Discussioni su Il giorno più lungo - Film (1962)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Deepred89 • 23/06/14 15:06
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    Rassegna THICK AS A BRICK - Livello 1 (12/06/2014)
    Il giorno più lungo (durata: 2 ore e 58 minuti)

    A fare gli onori di casa per la proiezione inaugurale della rassegna due cineasti d'eccezione, Auguste e Louis Lumiere, i quali, avvertendo la risonanza di un progetto di tale peso, hanno messo a disposizione la loro antica dimora lionese (oggi adibita a cinema) per ospitare la prima tranche della rassegna, 3 ore di war movie hollywoodiano anni 60. Mi presento all'evento frastornato dall'afa, prendo posto tra la platea, le luci si spengono: il primo Deep International Show sta per iniziare.

    La grandiosità del film appare evidente fin dalle prime immagini: inquadrature, volti, musiche, tutto è finalizzato a creare un prodotto che rimarrà nella storia, e anche quando al quinto minuto l'incanto è distrutto da orride retroproiezioni con tanto di personaggi contornati di nero, ci pensa la quinta di Beethoven piazzata sul titolo The Longest Day a ripristinare la mole. Nel frattempo mi rendo conto che il film tratterà lo sbarco in Normandia. Incrocio le dita: riuscirà il superomismo tecnico e rendere digeribile una storia già vista tante centinaia volte?

    A facilitare la digestione mia e della platea ci pensa la parata di volti arcinoti che spuntano già nei primi tre quarti d'ora di film, volti sufficienti ancora oggi a scatenare in sala gli "oohh" di ammiratrici d'annata o cinefili nostalgici. E, a ben vedere, ogni mostro sacro replica il solito ruolo di sempre: Wayne colonnello granitico e monolitico, Mitchum in solito mood sbornia-triste, Fonda generale Roosvelt con la faccia di rispettabile ometto inglese e così via. Appare pure Sean Connery ad un certo punto, sprecato in una particina tanto misera che forse manco Carla Mancini l'avrebbe accettata.

    Il tempo è scandito perfettamente, con le sequenze contestualizzate da didascalie che indicano ora e minuto del singolo fatto. La storia procede, e tra una fotografia che sfrutta divinamente ogni singolo nanometro del suo formato panoramico, patetiche scenette tra i giovani soldati, battutine ad effetto che fanno molto Hollywood moderna e i suddetti attoroni di gran calibro, si giunge finalmente al dunque: gli aerei si mettono in moto, la navi da combattimento pure, si inizia a fare sul serio. A questo punto la regia dà il meglio di sè, tra agguati incalzantissimi, memorabili stragi aeree e sparatorie incruente ma convincenti.

    Tutto perfetto si potrebbe dire: gli eventi, scanditi con la solita precisione, continuano a susseguirsi senza tregua, e tecnicamente si continua a non sbagliare un colpo. Eppure, con una progressione inizialmente quasi impercettibile, questi orologi che di tanto in tanto appaiono in sovraimpressione sembrano rallentare progressivamente. Si supera senza problemi la notte del Longest Day, ma quando arriva mattina ci si ritrova indolenziti, si pensa "ma sono ancora le 7?". Ed ecco che si entra nel tunnel dei Tarr, e mentre si pensa "però che scena ben realizzata", "però che sguardo appagante" l'orologio (quello dello spettatore) inizia a pulsare come una dolorosa emicrania, facendo a gara con quello, altrettanto lento, che scandisce i tempi del giorno più lungo.

    Poi, secco, quasi improvviso nella sua mancanza di retorica e pistolotti, ecco piombare il finale, con la sua marcetta che probabilmente ambisce a fare da sottofondo agli applausi. Guardo lo schermo e dico "Ok dai, bel film", eppure mi sento stanco, pesante, leggermente moribondo. Ma forse è colpa del caldo...

    voto davinottico: ***
    peso specifico: TT
  • Zender • 23/06/14 17:02
    Capo scrivano - 47727 interventi
    In effetti è tale la parata di attori noti che resta comunque un film da guardare curiosamente, mattone o non mattone :)