Discussioni su L'ultima missione - Film (2008)

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 10/09/12 09:49
    Consigliere - 25998 interventi
    Nero, nerissimo, disperato, viscerale, un vero e proprio pugno nello stomaco.

    Marchal, dopo anni passati ha dirigere la sezione notturna della criminale parigina, racconta senza peli sullo stomaco la corruzione dilagante nella polizia (e chi meglio di lui), dove non c'è un poliziotto che non abbia la merda fino al collo, forse peggiori dei criminali stessi.

    Come Abel Ferrara nel Cattivo tenente o i polizieschi poco concilianti di William Friedkin, Marchal ci dà giù di brutto in un atmosfera cupa, tetragona, senza speranza dove le cervella imbrattano crocefissi (come nel miglior Ferrara, appunto), schegge di feroce violenza scorsesiana (il corrotto e viscido ispettore Kowalski, massacrato mentre fà sesso con una prostituta), lividi e feroci finali da "revenge movie" con straordinario montaggio alternato che rimanda a quello del battesimo nel Padrino, obitori con corpi carbonizzati, i corpi delle vittime del serial killer esposti oscenamente, villipesi e umiliati, il bellissimo inizio notturno sull'autobus.

    Marchal accosta il poliziesco più nero allo psycho-thriller più intenso (il serial killer di Chris Nahon mette i brividi, una via di mezzo tra il Max Cady di Cape Fear e il Buffalo Bill del Silenzio degli innocenti). E del Silenzio degli innocenti, Marchal, cita anche la dolorosa sequenza di Auteuil che "visita" la cameretta di una vittima del serial killer.

    Di rara ferocia e violenza i flashback virati in b/n del massacro della famiglia Maxence, da parte del serial killer di Chris Nahon, con le sevizie alla donna realmente disturbanti.

    Cinema viscerale, disperato, dove Marchal adotta una regia possente, quasi epica, rifacendosi non solo al suo passato da poliziotto, ma anche a certo cinema americano pessimistico e zozzo.

    Da antologia registica l'inseguimento sotto la pioggia del serial killer delle donne sole, con cani feroci che attaccano, fango e sangue in puro stile I guerrieri della palude silenziosa.

    Il finale con Auteuil armato di pistola (la MR 73 del titolo originale) al capezzale della moglie in coma strazia l'anima e il cuore.

    Gran cinema che credevo esistesse solo nelle mani di Abel Ferrara, Sidney Lumet, Bill Friedkin o Martin Scorsese...Noi, in Italia, film così c'è li sogniamo...
    Ultima modifica: 10/09/12 10:37 da Buiomega71