La tranquilla routine di una coppia romana viene turbata dall'ossessivo corteggiamento di lei da parte di un giovane disadattato. Ben diretto da Alessandro D'Alatri, il film si avvale di una pregevole sceneggiatura che mostra molto efficacemente il progressivo sconvolgimento della vita di una coppia che vede quasi impercettibilmente minare il proprio rapporto ad opera di un soggetto liquidato troppo frettolosamente. Buona e meticolosa la ricostruzione della periferia urbana. Ottimo il trio di protagonisti.
Giovane con problemi mentali si innamora di una donna mettendo in crisi le sicurezze della famiglia di lei. Sensibilità, intelligenza, capacità: D'Alatri mette in campo il meglio di sé e realizza un piccolo grande film, che sa affrontare senza pietismi e senza inganni i disturbi mentali, trasformando un tema astratto in una storia vera, viva, pulsante, avvincente. Complimenti anche all'intenso terzetto di protagonisti, nonché alla musica klezmer di Moni Ovadia che crea un lieve e intrigante spiazzamento. Da vedere.
Una coppia piccolo borghese viene travolta dall'intrusione, nella loro sfera affettiva, di un giovane quanto sensibile minorato mentale che crea scompiglio e mette in evidenza la fragilità dei rapporti umani. Una narrazione sottilmente delicata che si avvale di un valido cast e foriera di riflessioni.
Che cos'è un film drammatico se non una scansione approfondita dei problemi del quotidiano, un'interruzione della normale situazione, un tarlo dentro la quotidianità. Kim Rossi Stuart (come al solito bravissimo) è il protagonista (insieme alla Galliena e Ghini) di questo affresco di un piccolo dramma, ai più sconosciuto, al massimo passato inosservato.
L'incipt è un tuffo nel mistero: chi scrive le lettere che Gina riceve? Non essendo un thriller il mistero è presto risolto da una verità inaspettata e triste e a questo punto il registro cambia. L'ignoranza e la gelosia di lui, la comprensione e la sensibilità di lei si contrappongono sfociando in una crisi inevitabile. Struggente il dramma di Saverio (interpretato in maniera formidabile da Stuart) che intrappolato nella sua condizione priva di filtri, dà libero sfogo ai sentimenti senza freni, incapace di vivere una vita tranquilla.
MEMORABILE: I 6 mozziconi di sigaretta messi in piedi; Quando i genitori si impanicano non trovando i bimbi; Gina che si lava le mani con vigore.
Il miglior film di D'Alatri. Una "piccola" storia di disagio, raccontata molto bene e molto ben calata nella realtà romana (sia sociale che antropologica) che le fa da cornice. Ottima prova del giovane Rossi Stuart, credibile e mai sopra le righe in un ruolo potenzialmente rischioso; ma sono molto bravi anche Ghini e soprattutto la Galiena, oggetto (non troppo infastidito) di un desiderio ossessivo e donna forse non soddisfatta del matrimonio piccolo borghese in cui è confinata. Alle musiche (indovinate) ha collaborato Moni Ovadia e si sente.
Essere "senza pelle" è la condizione emotiva di un giovane con turbe psichiche che si innamora di una impiegata quarantenne, mettendo in crisi lei ed il suo compagno... Dopo il bell'esordio, Alatri dirige la sua opera più convincente, affrontando il tema del disagio psichico attraverso una prospettiva "esterna" particolare. Bravi gli interpreti: Rossi Stuart risulta credibile sia nelle parti più introverse che nelle esplosioni di rabbia e disperazione, mentre Galiena e Ghini ben rendono lo spaesamento di persone comuni alle prese con sentimenti contrastanti.
Affetto da disturbi mentali e di relazione, Saverio si invaghisce di una donna sposata rendendola oggetto di una pressante attenzione e coinvolgendo la figura del marito. Il dramma di una psicosi ossessiva, raccontato da D'Alatri ricorrendo ai più ovvi stereotipi comportamentali e sentimentali, in un'ambientazione anche qui tipicizzata e frettolosa che non riesce a graffiare. Merita la visione per l'impegno di Rossi Stuart, mentre per gli altri due si può parlare solo di mestiere. Musica completamente fuori contesto e finale piuttosto elementare.
Notevole film italiano che affronta in modo sobrio e pudico il tema del disagio mentale e delle sue conseguenze nei rapporti con gli altri. Non ci sono scene madri ed inutili piagnistei ma soprattutto la migliore freccia all'arco del film è
il suo realismo e la sua verosimiglianza: in particolare la progressione drammaturgica e psicologica dei personaggi che si comportano in modo poco "romanzesco", ed è un bene. Alla fine il risultato è pienamente riuscito grazie anche ai tre bravissimi
protagonisti. Peccato che un regista personale come D'Alatri, si sia perso poi in banali commediole.
Giovane malato mentale si infatua di una impiegata delle Poste. I temi sono la malattia e i sentimenti di non facile controllo: le persone comuni si trovano spiazzate e reagiscono come possono. All'inizio sembra un piccolo dramma della gelosia, poi i toni si abbassano fino ad arrivare a una certa comprensione del diverso e la conclusione riequilibra la vicenda. Ottima prova di Rossi Stuart, adatto a questi ruoli, discreto Ghini quando fa il rozzo.
MEMORABILE: L’uscita di casa col fiocco in testa; “I fiori sono parole di Dio”; Il bacio nella serra.
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Le poesie e le lettere che Saverio, il protagonista labile di mente, scrive alla bella Gina, di cui è innamorato, furono davvero scritte dall'attore Kim Rossi Stuart