Buiomega71 • 21/08/21 10:05
Consigliere - 25934 interventi Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi Tonino Cervi arriva ormai troppo tardi, quando l'esotico/erotico non ha più ragione di esistere, con una pellicola in parte autobiografica e con stilemi tipici degli anni 80 (inutile e irritante il pacchiano numero musical alla
Chorus Line dei poveri, che allunga il metraggio e prende per sfinimento).
Cervi non si sottrae ai luoghi comuni tipici del genere: folklore brasiliano, tradizioni religiose, balli a suon di samba che nemmeno "cacao meravigliao", tramonti da cartolina, danze dedicate agli dei infilandoci dentro citazioni letterarie (Brandon e Bonacelli che discutono su Georges Simenon) e una storiella d'amore d'accatto dai rancidi sapori di una telenovela.
La Alves non ha un grammo di fascino (ma non ha remore a spogliarsi. regalando dei notevoli nudi integrali) con quei tratti somatici simil Mia Martini poco attraenti, Brandon sembra capitato in Brasile per caso e Bonacelli mal sfruttato nel ruolo di un metre fiolosofo che sproloquia saggezze.
E tra litigate, gelosie, la libertà e l'infedeltà delle donne brasiliane, scornamenti, riappacificazioni, dialoghi da soap opera, si arriva ad un terrificante happy end fomato Harmony su un immagine da spot turistico al tramontar del sole.
Quà e là barlumi dell' esotico/erotico che fu (il classico amoreggiare tra le onde del mare), con capatina nel Brasile intriso di magia (in visita alla madre di Regina, una specie di sacerdotessa voodoo che professa la gioia di vivere) e le scene erotiche tra Brandon e la Alves piuttosto ardite a dispetto dell'anno di produzione del film, i più "restrittivi" e televisivi metà anni 80, nonostante il divieto ai 14 (da segnalare quella a letto nell'hotel, con loro due nudissimi e Brandon che pratica sesso orale alla donna, o il febbrile amplesso con montaggio alternato sulla danza tribale eseguita dalla madre di Regina).
Non tutto è da trascurare, a partire dalla suggestiva fotografia di Alfio Contini, e Cervi azzecca un paio di momenti, su tutti quella in cui Brandon entra in un night (pedinando l'infedele Regina) e all'improvviso parte "Kalimba de luna" (con amara sorpresa a seguire), la pistola e le reviste porno (tra cui Playboy che porno non è) rinvenute da Brandon nell'armadio della stanza d'hotel, la cameriera vogliosetta (che ricorda quella più disinibita e debosciata di
Sesso nero) pizzicata da Brandon a far sesso coi clienti nelle camere (con un notevole close-up sul pelo) appassionata di samba e che rassetta le camera sculettando a suon di musica e una vena feticistica degna di nota (il primo incontro amoroso, in piedi, tra Brandon e la Alves, dove Cervi insiste sui primi piani ai sandaletti bianchi col tacco della donna poggiati su una sedia, la cameriera birichina riconosciuta da Brandon dalle scarpette nere basse e dal braccialetto sulla caviglia, Brandon che sfila le decolettè nere e gli autoreggenti a Regina assaporandole i piedini).
Ma sono barlumi, in mezzo a parecchia convenzionalità in quella che, alla fine, è la solita, trita, vicenda amorosa dell'europeo con la ragazza esotica e con tutti i limiti culturali che ne seguono e che allunga l brodo con parentesi inutili e fastidiose (le danze, i balletti, il kitschissimo numero musicale che sembra una misera parafellinata).
Atroci musiche carioca di Vince Tempera e nessuna ragazza occidentale nel reparto gineceo (la cameriera, comunque, non è affatto male).
Ultime derive di un regista che, in passato, ha rilasciato piccoli gioiellini (
Il delitto del diavolo-Le regine,
Ritratto di borghesia in nero), di cui si fatica a coglierne la mano autoriale, rapito dal fascino esotico brasiliano che ha vissuto in prima persona, dimenticando tutto il resto.
Fauno
Homesick, Daidae
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