Discussioni su E venne il giorno - Film (2008)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Capannelle • 8/06/11 00:04
    Scrivano - 3486 interventi
    Rivisto questo film, abbastanza deludente. Qualche sprazzo, buona fotografia ma il secondo tempo sfiora il ridicolo.
  • Galbo • 8/06/11 05:42
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Concordo, io pensavo fosse il film meno riuscito di M. Night Shyamalan finchè non ho visto L'ultimo dominatore dell'aria.....
    :)
  • Rebis • 8/06/11 12:55
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Capannelle ebbe a dire:
    Rivisto questo film, abbastanza deludente. Qualche sprazzo, buona fotografia ma il secondo tempo sfiora il ridicolo.

    Sì, concordo, non capivo più se era un'autoparodia o che altro... Comunque il doppiaggio italiano è infame...
  • Buiomega71 • 9/05/23 10:14
    Consigliere - 25934 interventi
    I trifidi immobili di Shyamalan mettono davvero i brividi (con quel vento che soffia implacabile) e l'incipit alla Macchie solari (la ragazza che si trafigge il collo , con inquietante nonchalance, con lo spillone che le ferma i capelli, gli operai edili che si schiantano al suolo) ghiaccia il sangue.

    Basterebbe l'intro (straordinari e evocativi, poi, i titoli di testa con i nuvoloni minacciosi e la cupa OST di James Newton Howard) per decretarlo come una delle migliori opere dell'autore del Sesto senso (che in comune ha pure gli impaccati agli alberi in mezzo alla strada e una certa spietatezza riservata ai minorenni), ma E venne il giorno non si ferma solo all'incipit.

    Una regia ariosa, agorafobica, quasi johnfordiana, che riprende maestosamente i campi e la natura circostante (come in Signs, più di Signs), una ferocia e una crudeltà centellinata che quando arriva lascia il segno (l'uomo fatto letteralmente a pezzi dalle leonesse allo zoo stile Ultime grida dalla savana, i ragazzini fucilati a bruciapelo nell'assedio carpenteriano dell'uomo barricato in casa, la jeep che va a impattare a tutta velocità e il guidatore sbalzato violentemente fuori, il tizio maciullato dal mietitrebbia, il bellissimo piano sequenza della pistola raccolta a terra e i suicidi e gli spari a effetto domino, la ragazzina al telefono con la madre che dice frasi sconnesse come "Calcoli..calcoli" e poi la sentiamo gettarsi dalla finestra. Ed è un vero peccato che, oltre a eliminare le scene più "forti" per la temuta NC-17-il pasto finale della leonessa sul malcapitato fatto a pezzi, il pezzo di cranio del ragazzino di colore che salta per aria dopo la fucilata alla testa (vedi home video extra del dvd), Shyamalan abbia tolto completamente il suicidio del giovane violinista che si ficca l'archetto del violino in gola , visto attreverso lo schermo di un telefonino, come gli alieni di Signs ripresi amatorialmente o la bimba avvelenata poco a poco dalla madre, videoripresa nel Sesto senso ) e tutta la paurosa, decadente e malsana parte nell'isolata casetta di campagna della vecchia pazza (una Betty Bucley da Oscar immediato) dove Shyamalan anticipa The visit e salta fuori tutto il miglior cinema dell'angoscia del regista di origini indiane tra mostruose bambole coricate sul letto, la vecchia che da di matto, cammina all'indietro nell'orto e sfonda le finestre a testate in un frangente impressionante che nemmeno il miglior Argento.

    SPOILER

    Geniale, poi, la chiusa circolare a Parigi dove tutto ricomincia.

    FINE SPOILER

    Non esente da qualche difetto (attori non al massimo della forma, il doppiaggio italiano di Wahlberg meritava di meglio, la Deshanel perennemente imbambolata e almeno un dialogo delirante che non c'entra nulla con quello che sta accadendo, dove Wahlberg se ne esce con la storiella sulla farmacista e lo sciroppo per la tosse per far ingelosire la moglie(sic!), ma sono peccati veniali, perchè quello che conta e la natura che implacabilmente, e silenziosamente, si sbarazza del suo nemico principale: l'essere umano e lo fa senza alcuna pietà, in un modus operandi tanto imprevedibile quanto devastante,

    E quello che conta è Shyamalan è il suo cinema così personale, denso di umori e paure ancestrali, che qui, rinuncia al suo proverbiale twist finale, ma che ricomincia quando tutto sembrava finito.

    Deliziosi, poi , i rimandi alle fiabe, tanto care all'autore di Lady in the water come la casa dove tutto è finto (Alice nel paese delle meraviglie) o la strega cattiva di Hansel & Gretel che vive nella casetta in mezzo al bosco.

    Per il sottoscritto uno dei migliori film del nostro, appena sotto al Sesto senso, nettamente superiore a Signs e quasi a parimerito con The visit.

    La natura circostante e inquieta e la maestria di Tak Fujimoto, poi, fanno il resto.

    E sarà solo una mia impressione, ma in mezzo a tutta quella campagna e a quelle cascine abbandonate e diroccate o abitate da vecchie pazze solitarie, ho avvertito atmosfere e riverberi avatiani.


    Ultima modifica: 9/05/23 13:38 da Buiomega71