Discussioni su Un maledetto imbroglio - Film (1959)

DISCUSSIONE GENERALE

25 post
  • Ruber • 10/08/15 19:06
    Formatore stagisti - 9248 interventi
    Sarò l'unico a cui è piaciuta più la serie tv che il film? Inoltre (ma spero di no) sarò anche l'unico a cui è piaciuto molto di più Bucci nel ruolo del commissario Ingravallo che Germi?
  • Tersilli • 11/08/15 10:39
    Galoppino - 123 interventi
    Ruber ebbe a dire:
    Sarò l'unico a cui è piaciuta più la serie tv che il film? Inoltre (ma spero di no) sarò anche l'unico a cui è piaciuto molto di più Bucci nel ruolo del commissario Ingravallo che Germi?

    Flavio Bucci è un attore che adoro, un grandissimo artista.
  • Graf • 11/08/15 11:38
    Fotocopista - 908 interventi
    Sono più di dieci anni che l'ho visto (per la seconda volta)....
    Confesso che non lo trovai notevole...
    Non possiede un grande impatto, per quel che mi riguarda...
    Ha deluso le mie alte aspettative...
    Non lo trovai appassionante e nemmeno ben costruito dal punto di vista drammaturgico...
    Magari, rivedendolo ancora....
    Neanche Germi attore qui riesce convincente...
    Nel ruolo di commissario lo diresse molto meglio Damiano Damiani nel film Il rossetto.
    Ultima modifica: 11/08/15 13:13 da Graf
  • Caesars • 17/07/20 11:51
    Scrivano - 16811 interventi
    La notissima doppiatrice dell'epoca Lydia Simoneschi, fornisce qui la voce sia ad Eleonora Rossi Drago che a Nanda De Santis, attrice ben più anziana rispetto alla prima. [fonte Wikipedia]
  • Buiomega71 • 17/08/20 10:43
    Consigliere - 25999 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Germi prende l'intelaiatura del noir americano e lo rimpolpa di carnale e grottesca italianità.

    Ne esce un gustoso (ancora oggi) film d'indagine (più che poliziesco tout court), dove l'autore genovese tira zampate da graffiante commedia di costume (il poliziotto che ci prova con la cassiera, le macchiette dei poliziotti, poliziotti vs carabinieri, la grottesca sequenza dell'osteria, dove la ruspante Zamira la sdentata-Nanda De Santis-si toglie la dentiera degli incisivi durante la bega con la sorella, la lettura del testamento del notaio napoletano, l'arresto del menestrello di Toni Ucci e del rigattiere, Urzi che continua a mangiare panini tirati fuori dalle tasche-con rimprovero di Germi "E non mi masticare davanti!- il taxi che non parte durante il pedinamento a Banducci e derive nel folklore contadino che anticipano Sedotta e abbandonata e Serafino (la parte finale con la Cardinale supina, e rabbiosa, sul letto).

    Una sceneggiatura di ferro che non fa una grinza, dialoghi da antologia, una costruzione da giallo classico dal meccanismo quasi perfetto, con l'ispettore di Germi (burbero, scontroso, solitario, nervoso) che si muove tra una fauna umana viscida e ambigua (straordinario il personaggio di Franco Fabrizi, che non perde mai la calma anche quando è umiliato da Germi, che rafforza ancor di più l'antipatia della sua faccia da sberle) trovando un pò di conforto nelle telefonate che fa alla misteriosa Paola (che non si vede mai, un pò come sarà la moglie del tenente Colombo), finchè lei, stufa dei tanti appuntamenti mancati, lo pianta in asso.

    Stoccate morbosette nella taciuta, ma palese, omosessualità del lubrico commendatore Anzaloni (Ildebrando Santafe), che si diletta ad andare per marchettari nei bar (i tipici ragazzi di vita descritti da Pasolini), nella passione per le minorenni di Remo Banducci (Claudio Gora), in uno dei flashback più intensi mai girati, che anticipa, per certi versi, le commedie (o i drammi)  "malsani" del cinema erotico nostrano degli anni 70 (la lolitesca cameriera di Cristina Gaioni, che seduce l'uomo anche in presenza della moglie, le si infila nel letto finchè, quest'ultima, non li becca insieme), l'inquietante "modus operandi" della stessa Drago, che si tira in casa solo ragazzine ignoranti (quasi in odor di lesbismo), che poi "cresce" alla sua "maniera", per poi prepararle il corredo scegliendole addirittura i fidanzatini con insane tendenze bigotte (che pare una sottotrama di quei psychothriller americani a là Robert Aldrich),  torbidi intrighi (la minorenne se la spassa pure con il "dottore" di Fabrizi) che verranno dipanati da Germi a suon di schiaffoni (due al povero Banducci, una secca a Fabrizi), fino ai trascorsi fascistoidi di Banducci, ritratto nelle foto come un orgoglioso gerarca fascista, che in casa tiene un piccolo altarino dedicato al Duce.

    Notevole anche la parte tipicamente "noir", con la scoperta del cadavere della Rossi Drago (tra le attrici italiane più intense del dopoguerra), che anticipa qualcosa dell'Argento di Profondo rosso, e il flashback del suo assassinio, con l'assassino che si riflette nello specchio della camera da letto (anche quì Argento ci ha pescato) e la furia dei colpi di cacciavite. Con particolari inquietanti (la bambola, la finestra che si apre improvvisamente, la pioggia battente).

    La scoperta del colpevole è abbastanza intuibile ( la mia attenzione si era focalizzata sul personaggio che è stato tenuto fuori dalle indagini e dai sospetti per tutto il film, e difatti...), ma il nero germiano non pare interessarsi molto al colpo di scena (anche se l'interesse per sapere chi è stato tiene incollati allo schermo comunque), ma a puntare i riflettori su personaggi loschi e gretti, dove Germi valorizza anche la caratterizzazione del più piccolo ruolo (la "beduina" che si fa le lampade nello studio di Fabrizi, il ladro maratoneta, il giovane carabiniere veneto, la maliarda turista americana, i ragazzi di vita raggruppati per l'interrogatorio che si azzuffano, i propietari dei bungalow a Verbania, la massaia che al commissariato chiede clemenza per suo marito che la maltrattava), tasselli fondamentali per la costruzione di un giallo corale e avvincente.

    Il colpo di genio delle doppie chiavi nel finale (quel particolare mancante che, anche quì, darà la stura ai capolavori argentiani), la sequenza (tipicamente germiana) della proiezione del filmino del funerale della signora Banducci, con commenti di Germi e dei colleghi (mentre Urzi se la dorme), Germi che viene apostrofato come "dottore" e lui risponde "Non sono dottore", le sue domande incalzanti ed indiscrete e l'evidente debole che ha per la Rossi Drago, quando, con un pretesto, la va a trovare a casa, prima che venga assassinata. E quel finale con la Cardinale che corre dietro alla camionetta della polizia, dove Germi omaggia il Roberto Rossellini di Roma, città aperta.

    Cast a dir poco in stato di grazia (su tutti la Drago, Fabrizi, Gora e lo stesso Germi) e struggente Sinnò me moro cantata da Alida Chelli sulle bellissime note di papà Carlo Rustichelli, che apre il film sulla fontana di Piazza Farnese, per poi chiuderlo con l'arrivo della polizia al paesello della Cardinale.

    Suggestivi gli scorci di una Roma notturna e misteriosa, ottimamente valorizzata, così come gli interni dei palazzoni con le scalinate, i pianerottoli e i suoi angusti appartamenti.

    Un piccola perla caliginosa  del nostro cinema che fu, che come meglio di chiunque altro ritrae vizi, vizietti, passioni e passioncelle fosche della meschina, spregevole e sordida borghesia romana, che nulla ha da invidiare ai classici a stelle e striscie.
    Ultima modifica: 17/08/20 14:22 da Buiomega71