Discussioni su Plaisir à trois - Film (1974)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/04/11 DAL BENEMERITO CIAVAZZARO
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  • Quello che si dice un buon film:
    Buiomega71
  • Non male, dopotutto:
    Ciavazzaro, Marcolino1

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 15/08/18 10:26
    Consigliere - 25999 interventi
    Sadisterotica-L'estate torbida dello tio Jess

    Franchiano fino al midollo, spudoratamente e indissolubilmente pregno della poetica dello tio Jess

    Praticamente una specie di remake di De Sade 70, con la coppia Arno/Woods che nella loro villa dei piaceri concupiscono la giovane Tania Busselier (dopo averla lussuriosamente spiata con un canocchiale al di là della finestra "sul cortile", anticipando il voyeurismo depalmiano di Omicidio a luci rosse) e che da indifesa vittima, si trasformerà in crudele carnefice.

    La Arno statuaria come non mai (con indosso lo stesso vestito con lo spacco di Sexy nature), dea del piacere e della cupidigia lasciva, che evira massaccesianamente a colpi di rasoio e frusta con cipiglio sadico la sua schiava sordomuta (una Lina Romay nelle vesti femminee-reggicalze smagliato, gridolini da ebete e sguardo perso nel vuoto-del Basilio franchiano di Una vergine tra i morti viventi), per poi sedurre la Busselier (che regala ai suoi occhi spionistici un amore in solitaria degno di nota) infilandosi con lei, nudissima, nella proverbiale vasca da bagno e regalando un striptease (nuda, spudorata, con indosso solo i tacconi) alla luce rossa, con manichino, degno di Vampyros Lesbos

    E negli scantinati della la villa il goticheggiante e baviano museo delle cere degli orrori, con donne legate e incatenate in stato catatonico, ripreso con i grandangoli tipici dello tio che ne amplificano l'aspetto sadico/horror, macabra collezione di bambole di carne di cui si gingilla la contessa perversa della Arno

    Sesso lesbico a piè sospinto (la Romay e la Busselier nel lettone, e curioso, a parte qualche carezza sui corpi ignudi, che la Arno e la Busselier non lesbicazzano veramente mai) con adescamento saffico che va dalla pianificazione che manco I diabolici a raffinatezze d'accatto (il sensuale piedino che la Arno patrica alla Busselier sotto il tavolo mentre pranzano all'aperto), amplessi etero che vanno a sfiorare l'hardcore (la copula Woods/Busselier con penetrazione non simulata e attributo di lui in evidente erezione, con zoomate antologiche sul volto intriso di rabbia e gelosia della Arno, mentre la Romay la slinguazza), abbordando prostitute con la scusa di farle posare per un dipinto, per poi frustarle a morte e aggiungerle alla funebre collezione del "gabinetto delle figure di cera", con equazione manichini che ha riverberi pre Maniac, e tassidermie emananti olezzi necrofili alla Buio omega, un gioco di ruolo erotico che si trasforma (nel livore dei sensi, nel rosso accesso che invade il salotto della licenziosità) in congiungimenti saffici e in spogliarelli da night club surrealista

    Contorniato da freak franchiani (il giardiniere gobbo e guardone-di culto mentre spia la Arno e la Busselier che prendono il bagnetto-che avrà la sua padrona, necroforicamente-tutta per se, Lina Romay schiavetta ritardata, che passa il tempo a sgranare gli occhioni, dondolarsi, chinare la testa seduta con le gambe incrociate, emettere gridolini o a impiastricciarsi la faccia con il rossetto, quando non viene scudisciata dalla frusta della padrona in febbrili crisi libidinose o coinvolta nelle delizie erotiche dei suoi perversi padroni), da una dimora dagli interni liberty e kitschissimi, da continui rimandi e ritorni al cinema franchiano, della scopofilia dello tio Jess che quì diventa puro deux ex machina del regista, fino ad un "inaspettato" finale thrilleresco, che nemmeno nei gialli lenziani, dove la prospettiva vittima/carnefice si ribalta.

    Certo, Sexy nature (realizzato praticamente con lo stesso cast e la stessa troupe) era su ben altri livelli, ma anche qui si respira a pieni polmoni la perversa e sfacciata sinfonia franchiana, in un calderone di sesso dai vaghi sentori funerei.

    Grande Howard Vernon nel ruolo del maggiordomo taciturno e servizievole, bellissima e ipnotica la OST jazzistica, pezzi di cinema incontenibile (la coppia Arno/Woods che si pastrugna sbirciando la Tusselier che mostra la sua patatina , lo specchio che li riflette, la Romay seduta sul letto che si eccita nella sua demenza, tutto in un unico piano sequenza) e lo tio Jess che orchestra il tutto come un satiro mefistofelico, non apperendo nemmeno in un ruolo cameo.

    Montaggio di sua maestà Gerard Kikoine

    Solidamente, pregnamente, assolutamente e visceralmente franchiano fino allo spasimo.
    Ultima modifica: 15/08/18 15:36 da Buiomega71