Discussioni su Il bidone - Film (1955)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Lodger • 22/03/15 11:53
    Pulizia ai piani - 1563 interventi
    * CURIOSITA' *

    da "Stampa Sera" del 5/6 Maggio 1955 (pag.7) [link]:

    DURANTE LE RIPRESE DEL FILM "IL BIDONE
    Grave incidente nel "rotor" all'attore Franco Fabrizi


    Roma, giovedì sera.

    Un Impressionante incidente ohe per poco non è costato la vita dell'attore Franco Fabrizi ha turbato nel tardo pomeriggio di ieri le riprese dell'ultimo film di Federico Fellini, «Il bidone», riprese che da alcuni giorni vengono effettuate nella piazza centrale di Marino. Da martedì infatti la piazza della cittadina dei Castelli Romani era stata trasformata in un grande e movimentato Luna Park per la ripresa di alcune, scene. Ieri sera si stava girando nell'interno del «rotor», un giuoco moderno da qualche anno introdotto nel parchi di divertimento e che mai prima d'ora aveva dato luogo ad incidenti. Come è noto, il « rotor « si compone di due pozzi l'uno chiuso nell'altro. Il cilindro interno si mette in movimento acquistando altissime velocità tanto che le persone che vi si trovano in virtù della forza centrifuga sono immobilizzate a mezz'aria. Due operatori cinematografici erano stati legati all'asta centrale del secondo pozzo per riprendere la scena nel corso della rotazione del cilindro. Prendevano parte alla scena alcune comparse e gli attori Richard Basehart, marito dell'attrice italiana Valentina Cortese, e Franco Fabrizi. Improvvisamente e inspiegabilmente la porta di accesso al pozzo interno alla quale in virtù della forza centrifuga era rimasto attaccato il Fabrizi, si apriva per fortuna proprio in coincidenza dell'apertura del pozzo esterno. Se ciò fosse accaduto un attimo prima il povero attore sarebbe rimasto orribilmente schiacciato. Viceversa il Fabrizi e stato scagliato violentemente all'esterno urtando un meccanico che stava lavorando fuori del «rotor». Mentre quest'ultimo ha riportato la frattura della spalla sinistra, il Fabrizi ha riportato la frattura del setto nasale e varie ferite al Capo ed alle gambe per cui è stato ricoverato in osservazione all'ospedale di Marino. Il panico ed il turbamento che si impadroniva del presenti è stato cosi forte che per vari minuti ancora il « rotor » ha continuato a funzionare. I due operatori che si trovavano legati nell'interno hanno ripreso tutta la drammatica scena. E' da rilevarsi che il Fabrizi per tutta la giornata di ieri quasi presago di quanto doveva succedergli, aveva dichiarato di non sentirsi disposto a ripetere molte volte quella scena ed aveva anche chiesto ad un medico una iniezione per calmare uno spasmo nervoso ohe lo aveva colto.

    (non firmato)
    Ultima modifica: 23/03/15 14:26 da Lodger
  • Lodger • 22/03/15 11:53
    Pulizia ai piani - 1563 interventi
    da "Stampa Sera" del 16/17 luglio 1955 (pag.4) [link]:

    Fellini racconta le sue esperienze di regista
    Quello che può succedere mentre si gira un film


    Le ire di uno spazzino - Broderick Crawford alle prese con due giovani sposi - Durante una ripresa di «Il bidone», autentici "bidonisti" fanno sparire le lenzuola - Anche gli ubriachi possono far da comparse - Giulietta Masina e Richard Basehart corrono un brutto rischio a Trastevere


    Fellini, durante una pausa della lavorazione del film, fa alcuni giri in giostra

    Roma, luglio.
    Una delle trascorse mattine, ad ora prestissima, dall'alto di alcuni balconi improvvisamente incominciarono a precipitare giù per via del Corso piatti vasi bottiglie d'ogni genere, terraglie e damigiane. Il finimondo. Sistemata all'angolo d'una via adiacente, una capace autobotte lasciava partire lontano un violento getto di acqua che nel trambusto doveva avere la funzione della pioggia. Una pioggia torrenziale. Pochi i passanti: due suore che prese dal terrore correvano da un marciapiedi all'altro in cerca di un rifugio, una guardia notturna che, deposta la bicicletta, aveva già cavata dal fodero la pistola, e uno spazzino. Più che meravigliato di ciò che stava accadendo, il poveretto era fuori della gratta di Dio. « Farabutti » — incominciò a gridare. Più che gridare urlava, quasi che gli avessero uccisa la moglie. « Miserabili. Vi farò vedere io. Spacco tutto, quanto è vero che mi chiamo Parisc ». Forse voleva dire Paris, e le suo minacce rivolte a un gruppo di persone che da lontano, alla scena, se la ridevano, non avrebbero avuto alcuna importanza se lo spazzino non veniva brandendo minaccioso e deciso la pesante ramazza con la quale, giusto dieci minuti prima, aveva fatta "pulita uno specchio" la strada. «E se un paio di elettricisti non gli fossero andati incontro per fermarlo, e la macchina da presa e qualcuna delle nostro teste sarebbero finite certamente a pezzi». Questo mi raccontavo l'altra sera Federico Fellini ed altri divertentissimi aneddoti che egli è venuto raccogliendo nel corso della lavorazione del « Bidone» e tutti ha in mente di raccogliere in un film. «E sai com'è poi finita?». E' finita che lo spazzino s'è improvvisato abile generico e nel giro d'un paio di pose s'è guadagnato e quella e molte altre giornate aurora. Cose che capitano. Cose che appartengono al film, a questo di Fellini come ad altri. Ne fanno parte quanto gli attori e i macchinari e spesse volte ne modificano il corso, la conclusione. Solo che Fellini, osservatore attento qual è, le registra e le ricorda. Ci sarebbe da scrivere, se tutti facessero come lui, un grosso e divertentissimo volume. Lo stesso Fellini, e sempre a Roma, girava a Piazza del Popolo alcune scene del « Bidone ». Una di queste scene era stata ripetuta almeno una ventina di volte e sempre non era andata. Lampade supplementari erano state fatte venire d'urgenza, schermi speciali, un paio di altri gruppi elettrogeni, insomma quanto occorreva per sospendere il lavoro un'oretta buona. Era di scena una bambina, la quale nel frattempo si era seduta sull'orlo della fontana e aveva incominciato a « divorare » la colazione che la mamma le aveva preparata. Quando tutto fu nuovamente pronto per girare, e dato il « ciak », un urlo dell'operatore e un « alt » allarmato di Fellini fecero tornare il tutto al punto di un'ora prima. Era accaduto che standosene al sole, la bimba s'era leggermente abbronzata e la luce non era più sufficiente ad illuminare ti suo volto. Altre lampade, altri schermi. L'aneddoto più divertente, però, riguarda Broderik Crawford. Il violento « tiranno » di « Nata ieri » (a proposito: l'incontro con Judy Holliday, giorni fa a Fregene, è stato indimenticabile) doveva girare una scena in cui, colpito a morte, doveva abbandonare la vita con nel volto stampata la disperazione di essere solo, miserabile, peggio che bestia. Tutto ciò nel film avviene in prossimità di un casolare dove i tre principali « bidonisti » della vicenda s'erano recati per condurre a termine una delle tante imprese delittuose. Ma il casolare era abitato naturalmente, da una coppia di giovani sposi. A Marino, dove il vino è molto buono e le trattorie accoglienti, la gente va a letto molto sul tardi. Così che gli sposi avevano ancora qualcosa da dirsi, incredibile! Il loro sussurrare giungeva all'orecchio di Crawford come la punta di un acuminato coltello. « Impossibile. Se quelli non la smettono — s'interruppe d'un tratto — io non continuo. Non posso, é impossibile concentrarmi ». Cosi, alle tre di notte fu dovuto bussare alla porta del casolare, far scendere gli sposi e costringerli ad assistere alla ripresa della scena che non fu più possibile portare a termine, che Broderik Crawford ormai si era innervosito a tal punto ohe solo tentare sarebbe stato inutile. Due giorni avanti, a Viterbo questa volta, era prevista una scena all'aperto nel pomeriggio d'un giorno ch'era caduta molta neve. Importante era che lo sfondo, almeno, ne fosse ricoperto. Furono perciò acquistate centinaia di lenzuola bianchissime e distese, uno accanto all'altro, a qualche chilometro distante dalla macchina da presa. Accadeva questo: Moraldo Rossi, aiuto di Fellini, e due meccanici le sistemavano. Con la mano Fellini faceva, loro segno ohe tutto andava bene e i tre se ne tornavano. Quando raggiungevano la troupe e si rigiravano, le lenzuola non c'erano più. Sparite. E cosi due volte. furono organizzate delle vere e proprie « battute », con l'aiuto di tre carabinieri. Ma dei « bidonisti » autentici nessuna traccia. Naturalmente, nemmeno delle lenzuola. Un tempo, pur di vedere la propria immagine apparire sugli schermi, c'era gente non soltanto disposta a collaborare con il regista d'un film, ma a pagare addirittura. Il costume è ora mutato. La parola cinema è troppo legata alla fiumana dei milioni che corrono da una « divetta » all'altra. L'uomo della strada più non si presta e pretende fior di denari, magari solo per scostarsi al passaggio di una automobile. Così, giusto domenica scorsa, a Trastevere, Giulietta Masina e Richard Basehart han corso il serio rischio di essere malmenati appunto per una questione di pagamento. La scena che doveva essere girata prevedeva che i due entrassero ed uscissero da una trattoria «alla moda» che, a sera, è affollata da ricchi stranieri e, artisti e scrittori, di giorno e sino al pomeriggio da gente del quartiere. Non è gente cattiva, questo no. Ma a Trastevere la « mosca sul naso » non se lascia posare nessuno. Fellini diceva ai presenti: « Voi fate finta di niente. Non guardate la macchina da presa ». E quelli nemmeno par idea distoglievano lo sguardo dall'obiettivo. « Vi prego. Che vi costa! » replicava il regista. Niente. Volevano essere pagati — e lo sono poi stati difatti — capite! — per non guardare. Ma prima che un accordo intervenisse c'è voluto l'intervento d'un « er più » — modo romanesco di definire qualcosa come un mafioso — amico di un tale che Fellini aveva fatto lavorare ne « I vitelloni ». Un'altra volta, seduto davanti a un bar era un uomo sulla settantina. Quel giorno aveva « evidentemente » alzato troppo il gomito. Non chiedeva nulla, assolutamente nulla. Voleva solo essere lasciato sonnecchiare in pace. « Però — colorisce Fellini — aveva tale un modo stupendo di prendere di petto quanti lo disturbavano, che decisi subito di fargli posto nel film ». Per venti volte di seguito gli fu mandato un finto cameriere a chiedergli se « il signore desidera qualcosa ». E per venti volte il vecchio ha ripetuto la stessa scena, con gli stessi gesti, la stessa aria, gli occhi socchiusi alla stessa distanza. Perché la cosa sia stata possibile fu inventata una scena che si svolgeva nel tavolo accanto, cosicché né il vecchio né altri si sono accorti di nulla. E i risultati sono stati due: 11 vecchio non ha preteso di essere pagato e tutto s'è svolto come Fellini desiderava.

    Giuseppe Bocconettì
    Ultima modifica: 23/03/15 14:27 da Lodger