Discussioni su Lebanon - Film (2009)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Didda23 • 23/09/11 13:35
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Pigro,sono contento che ti sia piaciuto il film! Hai visto il film in originale o doppiato?
    Poi ti spiego il motivo...
  • Pigro • 23/09/11 15:01
    Consigliere - 1659 interventi
    Doppiato.
    Anch'io ho notato che siamo gli unici ad aver dato del "notevole" a questo film, forse poco compreso... Nel senso che, nonostante la potente concretezza e fisicità dei corpi e della situazione, è un film fortemente onirico (io ho scritto "incubo" non a caso) e simbolico di tutte le guerre (anzi simbolico dell'atteggiamento nei confronti della guerra), e temo che invece sia stato recepito come troppo legato a quella specifica guerra da una parte, o come troppo poco coerente con le azioni di guerra o con la psicologia dei personaggi dall'altra (cioè cercando il realismo dove invece sta l'allegoria).
    Comunque, mi fa piacere che su questo film siamo d'accordo.
  • Rebis • 23/09/11 16:43
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Se non ricordo male Maoz, che a soli vent'anni venne addestrato come artigliere, dichiarò di aver raccontato la guerra come lui l'ha vissuta, anzi, percepita dall'interno dell'abitacolo. Ed è proprio lo sguardo verso l'esterno, mi sembra, la chiave di tutto il film. Le premesse per un cinema "percettivo" e quindi profondamente antimilitarista c'erano tutte... personalmente ho avvertito prima l'esigenza personale del regista di liberarsi di quelle immagini vissute in una forma estetica che non l'esigenza di fare un film per il pubblico. Non concordo sull'onirico, mi è parso più che altro allucinatorio, quindi comunque dentro la realtà. Ma, paradossalmente, un film che dovrebbe essere così urgente è diventato freddo, noioso. Come se Maoz avesse calibrato il tiro per il pubblico diventando espositivo, insincero, forzato, addirittura patetico. Infine la cifra allegorica, l'universalizzazione del male, l'ho vissuta come un'ovvietà, una conseguenza inevitabile (e troppo facile) derivata dalle premesse... Insomma, in una parola lo definirei "scolastico"...
    Ultima modifica: 23/09/11 16:43 da Rebis
  • Pigro • 23/09/11 19:15
    Consigliere - 1659 interventi
    Sì, forse è più corretto "allucinatorio" di "onirico", anche se io lo intendevo riferito all'incubo: in fin dei conti questo film ha proprio tutta la claustrofobia (non solo fisica, ma narrativa) di un incubo, secondo me.
    Sul fatto che l'allegorizzazione sia scolastica, mah... Da un certo punto di vista posso capire (nel senso che è facile-facile da capire, immagino), però anzitutto si tratta dell'opera prima di un regista che precedentemente non ha fatto neppure un corto (ma solo un documentario dieci anni prima!), e quindi questo esordio è già "notevole" di per sé, a mio avviso, e vola molto alto rispetto a tanti altri esordi di registi celebri e celebrati.
    E poi, non mi sembra che sulla guerra, anzi sullo sgomento e sull'impotenza di fronte alla guerra, ci siano tanti altri film non "scolastici". Ci sono film straordinari sulla tragedia della guerra e sulle sue abiezioni e su altri aspetti, ma sullo sgomento di chi si sente sbattuto (bellissimo il fatto che i personaggi non abbiano un prima né un dopo e che siano quasi piovuti nel cuore della distruzione, ma dentro una 'corazza' che apparentemente li protegge, ma in realtà ne esalta la fragilità) in mezzo alla distruzione (fisica e umana), raccontato in modo da trascendere e 'assolutizzare' così... beh a memoria non me ne vengono in mente altri.
  • Didda23 • 23/09/11 21:10
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Mi pare di ricordare che qualche dialogo nella versione doppiata non venisse tradotto,per questo motivo l'ho visto in originale con i sottotitoli (ho il Dvd).

    Se posso dire la mia sul film, vorrei stressare l'attenzione sul carattere altamente biografico dell'opera.
    Sono due opere profondamente diverse, ma anche il bellissimo Waltz with Bashir è un'opera nella quala la biografia del regista è importante.
    Di Lebanon mi ha colpito l'assoluta assenza di una certa "spettacolarizzazione" della guerra (diversamente concepita rispetto all'archetipo americano).
    Il dramma e l'incapacità dei soldati mi ha emozionato e mi ha fatto riflettere.
    Per il mio modo di vedere, Lebanon è una delle opere più anti-militariste che io abbia mai visto.
  • Pigro • 24/09/11 11:02
    Consigliere - 1659 interventi
    Concordo. Per i dialoghi, credo che non siano tradotti quelli in arabo.
    Anche il riferimento a Valzer con Bashir è assolutamente corretto. Tra l'altro credo che gli israeliani, per la loro condizione, stiano realizzando i film più intimamente antimilitaristi in questo momento. Voglio dire che in altre parti del mondo la guerra è sì denunciata con forza e potenza, ma si sente che registi e artisti vivono da un'altra parte e che il loro approccio è tutto cerebrale (e questo a prescindere dalla bellezza dei loro film). I registi e gli attori israeliani, invece, vivono davvero dentro una condizione di guerra o di terrorismo, con in più il non secondario aspetto che lì la leva è obbligatoria per (credo) due anni per tutti: quindi si tratta di qualcosa di profondamente inserito nella vita di tutti. Ecco perché spesso mi capita nei film israeliani di percepire una rappresentazione della guerra come moloch inevitabile e soffocante da cui non si riesce a sfuggire: e questo ha degli esiti cinematografici assolutamente notevoli.
    Ad ogni modo, se ti interessa, ti segnalo vivamente Kippur di Amos Gitai, che è uno dei film più sconvolgenti sulla guerra: c'è una lunga scena di salvataggio di un soldato ferito nel fango che è una delle sequenze più strazianti che abbia mai visto e che non riesco ancora a dimenticare (e lo vorrei...).
  • Gestarsh99 • 24/09/11 13:35
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Pigro ebbe a dire:
    ...Ad ogni modo, se ti interessa, ti segnalo vivamente Kippur di Amos Gitai, che è uno dei film più sconvolgenti sulla guerra...

    Pigro, se accetti un consiglio da un povero ignorantello come me e se vuoi davvero vederti un film di guerra "sconvolgente" nel vero senso del termine, guardati e riguardati un'opera irripetuta come Va' e vedi.
    Senza nulla togliere al valore del bel Kippur, ti assicuro che il film di Gitai è ben poca cosa di fronte al monumento all'orrore realizzato nell'85 da Klimov.
  • Rebis • 24/09/11 14:50
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Non sono del tutto convinto che la vicinanza al conflitto possa produrre film di maggior profondità: magari, più urgenti, dolorosi, sconvolgenti, questo sì... ma comunque parziali. Né che da Israele possa emergere uno sguardo sinceramente universalizzante. Sono troppi gli interessi in causa nel conflitto, e non solo di tipo economico e politico. Ho amato Valzer con Bashir (e ad oggi rimane uno dei miei film preferiti) proprio perché mette in atto quel processo di rimozione e successiva anamnesi che consente un distacco critico, consapevole, che diventa il film stesso, che porta all'accettazione attraverso la traduzione in immagini (l'animazione si fa progressivamente più fluida, armonica...). Processo che non ho riscontrato in Lebanon (né credo rientrasse nelle intenzioni del regista, mosso da ben altro). Date le condizioni del mondo allo stato attuale, Israele rappresenta forse solo il conflitto di più lunga durata, ma credo che non abbia alcun primato quanto a impellenza comunicativa. La guerra, la guerriglia, le sommosse scorrono dappertutto sottopelle, dall'Inghilterra alla Siria.
    E' vero che ci sono quantità di film sulla guerra ma per me quello che chiami cerebralismo (e mi riferisco ad eccellenze: Malick, Kubrick, De Palma, Eastwood, Stone...) è proprio lo strumento che consente di pervenire ad una universalizzazione che non sia solo approssimazione, conseguenzialismo o mera allegoria (come avviene in Lebanon). E' proprio il distacco, la sfera intellettuale a generare una riflessione profonda e non banale.

    Concordo però su quanto dici in riferimento all'opera prima: forse il mio giudizio è stato troppo severo, ma quando l'ho visto era ancora nell'aura da Leone d'Oro, un riconoscimento al film che per me rimane davvero esagerato...
    Ultima modifica: 24/09/11 19:17 da Rebis
  • Pigro • 24/09/11 20:21
    Consigliere - 1659 interventi
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Pigro, se accetti un consiglio da un povero ignorantello come me e se vuoi davvero vederti un film di guerra "sconvolgente" nel vero senso del termine, guardati e riguardati un'opera irripetuta come Va' e vedi.
    Senza nulla togliere al valore del bel Kippur, ti assicuro che il film di Gitai è ben poca cosa di fronte al monumento all'orrore realizzato nell'85 da Klimov.


    Lo so, lo so... è un ottimo suggerimento, e infatti ce l'ho in stand-by da parecchio e non vedo l'ora di vederlo, ma sapendo già che dovrebbe essere emotivamente parecchio forte, vorrei arrivarci quando so di potermi permettere di digerirlo: una di quelle sere in cui tutto può rimanere fuori dalla testa e poi poter rimanere sotto emozione a lungo...
  • Pigro • 24/09/11 20:31
    Consigliere - 1659 interventi
    Rebis, sono piuttosto d'accordo con quel che dici, e in effetti i 3 pallini e mezzo che ho dato a Lebanon o a Kippur o a Valzer con Bashir la dicono lunga rispetto a - per rimanere ai primi registi che hai elencato - i 4 della Sottile linea rossa o ai 4 e mezzo di Full metal jacket. Certo, penso anch'io che la distanza sia un valore. Ma per me, in questo caso, è un valore anche il fatto che la guerra sia esperienza quotidiana e condivisa e che questo generi film accomunati da un senso claustrofobico di impotenza di fronte alla guerra: in Israele tutti sono obbligati ad andare al fronte, e questo comporta un'angoscia molto speciale a chi vive la guerra del proprio paese in un'altra posizione. Per questo i film israeliani mi sembrano - come ho detto - i più "intimamente antimilitaristi". Perché è l'antimilitarismo di chi è stato costretto a fare la guerra e vive in uno stato di prostrazione continua. Insomma, mi sembra un tratto comune, e peculiare, di tutti i film israeliani qui citati.
  • Pigro • 25/09/11 08:44
    Consigliere - 1659 interventi
    Ah, giusto per far capire quanto sia d'accordo con te, Rebis, aggiungo che i miei film antimilitaristi preferiti in assoluto sono quelli cerebralissimi del mio amatissimo Peter Watkins (Culloden, The War Game, I gladiatori) e di Richard Attenborough (Oh, che bella guerra!). Guarda caso entrambi inglesi: e sul suolo inglese non si combatte più da almeno 250 anni...
  • Rebis • 25/09/11 11:48
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Infatti Pigro, penso anch'io che il cinema bellico israeliano rappresenti innanzitutto una documentazione sull'attualità, lo specchio di una condizione... Sai che non conosco i titoli che hai citato? Cercherò di recuperarli, grazie!