Buiomega71 • 18/09/21 10:35
Consigliere - 25934 interventi Se si entra in empatia con il malavventurato, coriaceo e ingegnoso Redford, alla fine sembra di starle accanto e vivere con lui questa odissea, sperduto nell'azzurro mare, che come cantava Pierangelo Bertoli, un mare che non ha mai dato tanto e che fa imprecare e bestemmiare.
A volte assume i tratti di una specie di avventura alla Ambrogio Fogar, ma la tensione è talmente alta, che già a inizio film (il mostruoso container che trasporta scarpe da ginnastica, già bello e incagliato contro la parte dello yatch, che procura una falla e incomincia a imbarcare acqua) non si ha tempo di distrarsi.
Quello che ne segue è un vademecum della sfiga e del manuale dell'imperfetto "lupo di mare" che fa passare la voglia di prendere anche solo un battello e che di onde marine non se ne vorrebbe più sentire parlare.
Al di là di alcune dritte puramente tecniche (chi, come il sottoscritto, non ha mai messo piede su un'imbarcazione, si domanderà cosa diavolo stia facendo Redford per cercare di rattoppare la già triste situazione, mentre in altre si colmano certe mancanze, tipo la falla sullo scafo riparata con una specie di resina che richiede un lavoro certosino, bagnare gli strumenti danneggiati con l'acqua per togliere il sale dai circuiti o salire, in un momento che dà vere vertigini, sull'albero dello yatch per aggiustare l'antenna di ricezione), la quintessenza del "survivor movie" è una vera immersione (alla fine ci si sente inzuppati d'acqua da capo a piedi come il povero Redford) nel manuale della sopravvivenza e della forza dirompente della natura, dove l'uomo si rileva in tutta la sua impotenza in balia degli eventi.
Chi è Redford? Chandor non dice nulla a riguardo (aggiungendo al film quell'aurea ancestrale che le dà una marcia in più), forse ha una famiglia a casa che lo aspetta (la lettera letta a inizio film, che verrà scritta e recapitata, da perfetto naufrago, in un contenitore di vetro), probabilmente è molto ricco (per permettersi uno yatch) o magari è Redford stesso, comunque sia non sembra sprovveduto e farà l'impossibile per portare a casa la pelle.
Ore 10 calma piatta non poi tanto, il container leviatano da il via alle danze, non si fa in tempo a pompare via l'acqua sottocoperta dello yatch che arriva una tempesta perfetta che Dio la manda giù come se fosse l'apocalisse, Redford cade in acqua due volte, il Virginia Jane (il nome dello yatch) va in pezzi imbarcando acqua dappertutto, cola a picco. Non resta che il gommone di salvataggio con lucine incorporate, ma i viveri scarseggiano, il fusto d'acqua prende il sapore dell'acqua marina (geniale il momento in cui Redford cerca di condensare il vapore per poter bere l'acqua marina), due navi mercantili "fantasma" le passano accanto ma , nonostante Reford si sbracci e sprechi i bengala per l'SOS, non si accorgono minimamente di lui.
Prova, con pazienza, a gettare l'amo per pescare, ma gli squali son più lesti (e danzano in cerchio sotto di lui, dopo il suggestivo balletto di un branco di pesci proprio sotto quel ridicolo gommone alla deriva), finchè, una notte, il gesto estremo (e paradossalmente comico) di dare fuoco al gommone dopo, che scorge, le luci di un'imbarcazione in lontananza.
Quello che segue è uno dei finali più affascinanti e mistici (che fornisce allo spettatore due chiavi di lettura che può interpretare a modo proprio) degli ultimi anni, tra luci notturne, canotti in fiamme e la profondità dell'oceano.
Possente lo score quasi basilpoledourisiano di Alex Ebert e un realismo della messa in scena che mette i brividi.
Forse tra i migliori sul genere "uomo solo in scena intrappolato dal destino avverso e crudele" tipo alla
Buried, senza nessun flashback per tentare di allungare il metraggio, nell'arte di sopravvivere in poco meno di 100 minuti che dispensa angoscia, ansia e empatia.
Grandissimo Redford (che si sobbarca, letteralmente, tutto il film, sballottato di quà e di là, con ferita in testa e disperazione cescente), secondo protagonista dopo l'estensione dell'oceano e tocchi quasi spielberghiani nella regia chirurgica di Chandor.
E la sensazione di umidità e acqua che penetra ovunque, e nelle ossa, non è poi tanto dissimile, con dovute differenze, a quella di
The lighthouse.
Com'è profondo il mare...
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 5/04/14
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