Discussioni su The eye - Lo sguardo - Film (1999)

DISCUSSIONE GENERALE

8 post
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  • Buiomega71 • 27/02/21 00:44
    Consigliere - 26011 interventi
    k.d. lang  e non K.D.Lang 

    So che la questione è annosa, ma il film è tratto dallo stesso romanzo di Marc Behm dove Claude Miller trasse Mia dolce assassina, quindi più che un remake vero e proprio è una seconda trasposizione del medesimo romanzo (difatto, sui titoli di coda, viene segnalato: tratto dal romanzo di Marc Behm).

  • Zender • 27/02/21 08:10
    Capo scrivano - 47802 interventi
    Non ho capito a cosa ti riferisci Buio. Perché poi andrebbe in minuscolo?
  • Buiomega71 • 27/02/21 09:14
    Consigliere - 26011 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Non ho capito a cosa ti riferisci Buio. Perché poi andrebbe in minuscolo?

    Il nome dell'attrice nel cast, non è K.D.Lang ma k.d. lang (perchè scritto in maiuscolo, errato, non funziona nella ricerca)

    E se proprio si vuole lasciare remake, sarebbe opportuno scrivere nelle note che è tratto dal romanzo omonimo di Marc Behm, di cui Claude Miller si è basato per Mia dolce assassina
    Ultima modifica: 27/02/21 09:17 da Buiomega71
  • Zender • 27/02/21 09:32
    Capo scrivano - 47802 interventi
    Aaah ok. Sì, ho riscritto l'intero cast che risaliva alle guerre puniche e conteneva altri errori. In realtà k. d. lang non lo trovava non tanto per le minuscole (quelle non impediscono la corretta ricerca) quanto per il fatto che non c'era lo spazio tra k.d. e lang.
    Quanto al remake, se nei titoli di testa o di coda non c'è alcun riferimento al film di Miller ma solo al romanzo possiamo anche togliere la R.
    Ultima modifica: 27/02/21 09:33 da Zender
  • Buiomega71 • 27/02/21 10:12
    Consigliere - 26011 interventi
    Quello che sorprende in The Eye è la regia "depalmiana" zeppa di invenzioni e virtuosismi da lasciare a bocca aperta (il primo sanguinoso delitto a là Omicidio a luci rosse visto attraverso la finestra, con la Judd che si dispera ricoperta di sangue, la bellissima e struggente sequenza della parete del bagno accarezzata, dove la MDP si sposta da una stanza all'altra creando un split-screen di intensa poesia, con la Judd immersa nella vasca da bagno e McGregor che la "sente" attraverso il muro, il pedinamento per i marciapiedi di New York con la Judd che sgama McGregor  e lui che si nasconde nell'atrio di un palazzo che, per farsi aprire, suona tutti i campanelli possibili) dove l'autore di Priscilla focalizza l'ossessione amorosa e l'inseguimento silente per tutti gli Stati Uniti, anticipandoli con la sfera innevata di Quarto potere con su inciso il nome della città (si inizia a Washington, si va a New York, si prosegue a San Francisco, ci si ferma nello Yutah, si prosegue per Boston per poi approdare nella fredda Alaska), non lasciando un attimo di respiro e tenendo sempre con il fiato sospeso.

    Elliott non rinuncia alla sua vena corrosiva ( l'improvviso investimento con il taxi, i personaggi che sfiorano il grottesco e almeno un delitto bizzarro-l'annegamento sulla cabina del treno-) intinge il thriller voyeuristico nell'onirismo e nei disturbi mentali (il fantasma della bambina, la figlia perduta, che segue McGregor ovunque, dove ha il suo culmine nella stanza d'albergo, con la proiezione mentale della figlioletta che si moltiplica nei posti più disparati, saltando sul letto con la corda o facendo un chiasso infernale), non disdegna sprazzi di belluina violenza (il crudo pestaggio ai danni della Judd inferto dal psicopatico Jason Piestley, nella parte più "tarantiniana" del film e conseguente rivalsa di McGregor col tirapugni), mostra tecnologie al servizio della "spia che la amava", fino ad un finale lancinate immerso nella neve, dove la cruda realtà prende il posto del sogno d'amore ad occhi aperti.(a questo proposito meraviglioso l'attimo in cui le mani di lui e di lei arrivano a toccarsi durante la fuga on the road).

    La conversazione, La donna che visse due volte, Blow Out (ma anche Blow Up per l'ossessione che avvolge il protagonista e per la distorsione della realtà catturata dall'obiettivo), mescolati insieme in un noir che trasuda di propria originalità, che spiazza continuamente (da antologia il momento di gelosia di McGregor, quando si rende conto che la Judd si innamora davvero del ricco non vedente e provoca l'incidente mortale giocando a Il giorno dello sciacallo dal campanile) che si ammanta di riverberi surreali, che non teme di uscire dai binari della convenzionalità, che riesce a creare un'alchimia trasognata di qualcosa di completamente diverso dal classicismo che questo genere ha abituato.

    Forse c'è un pò troppa carne al fuoco, e gli eventi succedono un pò precipitosamente (facendo, magari, perdere allo spettatore il filo della narrazione), ma si resta ammaliati dalla strampalata vicenda, che mette dentro bambine fantasma, implacabili assassine, dolenti flashback d'infanzia, uccisioni a freddo (il poliziotto che si fa corrompere dalla Judd in intimo), i vari cambiamenti di look della Judd (gelida e spietata "nikita" all'occorrenza, nata sotto il segno dei pesci), i bellissimi stacchi di regia (la città di New York dentro la palla di vetro), La donna vespa di Corman vista sui monitor, un'intensissimo McGregor e una Judd di inestricabile bellezza, marchiano a fuoco uno dei thriller più eccentrici e autoriali di fine millennio.

    Grandissima una ritrovata Genevieve Bujold, schizzatissima e nevrastenica giudice di sorveglianza che intima, non proprio teneramente, alle ragazze recluse di togliersi le scarpe.

    Angeli custosi, parrucche, scontri a fuoco, tampinamenti, gelosie, le stecche di Gitanes, ossessioni amorose che sfiorano la psicopatologia, padri perduti, figlie scomparse, peli pubici prelevati, uomini da uccidere e molteplici identità in un fiammeggiante, nevrotico e affascinante noir dal cuore di tenebra.

    Peccato che, da noi, non se lo è filato quasi nessuno. Un motivo in più per riscoprirlo doverosamente.

    La bellezza è negli occhi di chi guarda
    Ultima modifica: 27/02/21 12:51 da Buiomega71
  • Buiomega71 • 27/02/21 10:14
    Consigliere - 26011 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Aaah ok. Sì, ho riscritto l'intero cast che risaliva alle guerre puniche e conteneva altri errori. In realtà k. d. lang non lo trovava non tanto per le minuscole (quelle non impediscono la corretta ricerca) quanto per il fatto che non c'era lo spazio tra k.d. e lang.
    Quanto al remake, se nei titoli di testa o di coda non c'è alcun riferimento al film di Miller ma solo al romanzo possiamo anche togliere la R.
    Nei titoli di coda si menziona solo il romanzo (tratto da), non il film di Claude Miller

    Comunque remake lo si potrebbe anche lasciare

    Ultima modifica: 27/02/21 11:40 da Buiomega71
  • Zender • 27/02/21 16:57
    Capo scrivano - 47802 interventi
    Ok, diciamo che quello alla fine è a discrezione nostra...
  • Raremirko • 9/08/21 23:54
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Improbabile in quanto a script e a credibilità generale, ha dalla sua una regia sicura che non disdegna virtuosismi (Elliott è del resto a suo agio in più generi), un buon cast (indicato il duo McGregor/Judd e fa piacere rivedere in versione bullo il Priestley di Beverly Hills 90210), atmosfera e pahos.

    Ripeto, la linearità e la logica non son al top in questo noir, che comunque risulta riuscito e di buona fattura.