Io non sono qui - Film (2007)

Io non sono qui
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/01/08 DAL BENEMERITO GALBO
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Galbo 11/01/08 05:46 - 12399 commenti

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Una particolarissima biografia ispirata ad episodi della vita di Bob Dylan interpretato da 6 diversi attori. E' questa la personale rielaborazione della vita di un mito fatta dal regista Haynes, che ha abbandonato il racconto tradizionale per una narrazione frammentaria, fatta più di idee e musica che non di fatti e realizzata con uno stile visivo affascinante (alcune sequenze sono bellissime) ed un montaggio che passa senza ordine apparente tra varie epoche ed episodi. Nel cast spiccano la Blanchett e Ledger. Colonna sonora ovviamente ottima.

Enzus79 27/01/09 13:15 - 2902 commenti

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Momenti della vita del cantautore Bob Dylan divisa in episodi, interpretata da quattro attori diversi. Il regista ha voluto trasformare poesia in immagini facendoci capire qual era l'introspezione del cantante. Di solito la lentezza può essere anche un pregio, ma qui è un difetto. Per chi non ha mai amato Dylan, è difficile che si ricreda guardando "Io non sono qui". Comunque bravissimi gli interpreti (Blanchett su tutti).

Rickblaine 27/01/09 13:39 - 635 commenti

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Malinconico racconto della vita di Bob Dylan. Il film presenta i personaggi in figura delle varie personalità del divo. La biografia è stata ritoccata e lo stesso cantante lo ha reso noto. Comunque molto interessanti le vicende del piccolo menestrello e del cantautore agli esordi, come l'attore innamorato e la star da vecchio nel mondo mistico che è il west. Noiose anche se importanti per il film le scene con la Blanchett che riscopre un "divo" controverso, malato e a tratti odioso.
MEMORABILE: Io voglio entrare nel caos, il fatto è che non so se lui mi vuole.

Andykap 1/12/10 13:18 - 37 commenti

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Bellissimo biopic anticonvenzionale: Bob Dylan è rappresentato attraverso 6 alias (Ledger, Gere, Bale, Blanchett...) che identificano momenti cruciali della vita artistica e personale del cantante oppure sue passioni e influenze (Guthrie e Rimbaud, ma anche Billy the Kid metafora del Dylan “emarginato”). Ribaltati gli assiomi tipici del film biografico: niente santini o granitiche certezze. Blanchett bravissima, ma sempre a un pelo dalla caricatura (a volte forse oltre).

Il Dandi 13/04/11 12:29 - 1917 commenti

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Non è il primo film basato su una rockstar vivente (vedi Great balls of fire) ma è il primo che va oltre la rockstar, affiancandola ad un bambino nero che sogna l'epopea dei vagabondi sui treni, a un attore imborghesito che affronta il divorzio da patriarca, a un maturo cowboy che non vuole farsi confiscare la libertà della sua prateria. Che di Bob Dylan ce ne siano stati almeno 5 o 6 lo avevamo già capito dalle sue voci (talvolta irriconoscibili): film innovativo, complesso, mi domando se sia godibile per chi non conosce l'universo dylaniano.
MEMORABILE: Evento epocale simbolicamente rappresentato: le chitarre elettriche al Folk Festival di Newport (1965) escono dalle custodie sotto forma di mitra.

Grifun 19/04/14 00:13 - 24 commenti

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Biopic dalla forma insolita, invece di raccontare la storia di Bob Dylan in maniera lineare essa viene spezzettata e ogni "frammento" viene interpretato da un attore diverso. Scelta inizialmente spiazzante ma che si rivela essere uno dei punti di forza, insieme all'ottimo cast. Il film può però essere complicato da seguire per chi non ha una particolare conoscenza della storia del cantautore americano.

Deepred89 30/08/14 03:51 - 3709 commenti

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Raccontare Bob Dylan senza scadere nei cliché da biopic, affrontando la materia con un piglio originale e quasi pirandelliano. Lunghetto e non privo di ridondanze (le interviste alla Blanchett), ma visivamente folgorante e pieno di notevoli intuizioni sia a livello e di regia che di scrittura e interpretato da un cast sempre perfettamente in parte. Non sono un dylaniano accanito, però il film è oggettivamente notevole.

Paulaster 25/09/15 09:46 - 4427 commenti

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Un tributo che rende meglio di un documentario affiancando agli accenni delle canzoni di Dylan le invenzioni sceniche di un Haynes ispirato. Eccelle la Blanchett e anche Bale non dispiace, come pure il periodo di Guthrie. La vastità del repertorio viene focalizzata sulla protesta e sul cambiamento elettronico, meno sulle influenze musicali che ha provocato. Anche gli scorci della vita privata interessano poco (dopotutto si tratta di un’icona che colpiva più per i testi che scriveva).

Capannelle 15/01/16 17:45 - 4412 commenti

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In effetti se non conosci Bob Dylan perdi parte del succo del film, ma lo stile di ripresa non lascia indifferenti e permette di gustare diverse sequenze interessanti. Altre invece, complice la durata del film, possono portarti verso momenti anche lunghi di noia o quantomeno incertezza. Attori affiatati tra cui spicca la prova al maschile della Blanchett.

Saintgifts 21/03/16 15:42 - 4098 commenti

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Il rischio di mollare tutto prima della fine è molto alto. Poi arrivano momenti decisamente interessanti (specie con il turno della Blanchett) e si prosegue con nuovi stimoli. Sembra che con il cambio di facce dei protagonisti cambi anche il registro della regia; ciò induce a una riflessione: quanto l'attore incida sulla regia e viceversa. Riflessioni a parte, anche avendo una certa ammirazione per le opere di Dylan, mi sembra che la sua figura sia stata tratteggiata con esagerazioni, superando di gran lunga il mito sul menestrello poeta.

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Bubobubo 3/09/19 23:39 - 1847 commenti

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Leggete Chronicles prima di affrontare il biopic di Haynes: aiuterà grandemente a familiarizzare con una vita che è molte vite, molti spazi e molti luoghi contemporaneamente. Emblema camaleontico per eccellenza, Dylan viene raccontato per sovrapposizioni, frammentazioni, dislocazioni: è donna e uomo, bianco e nero, acustico ed elettrico, bambino, adulto e vecchio (Blanchett e Ledger sugli scudi). La struttura non convenzionale potrebbe alienare molte simpatie, ma è un rischio che vale la pena correre. Ha retto alla prova del tempo.

Cerveza 19/02/23 09:52 - 371 commenti

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Chi non conosce Dylan e il suo percorso umano, o non apprezza particolarmente la sua produzione artistica, probabilmente abbandonerà la visione trovandola indecifrabile, o addirittura non proverà nemmeno ad approcciarla. Ma chi lo segue e ammira, riconoscerà la genialità di un sensibile e accurato ritratto dell’uomo e dell’artista. Straordinaria Cate Blanchett. Chissà da dove sarà venuta la folle idea di ingaggiare una tale luminosa femminona per una parte mascolina così dark? Il risultato è stupefacente. Si rischiava di sprofondare nel parodistico e invece siamo nel prodigio.
MEMORABILE: Cate Blanchett versione beatnik.
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