi sul dolore (in primis quello della solitudine) sull'umiliazione e della degradazionel corpo, sui vari stadi della sessualità deviata che Joe vuole affrontare (come le scellerate prove per la santificazione che percorreva Bess nelle
Onde del destino), fino alle estreme conseguenze.
Il narrato tra Skarsgard e la Gainsbourg diventa più serrato, i capitoli sempre più lancinanti, il sesso "giocoso" si muta in malessere e in sofferenza e le copule e le varie sfaccettature della libido lasciano il posto a vulve insanguinate, a fustigazioni ferocissime e quasi insostenibili, ai pugni in faccia devastanti con guanti imbottiti di monete, alle regole rigide e severe del BDSM (mai così realistiche), a masturbazioni vaginali che buttano sangue, a un'estirpazione del feto fai da te che sconfina nell'horror (a pari merito con l'aborto isterico della Adjiani nella metro di
Possession), a pestaggi, umiliazioni (la lacerante sequenza nel vicolo, con la reiterazione sbeffeggiante del 3+5 e il pissing finale di P.), pedofili a cui viene sviscerato l'inconscio della loro perversione, fino ad arrivare ad una chiusa finale tra le più disturbanti e disgustose mai girate, dove, conoscendo Lars, si sapeva che in qualche modo doveva finire così, un pugno dritto nello stomaco dove il pazzo danese, rimarca ancora, la schifosa, subdola e lurida anima che alberga nell'uomo.
E d'improvviso schermo nero, un colpo di pistola e se ne esce turbati, annichiliti, quasi sentendosi in colpa. ( come quando nel finale di DOGVILLE riusciva a sobillare gli istinti giustizialistii più bassii).
Eppoi le meraviglie che Lars sciorina, come la visione mariana del primo orgasmo e la lievitazione all'
Esorcista (ancora una volta la sacralità delle
Onde del destino), l'estasiatico corpo di Joe, nudo, che si libera nell'aria (ritorna la bellezza estetica di
Melancholia), la danza delle foglie nel bellissimo parco innevato, il bambino che si affaccia sul balcone mentre cade la neve come nell'incipit di
Antichrist, la ninfomane nuda sdraiata sul carbone, l'agghiacciante sogghigno del neonato (che rimanda al feto mostruoso del
Regno) , le febbrili crisi d'astinenza dal sesso, Joe che si batte la vulva con uno straccio bagnato perchè non prova più nessun tipo di piacere, Joe che si prende le sue rivincite aggregandosi ad una banda dedita al crimine (più o meno come la Grace di
Dogville), l'incontro saffo con P. (ma quanto è meravigliosa Mia Goth?), splendida e ambigua ragazzetta dal lynchiano orecchio deforme (e nel loro rapporto lesbo, la gradazione sessuale sale che nemmeno tutto il primo volume), che giocherà , alla vita sentimentale di Joe, un'altro brutto scherzo del destino beffardo e maligno messo in piedi dal divin danese, la Mercedes incendiata con una molotov, la pistola non caricata, le straordinarie battute di Joe alla ricerca dell'albero che la rappresenta.
Von Trier gioca con il Bunuel dell'
Oscuro oggetto del desiderio (nel frangente in cui la Martin prende il posto della Gainsbourg e viceversa), cita la trilogia della vita pasoliniana, mostra Joe bambina riflessa in uno specchio (
Images?), che suggerisce a Joe adulta di sputare veleno sulle pazienti della terapia di gruppo, e negli incontri sadomasochistici con il raffinato (e brutale, ma non troppo) K, tra implacabili frustate e scorticazioni oltre i limiti del crudo realismo (la carne pare lacerarsi e sanguinare davvero), nodi a cappio e controlli ginecologici, viene fuori il
50 sfumature di grigio secondo l'autore di
Idioti.
C'è ancora qualche barlume delle prove sporcaccione di Joe (l'esilarante sequenza dei cucchiani al ristorante, davanti ad un attonito Udo Kier), ma quì il divin Lars alza il tiro, cambia rotta e mostra il suo lato oscuro, quello che fa più male (come la solitudine e l'autoaborto di Joe) e non fa sconti (come suo solito, come ci ha abituato nel corso degli anni), picchiando durissimo in quel finale che mi ha lasciato vero disgusto e vera indignazione e che resta addosso come una colpa da espiare e dove in una manciata di secondi distrugge ogni cosa, annientando di colpo la finta comprensione (tutto crolla, i racconti non sono serviti a nulla, non esista l'amicizia, la pesca, la cultura ostentata, la musica, la matematica erano solo un meschino paravento e l'essere umano, per Lars, è quello che è, un concentrato di meschinità e squallore) e tutto questo fa davvero male, caspita se fa male, come il finale distruggitore e impietoso di
Dogville del resto.
Credo che il secondo volume della "santa ninfomane" (e la Gainsbourg santa lo è davvero, visto le dure prove che ha dovuto affrontare sotto la sadica direzione del regista non gradito nei festival) vontreieriana macinerà a fuoco lento, ancora da metabolizzare, e i 180 minuti di visione (anche se non sono stati una passeggiata) hanno avuto un'intensità tale da avvolgere completamente, così pregni di non ben poche emozioni (rari i cedimenti nella noia, dove mi sono pesati di più i 120 del primo volume, in alcuni frangenti) e con cambiamenti di narrazione a volte sorprendenti, e per quanto mi riguarda abbagliato dai riverberi del miglior Lars in assoluto.
Lars è vivo e lotta insieme a noi. Grazie di tutto Lars.
Sotto l'effetto di alcool e droghe ho scritto in solo 12 giorni Dogville
Da completamente sobrio mi ci sono voluti 12 mesi per scrivere NymphomaniacLars Von Trier dixit.
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 18/06/14
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