Rebis • 20/04/17 17:23
Compilatore d’emergenza - 4419 interventi Per me è Vertigo il suo capolavoro proprio perché la fragilità narrativa consente l'ingresso dell'immaginifico più profondo, delle ossessioni morbose, del perturbante ancorato alla pura invenzione cinematografica. È un prorompere di sequenze visive, dall'incedere sonnambolico, che evocano percezioni, presagi, fantasmi. È il film dove il regista ha rischiato di più: dietro la foggia del noir, dietro la produzione mainstream con tanto di vedette, ha scatenato tutta la sua forza autoriale. Credo in Vertigo si possa scoprire l'ispiratore di un'intera generazione di registi che hanno sposano l'artificio tecnico e la visionarietà in nome di un cinema percettivo e anti narrativo (da Argento a De Palma fino a David Lynch). Forse solo ne Gli Uccelli ha osato altrettanto, ma è un film che complessivamente funzina meno, per quanto eccezionale. Certo, l'Hitchcock cartesiano, dalla sceneggiatura euclidea, dà grande soddisfazione ludica allo spettatore, ma credo sia proprio nelle sue opere più estreme, irrisolte anche (come Marnie, Psycho, Frenzy) che si può intuire "l'artista" ovvero il cinema che avrebbe realizzato fuori dalle ingerenze (ed esigenze) produttive.
Ultima modifica: 20/04/17 23:55 da
Rebis
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