Discussioni su Ninfa plebea - Film (1996)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/07/09 DAL BENEMERITO UNDYING
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  • Davvero notevole!:
    Giacomovie
  • Quello che si dice un buon film:
    Nando
  • Non male, dopotutto:
    Undying
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Galbo
  • Gravemente insufficiente!:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

4 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Gugly • 27/12/09 22:42
    Portaborse - 4710 interventi
    Questo film lo ricordo come un'esperienza: l'ho visto durante le vacanze estive al cinemino estivo del minuscolo borgo di pescatori pieno di parenti insieme ad un'amica: ovviamente è stato il nome di Bova ad attrarci.

    Ok, dopo storie varie, gente che si diverte in vario modo,(uomini, donne, galline, ragazze, ecc.), la vergogna avanza...ma dove sta Raoul Bova?????


    Li mortacci, proprio all'ultimo :-(((((
  • Zender • 28/12/09 00:47
    Capo scrivano - 47786 interventi
    Ti dò uno scoop prima di partire Gugly: puoi andare a goderti il tuo Gassman in NATALE A BEVERLY HILLS. Che aspetti?
  • Gugly • 28/12/09 09:31
    Portaborse - 4710 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Ti dò uno scoop prima di partire Gugly: puoi andare a goderti il tuo Gassman in NATALE A BEVERLY HILLS. Che aspetti?

    Prima di tutto mi associo alle richieste di boicottaggio del cinepanettone per i motivi già ben noti, poi dopo aver visto Gassman dal vivo diciamo che aspetto di vederlo ancora, magari in lavori più ambiziosi ^_^
  • Buiomega71 • 24/07/21 10:21
    Consigliere - 25998 interventi
    Il sottoscritto e l'incompatibilità con il cinema della Wertmüller, che, in questo caso, affronta la visione incuriosito di ciò che scrisse Marcello Garofalo sulla rubrica "Bizarro! Movies", in Ciak del giugno 2016, inserendolo in un'ipotetica classifica dei film "sporchi di serie A" in compagnia del brassiano Io Caligola.

    E effettivamente ci sono alcuni momenti , soprattutto nel primo tempo, che si possono definire (con appellativo dato simpaticamente da alcuni utenti davinottiani che ben mi conoscono) "buieschi", nonostante il chiasso intorno e l'impronta tipicamente wertmulleriana che proprio non riesco a digerire.

    Inizia con una ninfomane che si pente dei suoi peccati contorcendosi e delirando in chiesa attorniata da alcuni fedeli e con il parroco che dal pulpito inveisce contro la giovane peccatrice, in un grottesco momento "esorcistico" che stà tra L'anticristo e Il demonio di Rondi (per scoprire poi, grazie a IMDB, che la ragazza è nientemeno che Francesca Rettondini).

    Poi la Lina, che certo non ci va giù leggera, ti infila una serie di derive sessual/carnali che oscillano tra il ruspante casareccio alla Tinto Brass e umori samperiani, non disdegnando liquami e olezzi corporali femminili.

    Il bosco delle copule con le coppiette che fornicano e ansimano, dove la Sandrelli si accoppia con il giovane soldato/stallone di Lorenzo Crespi, con dialoghi e gemiti di piacere degni di un film porno, il vecchio prete con le piaghe che si fa masturbare, sotto la tonaca, da Miluzza minorenne (accenni pedofili non indifferenti, dove la Lina sembra prenda d'esempio le avventure sessuali di Josefine Mutzenbacher), l'amichetta di Miluzza che , chiusa nel bagno pubblico, invita Miluzza a guardarsi reciprocamente quel "boschetto" appena germogliato che hanno tra le gambe, per poi carezzasi a vicenda, una mostruosa locandiera parafelliniana che infila il dito lì a Miluzza mentre la ragazzina infiasca il vino dalla botte, annusandosi poi il dito (con cultissima affermazione estasiatica della matrona sdentata "profumo di chantilly!), il momento stracult di Miluzza , tra le fresche frasche, con un soldato emiliano, dove d'improvviso lei va a fare i suoi bisognini, si pulisce con una foglia e l'annusa sotto gli occhi voyeuristici del buon soldatino, la Sandrelli che disquisisce con la figlia di odori e umori umani, sempre l'amichetta curiosa che tocca e carezza Miluzza durante la velia funebre di suo padre, fino a inaspettati momenti di brutalità come il focoso rapporto sessuale "omicida" con emoraggia vaginale che porta alla morte e un belluino tentato stupro di gruppo ai danni di Miluzza sul tavolo della cucina, sventato per il rotto della cuffia.

    Ingredienti che potevano funzionare e dove la sora Lina pare non le mandi a dire, dotata di un notevole pelo sullo stomaco tra tentazioni pedofile, scatologie varie, amplessi non propriamente raffinati, mariti impotenti, mogli ninfomani, lolite vogliosette e curiose che mignotteggiano "innocentemente", sudaticci signorotti locali e amplessi che portano alla morte.

    Potevano funzionare sì, se la Wertmüller non fosse la Wertmüller e , come da prassi, salta fuori il suo stile e il suo modo di fare cinema, e cioè l'irritante grottesco caricaturale , le maschere tragicomiche, il fastidioso frastuono delle scene di massa in piazza, le pantomime da commedia rancida, dialoghi che si ammassano uno sull'altro, la difficoltà di entrare nel suo cinema (problema prettamente personale), sottofellinate da quattro soldi, una narrazione che rimbalza continuamente dal dramma alla commedia di costume ormai vecchia come il cucco (non si contano i luoghi comuni sul sud ruspante e sanguigno), dove la Lina pare indecisa se rimembrare i suoi trascorsi con la coppia Melato/Giannini o buttarla sul melodrammatico spicciolo, sprofondando nella banalità e nella superficialità più imbarazzante.

    Infatti con l'entrata in scena di Bova (soldato salernitano in fuga, che trova riparo da Miluzza con escamotage stile Triplo eco), la Lina perde completamente la trebisonda, e se già, il film, era arduo da seguire prima, dopo sfocia in una scellerata via di mezzo tra una trashissima sceneggiata napoletana e una terrificante fiction televisiva con tutti i malauguri e le pacchianità del caso (la chiasossa famiglia di Bova, il lenzuolo macchiato di sangue esposto nella prima notte di nozze-da antologia del weird la ridicola genialata boviana della gallina-la festa, i balli, il sacrosanto retaggio della verginità e amenità tipiche di quel cinema alla Pietro Germi sulla cultura e sulla mentalità dell'italia del sud, ormai stantii e obsoleti).

    Terribile finale da favoletta Hallmark dove vissero tutti felici e contenti

    Non aiutano le tronfie musiche morriconiane, una messa in scena spesso rozza e poveristica (i bombardamenti notturni che sembrano i fuochi d'artificio delle sagre di paese) e un'insopportabile quanto detestabile Lucia Cara negli insipidi panni di Miluzza (che ha pure un nudo integrale nella tinozza, mentre la Sandrelli le fa il bagnetto, ma tant'è).

    Notevole la vecchia nonna finto/arterosclerotica di Bova, che parla con la voce della Wermuller e sembra uscita dalla Casa dalle finestre che ridono e la fabbrica al femminile simile a quella di Kitty Tippel.

    Dura arrivare fino alla fine, dove la spugna la si getta già da un pezzo, e ennesima riprova della mia allergia verso il cinema della regista di Pasqualino Settebellezze.
    Ultima modifica: 24/07/21 15:20 da Buiomega71