Discussioni su Scandalo al sole - Film (1959)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 8/08/19 10:33
    Consigliere - 25998 interventi
    Rassegna estiva: Melò d'agosto-Un'estate melodrammaticamente melodrammatica

    Di questo sfavillante e fiammeggiante melodrammone dipinto da uno splendido Technicolor (vedere la sequenza, bellissima, della Dee che entra nella stanza dopo essere stata fuori con Donahue, contorniata da cromatismi pre baviani), rimane GRANDIOSA tutta la prima parte, quella sull'isola del Maine, a Pine Island, che non lascia un attimo di respiro, dove la straordinaria regia di Daves regala pezzi di gran cinema, ancor oggi attualissimi (e che hanno fatto scuola in tutto il mondo).

    Madri bigotte, arpie e frigide (grandissimi i dialoghi "peccaminosi" della Dee con il racconto che fa al padre del vicino di casa che la spiava e che quando cammina le "balla tutto") che tentano di inibire le figlie con reggiseni e corpetti strettissimi e vestitini da marinaretto, padri ubriaconi che dispensano virtù assai ciniche (immenso Arthur Kennedy), anziane zie che la vedono lunga, intrallazzi amorosi, guardiani meschini che fanno la spia, una dimensione favolistica nel giradino incantato, tra lucciole e atmosfere trasognate, con la Dee che si graffia la gamba con le spine delle rose, il mare in burrasca che riflette i sentimenti tumultuosi dei protagonisti e il discorso antirazzista che Richard Egan sputa in faccia alla moglie puritana, bacchettona e arida, un discorso liberal tra i più belli e ficcanti mai sentiti in un film, da istintiva standig ovation che ha lo stesso effetto della dipartita dell'invasata in The Mist (e credo che Stephen King conservi nel cuore il classicone davesiano, non solo perchè ambientato nell'amato Maine, ma l'immenso score di Max Steiner verrà riproposto, guarda caso, in Rose Red).

    La madre della Dee che sottopone la figlia a visita medica (il dottore ispira ben poca fiducia) per vedere se è ancora illibata, con la crisi isterica di quest'ultima, il confronto a cinque davanti allo sceriffo è una perla di cattiveria e risentimenti sbattutti in faccia, con la Dee che scompare e tenta il suicidio.

    Come Daves fosse avanti con i tempi lo dimostra tutta questa meravigliosa prima parte, che non ha perso smalto dopo 60 anni e la figura materna della Ford e di tanto più meschino e sgradevole si possa trovare in fatto di disamore genitoriale.

    E potrei scommettere che Dario Argento si sia ricordato del condotto, in cui la zia dalla sua stanza sente la discussione di passione tra Egan e la McGuire, per riproporlo in Inferno.

    Poi ci si adagia un pò sulla convenzionalità (la "rabbia giovane" dei due piccioncini che vogliono amarsi contro tutto e tutti, lei rimanendo incinta e lui deciso più che mai a sposarla), dove comunque Daves non rinuncia a tocchi di realismo (i soldi della telefonata che finiscono, il giudice di pace che non vuole sposarli perchè non hanno raggiunto la maggiore età, il dormire in macchina, il collegio femminile dove staziona la Dee, il malessere di avere entrambi i genitori sposati tra di loro, la madre di lui, il padre di lei), regalando il momento cultissimo della madre della Dee che le ammolla un potente ceffone, tanto da farla sbattere a terra insieme all'albero di natale e le lettere d'amore bruciate nel caminetto.

    Pregevoli tocchi cinefili (i due dovrebbero andare a vedere King Kong al cinema, ma lui, che non ha mai visto il capolavoro dei monster movie, c'ha altro in mente, quindi lei le racconta il finale da usare come prova semmai i genitori chiedano com'è stato il film, perchè il finale è quello che più rimane in mente, secondo la Dee ) e quando i dialoghi stucchevoli romanticheggianti cominciano a nauseare, arriva in soccorso l'immortale tema steineriano a coprire il tutto.

    Gran comparto di décolleté con tacco indossato da tutte le donne (Dee compresa, a parte le ballerine ai piedini al collegio), scenografie stile liberty nella villa al mare di Egan (il finestrone pre argentiano o pre fuestiano dove si baciano gli innamoratini), Pine Island ridotta ad uno sfacelo dopo l'abbandono, le meraviglie che dispensa la fotografia di Harry Stradling Sr, Daves che non rinuncia al cinema di avventura (la barca a vela in balia delle onde del mare durante il naufragio) con cipiglio da westerman scafato.

    Occhi troppo azzurri, quasi fittizi, la Dee sinceramente insopportabile e frignona (meglio il retrogusto milfesco della McGuire), estetismi tipici della Hollywood dell'epoca (l'inverno con le piante rigogliose e fiorite), ma ariosa frescura di gran cinema nell'aria della pineta con derive quasi surreali.

    Esaurito lo spirito "scandalistico", rimane una preziosa testimonianza archeologica di colori, musica, ambienti, dialoghi, passamano generazionali e attestato di grandissima regia.

    Oltre alla curiosità riportata da Pigro nell'apposita sede (la storia di Halloween e della mezza quaresima), da sottolineare la confusione dei nostri doppiatori sugli stati e le cittadine statunitensi, con la Ford che telefona a sua madre dicendole : "Sono a Maine" (!)

    Progenitore delle soap opera, pregno di cinema con la C maiuscola.

    Il sesso non è sudiceria
    Ultima modifica: 8/08/19 19:20 da Buiomega71